Post vaccino o post infezione: ecco il test che cerca gli anticorpi anti SARS COV2

Con un semplice prelievo di sangue si può valutare l’efficacia della vaccinazione indagando la presenza e la quantità di anticorpi neutralizzanti, ma anche verificare la presenza di tali anticorpi nei soggetti che hanno contratto l’infezione naturale e sono guariti.
Da alcune settimane l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ha introdotto tra le prestazioni di Laboratorio rivolte alla popolazione il test per la ricerca degli anticorpi immunizzanti contro il virus SARS COV2, responsabile del Covid 19. L’esame, che si effettua con un semplice prelievo di sangue, è indicato per valutare l’efficacia della vaccinazione indagando la presenza e la quantità di anticorpi neutralizzanti, ma anche per verificare la presenza di tali anticorpi nei soggetti che hanno contratto l’infezione naturale e sono guariti.
“Il test identifica e quantifica gli anticorpi neutralizzanti indotti dal vaccino contro il Receptor Binding Dominion, una porzione della proteina Spike che consente al virus del Covid-19 di entrare nella cellula umana e riprodursi”, spiega il dottor Antonio Conti, direttore del Laboratorio Analisi Cliniche. “Gli studi che hanno autorizzato l’immissione in commercio attestano che i vaccini con RNA “messaggero” hanno un’efficacia intorno al 95% – spiega il dottor Conti – percentuale che potrà trovare conferma dai grandi numeri della vaccinazione di massa. Capire, tramite questo test, se si è responsivi al vaccino incide sulla propria serenità, in quanto la presenza degli anticorpi determina un rischio minore di contrarre il virus anche se siamo venuti in contatto con un soggetto positivo. Tuttavia – precisa il medico – anche se il nostro sistema immunitario ha risposto adeguatamente alla profilassi, non possiamo smettere di osservare le misure ed i comportamenti per il contenimento del contagio, in primis indossare la mascherina”.
Avere gli anticorpi neutralizzanti fa la differenza anche per coloro che hanno contratto l’infezione e sono guariti e sono in attesa della vaccinazione.
E’ consigliabile sottoporsi al test sierologico tramite il prelievo di sangue, che non richiede il digiuno, almeno due settimane dopo la seconda dose di vaccino. Il test ha il costo di 25 euro e non è necessaria l’impegnativa del medico di medicina generale. Per prenotare: home page del sito www.sacrocuore.it bottone “prelievo senza coda” oppure 045.6013081.
Pazienti no-Covid: disagio psicologico dietro la cancellazione di visite ed esami

Lo studio coordinato dalla Psicologia clinica del “Sacro Cuore Don Calabria” rileva la presenza di sintomi da stress post traumatico anche severo, nei pazienti no Covid che disdicono autonomamente visite ed esami. La necessità di un presa in carico psicologica
Dopo gli specialisti a lanciare l’allarme sono gli psicologi: i pazienti che cancellano autonomamente visite e terapie ospedaliere per paura di contrarre il Covid, sono ad alto rischio di aggravamento non solo della loro patologia, ma anche della loro salute psicologica. La fragilità emotiva di molti di questi pazienti, dovuta alla malattia, rende necessaria una presa in carico psicologica, perché la probabilità di un peggioramento in scenari come quelli dell’epidemia da SARS COV2 è rilevante, con conseguenze non trascurabili anche dal punto di vista della sostenibilità economica.
A dirlo è uno studio multicentrico ImpACT-COVID 19, pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health e coordinato dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) con la partecipazione di altri 11 ospedali distribuiti sul territorio italiano, tra cui il Besta e il Sacco di Milano e il San Martino di Genova.
La ricerca è stata condotta in due fasi diverse, tuttavia non sono emerse sostanziali differenze tra i 758 questionari somministrati durante il lockdown e i 698 distribuiti a maggio, in contemporanea con le prime aperture. Come non esiste difformità di comportamento tra le tante tipologie di pazienti: oncologici, reumatologici, cardiologici…. Il dato complessivo ha infatti rilevato che il 33% dei pazienti con patologie preesistenti ha manifestato una sintomatologia da stress post traumatico nelle forme più gravi. Percentuale che tocca il 66% includendo soggetti con sintomi lievi o medi.
Un condizione psicologica fatta di ansia, insonnia, depressione, calo di attenzione, disorientamento, tipica dei grandi traumi, che ha avuto una diretta ricaduta sulla storia clinica del paziente: il 35% di questi soggetti ha dichiarato di aver annullato autonomamente visite, esami e terapie già programmati.
