A Verona si incontrano i responsabili delle missioni calabriane nel mondo

Si conclude oggi l’incontro dei Delegati con il Consiglio Generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, riuniti a San Zeno in Monte per iniziare l’organizzazione del Capitolo della Congregazione che si terrà il prossimo anno
Si conclude oggi l’incontro dei responsabili di tutte le missioni dell’Opera Don Calabria nel mondo. I Delegati, come sono chiamati nel linguaggio ecclesiastico, si sono riuniti a San Zeno in Monte presso la Casa Madre dell’Opera insieme al Consiglio Generale per iniziare la programmazione del XII Capitolo della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, che si terrà nella primavera del prossimo anno.
Durante l’assemblea, iniziata martedì 12 marzo, sono stati affrontati in particolare due argomenti. Anzitutto si è parlato del metodo di lavoro collegiale con il quale si cercherà di coinvolgere tutta la Famiglia calabriana, religiosi e laici, nella preparazione del Capitolo. In secondo luogo ci si è confrontati sul tema della rilettura del Carisma calabriano alla luce delle sfide dei tempi attuali, con l’obiettivo di individuare quello che sarà il filo conduttore di tutto il percorso capitolare.
I Poveri Servi della Divina Provvidenza sono organizzati in sei Delegazioni e una Missione. Le Delegazioni rappresentate nell’incontro di questi giorni sono le seguenti:
– Delegazione San Giovanni Calabria (Italia, Portogallo e Romania – Delegato don Ivo Pasa)
– Delegazione Nossa Senhora Aparecida (Brasile – Delegato don Gilberto Bertolini)
– Delegazione Maria Inmaculada (Argentina, Uruguay e Paraguay – Delegato don Fernando Speranza)
– Delegazione Mama Muxima (Angola – Delegato don Timoteo Hamuyela)
– Delegazione Ish Kripa (India – Delegato don Manoj Ethirvelil)
– Delegazione Mary Mother of the Poor (Filippine – Delegato don Rey Olan)
– Missione St. Joseph (Kenya – Responsabile fratel Olinto Bet)
Oltre ai Delegati è presente il Consiglio Generale con il Casante padre Miguel Tofful, l’economo generale fratel Gedovar Nazzari, che è anche presidente dell’ospedale di Negrar, fratel Matteo Rinaldi, don Luciano Squizzato e don Abraham Odalany. Alcuni momenti dell’assemblea hanno visto inoltre la partecipazione delle Sorelle Povere Serve della Divina Provvidenza.
Nel mondo l’Opera Don Calabria può contare su oltre 300 religiosi e 100 religiose, oltre a quasi 9mila collaboratori laici. Le attività portate avanti sono in ambito pastorale (oltre 70 fra parrocchie, seminari e case di spiritualità), socio-educativo (più di 150 fra scuole, centri diurni, centri di accoglienza, case famiglia…), sanitario e socio-sanitario (4 ospedali, fra i quali il Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, oltre a diverse attività ambulatoriali).
Il Capitolo Generale, la cui organizzazione è al centro dell’assemblea di questi giorni, si svolge ogni sei anni ed è il momento di massima espressione collegiale nella vita di una Congregazione. Ha una funzione di verifica, di programmazione e di regolamentazione dell’istituto. Inoltre durante il Capitolo si procede all’elezione del Superiore Generale e del suo Consiglio.
"Come va il tuo respiro": è in miglioramento quello dei veronesi

Lo studio epidemiologico sulla salute respiratoria dei veronesi ha rilevato una situazione stabile o in lieve miglioramento rispetto a otto anni fa: venerdì 15 marzo in un convegno saranno illustrati i dati completi della ricerca
Sono risultati sorprendenti ed incoraggianti quelli rilevati dallo studio “Come va il tuo respiro” (vedi articolo), l’indagine epidemiologica sulla salute respiratoria dei veronesi condotto dalla Pneumologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar in collaborazione con il Comune scaligero e l’Ulss 9. Lo stesso campione statisticamente significativo di cittadini oggetto otto anni fa dello studio “Scopri il tuo respiro”, è stato “richiamato” a verificare la salute del propri polmoni che è risultata stabile o addirittura in lieve miglioramento.
E’ quanto hanno illustrato questa mattina tutti gli attori dello studio in una conferenza stampa nella sede del Comune di Verona a cui sono intervenuti Marco Padovani, assessore alle Strade e Giardini, decentramento e Servizi tecnici circoscrizionali; Mario Piccinini, amministratore delegato dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria; Carlo Pomari, responsabile della Pneumologia della stessa struttura; Massimo Guerriero, biostatistico e Denise Signorelli, direttore sanitario dell’ULSS 9. E’ intervenuto anche Adriano Tomba, segretario generale della Fondazione Cattolica Assicurazioni, che assieme a Chiesi Italia, Agsm e VeronaFiere ha supportato economicamente lo studio. I dati completi della ricerca saranno presentati in un convegno aperto alla cittadinanza che si terrà venerdì 15 marzo alle 17 presso il Palazzo della Gran Guardia, a Verona (vedi programma).
