Perché donare il 5Xmille al"Sacro Cuore": lo spiega un video

Guarda il video della campagna “5Xmille” a favore della ricerca sanitaria dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria: solo con la solidarietà possiamo sconfiggere le malattie, ridonando speranza nel futuro a molte persone

“Insieme nella ricerca, più forti nella cura”: non è solo uno slogan, ma una convinzione. La solidarietà è il motore della vita sociale e lo è anche della ricerca. Il 5Xmille non è una semplice donazione, ma un mezzo attraverso il quale ciascuno di noi può contribuire a sconfiggere le malattie e dare nuova speranza a coloro che soffrono. Clicca il bottone qui sotto DONA ORA e potrai vedere il video di presentazione della nostra campagna e avere tutte le informazioni su come devolvere il 5Xmille a favore della  ricerca sanitaria dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

DONA ORA

Anche in epoca Covid, al "Sacro Cuore" il papà entra in sala parto

La pandemia costringe ad adottare misure ‘restrittive’ per la sicurezza di tutti. Ma il “Sacro Cuore Don Calabria” non ha voluto togliere ai futuri papà la gioia di assistere alla nascita del loro figlio, anche a coloro che, positivi al Covid, non possono essere fisicamente presenti in sala parto. Ecco come

La nascita di un figlio, di ogni figlio, è un momento irripetibile, sia per la mamma e sia per il papà, che l’Ostetricia del “Sacro Cuore Don Calabria” ha voluto preservare anche e nonostante il Covid 19, assumendo tutte le misure necessarie perché il partner possa stare vicino alla partoriente senza venir meno alla sicurezza della futura mamma, del bambino, dei sanitari e delle altre degenti.

Per questo in prossimità della presunta data del parto – circa una settimana prima dei monitoraggi programmati – sia la gestante che il partner vengono sottoposti gratuitamente al tampone naso-faringeo per la ricerca del virus SARS Cov2.

Se il travaglio inizia prima dell’esecuzione del tampone o del referto di quest’ultimo, il padre può assistere ugualmente al travaglio e al parto con tutte le precauzioni necessarie e rimanere in reparto, sempre con mascherina e mantenendo il distanziamento, per le prime due ore successive alla nascita. Alla partoriente, invece, il tampone viene fatto all’ingresso in reparto. Appena possibile anche il  papà viene sottoposto a tampone e potrà accedere in reparto nei giorni seguenti se il suo tampone e quello della mamma sono entrambi negativi.

Il partner NON può entrare in sala parto SOLO se all’ingresso in ospedale nei punti del triage gli vengono rilevati sintomi riconducibili al Covid-19, se la gestante è positiva al tampone o sospetta tale  o se sottoposto alla misura dell’isolamento domiciliare fiduciario perché positivo a Covid-19 o per contatto ravvicinato con persona positiva. Anche in queste circostanze il “Sacro Cuore Don Calabria” ha voluto creare il modo affinché il futuro papà possa assistere alla nascita: tramite tablet o videochiamata.

 

 

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Le radiazioni che curano le "tempeste del cuore"

STAR o  radioterapia stereotassica ablativa per le aritmie ed è una procedura innovativa che coniuga cardiologia e radioterapia, quest’ultima impiegata tradizionalmente per la cura dei tumori. L’IRCCS di Negrar è il primo centro in Italia per numero di interventi e per aver impiegato in questo trattamento uno speciale corpetto che rende la metodica totalmente non invasiva anche per quanto riguarda la diagnostica

La sensazione è quella dello svenimento imminente, ma prima della perdita di coscienza interviene il defibrillatore. E non senza dolore. Una condizione sopportabile quando le tachicardie ventricolari causate da gravi cardiomiopatie dilatative sono rare, ma nei casi in cui si scatenano anche una ventina di “storm aritmici” al mese non rispondenti ai farmaci, l’aspettativa e la qualità di vita peggiorano fatalmente. E’ il caso dei tre pazienti che da marzo ad oggi (l’ultimo giovedì scorso) sono stati sottoposti all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) a un trattamento innovativo e non invasivo chiamato STAR o radioterapia stereotassica ablativa per le aritmie.

Si tratta di una metodica promettente che coniuga cardiologia e radioterapia, questa normalmente impiegata nella cura di tumori. Essa richiede un’elevata esperienza nell’impiego di alte tecnologie sia nel campo radioterapico che cardiologico. Per tutti questi motivi sono ancora pochi i centri al mondo ad effettuarla: l’IRCCS di Negrar è quello che registra in Italia la casistica più alta con tre pazienti finora trattati ed è l’unico ospedale ad effettuare un trattamento totalmente non invasivo, anche per quanto riguarda la parte diagnostica, grazie all’utilizzo di uno speciale elettrocardiogramma indossabile dal paziente come un corpetto.