“Lo studio non individua la pandemia come causa della sintomatologia psicologica più o meno grave emersa dalle risposte date nei questionari – spiega il dottor Giuseppe Deledda, direttore della Psicologia Clinica di Negrar e coordinatore dello studio -. Bensì che in situazioni di emergenza come un’epidemia può essere utile investire maggiormente nella gestione psicologica di pazienti già provati da patologie preesistenti al fine di evitare aggravamenti clinici e psicologici che hanno una diretta conseguenza sulla loro qualità di vita e sulla sostenibilità economica del sistema sanitario. Di fronte alla chiamata di un paziente che annulla un appuntamento, il semplice prendere nota della sua decisione senza capire le reali motivazioni potrebbe restituirci in un futuro prossimo una persona con un quadro clinico aggravato, nei casi più complessi con problematiche psichiatriche e bisognoso di cure più costose”.
Il telefono e i collegamenti video possono essere i mezzi per un supporto psicologico a distanza per un paziente “che rifiuta di venire in ospedale non perché individua in esso la fonte di un possibile contagio, come ci ha abituato la narrazione di questi mesi. Ma perché, come emerge dalle risposte dei questionari, teme di non essere assistito adeguatamente a causa dell’impegno dei sanitari sul fronte Covid, convinzione probabilmente nata da informazioni distorte” prosegue il dottor Deledda. L’analisi dei dati fornisce agli operatori anche un indicatore attraverso il quale individuare i pazienti più ansiosi ed emotivamente più in difficoltà. “Paradossalmente sono coloro che cercano più volte il medico per essere rassicurati. Un grido di aiuto che dobbiamo cogliere”.
Le varianti del Covid: cosa sono e come possiamo difenderci
Le varianti del SarsCov2, il virus che causa il Covid-19, sono da tempo al centro dell’attenzione per due motivi. Anzitutto alcune di esse hanno un maggior tasso di trasmissione, cioè rendono il virus più contagioso. In secondo luogo c’è il rischio che le mutazioni del virus, che sono alla base delle varianti, rendano meno efficaci o inefficaci i vaccini.
Ma come si fa a individuare le varianti? Come si fa a capire il loro impatto sull’epidemia e sui vaccini? Perchè è importante limitare la loro diffusione e quali armi abbiamo per difenderci? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Chiara Piubelli, biologa molecolare in forza al Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. Con la dottoressa Piubelli abbiamo parlato delle tre varianti oggi più temibili (inglese, brasiliana e sudafricana), ma anche della cosiddetta variante europea che nel marzo 2020 ha soppiantato il virus originario cinese causando la prima ondata dell’epidemia in Italia e in Europa.
Il messaggio del Papa: "L'empatia con il malato è già parte della terapia"

In occasione della Giornata mondiale del malato, che si celebra domani 11 febbraio, Papa Francesco ci ricorda che una società è tanto più umana quanto più sa accompagnare chi soffre e chi è fragile. Due gli appuntamenti di preghiera previsti per celebrare la Giornata alla Cittadella della Carità
«Davanti alla condizione di bisogno del fratello e della sorella, Gesù offre un modello di comportamento del tutto opposto all’ipocrisia. Propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio».
Nel suo messaggio per la XXVIX Giornata mondiale del malato, che si celebra giovedì 11 febbraio nella ricorrenza dell’apparizione della Madonna a Lourdes, Papa Francesco ci ricorda che una società è tanto più umana quanto più sa prendersi cura degli ammalati e dei più fragili, senza lasciare indietro nessuno. Un’esortazione tanto più significativa in questo momento di pandemia nel quale in tutto il mondo l’emergenza ha ingigantito le ingiustizie e le sofferenze.
Alla luce di tutto questo, Francesco esorta ciascuno a farsi carico di coloro che soffrono, creando una relazione sincera e preoccupandosi dei loro bisogni in un’ottica di solidarietà fraterna. Un modello di cura, questo, che è perfettamente in sintonia con il pensiero e l’operato di San Giovanni Calabria, fondatore della Cittadella della Carità di Negrar (nella foto di copertina: don Calabria anziano e malato viene confortato da uno dei suoi religiosi).