“Questo è un lavoro partito anni fa e che ora ha un’importante valenza sanitaria oltre che scientifica – ha detto l’assessore Padovani-. I dati sono incoraggianti, perché dimostrano quanto sia fondamentale la prevenzione e come i cittadini siano attenti alla propria salute. Numeri importanti anche per l’Amministrazione, impegnata con iniziative e progetti per promuovere tra i cittadini comportamenti e stili di vita virtuosi”.
La situazione otto anni fa
L’indagine del 2010-2011 – pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Respiratory Medicine – ha rilevato che quasi dieci veronesi su 100 erano affetti da BPCO (Broncopneumopatia cronico ostruttiva), mentre 6 veronesi su 100 da asma bronchiale, dato in linea con le altre città europee.
Il nuovo studio
Dei 1.236 arruolati otto anni fa, per il nuovo studio “Come va il tuo respiro”, erano potenzialmente contattabili 919 cittadini in quanto 317 sono risultati non più residenti a Verona o defunti. Sono stati invece 646 coloro che hanno risposto al richiamo del 2018, generando un elevato tasso di adesione alla proposta (pari al 70.3%) e garantendo quindi la possibilità di effettuare confronti statistici temporali molto accurati e fornire dati oggettivi “pesanti”, usufruibili dalla politica sanitaria e dagli enti territoriali che si occupano di salute pubblica, come ha sottolineato Massimo Guerriero, biostatistico e professore incaricato dell’Università di Verona, che si è occupato dell’analisi dei dati.
Calano i fumatori
Rispetto a quanto rilevato dallo studio precedente, i fumatori sono calati del 5%, dato altamente significativo dell’impatto che queste iniziative possono avere non solo dal punto di vista della ricerca scientifica, ma anche da quello sociale e sanitario: l’80% dei tumori al polmone, infatti, è provocato dal fumo di sigaretta che è anche un importante fattore di rischio di altre neoplasie e delle patologie cardio-vascolari, principali cause di morte per malattia al mondo.
… e la prevalenza delle patologie respiratorie cronico-ostruttive
Il nuovo studio ha inoltre rilevato, tramite la spirometria e la compilazione di un questionario, che la prevalenza delle patologie cronico ostruttive rispetto al 2010-11 è stabile o in lieve calo. Anche i sintomi respiratori – come tosse, catarro e dispnea – sono in diminuzione. Tra questi, merita particolare attenzione il sintomo della tosse cronica che mostra la prevalenza più elevata tra i sintomi respiratori (circa 1 soggetto ogni quattro).
Cresce la qualità dell’aria? E’ un’ipotesi
E per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria? Lo studio non aveva come obiettivo quello di stabilire quanto l’inquinamento abbia influito in questi otto anni sulla salute dei veronesi, si è limitato a rilevare i sintomi sanitari e, come nel caso del fumo, a registrare le modifiche dello stile di vita. Tuttavia visto che è da tempo assodato che la cattiva qualità dell’aria è un grave fattore di rischio per molte patologie, il fatto che dallo studio non sia emerso un aggravarsi della salute respiratoria dei veronesi potrebbe indicare che per quanto riguarda i provvedimenti adottati in questi anni contro lo smog si è sulla strada giusta. “Il fumo e l’inquinamento sono le principali cause delle malattie respiratorie – ha detto il dottor Carlo Pomari, direttore della Pneumologia di Negrar-. Il merito della loro diminuzione va riconosciuto sicuramente ai cittadini, che rispetto ai decenni scorsi sono molto più sensibili e attenti a come migliorare la qualità della loro vita, ma anche agli enti locali, le cui linee politiche hanno ricadute anche sul settore sanitario”.
Collaborazione tra diverse realtà amministrative e sanitarie
L’aspetto della collaborazione virtuosa tra molteplici realtà presenti sul territorio che caratterizza questo studio è stato sottolineato dal dottor Mario Piccinini, amministratore delegato dell’IRCCS di Negrar. “Ognuna ha collaborato con le proprie competenze, ma tutte a servizio del bene comune, in questo caso la salute dei cittadini veronesi. La collaborazione, la sinergia, la multidisciplinarietà, per usare un termine impiegato spesso in medicina, è il modus operandi da cui non si può prescindere in questa epoca così complessa. Voglio quindi ringraziare tutti gli artefici di questo studio e credo di interpretare il pensiero di tutti nell’auspicare che collaborazioni come queste siano sempre più numerose”.
