Prendersi cura della pelle in estate: alcuni consigli

In estate la nostra pelle è molto più esposta al sole rispetto alle altre stagioni, vuoi perchè ci si scopre di più vuoi per il molto tempo trascorso all’aria aperta, specialmente durante le vacanze. Che si tratti di una giornata in piscina o di una camminata in montagna, la presenza del sole è sempre gradita e anche benefica per le ossa e per il sistema immunitario, oltre che per l’umore.

Ma la radiazione solare, tanto più in tempi di global warming, può essere molto insidiosa per la pelle, provocando irritazioni e invecchiamento precoce fino a favorire l’insorgenza di alcuni tipi di tumore tra cui il melanoma. Per questo è fondamentale seguire alcune semplici norme di prevenzione e protezione. Nel video qui sotto la dottoressa Federica Tomelleri, responsabile della Dermatologia, propone alcuni consigli per godere appieno delle giornate estive senza mettere a repentaglio la salute della pelle (intervista fatta nel programma “Dica33” di Telearena).

 


Patologia Neonatale, lettura ad alta voce e vestitini confortevoli per la cura dei bimbi e dei loro genitori

Anche leggere ad alta voce un libro da parte dei genitori e dei vestititi morbidi e confortevoli rientrano nella cura dei bimbi ricoverati nella  Patologia Neonatale della Pediatria, diretta dal dottor Paolo Bonetti, che ha aderito al progetto “Nati per leggere” e iniziato una collaborazione con l’associazione “Mani di mamma”.

La Patologia neonatale è un Nido speciale: nelle 5 cullette termiche del reparto di Pediatria al quarto piano  dell’Ospedale Sacro Cuore trascorrono il loro primo mese di vita i bimbi che sono venuti alla luce prematuramente o con qualche problema di salute e per questo non sono stati dimessi.

Le giornate per mamma o papà trascorrono lente accanto al loro piccolo scrutando ogni suo respiro e movimento.  Spesso l’occhio cade sul cellulare per un momento di distrazione. Perché invece non sostituire il telefono con un libro da leggere ad alta voce? E’ quello che hanno pensato gli operatori della Pediatria coordinati da Giulia Camilla Munini e supportati dal primario Paolo Bonetti, forti anche  dell’esistenza di studi che provano scientificamente gli aspetti benefici della lettura condivisa fin dalla tenerissima età del bambino. E’ nata così l’idea di allestire in Patologia Neonatale una piccola libreria, con i libri regalati dai clienti delle Librerie Giunti e dati in dono all’Ufficio Aiuti Umanitari dell’Ospedale.

Il progetto si ispira a “Nati per leggere”, il programma pedagogico sviluppato assieme all’Associazione Culturale Pediatri, l’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino. Esso propone alle famiglie con bambini fino a 6 anni di etàattività di lettura che costituiscono un’esperienza importante per lo sviluppo cognitivo dei bambini. E’ comprovato che le letture quotidiane fanno acquisire al bambino un vocabolario più ricco, sviluppa una migliore capacità di espressione e maggiore curiosità di scoprire il mondo (www.natiperleggere.it).

“La relazione con il bambino passa anche attraverso la parola, i suoni e il tono della voce – spiega Munini -. La voce della mamma ha sul piccolo un effetto rilassante, normalizza la frequenza cardiaca e attiva l’attività cerebrale. E’ un’esperienza importante anche per i genitori, perché si tratta di un momento condiviso che sarà ricordato per tutta la vita e soprattutto l’inizio di una bella abitudine che può proseguire per tutta l’infanzia”.

Ma l’attività di lettura non è la sola iniziativa nata all’interno della Patologia Neonatale. “Abbiamo dato vita a una collaborazione con “Mani di Mamma”, l’associazione fondata da mamme di bambini nati prematuri che realizza corredini per i neonati pretermine, donandoli poi alle Terapie Intensive Neonatali, alle Patologie Neonatali ma anche ai Nidi grazie alla collaborazione di 70 ospedali italiani”, racconta la coordinatrice infermieristica.

Con l’aiuto di volontari, vengono creati cappellini, scarpine, piccoli golfini e sacchi nanna che ricreano la pancia della mamma, utilizzando filati e tessuti in fibre naturali. Per i lavori a maglia viene impiegata solo pura lana merino. “Sono attenzioni che rientrano nell’umanizzazione delle cure – sottolinea – Perché se da una parte rispondono all’esigenza del reparto di avere dei vestitini composti da filati adatti alla pelle di questi bimbi fragili e resistenti anche alla sterilizzazione, dall’altra, oltre a fornire conforto fisico ai bambini, agiscono positivamente sui genitori in quanto donano un aspetto di normalità in un contesto a volte difficile”.  Per conoscere di più www.manimamma.it


L'IRCCS di Negrar nel progetto nazionale #Conciliamo sul benessere lavorativo degli operatori

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar – come casa filiale dell’Istituto Don Calabria – è tra gli enti che sono stati ammessi al Progetto #Conciliamo, l’iniziativa della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Politiche per la Famiglia, finalizzata ad incentivare l’introduzione nei luoghi di lavoro di politiche che favoriscano la conciliazione tra i tempi di vita e quelli professionali.