Per celebrare questa importante giornata, operatori e pazienti della Cittadella sono invitati a partecipare a due momenti di preghiera:
– Mercoledì 10 febbraio, dalle 16 alle 17, sarà trasmessa sul Canale 8 dei televisori l’Adorazione Eucaristica per ringraziare Dio Padre del dono dei medici, degli infermieri e di tutti gli operatori che quotidianamente si dedicano con dedizione e professionalità alla cura dei malati. Si può seguire il momento di preghiera anche su YouTube (vedi video)
– Giovedì 11 febbraio, alle 16, sempre sul Canale 8, sarà trasmessa in diretta la Santa Messa dalla Cappella dell’ospedale Don Calabria. Conclusa la celebrazione verrà distribuita l’Eucarestia agli ospiti della Cittadella della Carità.
Vaccini anti-Covid: la risposta dell'esperto ai dubbi più frequenti
Perchè vaccinarsi se il virus SarsCov2 continua a mutare? Quanto dureranno gli anticorpi? I vaccini anti-Covid sono sperimentali? Sono solo alcune delle tante domande giunte dopo la pubblicazione del primo video in cui il dottor Andrea Rossanese, del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, spiegava quali sono e come funzionano i vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca (link per vedere il primo video).
In questo secondo video il dottor Rossanese offre alcuni chiarimenti e risponde ai dubbi emersi con maggior frequenza. Tra le altre domande, oltre a quelle già illustrate: i vaccini anti-Covid possono modificare il DNA dei soggetti vaccinati? Sarà possibile scegliere a quale vaccino sottoporsi? Chi si è vaccinato potrà togliere la mascherina? Nei giorni seguenti al vaccino si è contagiosi?
Ecco dunque nel video qui sotto le risposte molto chiare e misurate del dottor Rossanese…
Non solo Covid: la Giornata mondiale contro il cancro
Il 4 febbraio viene celebrata in tutto il mondo la Giornata contro il cancro. Istituita nel 2000 nell’ambito del Vertice mondiale sul cancro per il Nuovo Millennio tenutosi a Parigi, mira, insieme ad altre iniziative, a ricercare e prevenire il cancro, migliorare la cura dei pazienti, sensibilizzare e mobilitare la comunità globale per fare progressi contro i tumori. Il motto del World Cancer Day è: “I am and I will” (io sono e io sarò). Esso sta a significare che ognuno può fare la sua parte nella lotta contro il cancro. Come i medici del Cancer Center dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, rappresentati nel video qui sotto, che ogni giorno lavorano per assicurare le migliori cure a chi è affetto dalla malattia, anche in questo momento di grave pandemia. Ma ricordiamo sempre: il 40% dei tumori potrebbe essere evitato con stili di vita salutari, bandendo il fumo di sigaretta, dedicando un po’ di tempo quotidiano all’attività fisica e aderendo alle campagne di screening.
La Cittadella della Carità è "Covid free": concluso il programma di vaccinazione

Il 31 gennaio si è conclusa la somministrazione della seconda dose di vaccino anti-SARS COV2: il 97% degli operatori ha detto sì alla profilassi. Vaccinati anche gli ospiti delle strutture residenziali (Casa Perez, Casa Nogarè e Casa Clero). L’Ad Piccinini: “Un grande traguardo raggiunto grazie al senso di responsabilità di tutti e ad un’organizzazione impeccabile”
Con il 31 gennaio la “Cittadella della Carità” di Negrar è Covid free. Si è conclusa infatti anche la somministrazione della seconda dose del vaccino anti-Covid 19 agli operatori dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e delle strutture residenziali (case di risposo e Rsa), oltre agli ospiti delle stesse.
Hanno quindi completato la profilassi oltre 1.900 operatori, numero che supererà i 2000 quando concluderanno la vaccinazione coloro che per vari motivi sono rimasti in sospeso (positivi al SARS-COV2, negativi da meno di un mese oppure in isolamento fiduciario per contatto da positivo, come prevedono le linee guida).
Encomiabile il tasso di adesione che ha toccato il 97%.
Sono stati invece 191 su 248 gli ospiti delle strutture residenziali che hanno chiuso il ciclo vaccinale, ma solo 12 hanno rifiutato il vaccino, gli altri sono stati considerati non idonei a causa del loro stato di salute.
Prosegue invece l’indagine sierologica per valutare la risposta al vaccino. In concomitanza alla somministrazione della prima e della seconda dose gli operatori sono stati sottoposti a un prelievo di sangue per la ricerca degli anticorpi anti SARS COV2. Ulteriori prelievi verranno ripetuti nelle settimane successive.