Prosegue l’indagine con una nuova fase
L’indagine “Come va il tuo respiro” procede con una nuova fase, che durerà 24 mesi, come ha spiegato la dottoressa Denise Signorelli, direttore sanitario dell’Ulss 9. L’obiettivo dei prossimi due anni sarà quello analizzare il consumo di risorse per ciascuno dei 1.236 cittadini reclutati nel 2010-2011, in termini di uso di farmaci, di accesso al Pronto Soccorso e alle prestazioni ambulatoriali, e per quanto riguarda i ricoveri. Questo non per contrarre le spese, ma per trovare il migliore sistema possibile che consenta una diagnosi precoce e quindi un altrettanto precoce accesso ai farmaci per bloccare la progressione della malattia.
Una ricerca che fa cultura della prevenzione
Ha concluso gli interventi Andriano Tomba, segretario generale della Fondazione Cattolica Assicurazioni: “Questa ricerca non orienta solo l’amministratore pubblico nelle cose da fare per migliorare l’aria, ma orienta noi come cittadini. Il cambiamento dei comportamenti non può essere mai frutto di un’imposizione, la quale creerebbe inevitabilmente tanti evasori, ma è legata a una decisione che richiama la responsabilità dei singoli. Questa ricerca fa cultura, e la cultura genera convinzioni e le convinzioni generano decisioni e solo le decisioni portano ai cambiamenti.
8 Marzo: la donna alleata della salute

Le donne sono più attente alla prevenzione degli uomini e con il loro esempio possono essere preziose alleate della cultura della salute. Ma ogni età ha la sua prevenzione: i principali esami e vaccini che ogni donna dovrebbe fare nel corso della vita
La prevenzione è donna. Un’indagine realizzata da Ipsos per la Fondazione Pro ha rilevato che per un uomo che effettua controlli periodici ci sono 30 donne che abitualmente lo fanno. La donna quindi è una preziosa alleata nella diffusione della cultura della salute con la capacità, grazie al suo esempio, di sensibilizzare anche il mondo maschile nella cura del proprio stato di benessere. Prima di tutto con un corretto stili di vita. Nell’ambito solo oncologico, circa il 40% dei tumori potrebbe essere evitato seguendo un’alimentazione corretta (dieta mediterranea), tenendo sotto controllo il peso, eliminando il fumo e assumendo dosi moderate di alcol. Accompagnando il tutto da costante attività fisica.
Di prevenzione al femminile ha parlato stamattina anche la dottoressa Stefani Gori, direttore dell’Oncologia Medica e presidente di AIOM, che è stata ospite alla nota trasmissione di Raiuno “Unomattina” (vedi video).
Ma quali sono gli step della prevenzione nelle varie età della vita femminile?
• Tra i 25 e i 64 anni: Pap-Test per la prevenzione del cancro del collo dell’utero che nel nostro Paese è offerto gratuitamente nell’ambito di uno screening con chiamata ogni tre anni. Data la rilevanza nel causare questo tipo di neoplasia del virus del papilloma umano, in alcune regioni, il Pap-Test è stato sostituito con lo screening che si basa sulla ricerca del Dna del virus HPV. L’esame deve essere effettuato non prima dei 30 anni e ripetuto ogni 5 anni. L’esecuzione del test è poco invasiva e ben tollerata. Come per il Pap-Test prevede l’applicazione dello speculum vaginale ed il prelievo di materiale in corrispondenza della cervice uterina che sarà poi esaminato. (vedi articolo)
• Tra i 50 e 69 anni: ricerca del sangue occulto nelle feci per la prevenzione o la diagnosi precoce del tumore del colon retto. Anche questo esame rientra nello screening gratuito con chiamata ogni due anni. Eventuali tracce di sangue possono essere un indizio della presenza di forme tumorali o di polipi che in futuro possono trasformarsi in neoplasie. In questo caso è indispensabile eseguire l’esame di secondo livello che è la colonscopia (vedi articolo)
• 50-69 anni: screening per la diagnosi precoce del tumore al seno, che prevede l’esecuzione di una mammografia ogni due anni. In alcune regioni è stata allargata la fascia di età: dai 45 ai 74 anni con periodicità annuale nelle donne sotto i 50 anni. Per le donne che hanno in famiglia casi di tumore al seno è bene consultare il proprio medico per iniziare prima dell’età prevista per lo screening i controlli senologici (ecografia e/o mammografia, vedi articolo).