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar – come casa filiale dell’Istituto Don Calabria – è tra gli enti che sono stati ammessi al Progetto #Conciliamo, l’iniziativa della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Politiche per la Famiglia, finalizzata ad incentivare l’introduzione nei luoghi di lavoro di politiche che favoriscano la conciliazione tra i tempi di vita e quelli professionali.

“E’ un progetto che ci rappresenta, perché quando lo abbiamo analizzato ai fini di una possibile candidatura, abbiamo riscontrato che buona parte delle azioni richieste erano già in atto nel nostro ospedale e nelle nostre strutture socio-sanitarie adiacenti, che fanno parte della Cittadella della Carità”, sottolinea l’Amministratore Delegato, dottor Claudio Cracco “Grazie a #Conciliamo abbiamo l’opportunità di far emergere e valorizzare le attuali politiche di Welfare in atto, con lo scopo di migliorare ulteriormente il benessere lavorativo dei nostri collaboratori, il quale è determinato anche dalla possibilità di dedicare il giusto spazio alla famiglia, soprattutto in presenza di figli in età scolare, di genitori anziani e di disabili”.

Tra le iniziative introdotte all’IRCCS di Negrar nel corso degli anni e dedicate principalmente agli operatori sanitari sono previste la possibilità nei primi anni di vita dei bambini di lavorare in settori con minor gravosità di turni e il part time per le mamme che rientrano dalla maternità. “In generale circa il 65% dei nostri 2.300 dipendenti sono donne, maggioranza che riguarda soprattutto coloro che lavorano nell’assistenza – sottolinea l’AD -. Molte di loro sono madri, molte altre lo diventeranno. Quindi l’agevolazione del lavoro femminile per noi oltre ad essere un dovere, è una necessità. Un’agevolazione che passa anche attraverso la tutela del diritto di trascorrere i tempi del riposo con la famiglia. Per questo le molte coppie che lavorano nella Cittadella della Carità hanno la possibilità di godere di turni di lavoro ad hoc finalizzati all’armonizzazione degli orari con quelli del coniuge o alla programmazione combinata dei periodi di ferie e di riposo, che viene favorita anche se la moglie o il marito sono impiegati in un’altra realtà”. Tutto questo è possibile grazie ai coordinatori tecnico- infermieristici che ogni mese redigono il turno lavorativo dei propri collaboratori conciliando le prioritarie esigenze dell’assistenza, della cura e dell’attenzione all’ammalato con quelle dell’operatore.

“Il mutamento dei bisogni all’interno del contesto lavorativo ha avuto una notevole accelerazione nel periodo pandemico, quando il Covid ha rimesso al centro della nostra vita valori quali famiglia, affetti, tempo da dedicare ad altro oltre al lavoro – conclude il dottor Cracco – E’ a questa esigenza di “altro” che ogni organizzazione lavorativa oggi viene chiamata a rispondere se vuole fidelizzare i propri collaboratori, sviluppandone le competenze, e attrarne di nuovi. La partecipazione al progetto #Conciliamo da parte nostra è un ulteriore incentivo a far sì che l’ambiente lavorativo della Cittadella della Carità rimanga, nonostante il personale in continuo aumento, a misura di persona, in cui le esigenze del singolo possano trovare spazio a beneficio di tutta l’organizzazione”.

 


Il Sacro Cuore Don Calabria protagonista al meeting dei maggiori Istituti oncologici europei

L’IRCCS di Negrar ha partecipato alla 46esima edizione degli “OECI Oncology Days”, le Giornate Oncologiche dell’Organizzazione Europea degli Istituti Oncologici, la rete che riunisce 141 strutture europee che si occupano di diagnosi, cura e ricerca sui tumori. Tra i relatori anche la dottoressa Stefania Gori, Direttore del Dipartimento Oncologico del “Sacro Cuore Don Calabria”

Si è svolta a Helsinki dal 12 al 14 giugno 2024 la 46esima edizione degli “OECI Oncology Days”, le Giornate Oncologiche dell’Organizzazione Europea degli Istituti Oncologici – OECI, di cui fa parte anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

Si tratta di un appuntamento annuale in cui si riuniscono i rappresentanti dei 141 membri della rete europea che condividono la stessa sfida: mettere i pazienti al centro del loro percorso oncologico e lavorare per fornire loro un accesso equo a cure oncologiche di alta qualità e ai migliori trattamenti disponibili.