Per la cura multidisciplinare delle gravi cardiopatie si apre quindi una nuova prospettiva che potrebbe interessare i 750 pazienti in Italia affetti da queste patologie, una piccola ma importante percentuale, in termini di costi umani e sanitari, delle 15mila persone portatrici di pacemaker.

La procedura si svolge in un’unica seduta della durata di pochi minuti, nel corso della quale le aree del cuore dove nascono le aritmie vengono colpite da un fascio di radiazioni ionizzanti con precisione millimetrica, creando una cicatrice omogenea tale da interrompere il “cortocircuito” cardiaco. Il trattamento non ha richiesto ricovero e dopo brevissimo periodo di osservazione i pazienti sono ritornati a casa. Attualmente le loro condizioni sono buone.

“Le linee guida prevedono il trattamento di questi pazienti con ablazione transcatetere che utilizza la radiofrequenza veicolata attraverso cateteri che vengono posizionati nel cuore, nel punto in cui è presente il ‘cortocircuito’ che fa scatenare le aritmie – spiega il dottor Giulio Molon, direttore della Cardiologia – Si tratta di una procedura ad alto rischio in persone il cui quadro clinico è già gravemente compromesso da infarti pregressi e da aritmie frequenti controllate dal defibrillatore. Il defibrillatore della prima paziente, che abbiamo trattato a marzo in piena pandemia, per esempio, ha registrato 104 aritmie in tre mesi, un ‘super lavoro” che ha portato alla sostituzione precoce del dispositivo. In questi casi le armi convenzionali che disponiamo – farmaci e ablazione transcatetere – sono inefficaci o ad alto rischio. La radioterapia, invece, dà buoni risultati. Se la terapia si dimostrasse efficace e sicura su ampi numeri potrebbe essere applicata in futuro a ogni tipo di aritmia”.

“STAR è un’estensione della radioterapia stereotassica, già nota come efficace e poco invasiva in oncologia, nel campo cardiologico”, spiega Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata del “Don Calabria” e professore associato all’Università di Brescia. “Impiegata correntemente per il trattamento dei tumori primitivi o metastatici, questo tipo di sistema consente l’erogazione di alte dosi direttamente sul tumore con estrema precisione e con un ridotto coinvolgimento dei tessuti sani circostanti. Lo stesso meccanismo avviene nelle aree del cuore che scatenano le aritmie le cui cellule, grazie alle radiazioni, subiscono un danneggiamento tale da portarle alla morte. Si viene così a formare una cicatrice omogenea che impedisce il formarsi del ritmo anomalo”.

Per identificare nel modo più accurato possibile il sito specifico da trattare e salvaguardare il resto del cuore, per la prima volta in Italia sono state utilizzati in questo trattamento esami diagnostici totalmente non invasivi come la risonanza magnetica cardiaca, la PET, la Tc e un innovativo sistema indossabile dallo stesso paziente.

“Tecnicamente è un Elettrocardiogramma – illustra Molon – ma si presenta come un corpetto totalmente coperto da elettrodi. Questo consente dopo esecuzione di Tc e dopo aver indotto la tachicardia ventricolare tramite defibrillatore, di aver un mappaggio tridimensionale completo del muscolo cardiaco all’interno del quale individuare perfettamente la sede da trattare”.

Il primo studio STAR, condotto su 5 pazienti, è stato pubblicato nel 2017 su New England Journal Medicine. “E’ una tecnica ‘giovane’, rimangono da definire i risultati come pure i rischi ed i possibili effetti indesiderati, sia a breve che a lungo termine. Serviranno dati più robusti e studi prospettici con numero di pazienti adeguato per poterne confermare la validità. Ma le premesse sono molto buone”, precisano i due primari.

Nella foto di copertina: da sinistra il dottor Giulio Molon, il professor Filippo Alongi e il dottor Niccolò Giaja Levra
Nella foto allegata: lo speciale elettrocardiogramma indossabile come un corpetto

Nel video:  il dottor Molon e il professor Alongi spiegano la procedura. Sotto anche in english version


Centro prelievi

Il Centro prelievi si trasferisce nella nuova struttura d'ingresso

Centro prelievi

Nuova collocazione del Centro prelievi: dal “Sacro Cuore” alla nuova struttura d’ingresso di viale Rizzardi. Questo a partire da mercoledì 22 luglio. La nuova sede è raggiungibile direttamente in auto dai parcheggi interrati salendo prima al piano terra per l’accettazione e poi al primo piano per eseguire l’esame. E’ sempre attiva la prenotazione on line o telefonica. 

