Tamponi e test sierologici: come prenotare

Per facilitare l’accesso alla prenotazione dei tamponi e dei test sierologici Covid-19, sono state istituite due modalità di accesso distinte per le aziende e per i privati. Nell’articolo anche le indicazioni su dove andare per effettuare i prelievi e  il costo degli esami

Prosegue l’attività diagnostica Covid-19 dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria rivolta anche agli utenti esterni, aziende e privati. Si ricordano le modalità di prenotazione dei TAMPONI (indagine molecolare per la ricerca dell’RNA del virus SARS-CoV 2) e dei TEST SIEROLOGICI quantitativi (non rapidi) per la ricerca degli anticorpi anti COVID 19:
  • AZIENDE: liberaprofessione@sacrocuore.it
  • PRIVATI: 045.6013081 oppure www.sacrocuore.it clicca sul pulsante “Prelievo senza coda”
COSTI
  • TAMPONI
    Con impegnativa: il codice 5G1 consente l’esenzione del ticket
    A pagamento: 70 euro
  • TEST SIEROLOGICI: solo a pagamento: 40 euro
LUOGO DEL PRELIEVO

L’ACCETTAZIONE si effettua al piano terra dell’ingresso unico dell’ospedale (viale Rizzardi)

  • TAMPONI ingresso T dell’Ospedale Sacro Cuore seguendo il percorso rosso che parte dall’ingresso
  • TEST SIEROLOGICI: piano 1 dell’ingresso unico dell’ospedale
L’ingresso unico dell’ospedale dispone di tre piani interrati di parcheggi con rampa di accesso da via Ghedini. Il costo è di 1 euro all’ora (primi 15 minuti gratuiti) e 30 centesimi ogni 15 minuti aggiuntivi. Parcheggio gratuito per i disabili muniti di tesserino.
REFERTI
Il referto è visibile on line  indicativamente  dopo 48 ore: www.sacrocuore.it bottone “Accedi al dossier”


Ernia iatale: quando intervenire curando anche il reflusso

L’intervento chirurgico per l’ernia iatale, quando indicato, facilita la soluzione della malattia da reflusso, ma non ne è la cura se non accompagnato da un cambiamento di stile di vita, cominciando dall’alimentazione e dall’attività fisica. Ne parliamo con la dottoressa Irene Gentile

Ernia iatale e reflusso gastroesofageo. Non si tratta sempre di un rapporto di causa-effetto, anche se l’ernia iatale viene il più delle volte diagnosticata occasionalmente con la gastroscopia a cui il paziente si sottopone perché lamenta bruciore di stomaco. Pertanto l’intervento chirurgico, quando indicato, facilita la soluzione della malattia da reflusso, ma non ne è la cura se non accompagnato da un cambiamento di stile di vita, cominciando dall’alimentazione e dall’attività fisica.

Sono queste le premesse necessarie per affrontare un intervento di “fundoplicatio di Nissen laparoscopica” per la riduzione dell’ernia iatale, un procedimento chirurgico indicato in casi selezionati e dopo accurata valutazione interdisciplinare. “Quando è al di sotto di 2 cm, l’ernia viene considerata parafisiologica, soprattutto nelle persone obese. Si stima che di ernia iatale soffra circa il 15% della popolazione italiana e nella maggior parte dei casi le dimensioni sono tali da non richiedere l’intervento, ma solo un trattamento medico della malattia da reflusso associata, se presente”, spiega la dottoressa Irene Gentile (nella foto allegata) della Chirurgia Generale che, insieme al dottor Claudio Zardini, esegue visite presso l’ambulatorio CHIES (Chirurgia ESofago-Stomaco). “In questo ambulatorio visitiamo e valutiamo i possibili pazienti candidabili all’intervento chirurgico per ernia iatale, ed eseguiamo anche i controlli delle neoplasie gastriche sottoposte ad intervento chirurgico”.

Dottoressa Gentile, che cos’è un’ernia iatale?

Si verifica un’ernia iatale quando una parte dello stomaco, la cui sede naturale è l’addome, si porta (si ernia) in torace attraverso lo iato diaframmatico, l’apertura del diaframma grazie al quale l’esofago attraversa il diaframma per portarsi in addome. Questo accade quando vi è un aumento della pressione endoaddominale che spinge lo stomaco verso l’alto – ed è il caso delle persone obese – o/e quando esiste una condizione di lassità muscolare del diaframma, oppure, più raramente, quando e è presente una condizione sottostante per cui l’esofago risulti più corto del normale tale da trascinare con sé lo stomaco in torace.

Come si presenta l’ernia iatale

Esistono diversi tipi di ernia. Nel 90-95% dei casi si tratta di ernie da scivolamento, cioè lo stomaco segue l’esofago in torace scivolando attraverso lo iato diaframmatico. Poi ci sono le ernie iatali paraesofagee, in cui una parte del fondo dello stomaco si incanala a fianco dell’esofago nella sua risalita. Questo ultima tipologia di ernia è più sintomatica in termini di reflusso e di dolori restrosternali.