Durante l’evento – che ha visto la presenza di più di 350 persone all’University Hospital Comprehensive Cancer Centre – è stato illustrato lo stato di avanzamento del Programma di Accreditamento, a cui attualmente aderisce il 60% degli affiliati, e dell’attività dei gruppi di lavoro di OECI che si occupano di diverse tematiche: outcome oncologici, biobanca, collaborazione con i pazienti per l’introduzione di buone pratiche.

Tra i temi più rilevanti trattati nelle conferenze scientifiche: l’aggiornamento sulle innovazioni tecnologiche, come la terapia per cattura neutronica del boro (BNCT), la terapia con protoni, la radioterapia guidata dalla risonanza magnetica e i radiofarmaci nella terapia radiometabolica.

La dr.ssa Gori e il dr. Matteo Verzè, medico della Direzione sanitaria dell’IRCCS di Negrar

La dottoressa Stefania Gori, Direttore del Dipartimento Oncologico dell’IRCCS di Negrar, è stata invitata a presentare una relazione sulle opportunità di miglioramento derivate dal percorso di accreditamento OECI che ha portato il “Sacro Cuore Don Calabria” alla certificazione di Cancer Centre nel 2023. 

Il processo di accreditamento si configura come un percorso di miglioramento continuo che fa della dinamicità il suo punto di forza. Le più rilevanti opportunità finora scaturite per l’IRCCS da questo iter hanno riguardato: l’ambito della governance, con l’attivazione di un board funzionale che segue l’evoluzione delle attività assistenziali e della ricerca del Cancer Centre; la qualità dell’assistenza, con il rafforzamento dell’approccio multidisciplinare al paziente oncologico; l’organizzazione delle attività della ricerca; la prossima creazione della biobanca; il contributo alle strategie di prevenzione oncologica, con l’attivazione del Centro Anti-Fumo.

Sono 15 nuovi Istituti che quest’anno hanno richiesto di aderire ad OECI. Tra questi il Fundacao Antonio Prudente di San Paulo (Brasile), il Turkiye Cancer Institute Istanbul (Turchia) e il National Cancer Institute of Ukraine Kiev (Ucraina). Mentre tra i Centri che hanno ottenuto il rinnovo della certificazione di Comprehensive Cancer Centre nel 2024 ci sono anche due Istituti italiani: l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Milano e l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova.


L'IRCCS di Negrar nella top 20 degli ospedali italiani secondo il ministero della Salute

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria si colloca all’11° posto nella top 20 degli ospedali italiani. A dirlo  un’indagine del Ministero della Salute redatta in base alle schede di dimissione (Sdo) del 2022 e pubblicata da Il Sole24Ore. Due gli indicatori considerati: il peso medio dei Drg (la complessità dei casi trattati) e l’attrattività dei pazienti in arrivo da altre regioni.

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria si colloca all’11° posto nella top 20 degli ospedali italiani. A dirlo  un’indagine del Ministero della Salute redatta in base alle schede di dimissione (Sdo) del 2022 e pubblicata da Il Sole24Ore.


Agli ospedali presenti nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero, pubblicato lo scorso 17 giugno, è stato assegnato un punteggio composto dal peso medio della casistica dei Drg (la complessità dei casi trattati) e la percentuale dei ricoveri di pazienti provenienti da fuori regione.

Dall’elaborazione di questi indicatori è risultata una “classifica” che vede l’IRCCS di Negrar  in undicesima posizione, a livello nazionale. Rilevante anche il dato regionale: nella top 20 il “Sacro Cuore Don Calabria” compare con soli due altri ospedali, l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (4° posto) e, quella di Padova (18° posto).

L’AD, Claudio Cracco

“Quanto emerso dall’indagine del ministero della Salute è un indicatore dell’apprezzamento dei pazienti della qualità di accoglienza e assistenza del nostro IRCCS”, commenta l’Amministratore Delegato, Claudio Cracco. Grazie alla presenza nel nostro ospedale di competenze riconosciute anche a livello internazionale, di alte tecnologie e di una modalità di assistenza basata sulla presa in carico globale della Persona, oggi possiamo offrire a tutti i cittadini trattamenti avanzati anche per le patologie più complesse. E’ il motivo per cui da anni il numero dei pazienti afferenti da un po’ tutta la penisola è in costante crescita. Nel 2023 oltre il 30% dei circa 30.700 ricoveri riguardava pazienti provenienti da fuori regione, con punte di eccellenza per il trattamento dell’endometriosi, per le gravi malattie della retina, per la chirurgia protesica ortopedica, per la patologia oncologica (comprese la radioterapia e la medicina nuclerare) e per le malattie infettive e tropicali, per le quali, il “Sacro Cuore Don Calabria” è Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico”.