Nella Video Galley l’intervista della dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica e presidente dell’AIOM, a Rai UnoMattina (trasmissione di venerdì 8 marzo 2019), dove spiega l’importanza di sottoporsi a controlli senologici periodici.
Vaccinazioni
• Morbillo, parotite, rosolia e varicella sono malattie infettive che se contratte in gravidanza possono causare aborti, malformazioni del feto e complicanze nell’adulto (in particolare nella donna incinta) più gravi rispetto al bambino. La pertosse contratta nei primi mesi di vita del bambino può essere molto grave e perfino mortale e la fonte di infezione è frequentemente la madre. Per tutte queste malattie (e per altre) è indicata la vaccinazione in previsione o durante la gravidanza. Anche la vaccinazione contro l’influenza è importante, perché può portare a delle complicanze respiratorie gravi, che possono condurre al ricovero in ospedale, soprattutto durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza e il primo mese dopo il parto.
• Strumento di prevenzione anche oncologica sono le vaccinazioni contro i vari ceppi del papilloma virus (Hpv) e dell’epatite B. L‘HPV la causa principale del tumore al collo dell’utero, ma è responsabile anche del cancro alla vulva, alla vagina, all’ano, al pene, alla bocca e alla faringe. E’ quindi un fattore di rischio importante sia per la donna che per l’uomo. Infatti il vaccino è offerto gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale ai ragazzi e alle ragazze nel corso del dodicesimo anno di vita. Il virus dell’epatite B, invece, è un fattore di rischio del tumore al fegato
Quando il tumore mammario si presenta nell'uomo

Il tumore mammario maschile è una neoplasia rara e nel 10% dei casi è causato dalla mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2: negli uomini sani con familiari femminili affette da questa mutazione sono indicati lo screening genetico ed esami periodici
Un nodulo alla mammella che si fa sentire sotto la doccia. Una secrezione sospetta che esce dal capezzolo. Sono tutti segnali a cui le donne hanno imparato a prestare attenzione e che hanno permesso a molte di sottoporsi alle cure quando il tumore era ancora nella fase iniziale. Ma sono segnali che anche l’uomo dovrebbe prendere in considerazione, perché il tumore mammario è una patologia prevalentemente femminile, ma interessa, anche se raramente, il sesso maschile.
La mammella infatti non è una un organo ghiandolare presente solo nella donna. Nelle prime fasi di vita la quantità di tessuto mammario nelle femmine e nei maschi è più o meno la stessa. E’ con la pubertà che la situazione cambia: gli ormoni femminili prodotti dalle ovaie (estrogeni) ingrandiscono la ghiandola nelle donne, mentre quelli maschili (testosterone) tengono sotto controllo la crescita della stessa negli uomini. La scarsità di tessuto mammario sommata alla poca esposizione agli estrogeni comporta una minore diffusione del tumore al seno nell’uomo.
Cinquecento casi all’anno
Si stima, infatti, che in Italia circa lo 0,5-1% dei casi di neoplasie mammarie interessino il sesso maschile, percentuale che si traduce in 500 casi all’anno contro gli oltre 52mila nella donna (dati AIOM-AIRTUM 2018). Proprio per la sua rarità il tumore al seno nell’uomo è ancora poco studiato e la maggior parte degli studi pubblicati hanno preso in considerazione un numero limitato di pazienti.
Diagnosi tardiva
A differenza di quanto accade per le donne, l’assenza di un programma di screening e la scarsa consapevolezza del problema da parte del sesso maschile contribuiscono a far sì che la diagnosi del tumore mammario nell’uomo avvenga in una fase avanzata rispetto al carcinoma femminile. Tuttavia la prognosi e la sopravvivenza a parità di stadio sono sovrapponibili al tumore mammario nella donna.
I sintomi
“E’ molto importante che anche l’uomo non sottovaluti alcuni sintomi”, sottolinea la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica e presidente degli Oncologi italiani (photo gallery 1). “Proprio per la scarsità di tessuto mammario, il tumore si presenta frequentemente come un nodulo indolore dietro l’areola del capezzolo – prosegue -. Oppure può comparire una retrazione del capezzolo o un’ulcerazione dello stesso con la secrezione di sangue.Ma bisogna essere attenti anche ad un eventuale ingrossamento dei linfonodi dell’ascella“.
Fattori di rischio
Mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2.Quelli genetici sono i maggiori fattori di rischio per il cancro al seno maschile. Circa il 10% delle neoplasie mammarie nell’uomo è correlato alla presenza di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2. Pertanto per gli uomini sani con parenti femminili colpite da tumore al seno o alle ovaie, portatrici dalla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 è indicato sottoporsi allo screening genetico per verificare la presenza della mutazione ed esami periodici (vedi articolo).
