L’Ambulatorio di Cardiologia Pediatrica si occupa della diagnosi (anche prenatale) e del trattamento delle cardiopatie congenite, difetti cardiaci che si formano in età fetale. Nella maggior parte dei casi sono “benigni o minori”

La Cardiologia del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dal professor Enrico Barbieri, tra le sue attività comprende anche un ambulatorio di Cardiologia Pediatricatenuto due volte alla settimana dalla dottoressa Laura Lanzoni affiancata dalla dottoressa Lucia Albrigi (vedi foto dell’equipe). Si occupa della diagnosi, del trattamento e del follow up dei pazienti affetti da cardiopatie congenite dalla fase prenatale all’età adulta. Inoltre l’ambulatorio svolge attività di diagnosi per quanto riguarda i disturbi del ritmo cardiaco e dell’interessamento cardiovascolare nelle varie forme di malattie sistemiche (ad esempio coinvolgimento cardiaco da infezione reumatica o Sindrome di Kawasaki). In particolare sono e saranno sempre di più i pazienti cosiddetti GUCH (Grown Up Congenital Heart), un acronimo inglese che sta ad indicare i cardiopatici congeniti adulti, ossia i bambini nati con una cardiopatia congenita che hanno subito uno o più interventi cardiochirurgici e per questo necessitano di essere seguiti dal cardiologo pediatra. Ogni anno viene vista una media di mille pazienti.

 

E’ fondamentale diagnosticare, quando è possibile, le cardiopatie in età prenatale – sottolinea la dottoressa Lanzoni – poiché in questo modo possiamo prenderci cura del benessere psico-fisico della mamma nel restante tempo della gravidanza, ma soprattutto della salute del bambino al momento della nascita, assicurando un parto in un centro che abbia tutte le caratteristiche per trattare queste patologie, in primo luogo la Cardiochirurgia.

 

L’esame d’eccellenza per la diagnosi prenatale della cardiopatie è l‘ecocardiogramma fetale, che viene effettuato anche a Negrar. Viene eseguito dalla 17ma alla 22ma settimana di gestazione ed è indicato qualora ci sia un sospetto clinico da parte del ginecologo curante o se in famiglia sono presenti casi di cardiopatie congenite. “L’origine di queste patologie è complessa ed eterogenea, non ancora completamente conosciuta – rileva la cardiologa -. Esiste una certa familiarità (2,5-4%) e ad esempio vi sono delle patologie cardiologiche associate ad anomalie cromosomiche: nella metà dei nati con sindrome di Down può manifestarsi una cardiopatia”.

 

Le cardiopatie hanno una bassa incidenza sulla popolazione: l’8% ogni mille bambini nati. Il 30-40% di questi sono asintomatici alla nascita. “Non sono grossi numeri – sottolinea la dottoressa Lanzoni – ma sono assolutamente importanti per il neonato e per la sua qualità di vita”. Ogni cardiopatia è un caso a sé. Alcune (quelle che impediscono al bambino di respirare da solo) necessitano di un intervento cardiochirurgico alla nascita o poco tempo dopo. Per altri difetti cardiaci si preferisce attendere che il neonato abbia raggiunto un certo peso prima di intervenire. A volte un solo intervento non basta, mentre in altri casi si procede con metodiche percutanee quando il bambino è già cresciuto. La maggior parte delle cardiopatie sono però patologie “benigne o minori” che devono solo essere controllate nel tempo. Esame fondamentale per la diagnosi è l’ecocardiografia sia bi che tridimensionale ma in alcuni casi è necessaria l’integrazione con altre metodiche come ad esempio la TAC cuore.

 

L’ambulatorio di Cardiologia Pediatrica di Negrar nel corso degli anni ha sviluppato un particolare interesse nell’ambito delle problematiche aritmiche grazie alla collaborazione dell’elettrofisiologo, dottor Alessandro Costa. Infatti, con la collaborazione del reparto di Pediatria e Anestesia, si possono effettuare studi invasivi diagnostici ma anche terapeutici come ad esempio ablazione della vie anomale. Vengono anche effettuati impianti sottocute di loop recorder, dispositivi in grado di monitorare fino a tre anni il ritmo cardiaco. “Anomalie elettriche del cuore possono essere asintomatiche – sottolinea la cardiologa – ma possono manifestarsi in maniera improvvisa con aritmie rischiose per la vita”.

 

Un bambino affetto da cardiopatia o che ha subito un intervento cardiochirurgico per queste patologie può svolgere una vita come gli altri suoi coetanei? “Sicuramente – conclude la dottoressa Lanzoni – se però intendiamo con il termine vita normale andare a scuola, giocare e se sono bambine diventare mamme in età adulta. Possono fare anche sport, ma l’attività agonistica va valutata attentamente nei singoli casi”.

elena.zuppini@sacrocuore.it

* L’equipe dell’ambulatorio di Cardiologia Pediatrica, con il personale infermieristico. Nella foto sono presenti da sinistra: la dottoressa Lucia Albrigi, il professor Enrico Barbieri, la dottoressa Laura Lanzoni e il dottor Alessandro Costa.