Ticktoc, uno studio clinico per mappare la popolazione delle zecche e i patogeni di cui sono portatrici

Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha dallo scorso aprile ha avviato uno studio clinico (Ticktoc) che ha come obiettivo la mappatura epidemiologica del territorio per quanto riguarda la tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici. E’ importante partecipare, visto il proliferare delle zecche e la presenza di tipologie che non appartengono alle zone del Veronese

Dr. Andrea Tedesco

Il nome richiama per assonanza il popolare social network, ma, come accade spesso, sono i particolari a fare la differenza. In questo caso una lettera, perché Ticktoc è il nome dello studio clinico avviato dallo scorso aprile dal Dipartimento di Malattie infettive e tropicali e ha come oggetto le zecche (tick in inglese) e le patologie correlate. “Più precisamente, l’indagine ha come obiettivo la mappatura epidemiologica del territorio per quanto riguarda la tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici”, sottolinea l’infettivologo Andrea Tedesco, referente dello studio. Per la realizzazione della ricerca – che richiede un campione statistico di circa 400 pazienti morsi da zecca – è fondamentale la partecipazione attiva della cittadinanza. “Invitiamo chiunque venga morso a conservare la zecca una volta rimossa, e consegnarla all’IRCCS di Negrar per l’identificazione. – prosegue il medico –  Entro una settimana provvederemo a contattarlo per la partecipazione allo studio”.

Da alcuni anni la diffusione di questo tipo di antropoide è in progressivo aumento. Il pronto soccorso dell’IRCCS di Negrar dal 1 gennaio al 12 giugno di quest’anno ha registrato 101 accessi per morso di zecca, contro i 73 dello stesso periodo del 2023, nonostante un clima primaverile che di certo non ha invitato alle passeggiate nei boschi.

“Gli inverni miti sono sicuramente la prima causa dell’incremento del numero di zecche, favorendone la sopravvivenza in una stagione in cui normalmente terminano il loro ciclo vitale per il freddo – spiega il dottor Tedesco -. Ma accanto a questo fenomeno quantitativo abbiamo registrato da un lato l’ingresso nel nostro territorio di nuove specie di zecche, più frequenti nel centro Italia, come per esempio la Dermacentor. E dall’altro, il riscontro di patogeni, pericolosi per l’uomo, in passato non presenti nelle nostre zone”.

I più frequenti sono il virus TBE (Tick Borne Encephalitis), che provoca la meningoencefalite, e la Borrelia burgdorferi, causa della malattia di Lyme o Borreliosi. “A differenza del Trentino Alto Adige, della zona di Belluno e del Friuli Venezia Giulia le nostre montagne (Lessinia e Baldo) sono a bassa endemia di questi patogeni, eppure sempre più spesso diagnostichiamo infezioni da TBE o malattia di Lyme. Non solo: il 34% delle 40 zecche finora analizzate nell’ambito dello studio Ticktoc è risultato positivo a microrganismi. E tra i batteri rilevati al primo posto ci sono le rickettsie seguite dall’Ehrlichia, le prime sono causa di malattie diffuse in particolare nell’area mediterranea dell’Italia, mentre la seconda non è stata ancora ben descritta in Italia.

La migrazione delle zecche da un’area all’altra è necessariamente associata alla migrazione dei loro “vettori”, gli animali selvatici. “Il cambiamento climatico anche in questo caso rimane un fattore favorente, come lo è stato il lockdown imposto dal Covid che ha spinto la fauna selvatica, indisturbata dall’uomo, a scendere dalla montagna in pianura. Non dimentichiamo, infine, l’aumento di animali selvatici, come per esempio i cinghiali, dovuto a politiche di popolamento spesso discutibili”, sottolinea il dottor Tedesco. Diventa quindi importante “tracciare una fotografia della popolazione di zecche del nostro territorio, anche ai fini della diagnosi tempestiva relativa alla tipologia delle varie infezioni che possono essere trasmesse da questi parassiti, oltre che descrivere e analizzare nuovi patogeni emergenti”.

Come partecipare allo studio Ticktoc

Una volta rimossa la zecca – utilizzando una pinzetta senza premere il corpo e senza usare alcun disinfettante -, conservarla in frigorifero  in un contenitore pulito (meglio se è sterile), annotando il giorno in cui è avvenuta la rimozione.

Successivamente consegnare la zecca all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria prenotando il giorno e l’ora sul sito www.sacrocuore.it (prelievo senza coda –consegna campione) oppure recandosi direttamente al sesto piano dell’Ospedale Don Calabria (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13).

Se non si riesce a rimuovere la zecca autonomamente, rivolgersi al Pronto Soccorso di Negrar, il cui personale si occuperà di consegnare il campione.

