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Nel 1992 a Luanda partiva un progetto di assistenza sanitaria su iniziativa dell’Opera Don Calabria e dell’Unione Medico Missionaria Italiana. Nasceva così una rete di servizi che tuttora è un punto di riferimento per quasi due milioni di persone

Una rete di servizi sanitari e territoriali per quasi due milioni di persone in un quartiere molto povero di Luanda, capitale dell’Angola. Al centro della rete c’è l’ospedale Divina Providência, con 134 posti letto, che nel 2016 ha visto 6.646 ricoveri (dati da gennaio a ottobre), di cui 3.938 in Pediatria, 743 nel Centro Nutrizionale Terapeutico, 1.572 in Medicina Generale e 393 al Centro anti tubercolosi. E poi cinque Centri di salute periferici, dove nel corso del 2016 sono state effettuate 169.545 visite ambulatoriali e 85.649 vaccinazioni a bambini e adulti.

 

I numeri non dicono tutto, ma certamente aiutano a inquadrare la rilevanza di un progetto di sviluppo sanitario che ebbe inizio esattamente 25 anni fa, nel 1992, nella missione angolana dell’Opera Don Calabria. I missionari calabriani erano presenti nel Paese africano già dal 1982, quando nel pieno di una cruenta guerra civile avevano avviato attività in campo pastorale, sociale ed educativo. Ben presto, però, risultò chiaro che una delle grandi emergenze dell’Angola, in modo particolare nella capitale Luanda, era legata alla mancanza di una dignitosa assistenza sanitaria per i milioni di poveri e rifugiati che di giorno in giorno andavano ad affollare le baraccopoli della città per sfuggire alla guerra.

 

Fu così che nel 1992 si decise di avviare un progetto sanitario con la collaborazione dell’Unione Medico Missionaria Italiana – UMMI, organizzazione non governativa che ha sede all’interno della Cittadella della Carità di Negrar e che fin dalla sua fondazione nel 1933 ha sempre avuto un rapporto molto stretto di collaborazione con l’Opera Don Calabria e con l’ospedale Sacro Cuore (vedi scheda di approfondimento). E proprio l’ospedale Sacro Cuore è uno degli attori che hanno dato e continuano a dare un contributo allo sviluppo di questa rete sanitaria nel cuore di Luanda, attraverso la formazione di personale volontario, confermando una vocazione alla cooperazione internazionale che si verifica anche in altri progetti in Brasile, Filippine, Ucraina e Bielorussia (vedi link alla fine di questo articolo).

 

UN PO’ DI STORIA

Nel 1992 l’Angola viveva un momento di pace transitoria nel bel mezzo di un conflitto che poi sarebbe proseguito ancora per molto tempo. Fu proprio allora che l’UMMI fece un primo sopralluogo nella capitale Luanda, su invito dell’Opera Don Calabria che era presente da 10 anni nel Paese e aveva già avviato un’attività di assistenza sanitaria per iniziativa di don Mario Castagnini, religioso calabriano e medico.

 

La missione si trovava, e si trova tuttora, nel “bairro do Golf”, un quartiere abitato da quasi due milioni di poveri, in prevalenza rifugiati della guerra civile, nel municipio di Kilamba Kiaxi vicino all’aeroporto della capitale. Da quel sopralluogo risultò subito evidente la drammatica situazione sanitaria vissuta dalla popolazione, aggravata dall’assenza di infrastrutture e servizi igienico-sanitari, con indicatori tra i peggiori al mondo, tra cui una mortalità infantile, da 0 a 5 anni, pari nel 1992 al 330 per mille.

 

L’obiettivo della visita dell’UMMI era di arrivare a realizzare un progetto più strutturato di assistenza sanitaria nella missione. E il progetto venne effettivamente redatto nel corso della visita, prevedendo in sintesi l’avvio di attività territoriali in quattro “Centri di Salute” e la creazione di un Centro Diagnostico e Materno-Infantile presso l’area utilizzata dall’Opera alla periferia di Luanda.

 

I CENTRI DI SALUTE E L’OSPEDALE

Il progetto prese avvio immediatamente con la realizzazione dei quattro Centri periferici. Nel tempo questi centri si sono dotati di strumenti e percorsi diagnostici per le patologie a maggior rischio di mortalità – malaria in primis – e della presenza del medico. Oltre ad una grande mole di attività ambulatoriale, presso i Centri vengono svolte attività di diagnosi precoce, prevenzione, in particolare per la fascia materno-infantile, e di formazione. Il numero di tali presìdi sanitari è salito recentemente a cinque, grazie all’inaugurazione di un ampio Centro Medico – con sezione di ostetricia e maternità – in una nuova zona dell’area urbana (vedi mappa).