“Abbiamo raggiunto un obiettivo che solo pochi mesi fa sembrava lontanissimo” commenta l’amministratore delegato, Mario Piccinini. “Oggi grazie al senso di responsabilità degli operatori che si sono sottoposti al vaccino possiamo proseguire la nostra attività con maggiore serenità. Soprattutto nei confronti dei pazienti. Fin dall’inizio della pandemia abbiamo messo in atto tutte le misure di prevenzione del contagio all’interno dell’ospedale e delle strutture residenziali, come previsto dai protocolli nazionali e regionali. Ma il vaccino è la vera svolta verso la normalità”.
La campagna vaccinale della Cittadella della Carità si è svolta in tempi molto rapidi. Il 1° gennaio sono state effettuate le prime 120 dosi agli operatori in prima linea nella lotta al Covid (Malattie Infettive, Terapia Intensiva, Pronto Soccorso e Punto Tamponi). La prima fase si è conclusa 10 giorni dopo ed è iniziata la seconda il 23 gennaio. “Un’organizzazione impeccabile – conclude Piccinini –. Ringrazio per questo la Direzione sanitaria, il Servizio infermieristico, gli assistenti sanitari, il personale dei Poliambulatori e del Punto prelievi, e quello della Farmacia”.
Nuovo rinvio per il Capitolo Generale dell'Opera Don Calabria

Con un messaggio alla Famiglia Calabriana il Casante padre Miguel Tofful annuncia che il Capitolo della Congregazione, già rinviato la scorsa primavera, non si svolgerà nemmeno nel mese di febbraio ma slitterà probabilmente alla fine dell’estate a causa della pandemia e delle conseguenti restrizioni
Il dodicesimo Capitolo Generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, Congregazione alla quale fa capo anche il “Sacro Cuore”, è stato ancora rinviato a causa della pandemia. La nuova data non è fissata, ma si ipotizza che sarà nel periodo compreso fra luglio e ottobre 2021. In ogni caso molto dipenderà dall’andamento dei contagi e dalle conseguenti restrizioni.
Il Capitolo è un evento che si svolge ogni sei anni e riunisce i rappresentanti eletti dai religiosi della Congregazione in tutto il mondo. In questo caso i partecipanti saranno 38 provenienti da 12 Paesi e da tutti e 5 i continenti. Durante il Capitolo la Congregazione riflette sul cammino fatto nel precedente sessennio e getta le basi per la programmazione futura. Inoltre vengono eletti il Casante e i componenti del Consiglio Generale. In alcuni momenti, infine, è prevista la partecipazione di laici appartenenti alla Famiglia Calabriana.
Originariamente programmato nella primavera 2020, l’evento era stato spostato a febbraio di quest’anno ed ora subirà dunque un nuovo slittamento. A comunicarlo è stato il Casante dell’Opera Don Calabria padre Miguel Tofful in una lettera inviata a tutta la Famiglia Calabriana e firmata anche dalla Madre Generale delle Povere Serve della Divina Provvidenza, Sor. Lucia Bressan, in quanto anche il ramo femminile dell’Opera ha dovuto spostare il suo Capitolo Generale previsto in contemporanea con quello dei fratelli (vedi allegato con il testo integrale della lettera).
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell’Opera la seguente link: SPECIALE XII CAPITOLO GENERALE
Covid-19: cosa sono e come agiscono gli anticorpi monoclonali

Vengono individuati come la svolta terapeutica per il trattamento del Covid 19. Sono gli anticorpi monoclonali già usati contro altre patologie, ma ancora in fase di sperimentazione per il SARS COV 2. Ecco cosa sono e come funzionano
I riflettori sugli anticorpi monoclonali per la cura del COVID-19 si sono accesi quando l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha contratto la malattia ed è stato sottoposto alla cura sperimentale e dai costi proibitivi. Ma gli anticorpi monoclonali sono una realtà da tempo nel trattamento di alcune patologie (tra cui quelle oncologiche). Contro il virus SARS COV2, responsabile del COVID-19, attualmente ci sono 11 anticorpi in fase sperimentale più o meno avanzata nell’uomo, ma non sono stati ancora approvati come trattamento. E circa 150 in fase di ricerca contro il virus SARS COV 2. Vediamo come funzionano.
