Immagini e interviste video ad alcuni protagonisti del congresso di chirurgia svoltosi alla Gran Guardia di Verona il 2 dicembre. Tra loro anche il dottor Bill Heald, uno dei più noti chirurghi al mondo per le patologie oncologiche del retto

“Le sfide nel trattamento del cancro al retto sono principalmente due: l’aumento del tasso di sopravvivenza dei pazienti e il miglioramento della loro qualità di vita, grazie alla robotica e alle innovazioni in campo chirurgico, radioterapico e chemioterapico”. Parola del professor Bill Heald, uno dei chirurghi più noti a livello mondiale per quanto riguarda la chirurgia del colon-retto, che è stato tra i protagonisti del convegno organizzato lo scorso 2 dicembre a Verona dalla Chirurgia Generale del Sacro Cuore, diretta dal dottor. Giacomo Ruffo.

Nel filmato in videogallery il professor Heald parla del suo metodo di intervento, chiamato TME (Total Mesorectal Excision) e punta l’attenzione sul concetto di “felicità pelvica”, ovvero la possibilità per il paziente di preservare il controllo su funzioni importanti, come quella sessuale e della continenza urinaria, anche dopo un intervento chirurgico radicale in seguito a tumore del retto (vedi video).

Nel video sono raccolte inoltre le interviste al dottor Ruffo, che parla delle tecniche di intervento praticate al Sacro Cuore, e al professor Francesco Corcione, past-president della Società Italiana di Chirurgia, che sottolinea l’importanza di selezionare e accreditare alcuni centri di eccellenza in ogni regione per garantire standard chirurgici sempre più elevati.

 

The big killer

Con cinquantaduemila nuove diagnosi nel 2015 il tumore del colon-retto è tra le neoplasie più diffuse in Italia, con una leggera prevalenza nel sesso maschile. Quindicimila di questi casi riguardano solo i tumori del retto. Il Registro Tumori del Veneto nel 2015 ha registrato oltre 3.300 nuovi casi, il 30% dei quali di cancro al retto.

Definito ancora “big killer”, per la neoplasia al retto si è raggiunta una sopravvivenza media a cinque anni di circa il 60% anche per gli stadi più avanzati, con risultati leggermente superiori in Veneto.

 

Il convegno

Al convegno del 2 dicembre, intitolato “Stato dell’arte nel trattamento del carcinoma del retto. Controversie ed obiettivi dell’innovazione”, sono intervenuti oncologi, radioterapisti ed i maggiori specialisti e padri della chirurgia laparoscopica e robotica italiana. Tra loro anche l’oncologa Stefania Gori, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, e il dottor Claudio Bassi, direttore della Scuola di specialità in Chirurgia dell’Università di Verona.

A tenere la lettura magistrale è stato il professor Heald, direttore del Centro di Chirurgia della Fondazione Pelican Cancer Center di Basingstoke (Inghilterra). Heald è uno dei più autorevoli chirurghi al mondo della chirurgia del cancro del retto.

 

Un approccio multidisciplinare

Il percorso per il trattamento del tumore al retto è totalmente cambiato negli ultimi anni. Il chirurgo da primo attore è diventato uno dei protagonisti di un team multidisciplinare e molto spesso interviene in ultima battuta. La chemioterapia e la radioterapia, infatti, aiutano il chirurgo ad ottenere il massimo risultato, riducendo la massa tumorale e sterilizzando la zona attorno al tumore diminuendo così il rischio di recidive.

Se la modalità di trattamento del tumore è totalmente cambiata, lo è altrettanto la chirurgia un tempo altamente demolitiva. Oggi tecnologie come la videolaparoscopia, la robotica e quella ancora in via sperimentale, la TATME (una nuova procedura che permette l’asportazione del tumore via transrettale), coniugano la radicalità oncologica con la conservazione d’organo, che si traduce in una migliore qualità di vita del paziente.