 

L’altra parte del progetto, ovvero il Centro Diagnostico e Materno Infantile, realizzato nel 1993 e oggi divenuto Hospital Divina Providência, ha iniziato la sua attività puntando principalmente sulla capacità diagnostica di laboratorio e per immagini e su un’attività ambulatoriale specialistica diversificata, svolta in buona parte dietro l’azione di filtro promossa dai Centri Medici.Con il tempo è stato perfezionato il sistema dei trasferimenti interni ed esterni alla rete sanitaria e sono stati attivati nuovi settori di intervento.

 

Nel 2001 è stata aperta la Divisione di Pediatria, con 55 posti letto, e sono state costruite dai Volontari dell’UMMI la Divisione di Medicina, con 54 posti letto, e il Centro per il controllo della Tubercolosi, che oggi ha in trattamento circa 1.700 persone. Negli anni successivi è stato inoltre creato un Centro per diagnosi e cura dell’HIV, che oggi provvede all’accompagnamento di quasi 6.000 ammalati. Quello che nel frattempo era diventato l’HDP – Hospital Divina Providência – è oggi ufficialmente riconosciuto dal governo angolano come parte del servizio sanitario locale (vedi ampia galleria fotografica dell’ospedale e dei centri di salute).

 

LA LOTTA ALLA MALNUTRIZIONE

Negli ultimi quindici anni è stato sviluppato anche un altro fondamentale settore di attività, che si può ricondurre al più generale tema della “lotta alla malnutrizione”. Visto il rilievo che la problematica assume, anche rispetto alla vulnerabilità verso le patologie emergenti, si è articolata l’attività di lotta alla malnutrizione con interventi dedicati presso l’Ospedale, con la prevenzione, la formazione e l’integrazione alimentare presso i Centri Medici, e con la costruzione di un Centro Nutrizionale Terapeutico con 22 posti letto presso il quale i bambini colpiti da malnutrizione severa possono risiedere con le mamme per il tempo necessario anche alla gestione della nutrizione una volta completata la dimissione. In questi mesi è infine allo studio un progetto per la creazione di una Divisione di Malattie Infettive.

 

VOLONTARI DA NEGRAR E DA TUTTA ITALIA

Questo progetto, così essenziale per centinaia di migliaia di persone e così difficile da immaginare 25 anni fa in quel contesto, si è gradualmente realizzato. Ciò grazie innanzitutto ai Religiosi dell’Obra da Divina Providencia, che hanno scelto di stare accanto a questa popolazione dal 1982, quando cadevano le bombe e spostarsi sulle strade era un rischio quotidiano, che hanno creduto e partecipato alle diverse fasi dell’intervento sanitario e che hanno sostenuto l’azione dell’UMMI e dei suoi Volontari.

 

Proprio i Volontari rappresentano un’altra grande risorsa di questo progetto. In questi anni l’UMMI ha inviato 253 persone a Luanda, che con diverse professionalità e periodi di permanenza hanno garantito – sia nelle strutture che nella qualità sanitaria dei servizi – la crescita di questa rete sanitaria. Tra di loro c’è anche chi sta per “compiere” 20 anni di presenza. E tra loro ci sono anche medici e personale sanitario dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar (vedi articolo sui volontari dell’ospedale partiti a gennaio 2016).

 

Il progetto si è realizzato inoltre – consentendo all’UMMI un impegno economico di oltre 16 milioni di euro in 25 anni – grazie alle persone fisiche, agli enti privati e agli enti pubblici che ne hanno sostenuto, con contributi ed erogazioni, i singoli passi, consentendo all’intero programma un percorso sicuro di sviluppo a beneficio di un altissimo numero di persone. Il ruolo di ciascuno, così come ricordato in queste poche righe, ha avuto un peso determinante e ha rappresentato concretamente il volto della Provvidenza che – dall’altra parte del mondo – si è manifestato come risposta viva e vera a ciascuno di quei poveri che – incolpevoli del loro bisogno e in maniera inattesa – hanno potuto ritrovare la salute e il conforto umano.

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