COS’E’ UN ANTICORPO
Gli anticorpi, detti anche immunoglobuline, sono proteine prodotte dalle cellule del plasma quando il nostro organismo riconosce un agente, ad esempio un virus, estraneo al nostro corpo. Essi agiscono riconoscendo una o più molecole caratteristiche dell’agente infettivo, dette antigeni. Legandosi saldamente ad esse, inattivano il microorganismo, portandolo poi ad essere distrutto dal nostro sistema di difesa immunitario.
Quando viene somministrato un vaccino, nel nostro organismo viene indotta la produzione di anticorpi, contro il microorganismo che si vuole contrastare, che saranno l’arma di difesa immunitaria nel caso si incontri l’agente patogeno. L’immunizzazione di questo tipo viene definita “attiva” perché stimola il nostro sistema immunitario.
IN CASO DI INFEZIONE DA SARS COV2 QUALI ANTICORPI VENGONO PRODOTTI DAL NOSTRO ORGANISMO?
Quando il virus attacca il nostro oeganismo, il nostro sistema immunitario reagisce producendo una serie di anticorpi diretti verso differenti proteine del virus. Questi anticorpi sono diversi sia per classi che per antigene. Le classi di anticorpi si distinguono in base alla loro struttura in immunoglobuline denominate IgA, IgM e IgG.
Le IgA sono le prime a formarsi in risposta all’infezione, seguite poi dalle IgM e IgG. Una volta guariti dall’infezione, le IgM e ancor più le IgG permangono nel nostro organismo per diverse settimane per continuare a difenderci da nuovi attacchi virali; gli “esami sierologici” sfruttano la loro presenza in circolo per valutare se un soggetto è stato precedente a contatto con il virus.
Le diverse classi di anticorpi hanno poi diversi antigeni virali bersaglio: attualmente sono state identificate quattro proteine bersaglio denominate S, M, E ed N.
COS’E’ UN ANTICORPO MONOCLONALE?
Gli anticorpi monoclonali sono proteine create in laboratorio che hanno le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che si legano ad un solo antigene dell’agente che si vuole combattere. Dato che gli anticorpi monoclonali agiscono direttamente sull’agente patogeno, ma non sono in grado di stimolare il nostro sistema immunitario, la temporanea immunizzazione data dalla loro somministrazione viene detta “passiva”.
GLI ANTICORPI MONOCLONALI SONO GIA’ UTILIZZATI IN MEDICINA?
Le somministrazioni nell’uomo di anticorpi monoclonali sono parte essenziale di molte terapie mediche dato che sono ormai da diversi anni trattamenti di consolidata efficacia soprattutto per la cura di alcuni tumori e di malattie infiammatorie croniche (reumatologiche o dell’intestino, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa)
Per quanto riguarda le patologie infettive virali, sono due gli anticorpi approvati per il trattamento: il Palivizumab (Synagis) contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) – responsabile della polmonite e della bronchiolite nei bambini – e il REGN-EB3 (costituito da 3 anticorpi monoclonali diversi) approvato molto recentemente contro il virus Ebola.
COME FUNZIONANO GLI ANTICORPI MONOCLONALI NELLA TERAPIA ANTI COVID 19?
La maggior parte degli anticorpi monoclonali sviluppati appartiene alla classe delle IgG e sono in grado di riconoscere la proteina espressa dal virus denominata “Spike” o “S” presente sulla sua superficie. Questa proteina, che decora la superficie formando protuberanze caratteristiche dando l’aspetto di una corona al virus, contiene una porzione che è in grado di ancorarsi alla proteina umana ACE2 presente nelle nostre cellule. In questo modo permette l’ingresso del virus all’interno della cellula umana dando il via all’infezione. L’anticorpo legandosi alla proteina S del virus, crea un ingombro spaziale che inizialmente non consente più al virus di ancorarsi alla cellula e successivamente di essere riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario, che procede alla distruzione.
QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA L’USO DEL VACCINO E L’USO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI?
Come spiegato prima, la somministrazione di un vaccino determina una “immunizzazione attiva” che stimola quindi la produzione di anticorpi da parte del nostro organismo. Per far ciò però l’organismo ha bisogno di un po’ di tempo e quindi la sua efficacia è generalmente visibile solo dopo circa 3-4 settimane. La somministrazione di anticorpi monoclonali è invece una “immunizzazione passiva” in grado di difendere istantaneamente un soggetto dall’attacco del virus in quanto ciò che viene somministrato è pronto all’uso.
