Una nuova tecnologia acquisita al “Sacro Cuore Don Calabria” che consente di fare la biopsia con notevole precisione e con numero di prelievi minore rispetto alla procedure precedenti. I dottori Cavalleri e Carbognin la spiegano in un video

Il tumore della prostata è la neoplasia più frequente nel sesso maschile: nel 2018 sono attesi in Italia circa 35mila nuovi casi. Si stima che sia presente senza sintomi specifici 15-30% dei soggetti oltre i 50 anni e in circa il 70% degli ottantenni. La sopravvivenza a 5 anni è il 91%.

L’esame istologico è un passaggio fondamentale nel percorso che porta alla diagnosi di una neoplasia della prostataStoricamente il sistema più usato per tale biopsia è quello a guida ecografica, che prevede un numero piuttosto elevato di prelievi “random” (6-12)per avere maggiori probabilità di individuare cellule tumorali nelle lesioni sospette. Con l’obiettivo di velocizzare i tempi e aumentare l’accuratezza dei prelievi, negli ultimi anni si sono sviluppati diversi sistemi di biopsia prostatica RM guidata, cioè effettuata sulla base delle indicazioni fornite da una precedente risonanza magnetica.

 

Una delle più recenti evoluzioni di questo sistema è rappresentata dalla biopsia prostatica “in bore”, cioè effettuata direttamente nel magnete dove il paziente viene sottoposto alla risonanza. Tale sistema permette di fare la biopsia con notevole precisione, in tempi ristretti e con un numero di prelievi assai minore rispetto alle altre procedure.

Da alcuni mesi questa tecnologia viene adottata anche al “Sacro Cuore Don Calabria”, che è uno dei primi ospedali italiani a poterne disporre. Nel video il dottor Stefano Cavalleri, direttore dell’Urologia, e il dottor Giovanni Carbognin, direttore della Radiologia, mostrano come funziona questo tipo di biopsia.

Video a cura di matteo.cavejari@sacrocuore.it ed elena.zuppini@sacrocuore.it