Il dottor Claudio Bianconi è ritornato nella parte meridionale del Paese per controllare lo stato di avanzamento dei progetti delle Ong finanziati dal Pontefice e scelti da un’équipe dell’ospedale di Negrar

Prosegue la collaborazione dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria nell’ambito dell’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina”voluta personalmente da Francesco per aiutare la popolazione stremata da un conflitto che perdura, nel silenzio più totale del mondo, dall’aprile del 2014.

Dal 13 al 15 giugno il dottor Claudio Bianconi (foto 1, il quarto a sinistra con l’équipe dell’ospedale di Dnipro), direttore della Neurologia, accompagnato dal nunzio apostolico dell’ex Repubblica dell’Unione Sovietica, il veronese Claudio Gugerotti(nella foto 2 a destra), si è recato nella parte meridionale del Paese, teatro del conflitto, per verificare lo stato di avanzamento di alcuni progetti sanitari rivolti alla popolazione del luogo e in favore di oltre un milione di profughi che si sono riversati sulle città non interessate dalla guerra.

I progetti di carattere sanitario sono solo una parte di un’operazione umanitaria che può contare su 16 milioni di euro: 11 milioni raccolti dalla colletta che si è tenuta in tutta Europa il 24 aprile del 2016 a cui il Papa ha aggiunto personalmente 5 milioni di euro.

Quello compiuto lo scorso giugno è il secondo viaggio che il dottor Bianconi intraprende nel Donbass, la regione sud-orientale dell’Ucraina tagliata dalla cosiddetta “zona grigia”, che separa i due eserciti: quello ucraino e quello dei separatisti filorussi, che controllano le Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk.

Nell’ottobre dello scorso anno si era recato sul posto assieme ad alcuni colleghi dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria: Zeno Bisoffi, direttore del Centro di Medicina Tropicale, Carlo Lorenzi, del Pronto Soccorso, e Teresa Zuppini, direttore della Farmacia. Con loro anche don Ivo Pasa, delegato per l’Europa dell’Opera Don Calabria (foto 3).

L’équipe, su incarico della Santa Sede, ha acquisito informazioni dirette sulla situazione sanitaria dell’Ucraina e in base ad esse ha supportato la valutazione dei progetti presentati, rispondendo ad un apposito bando internazionale, dalle organizzazioni umanitarie che lavorano nel Paese e raccolti da un comitato tecnico locale scelto da papa Francesco.

Gli interventi, che sono già in fase avanzata di realizzazione, rispondono alla drammatica condizione sanitaria della popolazione che la guerra ha privato di ogni forma di assistenza. A ridosso della linea del fronte gli ospedali sono stati distrutti, mancano apparecchiature mediche, le poche cure e i rari farmaci disponibili sono a totale carico della gente. La presenza dei profughi ha aggravato ulteriormente anche la situazione delle strutture sanitarie lontane dalle bombe, che dal punto di vista organizzativo sono rimaste ospedali dell’ex Unione Sovietica, ma sostenuti con limitati finanziamenti da parte dello Stato.

Così all’ospedale comunale di Rubizhne nella regione di Lugansk, dove il tasso di mortalità materno-infantile supera di gran lunga quello del resto del Paese, l’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” ha donato apparecchiature per il reparto di Pediatria e il reparto di Ginecologia ed Ostetricia (foto 4 e 5). Inoltre è stata allestita una nuova sala radiologica (foto 6).

Alcuni progetti hanno riguardato la distribuzione di farmaci oncologici sia per i bambini che per gli adulti . Ma anche di medicinali più comuni come quelli contro l’ipertensione e il diabete o per fronteggiare i moltissimi casi di tubercolosi e Aids (foto 7).

Le conseguenze del conflitto sono pesantissime anche sulla salute psicologica della popolazione, specie di quella più giovane. Per questo nel territorio regionale di Donetsk è in corso un progetto di supporto psico-sociale per i ragazzi in difficoltà. Mentre per assicurare l’accesso a servizi medici qualificati e ai farmaci alle persone che vivono nella zona grigia sono state allestite delle cliniche mobili.

Gli operatori dell’ospedale di Negrar ritorneranno in Ucraina nei prossimi mesi per valutare con il Comitato tecnico ulteriori progetti sanitari da realizzare con una seconda tranche di finanziamenti.

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