Maggiore produzione di ormoni femminili. Altro fattore di rischio è l’alterazione del metabolismo ormonale, (rapporto tra estrogeni e testosterone) che si può verificare in alcune patologie, La stessa obesità può favorire infatti un’alterazione ormonale in quanto nel tessuto adiposo possono essere prodotti i precursori degli ormoni estrogeni.
Età e cure radioterapiche. Altro fattore di rischio è l’età – la gran parte di queste neoplasie viene diagnosticata intorno ai 70 anni – e pregresse cure radioterapiche a livello toracico.
Esami diagnostici
Accertamenti diagnostici Gli accertamenti diagnostici sono gli stessi del tumore femminile: ecografia mammaria e mammografia, e biopsia tramite agoaspirato.
Terapia chirurgica
“La mastectomia è il trattamento chirurgico indicato per tutti i casi di tumore mammario maschile”, spiega il dottor Alberto Massocco, responsabile della Chirurgia senologica e presidente della Lega Italiana Lotta contro i tumori di Verona (photo gallery 2). “Nel nostro ospedale procediamo di prassi e durante lo stesso intervento alla biopsia del linfonodo sentinella e in caso di diagnosi positiva all’asportazione di tutti i linfonodi ascellari”.
Terapie farmacologiche
“Per i trattamenti non chirurgici si seguono le medesime indicazioni del carcinoma mammario femminile sia per quanto riguarda la radioterapia (vedi articolo) sia per la chemioterapia neoadiuvante(prima della chirurgia per diminuire il volume della nodulo tumorale, ndr) e adiuvante (dopo l’intervento per prevenire eventuali recidive a livello locale o metastasi su altri organi, ndr). Anche l‘ormonoterapiapuò essere un’opzione terapeutica efficace, in quanto la maggior parte dei tumori mammari maschili sono formati da cellule con i recettori per gli ormoni estrogeni e progesterone”, conclude la dottoressa Gori.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Otite infantile: la chirurgia per guarirla

Il 3 marzo è la Giornata internazionale dell’orecchio e dell’udito. Una delle cause più frequenti di sordità è l’otite durante l’infanzia: come riconoscerla quando non si manifesta con dolore e febbre e come intervenire
E’ una delle malattie più comuni dell’infanzia, che, se non curata tempestivamente, può essere causa di danni permanenti al timpano. Si tratta dell’otite, un’infiammazione dell’orecchio medio provocata essenzialmente da batteri nasali, che persistono, per esempio, dopo un raffreddore.
La forma più frequente è quella catarrale, che si presenta senza sintomi, se non quello della sordità a un orecchio o ad entrambi. Una condizione difficile da esprimere soprattutto quando il bambino è molto piccolo. “Quindi è fondamentale che i genitori prestino molta attenzione alla risposta del loro figli agli stimoli uditivi e alla respirazione. Sarebbe anche auspicabile che nelle scuole primarie si ritornasse ad effettuare gli screening audiometrici per intercettare precocemente il problema”, afferma il dottor Sergio Albanese, direttore dell’Otorinolaringoiatria, in occasione della Giornata internazionale dell’udito e dell’orecchio che si celebra ogni anno il 3 marzo.
Sono infatti due le forme con cui si manifesta l’otite. La forma violenta, che provoca dolore, febbre anche alta e perforazione del timpano accompagnata da fuoriuscita di pus. E la forma catarrale. il cui unico sintomo è appunto la sordità. “Entrambe sono pericolose – sottolinea il dottor Albanese -. La prima perché le continue perforazioni del timpano possono portare a danni permanenti alla meccanica dell’orecchio. Nella forma catarrale, invece, il muco può ristagnare fino a solidificarsi con timpanosclerosi (irrigidimento della membrana timpanica con conseguente indebolimento dell’udito, ndr) non più correggibile chirurgicamente”.
“Oltre a porre attenzione alla capacità uditiva del bambino, è importante osservare come respira perché il più delle volte i problemi dell’orecchio derivano da quelli del naso, come adenoidi o riniti, virali o batteriche “, afferma il dottor Alberto Fraccaroli, responsabile dell’Orl pediatrica. “Il primo approccio terapeutico dell’otite è la terapia medica con la somministrazione di antibiotici e decongestionanti, accompagnata da lavaggi per mantenere il naso libero dal muco – prosegue -. Se tale terapia non è sufficiente si interviene chirurgicamente“.
La terapia chirurgica consiste nell’asportazione delle adenoidi e nella miringotomia con drenaggio trans timpanico. “Si effettua una piccola incisione del timpano, si aspira il muco e si inserisce un tubicino di ventilazione che permette il riassorbimento del muco. “Il tutto avviene in sala operatoria e in anestesia generale”, precisa il dottor Albanese.