Dopo pochi giorni dalla consegna, si verrà contattati per partecipare allo studio clinico Ticktoc, che consiste in due prelievi di sangue a distanza di tre mesi uno dall’altro e uno stretto monitoraggio durante tutto il tempo (per informazioni: ticktoc@sacrocuore.it)

In ogni caso per almeno sei settimane dalla rimozione è fondamentale osservare quotidianamente la zona interessata dal morso. L’arrossamento cutaneo che può insorgere di solito regredisce dopo 1-2 giorni dopo dalla rimozione e se non si manifesta alcun disturbo non è indicato effettuare ulteriori indagini. E’ necessario invece rivolgersi tempestivamente al Pronto Soccorso per la valutazione infettivologica nel caso di comparsa entro sei settimane dal morso dei seguenti sintomi:

  • Eruzione cutanea circolare che si allarga nei giorni successivi (superando i 5 cm di diametro.
  • Febbre con temperatura superiore ai 37,8°, dolori muscolari diffusi (simil influenzali), stanchezza intensa
  • Cefalea forte e persistente, tremori, vertigine.

Prevenzione dal morso di zecca

Le zecche prediligano un ambiente umido e ombroso, come i boschi e i pascoli (in genere le zone verdi con erba alta). Per le escursioni in queste zone è bene indossare sempre pantaloni lunghi e maglie con le maniche lunghe. Può essere utile cospargere inoltre sui vestiti e sulle calzature uno spray insetticida a base di permetrina. Una volta a casa, controllare attentamente i vestiti e la pelle di tutto il corpo, con particolare attenzione ad ascelle, inguine, gambe, ombelico, collo e testa.

L’unico vaccino esistente è quello contro il virus TBE, raccomandabile a tutti coloro che frequentano spesso zone a rischio, come per esempio gli scout. Proprio da una vicenda che ha coinvolto l’anno scorso 11 scout è nata l’idea dello studio Ticktoc. “Sono giunti al Pronto Soccorso alle 23. Erano stati sul monte Pastelletto e complessivamente abbiamo contato 310 zecche, considerando solo quelle che erano ancora attaccate. Uno dei ragazzi ha poi sviluppato la malattia di Lyme, per la quale non esiste vaccino, ma è curabile farmacologicamente e con ottimi risultati se diagnosticata tempestivamente”, conclude il dottor Tedesco.


Corso di formazione per la qualifica di operatori socio-sanitari: il 10 settembre la selezione

Il 10 settembre è prevista la prova scritta di selezione per partecipare al corso di formazione per la qualifica di Operatore socio-sanitario, che si terrà il prossimo autunno. Ecco come aderire a un’opportunità di lavoro in ospedali e strutture residenziali socio-sanitarie a servizio delle persone fragili. 

Diventare operatore socio-sanitario (OSS) è oggi una grande opportunità di lavoro, vista la carenza di questa figura chiave nell’organizzazione degli ospedali e delle strutture residenziali socio-sanitarie (case di riposo, rsa, hospice…) finalizzata a garantire un servizio qualificato di assistenza alla persona.

Infatti si diventa OSS solo frequentando un corso organizzato da un organismo di formazione accreditato a livello regionale. In proposito martedì 10 settembre, alle 10, presso l’auditorium del Centro Polifunzionale Don Calabria (via San Marco 121, Verona) avrà luogo la prova scritta di selezione per il corso di operatore socio-sanitario che si terrà probabilmente il prossimo autunno. Il percorso di formazione è organizzato dalla Formazione Superiore e Continua dell’Istituto Don Calabria in collaborazione con l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

I candidati dovranno iscriversi alla selezione entro le ore 13 di venerdì 6 settembre portando i documenti richiesti (clicca qui) al Centro Polifunzionale Don Calabria – Palazzina F2 (seguire le indicazioni per Medialabor). Le iscrizioni si raccolgono dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12. Per informazioni: 045.8184950 e formazioniadulti@centrodoncalabria.it

IL CORSO E LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Confermato dall'IRCCS di Negrar il primo caso importato in Europa di febbre di Oropouche

Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche, in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. Nessun allarme: l’isolamento del virus, normalmente diffuso nella regione Amazzonica, è il primo passo per poter sviluppare test diagnostici specificii, ma anche studi sulla capacità di veicolare il virus  da parte dei potenziali vettori (zanzare e moscerini) diffusi anche da noi.

Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche relativo alla pandemia 2024, in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. Il caso è stato già segnalato alle autorità sanitarie e alla ASL di competenza della Regione Veneto, nonché ai servizi di informazione e monitoraggio internazionali. Il virus è stato isolato nel laboratorio BSL3 del Dipartimento, primo passo per poter sviluppare test diagnostici specifici, ma anche studi sulla capacità di veicolare il virus  da parte dei potenziali vettori (zanzare e moscerini) diffusi anche da noi. afferma Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrare professore associato all’Università di Brescia. 