Al fine dell’intervento, è importante la dimensione?

Per le ernie piccole (fino a 2 centimetri) che non danno sintomi di reflusso, generalmente si decide per la sorveglianza nel tempo. Per ernie iatali permagne (con un’erniazione di più di 2/3 dello stomaco nel torace) l’indicazione chirurgica è assoluta per l’evidente danno funzionale: la nuova posizione dello stomaco non consente il corretto svolgimento dellea funzione digestiva , ponendo anche lo stomaco a rischio di torsione. Il resto delle ernie richiede un attento studio del reflusso sottostante che ne confermi l’indicazione chirurgica.

Malattia da reflusso ed ernia iatale sono sempre associate?

L’ernia iatale nella maggior parte dei casi viene diagnosticata, spesso accidentalmente, perché il paziente lamenta i sintomi del reflusso. Dunque la sintomatologia tipica dell’ernia iatale è strettamente dipendente dal reflusso correlato. Esiste però una patologia da reflusso che non si associa ad ernia iatale e che richiede un inquadramentro diagnostico complesso.

Questo cosa comporta?

Questo fa del reflusso un problema non puramente meccanico, risolvibile con un intervento chirurgico, ma che richiede innanzitutto uno studio interdisciplinare che coinvolge chirurghi, endoscopisti, gastroenterologi e pneumologi. Ciò che viene valutato interdisciplinarmente è proprio il reflusso, che di per se è una patologia medica e in genere viene trattata farmacologicamente. Questo è fondamentale perché in genere chi non risponde bene alla terapia medica, anche dopo l’intervento chirurgico, può lamentare ancora problemi. Inoltre l’inquadramento generale è importante anche per un altro motivo.

Quale?

La diagnosi dell’ernia iatale si effettua attraverso una semplice radiografia con mezzo di contrasto (pasto baritato)* ed una EGDS (esofagogastroduodenoscopia). Una volta diagnosticata è tuttavia necessario procedere con un altro esame, la manometria esofagea**. Questo perché una piccola percentuale di pazienti con ernia iatale presentano disordini motori dell’esofago (discinesie), cioè il reflusso è facilitato dall’erniazione dello stomaco, ma è provocato da un’alterata contrazione dell’esofago durante l’ingestione del bolo alimentare. Conoscere o meno la presenza di queste anomalie è importante per la scelta della migliore procedura chirurgica. Infatti in questi casi una plastica antireflusso completa, andrebbe a creare un ulteriore ostacolo alla spinta dell’esofago.

Come avviene l’intervento?

L’intervento viene condotto in laparoscopia o con il robot Da Vinci: tramite i canonici buchetti nell’addome, lo stomaco viene riportato nella sua sede naturale, l’addome. Lo stesso fondo dello stomaco che abbiamo fatto scivolare in basso viene avvolto, come una morbida sciarpetta, intorno all’esofago distale a 360° creando così un nuovo sfintere, con l’obiettivo di evitare il sintomo dell’ernia iatale e della malattia da reflusso che è il reflusso stesso. Questa morbida sciarpetta viene calibrata in base al referto della manometria: un esofago con poca contrattilità o con una contrattilità anomala potrebbe risentire di una plastica troppo rigida, creando dunque dei problemi di rialimentazione nel postoperatorio. In tali casi si valuta la possibilità di eseguire una plastica parziale (180° o 90°).

L’intervento è risolutivo?

Per le ernie permagne nell’immediato vi è un buon contenimento del reflusso, ma le casistiche internazionali riportano tassi di recidive a 5 anni variabili dal 20% al 50% e una recidiva su una plastica è di difficile trattamento, quando sintomatica. Per questo è importante la selezione del paziente. Come è importante far comprendere al paziente stesso che l’intervento chirurgico è solo un tassello del percorso. L’altro tassello è il controllo del reflusso, che avviene farmacologicamente, ma soprattutto con un radicale cambiamento di stili di vita, che comprende l’alimentazione e l’attività motoria. Proseguire in abitudine errate mette a rischio l’efficacia dello stesso intervento.

 

*Si tratta di una radiografia esofago-stomaco-duodeno, per lo studio della morfologia e del funzionamento degli organi esame. La radiografia richiede la somministrazione per bocca con un mezzo di contrasto, il solfato di bario (pasto baritato).

** La manometria esofagea è un esame per la valutazione della motilità dell’esofago. Viene effettuato introducendo un sondino naso-esofageo, che ha il compito di valutare, come un manometro, la pressione all’interno dell’esofago sia a riposo sia durante la deglutizione.