“L’approccio combinato di terapia medica e chirurgica, quando necessaria, porta ad ottimi risultati – conclude il dottor Fraccaroli – Un nostro studio su 100 bambini trattati ha rilevato che solo in un caso il bimbo non ha recuperato completamente l’udito”.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Malattie del sonno: prosegue la collaborazione tra il "Sacro Cuore" e A22

Si è concluso recentemente il progetto dell’Autostrada del Brennero “Qualità del sonno qualità del lavoro” con la consulenza anche per la seconda edizione del Centro di Medicina del sonno di Negrar: esaminati il 10% dei dipendenti della Società
Si è concluso recentemente un nuovo progetto di collaborazione tra il Centro di Medicina del Sonno, di cui è responsabile il dottor Gianluca Rossato, e l’Autostrada del Brennero. Dopo la partnership nella campagna #nonmoriredisonno (vedi articolo) durante la quale è stata indagata la prevalenza della Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS) degli autotrasportatori che transitano sulla A22, la Società autostradale e il Centro di Negrar hanno portato a termine la seconda edizione dell’iniziativa “Qualità del sonno e qualità del lavoro”.
“Nel programma di formazione dei dipendenti, la Società Autostrada del Brennero, attraverso il Servizio di Prevenzione e Protezione, ha deciso per il secondo anno di dedicare alcune ore all’importanza del sonno per la salute e la sicurezza sul lavoro, avvalendosi ancora della nostra collaborazione” spiega Davide Tonon, tecnico di neurofisiopatologia del Centro che ha seguito l’iniziativa.
“Il progetto è durato tre mesi (da novembre 2018 a gennaio 2019) – prosegue – dopo una serie di incontri con i dipendenti è stata avanzata la proposta, per chi lo desiderasse, di effettuare una polisonnografia (nella foto di copertina la preparazione di un paziente per l’esecuzione dell’esame in ospedale), l’esame per la diagnosi dei disturbi del sonno e in particolare dell’OSAS”. Hanno aderito alla seconda edizione della campagna, 26 persone alle quali è stato consegnato un polisonnigrafo portatile da utilizzare per una notte. Inoltre è stato chiesto loro di compilare un questionario sull’eccessiva sonnolenza diurna e un diario del sonno (vedi video che mostra come si esegue una polisonnografia).
“I dati registrati dalla polisonnografia sono stati inviati direttamente al nostro centro per la refertazione. La diagnosi è stata consegnata, nel rispetto della privacy, direttamente alla persona interessata, senza nessun contatto con l’azienda”, sottolinea Tonon. Nel corso delle due edizioni è stato studiato il 10% dei dipendenti totali della Società.
Dall’ultima indagine è emerso che il 15% dei dipendenti soffre di Sindrome delle apnee ostruttive del sonno, contro il 20% stimato sulla popolazione generale. “Ventisei persone non sono un campione statisticamente significativo – conclude il dottor Gianluca Rossato -. Ha valore perché rientra in un progetto di sensibilizzazione verso un problema che è causa di molti incidenti stradali mortali provocati da colpi di sonno. E’ importante che a effettuare questa iniziativa, per il secondo anno, sia una società autostradale, avvalendosi dell’esperienza pluriennale del nostro centro sui disturbi del sonno”.
Prende forma la facciata della nuova palazzina

Sono iniziati i lavori di posizionamento delle pareti perimetrali della nuova struttura. Le foto mostrano il rapido avanzamento dei lavori e i primi due segmenti esterni completati, mentre all’interno prosegue la sistemazione dell’impiantistica
Prende sempre più forma la palazzina che una volta completata diventerà l’ingresso unico dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Nei giorni scorsi gli operai hanno terminato la posa dei primi due segmenti del rivestimento esterno ed ora stanno procedendo al montaggio dell’intera copertura perimetrale (vedi photogallery).
Per quanto riguarda gli spazi interni, continuano i lavori di sistemazione degli impianti e sta partendo la posa dei pavimenti galleggianti. Una volta completati i pavimenti si procederà con le pareti mobili.
La nuova struttura ospiterà al piano terra la grande e unica hall dell’ospedale, dalla quale partiranno tutti i percorsi all’interno della struttura. Ai vari piani saranno realizzati il Centro Prelievi, gli ambulatori per visite ed esami pre-operatori, gli uffici amministrativi e quelli della direzione (vedi posa prima pietra).