A partire da mercoledì 22 luglio, il Centro prelievi dell’Ospedale di Negrar sarà trasferito dal “Sacro Cuore” nella nuova struttura con ingresso pedonale da viale Rizzardi, inaugurata lo scorso 19 giugno. Ai donatori di sangue, invece, la nuova sede sarà accessibile dal 29 luglio.

L’ingresso diretto alla palazzina è possibile dai parcheggi interrati di via Ghedini, salendo al piano terra dove sono collocati gli sportelli per l’accettazione. Svolta questa operazione, si passa al primo piano per effettuare il prelievo – in base al numero di chiamata –  nei sette ambulatori dedicati.

Per ridurre l’attesa ed evitare gli assembramenti, rimane il sistema di prenotazione on line (su www.sacrocuore.it bottone “prelievo senza coda”) oppure telefonico al numero 045.6013081. In questo modo si può scegliere l’orario più adeguato alle proprie esigenze: dal lunedì al venerdì nella fascia dalle 6 alle 8.15 o il sabato dalle 7 alle 10.30. Con la prenotazione non è necessario prelevare il biglietto dal totem “elimina coda” collocato all’entrata, ma solo attendere di essere chiamati dagli sportelli dell’accettazione in base all’orario dell’appuntamento.

Si ricorda che l’accesso senza prenotazione è possibile solo dal lunedì al venerdì e fino alle 7.30. Il sabato SOLO su prenotazione.

Il trasferimento di sede non è la sola novità del Centro prelievi. Nel processo di gestione del prelievo è stato introdotto un sistema di etichettatura robotica delle provette, che garantisce maggiore sicurezza nell’identificazione del prelievo. In pratica le etichette non vengono consegnate al paziente all’accettazione e poi applicate a mano sulle provette nel momento del prelievo, ma l’operatore sanitario preleva direttamente dal ‘robottino’ le provette già etichettate dopo aver digitato sullo stesso il numero di accesso del paziente.

“Come per tutta la palazzina, anche il nuovo centro prelievi è stato realizzato e organizzato tenendo conto delle esigenze del paziente”, spiega il dottor Antonio Conti, direttore del Laboratorio di Analisi cliniche. “Esigenze di sicurezza, innanzitutto. Ma anche di comodità. La nuova sede è raggiungibile direttamente dai parcheggi e ha a disposizione spazi più ampi di attesa oltre che un maggior numero di ambulatori per i prelievi. La prenotazione on line e telefonica inoltre ci permette di ridurre le attese e di evitare gli assembramenti. Chiedo solo un po’ di pazienza (soprattutto nei primi giorni) e la puntualità tenendo conto che sono in vigore tutte le misure di contenimento del contagio all’ingresso: misurazione della temperatura corporea, controllo dell’impiego corretto della mascherina e igenizzazione delle mani”.

I tre piani interrati del nuovo ingresso dispongono di 308 stalli per i parcheggi, di cui 48 dedicati ai disabili. Il costo minimo è di 1 euro, per le ore successive 30 centesimi ogni 15 minuti. Per i disabili, forniti di tesserino, il parcheggio è gratuito.


L'albero con le radici in alto, simbolo dell'Opera Don Calabria

L’artigiano veronese Marco Bonamini, maestro del ferro, descrive la splendida opera intitolata “La Quercia della Speranza”, un monumentale albero rovesciato, che con i suoi 7,5 metri copre un’altezza che va dal secondo a quarto piano della nuova palazzina d’ingresso dell’ospedale

«Le opere degli uomini cominciano con una grande base, e terminano in punta; mentre quelle di Dio cominciano con un punto, e si allargano sempre più. – Le opere degli uomini sono come una piramide che poggia in terra; quelle di Dio vi appoggiano appena la punta. – Noi abbiamo le radici in su»

(citazione contenuta in O. Foffano, Giovanni Calabria, Ferrara, 1956).