L’ANTICORPO MONOCLONALE PUO’ ESSERE UN’ALTERNATIVA AL VACCINO
Sebbene la vaccinazione rimanga il metodo migliore per la profilassi del COVID-19, gli anticorpi monoclonali potrebbero avere un importante ruolo nelle profilassi in caso di soggetti che non siano in grado di sviluppare anticorpi dopo vaccinazione (es. soggetti immuno-compromessi) oppure soggetti non ancora vaccinati con alto rischio di infezione (es. operatori sanitari, operatori di primo intervento, soggetti che vengono a contatto con persone positive al virus). Inoltre, l’uso degli anticorpi monoclonali potrebbe dimostrarsi efficace in caso di malattia acuta, soprattutto se somministrati precocemente, in soggetti con malattia lieve o moderata ad alto rischio di malattia grave e, forse, anche in caso di soggetti con malattia grave se associati ad altre terapie (antivirali, terapie di supporto).
COME VIENE SOMMINISTRATO L’ANTICORPO MONOCLONALE PER IL COVID 19?
Gli anticorpi monoclonali per il COVID-19 sono studiati per essere somministrati per via sottocutanea o intramuscolare. Ciò ne permetterebbe una facile somministrazione da personale non specializzato anche a domicilio.
QUANTO DURA L’IMMUNIZZAZIONE PASSIVA MONOCLONALE?
Generalmente un anticorpo viene eliminato dall’organismo in circa 3-4 settimane. Questa è quindi una problematica importante che i ricercatori stanno affrontando al fine di far durare l’immunizzazione il più a lungo possibile ed evitare quindi che si debbano fare somministrazioni ripetute con brevi intervalli di tempo. L’anticorpo monoclonale può infatti essere modificato in una parte della sua struttura al fine di rallentarne l’eliminazione. L’obiettivo attuale dei ricercatori è quello di far durare l’immunizzazione per almeno 6 mesi.
Hanno collaborato il dottor Antonio Conti, direttore del Laboratorio di Analisi Cliniche e il dottor Gianluigi Lunardi, farmacologo clinico
Vaccinati gli anziani ospiti della casa di riposo dell'Opera Don Calabria in Brasile

Sono 24 gli anziani ospiti che lo scorso mercoledì 20 gennaio hanno ricevuto il vaccino contro il Covid-19 nella casa di riposo dell’Opera a Porto Alegre, nel sud del Brasile. La struttura fa parte di una “rete calabriana” che comprende anche svariate attività di assistenza sociale a bambini e ragazzi poveri di quella città.
Mentre al Sacro Cuore è terminata la somministrazione della prima dose di vaccino anti-Covid agli operatori sanitari e agli anziani ospiti dell’area socio-sanitaria, anche in altre realtà dell’Opera Don Calabria nel mondo si cominciano a vaccinare le persone più fragili ed esposte.
In particolare mercoledì 20 gennaio è stato un giorno speciale per gli anziani e per il personale della casa di riposo dell’Opera a Porto Alegre, in Brasile. Anche là sono iniziate infatti le vaccinazioni contro il Covid-19, somministrate dagli operatori della Segreteria Municipale della Salute. Nello specifico sono stati vaccinati 24 anziani.
La casa di riposo, denominata “Lar dos idosos”, fa parte di una rete calabriana che comprende svariate attività di assistenza sociale a bambini, giovani, famiglie e anziani nella periferia della capitale del Rio Grande do Sul, nel sud del Brasile. I beneficiari diretti della rete sono 7mila, mentre si arriva a 30mila considerando i beneficiari indiretti.
Il Lar dos idosos ospita 30 anziani che si trovano in condizioni di estrema povertà e di abbandono. Sempre per gli anziani l’Opera di Porto Alegre gestisce anche un centro diurno rivolto a 25 ospiti. Per i giovani ci sono invece un grande centro professionale, denominato “Calabria”, che fu la prima realtà aperta dai missionari calabriani in Brasile nel 1959, e un centro di promozione dell’infanzia e della gioventù che comprende una decina tra asili, scuole e vari progetti di assistenza sociale.
Molto positivi i commenti del personale e degli ospiti che hanno ricevuto il vaccino nei giorni scorsi. ′′Oggi abbiamo ricevuto la prima dose di speranza. Avanti, fiduciosi nella scienza, per il controllo e la fine di questa pandemia “, ha commentato l’infermiere della casa Luciano Araldi.
Per maggiori informazioni sulla realtà dell’Opera a Porto Alegre è possibile consultare il sito https://calabria.com.br/.