L'Endoscopia digestiva scuola di formazione SIED di II livello

Il riconoscimento della Società Italiana di Endoscopia Digestiva è un ulteriore attestato dell’eccellenza raggiunta dal Servizio: medici da tutta Italia verranno a Negrar per apprendere le procedure diagnostico-interventistiche più avanzate
Dopo l’accreditamento nel 2018, la Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED) (vedi articolo), ha conferito al Servizio di Endoscopia ed Ecoendoscopia (in photogallery l’équipe) un altro prestigioso riconoscimento. Il Servizio, che afferisce alla Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, diretta dal dottor Paolo Bocus, è stato selezionato come Centro per la Scuola di Formazione Residenziale per la formazione di II livello.
“Si tratta di nuova conferma della qualità raggiunta come centro di eccellenza per la diagnostica precoce e la terapia delle malattie e dei tumori gastrointestinali, del pancreas e delle vie biliari – commenta il dottor Bocus -. Questi riconoscimenti attestano la competenza di tutti gli operatori e l’eccellenza della strumentazione tecnologica che abbiamo in dotazione. Ma nello stesso tempo sono un’ulteriore garanzia per il paziente che sceglie la nostra struttura”.
Grazie al riconoscimento ottenuto, l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria svolgerà corsi di endoscopia diagnostica ed interventistica per medici gastroenterologi ed endoscopisti di altre realtà ospedaliere italiane. In particolare i medici di Negrar la colangiopancreatografia endoscopica retrograda (ERCP), un esame per comprendere e trattare eventuali ostacoli al normale deflusso della bile; l‘Ecoendoscopia (EUS), l’ecografia endoscopica diagnostica ed operativa che ha, tra le altre indicazioni, anche la stadiazione dei tumori del tubo digerente; la resezione endoscopia e la dissezione endoscopica della mucosa e/o sottomucosa (EMR-ESD) che permette il trattamento endoscopico di lesioni neoplastiche e preneoplastiche dell’apparato digerente; il posizionamento di protesi per le stenosi benigne e maligne di esofago, duodeno, colon e vie biliari; endoscopia del giunto gastroesofageo e dei disturbi motori dell’esofago; trattamento endoscopico delle complicanze chirurgiche.
Il Servizio di Endoscopia e Ecoendoscopia digestiva esegue circa 8.500 interventi all’anno. Il Centro si avvale di quattro sale endoscopiche operative dalle 8.30 alle 15.30 cinque giorni alla settimana. E’ inoltre operativo un Servizio di reperibilità H24. Nel 2018 sono stati effettuati 379 interventi in emergenza/urgenza di cui 131 durante il week-end e fuori orario di servizio (notturno, prefestivo e festivo).
Corso-educational di Neuroradiologia con... diritto di voto

Con l’evento in programma il 22 febbraio, la Radiologia di Negrar si conferma un centro anche di Neuroradiologia, per la diagnosi delle patologie del sistema nervoso centrale in collaborazione con la Neurologia e la Medicina Nucleare
La formula è un po’ insolita per un corso-educational in Neuroradiologia, ma sicuramente efficace nel coinvolgere i partecipanti. Venerdì 22 febbraio all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria si terrà un evento scientifico dedicato a radiologi, neuroradiologi, neurologi e neurochirurghi che prima di entrare in sala verranno dotati di un sistema di votazione elettronica, il cosiddetto Televoter. “Con questo strumento parteciperanno attivamente all’analisi razionale di casi clinici reali, iniziando dalla corretta programmazione degli accertamenti strumentali”, spiegano i dottori Giovanni Carbognin e Alberto Beltramello, rispettivamente direttore e consulente neuroradiologo della Radiologia di Negrar, responsabili scientifici dell’evento.
Nel corso delle cinque sessioni della giornata, giovani medici di alcune Radiologie e Neuroradiologie del Triveneto presenteranno alcuni casi che riguarderanno le principali malattie del distretto cranico-encefalico e vertebro-midollare. I presenti in sala saranno invitati ad indicare con il Televoter, tra le ipotesi, i vari step che ritengono fondamentali per risolvere il caso clinico. “E’ un’occasione innanzitutto per testare la preparazione di base dei presenti – sottolinea il dottor Carbognin – e per rilevare in ogni caso specifico gli elementi principe che portano a formulare una corretta diagnosi”.
Alcuni casi riguardano pazienti transitati dalla Radiologia del “Sacro Cuore Don Calabria”, che grazie a dotazioni tecnologiche di ultima generazione e di un team giovane e dinamico è diventata un centro diagnostico anche per patologie del sistema nervoso centrale, non solo tumorali, ma anche neurodegenerative e cerebro-vascolari. Nel 2018 sono stati eseguiti oltre 12.800 esami strumentali di Neuroradiologia (RM e TAC).