 

 

 

 

 

Prof. Federico Gobbi

“La febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sud-America, con oltre 500.000 casi diagnosticati dal 1955 a oggi, un numero probabilmente sottostimato viste le limitate risorse diagnostiche disponibili nell’area di diffusione – spiega  Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrare professore associato all’Università di Brescia-. Dall’ultimo aggiornamento epidemiologico risultano tra la fine del 2023 ed il 2024 più di 5.000 casi di febbre Oropouche in Bolivia, Brasile, Colombia e Perù, ed ultimamente anche a Cuba. I sintomi della febbre Oropouche si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore, e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta (oltre i 39 °C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, mialgia, artralgia, nausea, vomito e fotofobia. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa”

Dr.ssa Concetta Castilletti

“La febbre Oropouche è causata dall’omonimo virus (OROV), scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago – prosegue Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell’IRCCS di Negrar-. Si tratta di un virus diffuso normalmente nella regione amazzonica, ma ciò che è più rilevante è che si tratta di un virus che viene trasmesso all’uomo dalle punture di insetti, in particolare moscerini e zanzare”.

“Le arbovirosi come la febbre Oropouche, o come dengue, Zika, chikungunya, costituiscono una delle emergenze di salute pubblica con le quali dobbiamo abituarci a convivere. I cambiamenti climatici e l’aumento degli spostamenti delle popolazioni umane rischiano di rendere endemici anche alle nostre latitudini virus un tempo confinati nella fascia tropicale. È fondamentale essere sempre preparati a rispondere all’emergenza di patogeni che non sono abitualmente diffusi nella fascia mediterranea, e sotto questo aspetto l’essere riusciti ad isolare il virus OROV nel nostro laboratorio ci fornisce un’arma in più per affinare la diagnostica e la ricerca”.

“La diagnosi di febbre Oropouche effettuata dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria – conclude Gobbi – conferma l’importanza di disporre di presidi specializzati, in grado di monitorare costantemente l’andamento delle arbovirosi e di altre patologie trasmissibili. La duplice specializzazione del nostro IRCCS in malattie infettive e tropicali, e il fatto che da oltre trent’anni sia presente presso il nostro ospedale un servizio di medicina dei viaggiatori, ci mettono nelle condizioni di poter individuare con tempestività l’emergenza di potenziali rischi di salute pubblica, che in questo modo possono essere gestiti sul nascere grazie alla consolidata collaborazione con le autorità sanitarie della provincia di Verona e della Regione Veneto”.


Con la Festa del Sacro Cuore, taglio del nastro del nuovo robot chirurgico Hugo

La nuova piattaforma di chirurgia robotica è stata inaugurata ufficialmente venerdì 7 giugno in occasione della Festa del Sacro Cuore. Hugo è pensato per adattarsi ad ogni tipologia di intervento, oncologico e non. L’alta definizione delle immagini, unita agli innovativi dispositivi con cui il chirurgo manovra a distanza gli strumenti operatori consentono gesti chirurgici sempre più accurati e precisi. Questo aumenta l’efficacia dell’intervento, come l’asportazione di un tumore, e tutela allo stesso tempo le strutture vascolari e nervose importanti, riducendo così il rischio complicanze funzionali post operatorie

L’Irccs Sacro Cuore Don Calabria implementa le dotazioni tecnologiche in sala operatoria con il nuovo robot chirurgico Hugo, che si affianca al robot Da Vinci Xi, già in uso dal 2014.

La nuova piattaforma di chirurgia robotica è stata inaugurata questa mattina in occasione della Festa patronale del Sacro Cuore, che si è aperta con la Messa presieduta dal Vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili.

Un taglio del nastro “virtuale” in quanto non si è svolto in sala operatoria dove il robot è già operativo dal 19 marzo, giorno in cui è stato eseguito il primo intervento di chirurgia oncologica urologica dal dottor Stefano Cavalleri.

La cerimonia infatti ha avuto luogo in una delle aree verdi della struttura e le caratteristiche di “the Hugo Robotic Assisted Surgery System” (Hugo RAS), sviluppato dalla multinazionale Medtronic, sono state illustrate attraverso un video proiettato su due maxi-schermi.

l’AD, Claudio Cracco

“L’attenzione all’innovazione tecnologica è da sempre una priorità di questo ospedale, convinti, su insegnamento del nostro Fondatore, che il paziente debba usufruire delle migliori metodologie diagnostiche e terapeutiche offerte dalla ricerca. E questo è possibile, citando ancora San Giovanni Calabria, se l’ospedale rimane all’altezza dei tempi anche dal punto di vista tecnologico”, ha sottolineato l’amministratore delegato, Claudio Cracco. “Nel 2023 sono  stati effettuati 22.500 interventi, di cui circa 300 robotici – ha proseguito -.  Con Hugo, disponendo di due robot, abbiamo l’opportunità di estendere a un maggior numero di casi l’utilizzo della chirurgia robotica con tutti i benefici per il paziente in termini di efficacia dell’intervento unita a una rapida ripresa e migliori esiti funzionali”.