Mascherina e bambini: occhio alle fake news

Inizia la scuola (o almeno tutti lo speriamo) e i nostri bambini e ragazzi dovranno indossare in alcuni casi e a lungo la mascherina. Nell’articolo sfatiamo con il pediatra Antonio Deganello i falsi miti su bambini e mascherina, un dispositivo fondamentale per arginare il contagio

Se sul Coronavirus non si hanno ancora delle conoscenze definitive, sull’utilità delle mascherine ci sono delle certezze: possono dare fastidio (sempre meno del virus e della quarantena, comunque), ma non sono nocive per la salute di grandi e piccoli. E’ bene ribadirlo ancora una volta, soprattutto a pochi giorni dall’inizio della scuola, con la necessità per i bambini e i ragazzi di indossarla là dove non è garantito il distanziamento di almeno di un metro. Come di regola dovrebbe avvenire sempre.

LA SCUOLA DEVE INIZIARE

La scuola deve iniziare e lo dico come imperativo categorico”, afferma il direttore della Pediatria, Antonio Deganello. “In ballo non c’è solo la preparazione culturale dei nostri ragazzi, che da sola è già una priorità – sottolinea – ma anche la salute psicologica delle giovani generazioni. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di vivere in una comunità della loro età e di avere una giornata programmata con il tempo dedicato allo studio e quello riservato alle diverse attività. Non possiamo permetterci altri mesi come quelli già trascorsi. Il Coronavirus c’è, aumentano i casi, ma dobbiamo imparare a conviverci, mettendo in atto tutte le precauzioni necessarie. Tra queste l’uso della mascherina”.

TUTTI I FALSI MITI SULLA MASCHERINA

Mascherina diventata a suo malgrado protagonista delle fake news più gettonate, tanto che la Società Italiana di Pediatria (SIP) ha redatto un manifesto dal titolo: “Mascherine e bambini: i cinque falsi miti”. Vediamo perché falsi

  • L’uso prolungato della mascherina nei bambini porta all’alcalosi? (incremento anomalo del pH dei tessuti nell’organismo, in particolare del sangue e quindi delle urine, ndr).

FALSO. La quantità della propria anidride carbonica respirata da un bambino sano che indossa la mascherina chirurgica è pressoché impercettibile. Infatti la mascherina non è a tenuta stagna, ma protegge il nostro interlocutore dal cosiddetto doplet, cioè le goccioline di saliva nebulizzate che emettiamo quando parliamo, e soprattutto quando tossiamo o starnutiamo.

  • L’uso prolungato della mascherina nei bambi porta all’ipossia?

FALSO. I bambini sani che indossano la mascherina chirurgica per più ore al giorno non rischiano la carenza di ossigeno né la morte per ipossia.

  • La mascherina può indebolire il sistema immunitario nei bambini?
    La mascherina chirurgica previene in diffondersi delle infezioni e va portata dai bambini per evitare la trasmissione del coronavirus tra soggetti asintomatici.
  • La mascherina può causare un’alterazione della flora intestinale dei bambini?

FALSO. Non ci sono evidenze scientifiche in letteratura che documentino che un corretto utilizzo della mascherina possa comportare un’alterazione della flora batterica e/o intestinale.

  • La mascherina è obbligatoria per tutti i bambini?

FALSO. Ci sono bambini che sono esentati dall’uso della mascherina e sono coloro che hanno meno di 6 anni e coloro che sono affetti da disabilità non compatibile con un uso prolungato del dispositivo.

POTREBBE ESSERE INDOSSATA GIA’ DAI DUE ANNI

Il limite dei sei anni è stato fissato dal Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 26 aprile, ma sia la SIP che l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) e l’American Academy of Pediatrics (AAP) sono concordi nell’affermare che la mascherina può essere indossata dal bambino fin dai 2 anni di età, ad eccezione di coloro che hanno difficoltà respiratorie e/o non sono capaci di rimuovere la mascherina da soli.

“L’obbligo di indossare la mascherina dai sei anni (naturalmente in luoghi chiusi dove non è rispettato il distanziamento sociale) è dettato dal fatto che più i bambini sono piccoli, più si fa fatica a fare comprendere loro la necessità di tenerla – riprende il dottor Deganello -. Tuttavia con alcuni accorgimenti è possibile rendere meno fastidioso il dispositivo”.

OCCHIO ALLE DIMENSIONI

Innanzitutto attenzione alle dimensioni. Se la mascherina per un adulto ha una grandezza di 15X30 cm, quella di un bambino deve essere di 12X25 cm in media, affinché aderisca bene al volto e copra in sicurezza naso e bocca, anche grazie alla componente elastica del materiale. Inoltre deve essere composta da una fibra non allergizzante e con caratteristiche antisoffocamento.

PER I BAMBINI CON PATOLOGIE

Un’attenzione particolare meritano i bambini con malattie croniche e ad alto rischio. “Se per il bimbi sani è sufficiente la mascherina chirurgica o di stoffa – afferma il pediatra – i bambini fragili devono essere incoraggiati ad indossare la Ffp2 per proteggersi loro stessi dall’infezione”.

CARI ADULTI, DIAMO IL BUON ESEMPIO

“Ma se vogliamo che i bambini accettino di buon grado questo dispositivo, gli adulti devono dare il buon esempio. Indossando la mascherina e indossandola correttamente– sottolinea il pediatra -. E’ perfettamente inutile tenerla se si lascia fuori il naso… Per un bambino anche le cose più serie possono diventare un gioco. E in questo caso una mascherina con l’effige del super eroe o del cartone di turno può aiutare molto”.


Il nubifragio su Verona colpisce al cuore l'Opera Don Calabria

Il nubifragio, che ieri ha messo in ginocchio il centro di Verona, ha devastato anche l’area dove si trova la Casa Madre dell’Opera Don Calabria e altre Case, causando ingenti danni alle strutture. Illese le persone nonostante il pinnacolo del campanile abbia sfondato il tetto della chiesa durante la Messa

Anche l’Opera Don Calabria, a cui appartiene l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, è stata gravemente colpita dal violento nubifragio che ha messo in ginocchio ieri la città di Verona. Un colpo al cuore, perché a subire gravi danni è stata la Casa Madre dell’Opera, situata a San Zeno in Monte, sulla sommità di una collina che domina il centro scaligero. E oggi nel guardare la devastazione che circonda tutta l’area, molti vedono in quanto è successo un miracolo della Provvidenza, per intercessione di San Giovanni Calabria. Perché poteva essere veramente una tragedia.

Ieri  alle 17, don Giuseppe Pasini stava celebrando la messa festiva sotto la tensostruttura – come avviene tutte le domeniche dall’inizio della pandemia – alla presenza di circa una quarantina di fedeli. Dopo la lettura del Vagelo, a causa del peggioramento del tempo, la celebrazione si è spostata in chiesa. Ma sono passati solo pochi secondi, quando a causa delle fortissime raffiche di vento il pinnacolo del campanile si è staccato abbattendosi sul tetto, bucandolo per poi precipitare sulla sedia del celebrante. Don Pasini è rimasto illeso perché in quel momento stava pronunciando l’omelia all’ambone. Sono seguiti momenti concitati, ma miracolosamente non si è fatto male nessuno, nnemmeno lievemente. La Messa è stata conclusa nella cappellina adiacente al chiostro

Ma il tremendo nubifragio non ha danneggiato solo la chiesa che ospita la tomba di San Giovanni Calabria. La tensostruttura esterna si è squarciata in due e sono caduti numerosi alberi, compresi i cipressi nel giardino davanti alla chiesa e vicino alla grotta della Madonna. Innumerevoli le tegole cadute dal tetto.

I DANNI NELLE ALTRE CASE

Il temporale ha investito con prepotenza le altre case dell’Opera che gravitano nell’area.

A Santa Toscana, Casa Madre delle Sorelle, il ramo femminile dell’Opera, sono stati caduti decine di alberi giganteschi nel giardino, mentre la casa non ha subito gravi danneggiamenti.

A San Benedetto, dove si svolgono attività socio-educative rivolte ai minori, altri alberi abbattuti hanno fatto crollare i muri di contenimento sulla strada e distrutto la recinzione e i lampioni del campo da calcetto. Un albero si è accasciato sul muro laterale della Casa, rompendo la staccionata. Il piano seminterrato è stato allagato e l’impianto elettrico è andato in cortocircuito. Rotta anche la tubatura del gas.

A Nazareth, antica residenza vescovile, sono stati divelti 21 alberi ultracentenari, insieme ai pali dell’illuminazione del campo da calcio e la rete di contenimento. Le radici hanno sollevato i marciapiedi e i muri di contenimento, alla casa sono stati strappati i canali di scolo e il tetto si trova letteralmente ridotto a brandelli con tantissime tegole della casa e della chiesa cadute. Allagato il garage e numerose le infiltrazioni d’acqua nella casa.

A San Giuseppe, che ospita persone adulte in condizioni di disagio, sono crollati numerosi alberi, tra i quali un enorme cedro secolare. Un albero ha colpito il tetto della casa.

“Ringraziamo il Signore e don Calabria perché nonostante i gravi danni materiali nelle nostre Case non ci sono stati feriti – afferma padre Miguel Tofful, Superiore Generale dell’Opera – Anche in questo momento difficile guardiamo con fiducia alla Divina Provvidenza come sempre ci ha manifestato il nostro fondatore. E ringraziamo tutti coloro che in queste ore hanno manifestato la loro vicinanza con il pensiero e con la preghiera per la nostra Opera”.

IL MESSAGGIO DEL CASANTE ALLA FAMIGLIA CALABRIANA

Nuova data per il Capitolo dell'Opera Don Calabria

Si terrà a febbraio 2021 il dodicesimo Capitolo Generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza,Congregazione fondata da San Giovanni Calabria tra le cui attività c’è anche il “Sacro Cuore”. Lo svolgimento del Capitolo, già rinviato la scorsa primavera, dipenderà comunque dall’andamento della pandemia.

Il Capitolo Generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza si svolgerà nel mese di febbraio 2021, se la situazione della pandemia lo permetterà. A prendere questa decisione è stato il Consiglio Generale della Congregazione, guidato dal Casante padre Miguel Tofful, insieme ai responsabili di tutte le missioni dell’Opera Don Calabria. L’evento sarà dedicato al tema “La profezia della comunione” e vedrà la partecipazione di 38 religiosi e numerosi laici provenienti da 12 Paesi e 4 continenti nei quali l’Opera è presente. In contemporanea si svolgerà anche il Capitolo della Congregazione femminile dell’Opera, ovvero le Povere Serve della Divina Provvidenza.

Il Capitolo dei Poveri Servi originariamente doveva svolgersi nel maggio 2020, ma è stato rinviato a causa della pandemia di coronavirus che tuttora sta colpendo molti Paesi nel mondo. Qualora la situazione pandemica non dovesse risolversi nemmeno nei prossimi mesi, anche la nuova data prescelta potrà subire ulteriori rinvii, ma questo andrà valutato al momento opportuno e sempre con un’ampia condivisione all’interno dell’Opera e con gli organi preposti della Chiesa.
D’altra parte il Capitolo sicuramente non potrà svolgersi in via telematica, nemmeno in piccola parte, poiché Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica ha chiarito con una lettera indirizzata a tutti i religiosi che questo evento richiede la presenza fisica dei partecipanti per garantire una vera sinodalità e corresponsabilità nelle decisioni. Nemmeno la situazione eccezionale che stiamo vivendo permetterà dunque di derogare a questo principio.
L’auspicio espresso dai due Consigli e dai Delegati, approvato anche dalle Delegate e Responsabili di Missione delle Sorelle, è che i due Capitoli si possano svolgere a Verona nelle rispettive Case Madri, vale a dire San Zeno in Monte per i Fratelli e Santa Toscana per le Sorelle.

Lo svolgimento in contemporanea dei due Capitoli, pur mantenendo le rispettive specificità delle due Congregazioni, rappresenterebbe un altro profetico segno di comunione e sarebbe la naturale conseguenza del cammino sinodale di preparazione nel quale tutta la Famiglia Calabriana è stata coinvolta fin dalla primavera del 2019dicono il Casante padre Miguel Tofful e la Madre Generale delle Povere Serve Lucia Bressanora in questo tempo di attesa ci auguriamo che tale tensione sinodale venga mantenuta e rafforzata in tutte le Delegazioni e Missioni dove l’Opera è presente. Noi siamo vicini alla Famiglia Calabriana e chiediamo a tutti di unirsi nella preghiera per le tante persone che sono duramente colpite dalla pandemia o che stanno soffrendo a causa di essa”.

Il Capitolo, nel diritto canonico, è un’assemblea di religiosi dotata di personalità giuridica e autorità normativa. Si tiene ogni sei anni ed è l’occasione per verificare l’andamento della Congregazione e programmare il futuro, rinnovando gli incarichi e dando le linee di sviluppo per il successivo sessennio.


In vacanza al tempo del virus: i consigli per un comportamento responsabile

L’infettivologo Federico Gobbi sottolinea che in questo tempo di convivenza con il CoVid è fondamentale non abbassare la guardia e prendere le dovute precauzioni nelle normali attività di ogni giorno. A maggior ragione se si va in vacanza in Paesi dove il tasso di diffusione è maggiore che in Italia

Questa è la fase della consapevolezza e della responsabilità. Il virus circola ancora, perciò dobbiamo rispettare con il massimo scrupolo quelle norme di igiene e distanziamento sociale che ormai abbiamo imparato a conoscere, a maggior ragione se ci troviamo in vacanza in Italia o all’estero”. Il dottor Federico Gobbi, infettivologo del reparto di Malattie Infettive e Tropicali del “Sacro Cuore”, invita a non abbassare la guardia nella lotta alla pandemia che viene condotta prima di tutto attraverso i comportamenti quotidiani di ogni persona. “Dobbiamo continuare a usare il più possibile quelle precauzioni che proteggono noi stessi e gli altri, a cominciare dall’uso della mascherina e dall’igienizzazione delle mani. Questo vale ancora di più se viaggiamo su mezzi pubblici come treni, aerei e pullman, e se ci rechiamo in Paesi dove il tasso di diffusione del CoVid è maggiore che da noi”.

Niente allarmismi, dunque, ma nemmeno l’illusione che i rischi siano alle spalle. “In Italia ci sono diversi piccoli focolai del contagio, ma in questi mesi abbiamo lavorato bene e la situazione appare sotto controllo. Tuttavia il leggero aumento dei positivi nelle ultime settimane ci dice che dobbiamo convivere con il virus e c’è bisogno del contributo da parte di tutti con comportamenti responsabili, in modo da poter riprendere gradualmente dopo l’estate tutte le attività economiche e da permettere che bambini e ragazzi tornino a scuola in condizioni di sicurezza.
Qui sotto riportiamo l’intervista del dottor Gobbi a Telepace.


Nonostante le zanzare, è un'estate (per ora) senza West Nile

Le zanzare ci sono, e se ne registra un certo aumento, ma in Italia non sono segnalati casi di West Nile Virus, la febbre estiva che aveva suscitato preoccupazioni nelle scorse estati. E a causa della grande riduzione dei voli in Paesi Tropicali, è diminuito drasticamente il rischio di casi di importazione di Dengue, Chikungunya e Zikavirus.

Nonostante il caldo non eccessivo (almeno per ora), questa estate si presenta popolata di zanzare. La nostra percezione “fastidiosa e dolorosa” viene confermata anche dagli entomologi e dal sito “Meteo Zanzare”, realizzato da Vape Fondation in collaborazione con l’Istituto di Biometerologia del Cnr di Firenze. Secondo il bollettino di luglio, la regione più infestata è la Campania con aumento del 50% di questi insetti rispetto al periodo dello scorso anno. Per la Lombardia, il Piemonte e il Veneto si assesta al 27%.

La buona notizia è che nessuna specie di zanzare trasmette il SARS Cov2, il virus responsabile del Covid 19. L’altra buona notizia è che finora non si sono registrati casi né animali né umani di West Nile Virus, la febbre estiva del Nilo Occidentale trasmessa dalla puntura della zanzara più comune Aedes caspius o Culex, quella che punge prevalentemente nelle ore notturne.

L’anno scorso da giugno a novembre in Italia sono stati segnalati 56 casi umani confermati di infezione da WNV, di questi 25 si sono manifestati nella forma neuroinvasiva, di cui 5 deceduti, 24 casi con febbre confermata, 7 casi identificati in donatori di sangue. Ma è il 2018 l’anno che sarà ricordato per “l’emergenza West Nile” con 606 infezioni, di queste 239 si sono manifestate nella forma neuro-invasiva, 299 casi con febbre e 68 identificati in donatori di sangue asintomatici. I decessi sono stati in totale 49.

 “Per ora il sistema di sorveglianza ha segnalato solo casi di positività per West Nile nelle zanzare nelle provincie di Lodi e di Cremona. Ma nessun caso animale (quasi sempre cavalli) e umano”, spiega il dottor Federico Gobbi, infettivologo del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia. “Quest’anno la sorveglianza sulle febbri estive è particolarmente attenta – sottolinea – in quanto a causa della pandemia da Covid 19 le persone con sintomi febbrili fanno ricorso quasi sempre al Pronto Soccorso, mentre gli altri anni per poche linee restavano a casa”.

La guardia comunque resta sempre alta, anche se è bene ricordare che nonostante il termine esotico, dal circa 20 anni il West Nile Virus è endemico in Italia e che nell’80% dei casi le persone infettate non presentano nessun sintomo. I casi più gravi si registrano in persone anziane defedate o in immunodepressi o in chi soffre di gravi patologie.

Se il West Nile Virus è ormai diventato endemico in Italia, continua la sorveglianza per evitare casi autoctoni di Dengue, Chikungunya e Zikavirus. “A causa della pandemia di Covid-19 i viaggi all’estero sono sensibilmente diminuiti e quindi è drasticamente diminuito il rischio di importare in Italia casi di Dengue, Chikungunya e Zika. – sottolinea il dottor Gobbi -. Queste sono arbovirosi, trasmesse dalla zanzara Aedes albopictus, detta comunemente “tigre” presente anche da noi – sottolinea il dottor Gobbi –. Per queste patologie virali la sorveglianza assume cruciale importanza al fine di impedire la formazione di focolai endemici, anche perché, a differenza del West Nile, la zanzara diventa potenziale veicolo di infezione pungendo una persona infetta”.

Nel 2010 la Regione Veneto ha redatto, con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali di Negrar, un sistema di sorveglianza delle febbri estive. Non a caso questo sistema prevede che per ogni caso importato di Dengue, Chikungunya e Zika venga attivata l’autorità sanitaria locale per la disinfestazione dalle zanzare in un’area di circa 200 metri attorno all’abitazione della persona infetta.


Quando produciamo melatonina? L'importanza del dosaggio per la cura dei disturbi del sonno

L’IRCCS di Negrar nell’ambito di un percorso diagnostico volto ad indagare i disturbi del sonno, effettua il dosaggio di melatonina, un esame  importante per stabilire quando il nostro organismo secerne naturalmente questo ormone amico del buon riposo

Melatonina. Un nome diventato familiare anche grazie alla pubblicità, che presenta questo prodotto farmaceutico come la panacea per il buon sonno. La melatonina con il sonno ci azzecca, ma prima di essere una pillola “da banco” è un ormone prodotto dal nostro organismo attraverso la ghiandola pineale (o epifisi), collocata al centro della scatola cranica. Questa ghiandola riceve informazioni dai neuroni della retina e quando cala il buio inizia a produrre la melatonina, favorendo così il sonno.

Ne consegue che la difficoltà ad addormentarsi o la tendenza ad avere sonno molto presto o addirittura l’insonnia possa essere causata da una alterata produzione di melatonina, per quanto riguarda la tempistica, anche a causa delle nostre abitudini, rispetto a un orario convenzionale di addormentamento. Pertanto, nell’ambito di un percorso diagnostico volto ad indagare i disturbi del sonno, diventa importante stabilire quando il nostro organismo secerne naturalmente la melatonina.

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria esegue questo esame presso il Laboratorio di Analisi Chimico-Cliniche, diretto dal dottor Antonio Conti, anche alla luce dell’esperienza pluriennale del Centro di Medicina del Sonno, di cui è responsabile dottor Gianluca Rossato. Il dosaggio della melatonina non è stato inserito dal Ministero della Salute nei Livelli essenziali di assistenza, cioè tra le prestazioni a cui si può accedere tramite Sistema Sanitario Nazionale. Pertanto è a pagamento. Per accedervi è necessario prenotare un appuntamento presso la segreteria di Neurologia al numero 045.6013644 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30). Qui un medico consegnerà il kit per la raccolta della saliva e illustrerà le modalità di raccolta. La consegna dei campioni presso il Laboratorio Analisi deve essere preceduta dalla prenotazione allo 045.6013081 o sul sito www.sacrocuore.it bottone “Prelievo senza coda”

Dottor Rossato, quali sono le proprietà della melatonina?

La melatonina ha due proprietà fondamentali: ipnotica e cronobiotica. La prima è in grado di indurre e migliorare il mantenimento del sonno, mentre l’attività cronobiotica serve per sincronizzare il ritmo biologico (cioè il nostro orologio biologico interno) con il ritmo luce-buio (orologio esterno).

Quando la ghiandola pineale secerne la melatonina?

Solitamente il processo inizia all’imbrunire, grazie alle informazioni provenienti dai neuroni della retina. Quindi intorno alle 19.30-22 (per i bambini 19.30-21), in genere 2-3 ore prima dell’orario dell’addormentamento. La curva di secrezione raggiunge il picco intorno alle 3-4 del mattino per poi azzerarsi al momento del risveglio.

Per quali disturbi del sonno è indicato il dosaggio della melatonina?

Tutti quei disturbi che sono legati alle alterazioni del ritmo circadiano sonno-veglia. Per esempio: sindrome da fase ritardata di sonno o da fase anticipata di sonno, disturbo del sonno dei turnisti, jet lag, sindrome da ritmo sonno-veglia irregolare o ritmo non 24h. Ma il dosaggio può essere di aiuto in caso di insonnia, soprattutto nelle persone che hanno superato i 55 anni, e o nei disturbi del sonno quando è presente anche una malattia neurodegenerativa.

Come avviene il dosaggio?

La melatonina può essere dosata tramite un prelievo di sangue, attraverso le urine o la saliva. Attualmente il metodo più semplice e validato scientificamente è il dosaggio salivare. Prevede la raccolta di 5 campioni di saliva ad intervalli di 1 ora. Il primo campione viene raccolto a -3 ore dal consueto orario di addormentamento e l’ultimo a + 1 ora.

Quali informazioni avremo dal dosaggio?

L’analisi dei campioni descriveranno il bio-ritmo del soggetto. Solitamente per chi va a coricarsi alle 23, l’organismo inizia a produrre melatonina alle 21. Le cose cambiano per esempio negli anziani che vanno a letto molto presto e la cui produzione di melatonina inizia alle 18 o nei giovani che si addormentano molto tardi, con una produzione di melatonina che inizia a notte inoltrata. In questi casi è necessario “rieducare” il soggetto a un ritmo sogno-veglia più convenzionale, tramite indicazioni comportamentali. Il dosaggio di melatonina diventa poi particolarmente importante in coloro che soffrono della sindrome del turnista. Può capitare che i lavoratori che svolgono turni di notte, a lungo andare, non riescano più a dormire. La sindrome del turnista diagnosticata prevede la possibilità della sospensione dei turni almeno per sei mesi. In questo arco di tempo viene prescritta la melatonina esogena al fine di riportare l’orario di addormentamento a quello naturale, e la fototerapia per bloccare la produzione di melatonina al momento del risveglio.

Ma l’assunzione di melatonina può comportare dei rischi?

L’assunzione di melatonina è un trattamento medico e pertanto ha alcune indicazioni. Usarla senza valutazione medica per un po’ di insonnia o non dà nessun risultato o può contribuire a peggiorare l’insonnia se non si sono comprese le cause. L’assunzione di melatonina esogena infatti può modificare la secrezione di quella endogena, alterandone la tempistica di produzione e anche la quantità, che, per una sorta di equilibrio, diminuisce non senza conseguenze sul riposo.

PER CONOSCERE DI PIU'

I Rotary di Verona donano 15 caschi per la respirazione assistita

Un dono prezioso arriva dai Rotary veronesi: 15 caschi per la ventilazione assistita non invasiva, dispositivi utilizzati in Terapia intensiva per i pazienti affetti da Covid-19, ma che vengono impiegati da tempo per le insufficienze respiratorie, non tali da richiedere l’intubazione

Non si ferma la solidarietà legata all’emergenza Covid-19. Ieri mattina i Rotary Club della provincia di Verona hanno consegnato all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar 15 C-Pap, un dispositivo per la ventilazione assistita non invasiva che purtroppo abbiamo imparato a conoscere nel corso dei momenti più difficili della pandemia.

Il C-Pap – acronimo di Continuous Positive Airway Pressure – si presenta come un casco, all’interno del quale, grazie al collegamento con un ventilatore automatico, si crea una pressione positiva generando una miscela di ossigeno e aria. Viene impiegato in pazienti con insufficienza respiratoria, ma non tale da richiedere l’intubazione.

La donazione dei 15 caschi monouso rientra nel service “Terapia Intensiva Verona” che ha coinvolto gli 11 Rotary Club presenti nel Veronese. Altri C-Pap sono stati donati agli ospedali di Borgo Trento, Borgo Roma, Villafranca e Peschiera.

“Le cronache degli ultimi mesi hanno legato questo insolito “casco da astronauta” all’infezione da Covid, ma i C-Pap vengono impiegati da tempo all’interno delle rianimazioni per le insufficienza respiratorie”, ha spiegato il direttore della Terapia intensiva dell’Ospedale di Negrar, Massimo Zamperini. “Pertanto questa donazione è molto importante per il mio reparto anche al di là dell’emergenza Coronavirus, che ci auguriamo rimanga solo un ricordo”.

“Ringrazio di cuore il Rotary per l’attenzione al nostro ospedale – ha detto l’amministratore delegato, Mario Piccinini -. Siamo stati in prima fila fin dall’inizio dell’emergenza arrivando ad allestire 100 posti letto dedicati ai pazienti Covid, di cui 14 di terapia intensiva e 12 di semintensiva. Sono stati mesi difficili, durante i quali però è fiorita una grande solidarietà che ci ha supportato nell’affrontare la situazione. Questa donazione è un prezioso esempio”.

“Quando è scoppiata la pandemia ci siamo chiesti cosa potevamo fare come Rotary per aiutare il territorio. Vista la pressione sull’assistenza sanitaria abbiamo voluto intervenire proprio in questo ambito – ha raccontato Giuseppe Palleschi, past president del Rotary Verona Nord -. La generosità dei soci non si è fatta attendere: abbiamo raccolto 250mila euro con i quali abbiamo potuto acquistare non solo i caschi per la ventilazione non invasiva, ma anche ecografi, tablet e mascherine. Grazie al dottor Sergio Albanese, nostro socio e direttore dell’Otorinolaringoiatria di Negrar, abbiamo subito sondato le esigenze del “Sacro Cuore Don Calabria” e ci siamo attivati. Un’opportunità che per noi del Rotary Club Verona Nord assume un ulteriore significato in quanto l’ospedale gravita sul territorio di nostra competenza”.

Alla consegna erano presenti anche Gino Abati, Giuseppe Caruso e Maria Vittoria Lonardi rispettivamente co-prefetto, segretario e socia del Rotary Club Verona Nord. Inoltre hanno presenziato il dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario, e la dottoressa Lorenza Cipriano, farmacista, sempre del “Sacro Cuore Don Calabria”.

 

 

 

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Il nuovo Centro prelievi "apre" ai donatori di sangue

Da oggi le donazioni di sangue si effettuano al primo piano della nuova struttura d’ingresso dove è stato trasferito, dal “Sacro Cuore”, il Centro prelievi. La palazzina è raggiungibile da viale Rizzardi oppure direttamente dai parcheggi interrati con ingresso in via Ghedini. Per i donatori il parcheggio è gratuito

Da oggi, 29 luglio, le donazioni di sangue vengono effettuate al primo piano della nuova struttura d’ingresso, dove è stato trasferito – dall’ospedale Sacro Cuore – il Centro prelievi.

Le donazioni si possono fare dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 10.30 e la seconda domenica del mese (come da calendario) sempre nella stessa fascia oraria. E’ necessaria la prenotazione telefonando al numero verde 800310611 (gratuito da rete fissa) o allo 0442.622867 (per chiamate da cellulare) oppure scrivendo a prenota.trasfusionale@aulsslegnago.it

Il nuovo Centro prelievi si raggiunge a piedi da viale Rizzardi o direttamente dai tre piani interrati di parcheggi con ingresso da via Ghedini (a fianco dell’ex ingresso di Casa Perez). Il parcheggio per i donatori è gratuito: per annullare il biglietto basta consegnare in portineria il foglio di avvenuta donazione consegnato dal personale del Centro prelievi.

Al primo piano per la donazione si accede direttamente senza effettuare l’accettazione.

 

 

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