“Quando mi è stato proposto di realizzare l’opera da collocare all’interno dell’ospedale di Negrar ho pensato subito alla quercia. La quercia è una pianta forte, longeva che fissa le sue radici al terreno per poter resistere alle intemperie e sostenere la sua imponenza. Oggi io, quella imponenza, la identifico molto nella forza del luogo dell’ospedale, dove abitano persone bisognose di cure e – proprio perché bisognose -la identifico anche nella loro forza di spirito”.

Così Marco Bonamini, artigiano veronese e titolare della Bonamini Mario Maestro del Ferro S.N.C. Di Bonamini Marco, descrive di come è sorta l’idea della nascita della scultura  “La Quercia della Speranza”, un albero rovesciato con le radici in alto che rappresenta l’Opera fondata da San Giovanni Calabria, la quale riceve nutrimento per vivere dal Cielo e non dagli uomini. L’opera è collocata nel vano luminoso nella parte centrale del nuovo ingresso dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Si tratta di un lavoro artistico monumentaleche con i suoi 7,5 metri (per 13 quintali di peso) copre un’altezza che va dal secondo a quarto piano (vedi i due video in fondo a questo articolo).

Perché una quercia? Così risponde Bonamini

“La quercia come segno della vita. La vita è un dono e Qualcuno ce l’ha donata. Ciascuno di noi ha la responsabilità di averne cura. E’ inevitabile quando pensiamo alla responsabilità far riferimento a ciò che la alimenta, dove poggia e prende vigore. Per una persona che si ammala e che viene curata, in ballo ha proprio la vita ed il suo senso. La cura prestata dalla sapienza dei medici è per ridonare la vita nella salute ed ha effetto maggiore qualora l’ammalato trova la voglia di vivere, la voglia di reagire. La quercia ha la caratteristica di una vita secolare perché nella sua natura c’è la fortezza, c’è la resistenza e nella sua maestosità la tendenza ad aprirsi al cielo, alla luce!

La quercia come segno di ospitalità.

L’esempio ci viene incontro dalla Bibbia: Abramo, senza eredi e senza più speranza, si riposa all’ombra della Quercia di Mamre. Quando vede arrivare tre viandanti, con un gesto inusuale, corre loro incontro e, riconoscendo in essi la presenza dell’Altissimo, li implora di accettare la sua ospitalità. La quercia diviene il luogo dell’accoglienza. L’ospedale è il luogo dell’accoglienza, prima ancora della cura.

La quercia come segno di legame con il cielo e ponte per la Speranza.

La quercia rovesciata è per Marco il simbolo della conversione dell’uomo e delle sue opere. E’ necessario (lo abbiamo visto in questo periodo di pandemia) ritornare all’origine divina, ritornare a Colui che ci dona la vita e che per primo ci ha accolto, con tutta la nostra fragilità umana. Per rinascere più saldi, forti e nuovi. La vita eterna prende nutrimento dall’energia celeste. Come diceva don Calabria: “L’Opera è il rovescio del mondo, ha i suoi fondamenti non in terra ma in cielo”. Noi abbiamo le radici della nostra vita ancorate in su, al cielo. La nostra quercia (la vita) dipende dalle nostre radici. Sia come tradizione, sia come sguardo verso Qualcuno che ci ha fatti.

Un accenno alla tecnica costruttiva dell’opera

Si parla di ferro battuto proprio perché si sono prese delle lamiere, arroventate al calor rosso sulla forgia e battute a mano sull’incudine, per dare loro la forma dell’albero. Le singole parti sono state saldate assieme. Anche le foglie sono state formate sull’incudine, dando loro quel movimento che nella realtà ne sono caratteristica. Se ben si guardano, sono sì tutte simili, ma anche tutte diverse perché battute (create) a mano, con fatica e sudore.

Chi è Marco Bonamini

La sensibilità estetica, l’interiorizzazione e la successiva realizzazione artistica dei sentimenti umani, il maestro Marco l’ha acquisita alla scuola del padre Mario. Questo lungo apprendistato ha permesso a Marco di avere la sensibilità necessaria alla realizzazione dell’ulivo, sempre in ferro battuto, esposto nel Cenacolo a Gerusalemme quale simbolo della compresenza delle tre religioni monoteiste; della creazione del monumento reliquiario a San don Calabria, con le mani imploranti e che si trova in un posto tanto caro al Santo in quanto organizzava i campiscuola per i ragazzi (Castelcerino di Soave) ed a molte altre opere (vedi ad esempio il memorial ai donatori di sangue di Cazzano di Tramigna) tutte improntate alla valorizzazione dell’Uomo e della sua aspirazione al Bene ed alla solidarietà umana.


