Oggi la Reumatologia dispone di molteplici armi per la cura della patologia, dagli antinfiammatori non steroidei ai farmaci biotecnologici fino alle piccole molecole. La terapia è come un abito su misura per ogni paziente

Unisce due patologie, ognuna delle quali di per sé comporta rilevanti conseguenze sul piano fisico e anche psicologico. Si tratta dell’artrite psoriasica, una malattia infiammatoria articolare cronica che presenta nella maggior parte dei casi un interessamento della cute e contemporaneamente dell’apparato osteo-articolare.

 

Si stima che il 3-4%% della popolazione soffra di psoriasi, la dermatite di origine autoimmune caratterizzata da placche rilevate di colore rosso acceso, rivestite da squame biancastre. Circa il 20-30% delle persone colpite da questa patologia dermatologica sviluppano anche l’artrite. In genere compare prima la psoriasi e anche decenni dopo (soprattutto nella fascia di età tra i 20 e i 40 anni) i primi sintomi dolorosi a livello delle articolazioni, accompagnati da calore, rossore e gonfiore. Raramente si manifesta prima l’artrite e ci sono casi di artrite psoriasica senza dermatite, ma sono persone che hanno una storia familiare di psoriasi.

 

Non solo pelle e articolazioni, ma anche cuore. Studi recenti hanno rilevato che un paziente affetto da psoriasi o da artrite psoriasica ha un aumentato rischio di incorrere in malattie cardiovascolari (ictus ed infarto). Infatti l’infiammazione accelera l’insorgenza di arteriosclerosi e in genere il paziente interessato da queste due patologie è obeso, iperteso, dislipidemico (tasso di colesterolo e trigliceridi alto), diabetico e fumatore. Fattori di rischio probabilmente generati da forme depressive o di isolamento, causate dalle difficoltà relazionali che incontrano i pazienti affetti dalla psoriasi, una malattia, che è bene sottolineare, non è assolutamente contagiosa.

 

Sintomi

“L’artrite psoriasica ha caratteristiche ben precise rispetto alla artrite reumatoide, sia per quanto riguarda i sintomi sia per le indagini di laboratorio”, precisa il dottor Antonio Marchetta, responsabile del Servizio di Reumatologia dell’IRCCS-Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. In genere i pazienti giungono dal reumatologo dopo essere stati sottoposti a una serie di esami tutti negativi ma lamentando dolori articolari in particolare alle mani che presentano le caratteristiche dita “a salsicciotto” (dattilite). Lo stato doloroso può essere tuttavia localizzato anche a livello delle piccole articolazioni dei piedi e delle grandi articolazioni (gomiti, ginocchia e caviglie: l’infiammazione protratta del tendine di Achille è un sintomo). E non risparmia nemmeno l’area lombare con un mal di schiena infiammatorio che si manifesta soprattutto di notte svegliando il paziente e migliorando con il movimento.

 

Diagnosi

“L’artrite psoriasica fa parte delle spondiloartriti sieronegative – spiega il dottor Marchetta – proprio perché gli esami non rilevano la presenza nel sangue del fattore reumatoide né degli anticorpi anti-citrullina (anti-CCP) che sono i marcatori dell’artrite reumatoide. Spesso sono negativi anche gli indici di infiammazione come la VES e la proteina C reattiva (PCR)”. Frequentemente, però, si registra un aumento nel sangue dell’acido urico dovuto all’attività delle lesioni cutanee. Quindi non è raro che nella storia clinica di un paziente affetto da artrite psoriasica ci sia una diagnosi pregressa ed errata di Gotta, basata su un’artrite (magari all’alluce) e sull’iperuricemia. “Diviene quindi fondamentale l’esame obiettivo e l’anamnesi del paziente soprattutto quando non presenta tracce di psoriasi nelle zone classiche come gomiti, ginocchia o viso. La psoriasi bisogna saperla cercare – sottolinea il medico -. Può essere localizzata ovunque anche all’interno degli organi genitali o sul cuoio capelluto e, quando attacca le unghie, può essere confusa con un fungo (onicopatia psoriasica). Nei casi in cui non vi è traccia, in genere sono pazienti che hanno familiari di primo o secondo grado affetti dalla patologia delle pelle o dall’artrite psoriasaca”. La diagnosi viene completata con l’aiuto della ecografia osteo-articolare per le piccole e grandi articolazioni e della risonanza magnetica se il dolore interessa la colonna.

 

Terapia

Una diagnosi e un trattamento precoce dell’artrite psoriasica possono aiutare a prevenire o limitare il danno articolare che compare negli stadi avanzati della malattia. La terapia è consigliata dal reumatologo in base alla storia clinica del paziente, alla severità del coinvolgimento articolare e alla tollerabilità dei farmaci che hanno l’obiettivo di alleviare il dolore, ridurre il gonfiore e prevenire il danno alle articolazioni. Questi i farmaci oggi a disposizione.

 

FANS e COXIBS

Secondo le linee guida, in prima istanza si utilizzano i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e i COXIB (inibitori della ciclo-ossigenasi) al bisogno e per brevi cicli. Essi non curano la malattia ma sono efficaci nel controllare il dolore e la rigidità articolare; agiscono rapidamente e il loro effetto si esaurisce dopo poche ore o nell’arco della giornata, per cui vanno assunti in maniera continuativa.

Farmaci di fondo

Qualora i FANS e i COXIB perdano efficacia o non sono tollerati (tra gli effetti collaterali: ipertensione arteriosa, disturbi gastroenterici, riduzione della diuresi) o la malattia mostra tendenza alla progressione è necessario iniziare l’uso dei farmaci di fondo (DMARDs), così chiamati perché agiscono anche sul gonfiore e sul danno articolare modificando il decorso della patologia. I più utilizzati: il metotrexate, la ciclosporina e la leflunomide, che possono essere usati anche in associazione tra loro. Essendo degli immunosoppressori possono avere degli effetti collaterali sulle cellule del sangue, del fegato e dei reni e quindi è necessario effettuare dei prelievi periodici per controllare eventuali alterazioni della funzione di questi organi.

 

Farmaci biotecnologici

Se anche i farmaci di fondo non danno i risultati sperati, da oltre venti anni sono disponibili i farmaci biotecnologi, prodotti dall’ingegneria genetica. Sono anticorpi monoclonali che si oppongono a una citochina (molecola proteica) molto importante nei processi infiammatori chiamata TNF-alfa (Tumor Necrosis Factor alfa). Tra i primi ad essere utilizzati l’infiximab, l’adalimumab e l’etanercept. Tali farmaci hanno efficacia anche nel trattamento della psoriasi e nelle gran parte dei pazienti si verifica una remissione della malattia anche per lungo tempo.

Da qualche anno sono a disposizione ulteriori farmaci, biotecnologici e non, molto più mirati e selettivi per la psoriasi e la artrite psoriasica che vanno a bloccare delle citokine diverse dal TNF-alfa. Si tratta dello ustekinumab (a somministrazione ogni 3 mesi) e del recente secukinumab (a somministrazione mensile). Infine l’apremilast (non biotecnologico, appartenete al numeroso gruppo delle cosiddette “piccole molecole “) in formulazione orale ( compresse).

 

“L’armamentario terapeutico oggi a disposizione del reumatologo per la cura della artrite psoriasica è assai ampio e il suo compito, non semplice, è quello di scegliere il farmaco più adatto al singolo paziente come un abito su misura”, conclude il dottor Marchetta.

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