“Il robot Hugo si caratterizza principalmente per la sua versatilità”, ha spiegato il dottor Cavalleri, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Urologia. “E’ indicato infatti non solo per gli interventi urologici, oncologici e di patologia benigna, ma anche di chirurgia generale e ginecologica. A breve sarà validato anche per la chirurgia toracica”.

Dott. Stefano Cavalleri

“La flessibilità di questo robot è dovuta principalmente ai bracci montati su quattro carrelli separati e non uniti in un monoblocco, come nelle altre piattaforme robotiche, tra cui il Da Vinci – ha proseguito -.  Questo consente all’équipe operatoria di posizionarli al letto del paziente in base alla tipologia dell’intervento e di ricalibrare la loro posizione anche in corso della stessa seduta operatoria, se è necessario”.

Altra caratteristica distintiva di Hugo riguarda la consolle, la postazione da dove il chirurgo manovra ‘a distanza’ i vari strumenti operatori. Si tratta di una consolle aperta, e non “immersiva”, che consente quindi la visione più ampia del campo operatorio attraverso uno schermo piatto di 32”, con una definizione delle immagini tale da rilevare anche i più piccoli dettagli. Per ottenere l’effetto tridimensionale il chirurgo deve indossare gli appositi occhiali 3D. Quest’ultimi sono collegati a un sistema di tracciamento della posizione della testa dell’operatore: se il chirurgo distoglie lo sguardo dal monitor scatta il blocco automatico dei comandi manuali, aumentando la sicurezza di tutto il processo operatorio.

Altro elemento di sicurezza sono gli hand controllers, di cui sono provviste le due maniglie utilizzate dal chirurgo alla consolle, attraverso le quali il movimento del chirurgo viene convertito in movimento degli strumenti. Questi dispositivi di controllo percepiscono la presenza della mano e forniscono informazioni sulla forza impiegata.

 “L’alta definizione delle immagini, unita agli innovativi strumenti da polso consentono gesti chirurgici sempre più accurati e precisi – sottolinea Cavalleri – Questo permette di ottenere l’eradicazione della malattia salvaguardando allo stesso tempo le strutture vascolari e nervose importanti che sovraintendono alla funzionalità degli organi. L’esempio è il tumore della prostata: l’uso della chirurgia robotica limita le complicanze post chirurgiche, quali l’incontinenza e la disfunzione erettile”.

Hugo è una piattaforma particolarmente adatta anche per la formazione. Il simulatore dotato di intelligenza artificiale trasforma la console in un ambiente di realtà virtuale: il clinico può usare i comandi manuali ad alta precisione e il grande monitor 3D per simulare esperienze virtuali iper-realistiche. “Questo permette ai chirurghi di imparare, fare pratica e ottenere un riscontro sulla capacità acquisite relativamente ai compiti chirurgici robotici, tra cui l’inserimento di aghi, la dissezione, la presa, la sutura e altro ancora. Inoltre Hugo è dotato di un software di intelligenza artificiale che consente in tempo reale l’acquisizione, l’archiviazione e l’accesso sicuro di video chirurgici e dati procedurali anche su dispositivi mobili come il cellulare. In questo modo diventa più agevole l’interazione e il lavoro congiunto dell’équipe chirurgica per la preparazione all’intervento. E per gli specializzandi una modalità differente di acquisire la tecnica chirurgica”, ha concluso Cavalleri.

Mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona

Anche il vescovo Pompili durante l’omelia ha voluto soffermarsi sullo sviluppo della tecnologia, in particolare sull’intelligenza artificiale. “Oltre all’intelligenza artificiale, che può essere sicuramente un elemento di innovazione, permane l’intelligenza cordiale, del cuore. Esse non sono in contrapposizione, ma devono essere integrate. E la domanda che si cela dietro l’intelligenza cordiale è se siamo sempre capaci di riconoscere oltre la malattia la persona, il soggetto, il volto. Chi entra nella Cittadella della carità, insieme al nitore degli ambienti e all’efficienza dei servizi, percepisce proprio questo sguardo amorevole che è quanto più rigenerante in chi vive la fragilità del dolore”.

Il presidente , fr Gedova Nazzari

Prima dell’inaugurazione virtuale del robot Hugo, il presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari, ha ricordato quel 7 febbraio del 1946 quando San Giovanni Calabria affidò al Sacro Cuore di Gesù la Casa di Negrar, l’embrione di quello che oggi è l’ospedale. “Don Calabria affida l’Ospedale e l’intera Opera al Cuore di Gesù, simbolo della natura umana di Cristo, intimamente legata alla sua natura divina. Ma soprattutto simbolo del suo amore per ogni donna e per ogni uomo, per ciascuno di noi. Un amore quello di Gesù che dona dignità alla persona. E nessuna condizione sfavorevole può privarla di questo grande dono. Non la malattia. Nemmeno quando la sofferenza fisica porta a un’alterazione della coscienza o all’incoscienza stessa”.

VIDEO PIATTAFORMA ROBOTICA HUGO

Regia: Riccardo Guernieri

Art Direction Media Event Srl: Vania Bertani

Consulenza e testi: Elena Zuppini e Matteo Cavejari


Dalla robotica all'intelligenza artificiale: cosa cambierà nelle sale operatorie

Dalla robotica all’intelligenza artificiale, alla realtà e aumentata fino al metaverso. La tecnologia digitale prende sempre più spazio in sala operatoria portando con sé implicazioni importati, in primo luogo la tutela dei diritti del cittadino in termini di salute e sicurezza nei luoghi di cura. Un tema attuale che sarà affrontato nel convegno “Innovazione tecnico-organizzativa in sala operatoria tra efficienza, sicurezza e qualità dei percorsi” in programma mercoledì 5 giugno alla Gran Guardia e promosso dall’Università di Verona e dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. (qui il programma)

Dalla robotica all’intelligenza artificiale, alla realtà e aumentata fino al metaverso. La tecnologia digitale prende sempre più spazio in sala operatoria portando con sé implicazioni importati, in primo luogo la tutela dei diritti del cittadino in termini di salute e sicurezza nei luoghi di cura.

Un tema attuale che sarà affrontato nel convegno “Innovazione tecnico-organizzativa in sala operatoria tra efficienza, sicurezza e qualità dei percorsi” in programma mercoledì 5 giugno alla Gran Guardia e promosso dall’Università di Verona e dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. (qui il programma)

“Le sale operatorie sono aree ad alta intensità di cura e quindi ad alto rischio: il 39% del totale degli eventi avversi in ambito ospedaliero accadono in sala operatoria”,  sottolinea il dottor Davide Brunelli, direttore medico di presidio dell’IRCCS di Negrar, organizzatore del convegno, insieme al professor Stefano Tardivo, ordinario di Igiene generale e applicata all’università di Verona. “E’ quindi importante condividere sul territorio quelle che sono le nuove sfide della moderna chirurgia, come avviene in questo convegno dove si confronteranno le esperienze del Sacro Cuore Don Calabria, quelle degli ospedali cittadini e la competenza scientifica e didattica dell’Università”.

Ad aprire il lavori sarà l’intervento di padre Paolo Benanti, presidente della Commissione Algoritmi per l’informazione e unico membro italiano del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, che parlerà dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società, in particolare nel campo della salute. Successivamente interverrà il professor Silvio Brusaferro, già presidente dell’Istituto superiore di sanità e attualmente direttore della Struttura complessa Accreditamento, Gestione del Rischio Clinico e Valutazione delle Performance Sanitarie presso l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, che affronterà il tema della sicurezza del paziente,

“Sicurezza da cui non si può prescindere nell’ideazione dell’ospedale del futuro, il cosiddetto netxt generation hospital, tecnologico e capace di far fronte ai cambiamenti. Un progetto a cui sta lavorando il Politecnico di Milano e che sarà illustrato dai professori Stefano Campolongo e Andrea Brambilla dell’Istituto universitario lombardo”, prosegue il dottor Brunelli.

Congiuntamente all’aspetto strutturale sarà affrontato il ruolo dei percorsi assistenziali, In particolare la dottoresse Elisa Bertocchi e Roberta Freoni, rispettivamente chirurgo e coordinatrice infermieristica della Chirurgia generale dell’IRCCS di Negrar, presenteranno il protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery, ovvero il miglior recupero dopo un intervento chirurgico). Grazie all’elevata aderenza a questa “buona pratica clinica”, che ha portato alla riduzione delle complicanze e dei giorni di degenza, la chirurgia generale ha ottenuti da Eras Society la certificazione internazionale di centro qualificato e di centro formatore. Gli infettivologi Andrea Tedesco e Francesco Rizzolo, sempre del Sacro Cuore Don Calabria, presenteranno invece il percorso della gestione del rischio infettivo nel processo chirurgico.

“In questo contesto di innovazione tecnologica assume sempre più importanza la valutazione delle performance alla luce dell’evidenza scientifica e la formazione permanente dei clinici. Anche la medicina legale dovrà cambiare prospettiva assumendo nuove forme di valutazione per quanto riguarda i sinistri, come ci spiegherà il professor Umberto Genovese, ordinario di Medicina legale all’Università di Milano”, conclude il dottor Brunelli.