Boom di nascite: ecco come il "Sacro Cuore" sta affrontando l'emergenza

La chiusura del Punto Nascita del maggiore Ospedale cittadino ha comportato un sovraccarico di attività  presso il “Sacro Cuore Don Calabria”, come in tutta la provincia. Si consiglia pertanto alle future mamme di telefonare sempre prima di recarsi in ospedale;  sarà poi il personale a valutare se si rende necessario il dirottamento in un’altra struttura con maggiore disponibilità logistica in quel momento, al fine di garantire la massima sicurezza per la donna e il bambino.

Come è noto, il 12 giugno, sono state chiuse la Terapia neonatale, quella pediatrica e l’Ostetricia dell’Ospedale della Donna e del Bambino dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, che nell’ultimo anno ha registrato 3600 parti. Questo ha comportato un notevole aumento dell’attività in tutti i restanti punti nascita della provincia scaligera. Anche di quello dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.

L’Ostetricia, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, ha visto dal 12 giugno la nascita di 170 bambini, con un incremento, rispetto al mese precedente, del 186%.

Per far fronte all’emergenza in Ostetricia sono stati prolungati i turni dei medici e raddoppiato il numero dei ginecologi di guardia e i reperibili di notte.  Per quanto riguarda le ostetriche non solo è stato prolungato l’orario di servizio, ma sono stati rafforzati i turni con 1 o 2 unità in più per turno, introducendo anche altro personale ostetrico per incrementare il supporto alle neo mamme all’inizio dell’allattamento. Anche la Pediatria sta sostenendo uno sforzo straordinario. Infatti oltre ad aver messo a disposizione i propri posti letto a seconda delle esigenze per accogliere le puerpere, ha esteso per tutto l’arco della settimana l’attività dell’ambulatorio di Neonatologia (prima attivo solo due giorni) per consentire in tutta sicurezza le dimissioni precoci del neonato (entro le 48). Inoltre al Nido è stata rafforzata l’assistenza infermieristica e medica con un’infermiera e un medico in più anche il sabato e la domenica.. Infine anche l’attività del Dipartimento di Anestesia è stato rimodulata in mondo da garantire h24 la partoanalgesia.

Tuttavia, nonostante tutte le forze messe in campo, può succedere (ed è già accaduto) che si presenti la necessità di trasferire le partorienti in altri punti nascita della provincia. Questo per garantire la massima sicurezza e assistenza alla donna e al nascituro.

In proposito vorremmo tranquillizzare tutte le mamme e dare anche delle indicazioni.

I punti nascita della provincia di Verona sono in rete, cioè costantemente in collegamento per accogliere nel modo migliore e in qualsiasi momento le partorienti. Quindi in ogni punto nascita è garantito lo stesso livello di assistenza e tecnologico.

E’ consigliabile prima di recarsi in ospedale telefonare sempre allo 045.6013358 per avvisare del proprio arrivo e per assicurarsi della disponibilità delle sale parto in quel momento. Sarà poi il personale in base all’imminenza del parto e alla situazione logistica contingente se consigliare o meno alla futura mamma di rivolgersi ad un’altra struttura. Tutti parti in urgenza sono garantiti e il costante collegamento con il 118 consente di dirottare in tempo reale la partoriente che arriva in ambulanza nella struttura con maggiori disponibilità.

Tutto il personale dell’Ostetricia è perfettamente consapevole quanto questa emergenza provochi comprensibilmente molta ansia nelle donne che stanno per dare alla luce il loro bambino. Ma nello stesso tempo assicura il proprio impegno nel far sì che l’evento unico della nascita sia vissuto dai genitori con la massima serenità e sicurezza.


Melanoma allo stadio avanzato: la metà dei pazienti guarisce

Il melanoma fa meno paura: l’87% dei pazienti sopravvive a 5 anni e la metà di coloro che hanno avuto una diagnosi di malattia avanzata guarisce. “Ma sul piano della prevenzione è necessario fare di più, facendo attenzione al sole”, ammonisce la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica.

E’ da sempre uno dei tumori più temuti, ma oggi i dati dimostrano che può essere curato con successo: l’87% dei pazienti affetti da melanoma sopravvive a cinque anni. Questo grazie alla diagnosi e ai trattamenti chirurgici precoci e all’introduzione di farmaci di nuova generazione che dimostrano la loro efficacia nei pazienti affetti da malattia avanzata. “Ma si deve fare di più sul fronte della prevenzione”, ammonisce la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e presidente della Fondazione AIOM. Fondazione che da poco ha dato alle stampe proprio un Quaderno informativo sul melanoma. (scarica il Quaderno)

Aumentano i casi tra i giovani: serve più prevenzione

Di fronte a un dato positivo, ce n’è un altro infatti che preoccupa gli oncologi: delle 12.300 diagnosi registrate in Italia nel 2019, il 20% riguarda pazienti al di sotto dei 40 anni.

“Se riconosciuto precocemente, il melanoma può essere curato con successo anche solo con l’intervento chirurgico. E la diagnosi precoce è possibile perché il melanoma, a differenza di altri tumori, è visibile. Invece con il passare del tempo può diffondersi ad altri organi ed essere fatale – spiega la dottoressa Gori -. Per questo è fondamentale far attenzione alla propria pelle e rivolgersi subito allo specialista per qualsiasi cambiamento dell’aspetto della cute. Si deve fare di più per la prevenzione anche con un’esposizione solare accorta e protetta: purtroppo i rischi legati alle radiazioni ultraviolette naturali e anche ai lettini abbronzanti sono ancora troppo sottovalutati in particolare dai più giovani, con un numero crescente di nuovi casi al di sotto dei 40 anni”.

Prendere il sole fa bene ma non senza protezione

Il sole fa bene alla nostra salute e al nostro umore, ma deve essere preso con moderazione (evitando le ore centrali della giornata) e mai senza la protezione delle crema solare. Non esiste una crema a schermo totale. Soprattutto per coloro che corrispondono al fototipo cutaneo chiaro (capelli biondi o rossi, pelle e occhi chiari) è raccomandabile utilizzare un fattore di protezione non inferiore a 50+. Con l’accortezza di ripetere l’applicazione almeno ogni due ore. Così come una visita dermatologica annuale è altamente raccomandata per le persone che presentano un elevato numero di nevi e/o nevi atipici.

 Malattia avanzata: nella metà dei casi si guarisce

“La diagnosi precoce resta la prima arma vincente per configgere questo tumore – sottolinea l’oncologa -. Tuttavia non bisogna dimenticare che nel 10% dei casi, il melanoma è di difficile riconoscimento perché si manifesta in maniera anomala. Sono infatti circa 2000 i pazienti che ogni anno ricevono una diagnosi di malattia avanzata o vengono sottoposti a intervento chirurgico per una neoplasia che può essersi estesa anche ai linfonodi loco-regionali. Per questi pazienti oggi possiamo fare molto, tanto che la metà di loro va incontro a guarigione”.

Grazie a farmaci di nuova generazione

“Anche nei casi in cui la malattia è stata asportata chirurgicamente ma c’è un elevato rischio di recidiva, si possono infatti impiegare terapie adiuvanti che dimezzano la probabilità di ricadute – spiega Alessandro Minisini del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale-Udine e curatore del Quaderno Melanoma – . Si tratta di utilizzare farmaci a bersaglio molecolare, mirati a specifici target presenti sulle cellule tumorali, oppure immunoterapici anti PD-1 che potenziano la risposta del sistema immunitario del paziente nei confronti del tumore. Entrambe le categorie di farmaci si sono dimostrate efficaci nel migliorare la sopravvivenza libera da ripresa di malattia nei pazienti operati radicalmente e con linfonodi interessati dalla malattia. Questi farmaci hanno anche aumentato la sopravvivenza globale nei pazienti con melanoma in stadio avanzato”.

Per ogni caso una terapia “su misura”

La scelta della terapia dipende dall’analisi dettagliata delle caratteristiche del tumore, che può identificarne i ‘punti deboli’ della neoplasia, consentendo trattamenti mirati e più efficaci – conclude la dottoressa Gori – Le terapie adiuvanti vengono impostate dopo un’analisi dettagliata e multidisciplinare del tumore. Per esempio, la mutazione del gene BRAF è riscontrata in circa il 50% dei casi e se presente può indicare l’opportunità di usare specifici farmaci a bersaglio molecolare; gli immunoterapici, invece, possono essere scelti indipendentemente dalla presenza della mutazione”.


Il Maestro Poli racconta il suo San Giovanni Calabria

Porta la firma del Maestro Albano Poli, artista veronese conosciuto in tutto il mondo, la statua che rappresenta San Giovanni Calabria davanti al nuovo ingresso dell’ospedale. Un’opera monumentale dedicata al prete che durante la guerra accolse il “fanciullo” Albano

Albano Poli, fondatore dell’atelier Progetto Arte Poli, è un artista conosciuto in tutto il mondo per le sue opere. Ma è anche un “buon fanciullo”, uno dei ragazzi poveri accolti nella casa fondata da San Giovanni Calabria nel 1907 in una stretta stradina di Verona – vicolo Case Rotte – poi trasferita a San Zeno in Monte, sopra una collina che domina la città scaligera. Quel prete che ha fuso la sua vita con il Vangelo, il Maestro Poli non l’ha mai dimenticato. Nemmeno i riconoscimenti ricevuti in tutto il mondo per le sue opere, in particolare in vetro, sono stati sufficienti per cancellare tutto il bene ricevuto da don Giovanni durante e dopo la seconda Guerra mondiale. A quel prete ha infatti ha dedicato il lavoro di realizzazione della statua che oggi accoglie il visitatore all’ingresso del nuovo ospedale.

Si tratta di una scultura monumentale alta 2,30 metri, realizzata interamente in bronzo con la tecnica a fusione persa e posta in un basamento di marmo giallo reale della Lessinia, per un totale di 3,3 metri di altezza e 20 quintali di peso. “Avere la possibilità di realizzare una scultura dedicata ad un santo che ho avuto la possibilità di incontrare personalmente e che mi ha lasciato il segno nel mio animo grazie al suo operato, è un onore che non credo ricapiterà”, afferma il Maestro Poli, “La realizzazione di questa scultura mi ha dato la possibilità di studiare più da vicino la storia di questo nostro Santo aggiungendo ai miei ricordi parole che prima non conoscevo e che li hanno illuminati di una luce e di un senso nuovo”

Ma ascoltiamo direttamente il Maestro Albano Poli che nel video allegato racconta il “suo” San Giovanni Calabria.


La prima retina artificiale liquida porta la firma anche del "Sacro Cuore"

Sviluppato il primo modello sperimentale di retina artificiale liquida, un progetto tutto italiano di cui fa parte anche l’IRCCS di Negrar. E’ formata da una soluzione acquosa in cui sono sospese nanoparticelle fotoattive che sostituiscono funzionalmente i fotorecettori danneggiati da malattie degenerative e invecchiamento, che in alcuni casi possono portare alla cecità completa

Dalla collaborazione tra i ricercatori del Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, coordinato da Fabio Benfenati, e un team del Center for Nano Science and Technology dell’IIT di Milano, coordinato da Guglielmo Lanzani, con l’Unità operativa di Oculistica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), diretta dalla dottoressa Grazia Pertile, nasce l’idea rivoluzionaria di realizzare una protesi artificiale liquida di retina, per contrastare in futuro gli effetti di malattie come la Retinite pigmentosa e la degenerazione maculare legata all’età che portano alla progressiva degenerazione dei fotorecettori della retina, causando cecità.

Il team multidisciplinare vede coinvolti anche partner scientifici come l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e il CNR di Bologna. La ricerca, inoltre, ha potuto contare sul supporto della Fondazione 13 Marzo, Fondazione Ra.Mo., Rare Partners srl e Fondazione Cariplo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Nature Nanotechnology, rappresenta lo stato dell’arte nell’ambito delle protesi retiniche ed è un’evoluzione del modello di retina artificiale planare sviluppato dallo stesso team nel 2017 (Nature Materials 2017, 16: 681-689): un foglietto ricoperto di polimero che una volta impiantato nell’occhio si comporta come un minuscolo pannello fotovoltatico capace di trasformare l’impulso luminoso in impulso elettrico al cervello per la formazione dell’immagine.

Il modello di retina artificiale di “seconda generazione” è biocompatibile, ad alta risoluzione ed è costituita da una componente acquosa in cui sono sospese nanoparticelle polimeriche fotoattive realizzate ad hoc nei laboratori IIT, delle dimensioni di circa 1/100 del diametro di un capello, che prendono il posto dei fotorecettori danneggiati.

La naturale stimolazione luminosa delle nanoparticelle provoca l’attivazione dei neuroni retinici risparmiati dalla degenerazione, mimando così il processo cui sono deputati i fotorecettori della retina nei soggetti sani.

Rispetto ad altri approcci già esistenti, la nuova natura liquida della protesi assicura interventi più brevi e meno traumatici che consistono in microinieizioni delle nanoparticelle direttamente sotto la retina, dove queste restano intrappolate prendendo il posto dei fotorecettori degenerati, oltre a una maggior efficacia.

I risultati sperimentali dimostrano che l’innovativa tecnica rappresenta una valida alternativa ai metodi utilizzati fino ad oggi per ripristinare la capacità fotorecettiva dei neuroni retinici preservandone la risoluzione spaziale, gettando basi solide per futuri studi clinici sull’uomo. Inoltre, lo sviluppo di questi nano-materiali fotosensibili apre la strada a nuove applicazioni nel campo delle neuroscienze e della medicina.

“La procedura chirurgica per l’iniezione sottoretinica delle nanoparticelle fotoattive è minimamente invasiva e potenzialmente replicabile nel tempo, a differenza delle protesi retiniche planari – afferma Grazia Pertile, Direttrice dell’Unità Operativa di Oculistica dell’ IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar – Il tutto mantenendo i vantaggi della protesi polimerica, che è naturalmente sensibile alla luce che entra nell’occhio e non necessita di occhiali, telecamera o sorgenti di energia esterne.”

“I nostri risultati sperimentali evidenziano la potenziale rilevanza dei nanomateriali nello sviluppo di protesi retiniche di seconda generazione volte a curare la cecità degenerativa retinica, rappresentando un fondamentale passo avanti. – dichiara Fabio Benfenati, Direttore del Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’IIT di Genova – La creazione di una retina artificiale liquida ha grandi potenzialità per assicurare un campo visivo ampio e una visione ad alta risoluzione. Racchiudere i polimeri fotoattivi in piccole particelle di dimensioni inferiori ai fotorecettori, aumenta la superficie attiva di interazione con i neuroni retinici, permette di coprire agevolmente l’intera supeficie della retina e di scalare la fotoattivazione a livello di singolo neurone”.

“In questo lavoro abbiamo applicato le nanotecnologie alla medicina. – aggiunge Guglielmo Lanzani, Direttore del Center for Nano Science and Technology dell’IIT di Milano – In particolare abbiamo fabbricato in laboratorio nanoparticelle polimeriche simili a gomitoli che si comportano come minuscole celle fotovoltaiche, a base di carbonio e idrogeno, componenti fondamentali della biochimica della vita. Una volta iniettati nella retina le nanoparticelle formano piccoli aggregati di dimensioni confrontabili a quelle delle cellule, e si comportano di fatto come fotorecettori artificiali.”

Su: https://www.facebook.com/ospedalesacrocuoredoncalabria/ l’intervista della dottoressa Grazia Pertile al Tg3 Veneto

 


Nuovo e unico ingresso: dove parcheggiare

Con la nuova struttura d’ingresso dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria sono stati allestiti 308 posti auto/moto distribuiti su tre piani interrati. Basta poi salire al piano terra per accedere alla grande hall d’ingresso da cui partono tutti i percorsi

La nuova struttura d’ingresso comprende tre piani interrati adibiti a parcheggio per un totale di 308 posti, di cui 25 per moto e motocicli e 48 per disabili.

  • Come arrivo ai nuovi parcheggi
    La rampa è in via Ghedini a fianco dell’ingresso di Casa Perez
  • Quanto costa parcheggiare?
    Fino a mercoledì 1 luglio il parcheggio è gratuito. Dal 2 luglio i primi 15 minuti sono gratuito. La tariffa è 1 euro fino ad 1 ora,  e  30 centesimi ogni 15′ successivi
  • Per i disabili è gratuito?
    Per i disabili muniti di tesserino il parcheggio è gratuito. Lo è anche per i donatori di sangue. Il biglietto viene annullato in portineria
  • Come arrivo nelle nuova struttura?
    Tramite gli ascensori piano 0 o attraverso le scale. Dalla grande hall partono i percorsi per il Sacro Cuore (rosso), Don Calabria (arancione) e Poliambulatori (giallo oppure -2 dalla hall)
  • Devo andare a Casa Perez-Casa Nogarè- Casa Clero
    Dalla hall scendere a – 1 uscita giardino
  • Devo recarmi al Sacro Cuore con una persona disabile cosa devo fare?
    Per:
    Titolari del contrassegno disabili che devono sottoporsi ad esami/visite/ricoveri
    Entrate brevi per far salire in automobile persone con difficoltà motoria
    Donne in stato di gravidanza
    Urgenze notturne
    è riservato l’ingresso al Sacro Cuore da via Salgari, rampa del parcheggio multipiano ma senza entrare nel parcheggio. L’ingresso è dotato di campanello e sarà verificato il diritto all’accesso prima dell’apertura della sbarra