“Disponiamo di tre Risonanze magnetiche ad alto campo (1,5 Tesla, vedi articolo) e di una TAC (vedi articolo), in particolare, che in casi selezionati si sta dimostrando una valida alternativa alla RM, come rilevano alcuni studi scientifici che abbiamo pubblicato – sottolinea il dottor Carbognin -. Noi siamo, per così dire, il “braccio diagnostico” di un percorso di presa in carico di pazienti con sospetta malattia neurodegenerativa o colpiti da ictus. Percorso che comprende la Neurologia con lo Stroke Center e l’Unità di Valutazione Alzheimer e la Medicina Nucleare”.
Non a caso la giornata formativa prevede anche due letture magistrali, “come esempio del metodo multidisciplinare adottato dal nostro ospedale in ogni campo medico”, rileva il direttore della Radiologia. La prima prevede l’intervento del dottor Matteo Salgarello, direttore della Medicina Nucleare, che parlerà dei radiofarmaci utilizzati nella diagnostica PET per le patologie del sistema nervoso centrale, molti dei quali vengono prodotti dalla Radiofarmacia ospedaliera dotata di Ciclotrone. L’altra lettura sarà tenuta dal dottor Andrea Angheben, infettivologo del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali. “L’incremento di viaggi all’estero e il fenomeno dell’immigrazione – conclude il dottor Beltramello – porta nei nostri ospedali patologie endemiche in zone tropicali che possono colpire il sistema nervoso centrale e che quindi sono una sfida anche per il neuroradiologo”.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Giornata mondiale del malato: servire chi è nella malattia è servire Dio

In occasione della XXVII Giornata mondiale del malato la riflessione di fratel Gedovar Nazzari, presidente dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria: “Nel servizio al malato acquista significato una struttura religiosa e calabriana come la nostra”
L’11 febbraio la Chiesa celebra in tutto il mondo la Giornata del malato. Una data significativa che coincide con il giorno in cui nel 1858 a Lourdes la Madonna apparve per la prima volta alla giovane Bernadette. A istituire questa festa nel 1993 fu San Giovanni Paolo II, il Pontefice polacco che ha vissuto concretamente e mostrato al mondo il significato teologico della sofferenza dovuta alla malattia. Il dolore, l’invalidità, la dipendenza da altri anche nelle più banali attività quotidiane come partecipazione alla sofferenza redentrice di Cristo sulla croce.
E’ un compito arduo il modo in cui la teologia cristiana ci chiede di vivere la malattia. Quando ci ammaliamo seriamente l’umanità tutta in noi si ribella, chiedendosi perché la vita la sottopone a una così dura prova. Lo stesso accade quando si ammala una persona a noi cara. La fede nella bontà di Dio è un mantello che ci avvolge e ci rassicura e la preghiera un balsamo che lenisce le ferite. La vicinanza di Dio non fa sentire mai soli.
Una vicinanza che si fa reale attraverso lo strumento dell’amore e della tenerezza di chi assiste il malato. Peggiore della malattia è la condizione di viverla nella solitudine. Conoscono bene questo dramma le famiglie con malati psichiatrici o affetti da patologie neurodegenerative che nel tempo vedono allontanarsi le persone, anche i parenti più stretti. La malattia fa paura, è umano cancellarla anche dai nostri pensieri, ma fa parte della vita, e può entrare in quella di ciascuno di noi.
La Giornata mondiale del malato è un’occasione di riflessione sulla fragilità umana, su quanto diventiamo poveri quando veniamo privati del nostro bene più grande, la salute. Ma anche sulla forza interiore che possediamo e che ci rende capaci di vivere la malattia come un’opportunità cristiana e umana. Quante persone raccontano come la malattia abbia cambiato la loro vita, come abbia reso più salda la loro fede o come grazie ad essa abbiano riscoperto l’amore di Dio insieme a valori che avevano messo in secondo piano!
Ma questa Giornata è soprattutto un momento in cui riflettere sul nostro compito come uomini e come donne, e in particolare come cristiani, di fronte alle persone malate. E’ un compito di servizio. Perché se “tutte le volte che avete fatto qualcosa a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me! (Mt 25,40), allora il volto del malato è il volto di Dio. E’ quindi nel servire il malato che acquista significato un ospedale religioso e calabriano come il “Sacro Cuore Don Calabria”.
Un servizio che si esplica offrendo al paziente le migliori terapie oggi disponibili e nel prendersi cura della globalità della persona dal punto di vista medico, psicologico e spirituale. In modo particolare quando più nessuna cura è efficace. Anche come operatori sanitari siamo chiamati ad essere Samaritani, perché è nel prendersi cura del prossimo più fragile, immagine di Cristo, che si realizza in pienezza la nostra umanità.
Fr. Gedovar Nazzari
Presidente dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria