Dal 2008 cresce ogni anno il numero di pazienti con defibrillatori, pacemaker o loop recorder monitorati a distanza, senza muoversi da casa, grazie alla telemedicina, tecnologia rispetto alla quale la Cardiologia di Negrar è un centro all’avanguardia

Sono più di mille i pazienti della Cardiologia del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dal professor Enrico Barbieri, “controllati” a distanza grazie alla “telemedicina”. Sono uomini e donne ai quali è stato impiantato un pacemaker o un defibrillatore oppure un piccolissimo registratore, denominato “Loop Recorder”, in grado di monitorare fino a tre anni il comportamento del cuore.

Dal 2008 i pazienti portatori di dispositivi non devono più andare periodicamente in ospedale per “scaricare” dai loro apparecchi i dati fondamentali per il cardiologo al fine di valutare eventuali anomalie cardiache e il corretto funzionamento dei dispositivi stessi.

Alla comodità si aggiunge, cosa più importante, un’ulteriore sicurezza per il paziente. “Prima di introdurre il controllo da remoto, i pazienti si recavano in Cardiologia ogni 3/6 mesi e ogni 6/12 mesi rispettivamente per i portatori di defibrillatori e pacemaker, al fine di controllare i loro dispositivi. Oggi abbiamo la possibilità di un monitoraggio potenzialmente giornaliero e senza che il paziente si muova da casa”, spiega il dottor Giulio Molon, responsabile del Servizio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione di Negrar.

 

Ma come avviene il controllo da remoto? Ogni paziente viene fornito a domicilio di un ‘comunicatore’ in grado di scaricare e spedire i dati semplicemente sostando accanto ad esso, grazie ad una ‘antenna’ di cui sono dotati i pacemaker, i defibrillatori e l’impianto di monitoraggio cardiaco.

“Automaticamente i dati vengono inviati al server dell’Azienda che ci fornisce i dispositivi, a cui noi abbiamo accesso tramite una password – prosegue il dottor Molon -. Al paziente viene precedentemente fatto firmare il consenso informato e nel pieno rispetto della normativa della privacy ci viene consentito di prendere in visione solo le informazioni relative ai nostri assistititi”.

Il numero notevole di pazienti coinvolti in questo servizio non consente un controllo giornaliero sistematico delle informazioni acquisite dal server. “E’ necessario distinguere i pazienti con pacemaker e defibrillatori da coloro a cui è stato inserito un monitoraggio cardiaco – precisa Molon -. I primi sono in terapia e i loro dispositivi sono dei salvavita. I secondi sono monitorati per effettuare una diagnosi. Pertanto per i defibrillatori e i pacemaker stabiliamo dei giorni precisi in cui il paziente deve sostare obbligatoriamente davanti al ‘comunicatore’ per inviarci i dati. Il valore aggiunto del controllo remoto per tutti e tre gli impianti è dato dalla piattaforma informatica che ci consente di selezionare giornalmente i pazienti che hanno avuto episodi critici o relativi al funzionamento degli apparecchi (per esempio la batteria in esaurimento) da tutti gli altri. E contattarli, se è necessario”.

Come è avvenuto poche settimane fa, quando il controllo remoto ha segnalato per un paziente una fibrillazione ventricolare, aritmia maligna, risolta immediatamente dal defibrillatore. “Era successo di notte e la mattina dopo lo abbiamo subito contattato telefonicamente – racconta il cardiologo -. Dormiva e non si era accorto di nulla. Senza il defibrillatore sarebbe morto”. Un episodio da cui prende spunto il dottor Molon per ribadire che “i dispositivi salvavita sono i pacemaker e i defibrillatori, non il ‘comunicatore’. Questo registra e invia i dati, ma non è in contatto con il 118 che deve essere chiamato in caso di necessità e non è un sostituto degli apparecchi di telesoccorso”.

Anche se il veloce sviluppo della tecnologia in questo campo, non esclude che in un prossimo futuro questo possa avvenire. “Già adesso il ‘comunicatore’ può essere sostituito da uno smartphone o un tablet – precisa Molon -, sebbene sia ancora necessario un mediatore, che, avvicinato al pacemaker o al defibrillatore, è in grado di inviare i dati all’app dello smartphone o al tablet collegata al server del controllo remoto. Si tratta di un momento di passaggio. Infatti è già disponibile un pacemaker dotato di bluetooth che si collega direttamente con il cellulare e da lì al server del controllo remoto. Noi saremo tra i centri che lo useranno in anteprima, vista la grande esperienza acquisita in questi anni. Credo che ci siano tutte le condizioni perché il contatto possa avvenire anche con la centrale del 118 o con altri numeri. Sarebbe un dispositivo di sicurezza eccezionale in caso di malori improvvisi”.

elena.zuppini@sacrocuore.it

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