Il Santuario San Giovanni Calabria è tra le chiese giubilari della diocesi di Verona
Il santuario diocesano San Giovanni Calabria è tra le 16 chiese giubilari della diocesi di Verona fino al 28 dicembre 2025. Il mandato è stato consegnato dal vescovo mons. Domenico Pompili al rettore del santuario don Giacomo Cordioli durante la solenne apertura del “Giubileo della speranza” nella diocesi scaligera, avvenuta in cattedrale lo scorso 29 dicembre.
In occasione del “Giubileo della speranza”, aperto da Papa Francesco lo scorso 24 dicembre, il santuario San Giovanni Calabria sarà una delle 16 chiese giubilari della diocesi di Verona, come da decreto emanato dal vescovo mons. Domenico Pompili. Questo significa che durante l’anno giubilare per i fedeli sarà possibile ottenere l’indulgenza giubilare facendo un pellegrinaggio a San Zeno in Monte, presso la Casa Madre dell’Opera Don Calabria dove ha sede il santuario, e attenendosi alle indicazioni della Chiesa. Ecco il passaggio contenuto nel decreto del vescovo:
«In tali chiese (oltre che attraverso i sacri pellegrinaggi) per i fedeli sarà possibile lucrare l’Indulgenza giubilare, secondo le consuete indicazioni della Chiesa – confessione sacramentale individuale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice – e le specifiche disposizioni stabilite dalla Penitenzieria Apostolica per il Giubileo 2025 (Norme, II): se, individualmente o in gruppo, visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare stabilito e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede, in qualsiasi forma legittima, e invocazioni a Maria, Madre di Dio, affinché in questo Anno Santo tutti possano “sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli” (Spes non confundit, n. 24)» (Vedi decreto integrale).
L’apertura del “Giubileo della speranza” a livello diocesano è avvenuta lo scorso 29 dicembre in Cattedrale con una solenne celebrazione presieduta da mons. Pompili. Durante l’evento il vescovo ha consegnato il mandato alla delegazione del santuario calabriano, guidata dal rettore don Giacomo Cordioli. Il santuario San Giovanni Calabria sarà chiesa giubilare fino al 28 dicembre 2025.
La chiesa della Casa Madre dell’Opera, sul colle di San Zeno in Monte, è stata eretta a santuario l’8 ottobre 2023 in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di san Giovanni Calabria. All’interno del santuario ci sono le tombe di don Calabria e di due suoi collaboratori della prima ora, cioè don Luigi Pedrollo e fratel Francesco Perez.
In Pediatria nuova unità di Terapia Subintensiva dedicata ai giovani pazienti che devono essere costantemente monitorati
All’interno del reparto di Pediatria è stata attivata un’Unità di Terapia Subintensiva dedicata ai pazienti (fino a 18 anni) che hanno un quadro clinico complesso, ma non critico. La stanza dispone di due letti dotati di dispositivi per il monitoraggio continuo e il supporto di ventilazione non invasiva, con un’assistenza infermieristica dedicata.
La Pediatria dell’IRCCS di Negrar ha allestito una nuova sezione di cura. Oltre alla Patologia Neonatale, presente da tempo, all’interno del reparto è stata attivata un’Unità di Terapia Subintensiva dedicata ai pazienti (fino a 18 anni) che hanno un quadro clinico complesso, ma non critico. La stanza dispone di due letti dotati di dispositivi per il monitoraggio continuo e il supporto di ventilazione non invasiva, con un’assistenza infermieristica dedicata. Un ambiente accogliente e colorato anche grazie ai quadri dipinti dai pazienti con disabilità acquisita che frequentano dell’Atelier di Arteterapia del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa.
“La Terapia Subintensiva è un’area di intensità di cura che accoglie pazienti ad alto rischio evolutivo o clinicamente instabili, che non possono restare in reparto, ma nemmeno ci sono indicazioni per il ricovero in terapia intensiva”, spiega il direttore della Pediatria, dottor Paolo Bonetti. “Fra questi, i bambini con difficoltà respiratoria – riprende -. Gli autunni e gli inverni seguiti agli anni della pandemia da Covid19 sono stati caratterizzati da un’alta incidenza di infezioni da virus respiratorio sinciziale (RSV), responsabile di polmoniti e soprattutto di bronchioliti, la cui pericolosità è inversamente proporzionale all’età del paziente. In alcuni casi questi pazienti possono necessitare di supporto respiratorio non invasivo, come per esempio tramite Cpap (Continuous Positive Airway Pressure), che è possibile solo in Terapia Subintensiva, dove operano infermieri e medici addestrati”.
La nuova area è dedicata anche all’assistenza post chirurgica dei bambini sotto l’anno di età. “Il nostro Ospedale effettua chirurgia pediatrica, anche ad alta complessità – prosegue il dottor Bonetti – In particolare l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria è un centro di riferimento nazionale per la chirurgia oculistica pediatrica, interventi molto complessi che richiedono un’assistenza avanzata e un monitoraggio costante”.
Infine i due nuovi posti letto saranno a disposizione per l’assistenza dei bambini con “bisogni speciali”, affetti cioè da disabilità o da malattie croniche, che, in concomitanza con altre affezioni, creano un quadro complesso e a volte critico.
Un anno da ricordare: le immagini del 2024 al Sacro Cuore
Un anno all’insegna della ricerca e dell’innovazione, ma anche un anno ricco di progetti per migliorare i servizi al paziente, com’era nei desideri del fondatore san Giovanni Calabria. Senza dimenticare le piccole e grandi storie che ogni giorno si dipanano negli ambienti della Cittadella della Carità di Negrar, storie dove si intrecciano sofferenza, coraggio, professionalità e tanta umanità. Tutto questo e molto altro è stato il 2024 del “Sacro Cuore”, di cui nel video qui sotto raccontiamo i principali avvenimenti attraverso le immagini e le notizie pubblicate sul nostro sito.
Con l’occasione porgiamo a tutti i collaboratori, ai pazienti e ai loro familiari gli auguri di un anno nuovo ricco di speranza e serenità.
Gli auguri del Casante: "Cerchiamo di essere donne e uomini di speranza"
Il team di Chirurgia toracica premiato al congresso nazionale SIET per l'illustrazione del caso più rilevante
Nell’ambito del XXII Congresso nazionale della Società Italiana di Endoscopia Toracica (SIET), che si è svolto nelle settimane scorse a Firenze, il team, guidato dal dottor Diego Gavezzoli, ha vinto la “Case Competition” per aver presentato il caso chirurgico più rilevate ed aver svolto la migliore comunicazione tramite poster. Si tratta del primo intervento in Italia, illustrato in un consesso scientifico, che ha utilizzato la chirurgia robotica associata al verde di indocianina per l’asportazione di un adenoma paratorideo mediastinico
Prestigioso riconoscimento per l’équipe di Chirurgia toracica dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Nell’ambito del XXII Congresso nazionale della Società Italiana di Endoscopia Toracica (SIET), che si è svolto nelle settimane scorse a Firenze, il team, guidato dal dottor Diego Gavezzoli, ha vinto la “Case Competition” per aver presentato il caso chirurgico più interessante ed aver svolto la migliore comunicazione tramite poster (clicca qui). Alla “competizione” hanno partecipato 52 lavori presentati da chirurghi ed endoscopisti toracici, pneumologi provenienti dai maggiori ospedali di tutta Italia.
Il premio del primo classificato, vinto dalla dottoressa Rosalia Romano che ha curato l’esposizione, riguarda un corso di alta formazione sulla gestione del sanguinamento intraoperatorio in chirurgia toracica presso il Centro Multidisciplinare di chirurgia robotica di Pisa.
Il dottor Gavezzoli con le dottoresse Romano e Barbara Canneto e il dottor Gianluca Perroni sono intervenuti una signora di 73 anni per l’asportazione un adenoma paratiroideo mediastinico, tramite chirurgia robotica guidata dalla fluorescenza di verde di indocianina. Questo tracciante è impiegato nell’individuazione degli adenomi in sede cervicale, ma in letteratura non è mai stato descritto l’utilizzo come guida nell’identificazione degli adenomi mediastinici. Quello della Chirurgia toracica del “Sacro Cuore Don Calabria” è stato il primo caso in Italia di questo tipo condiviso in una comunità scientifica di Chirurgia ed Endoscopia toracica.
L’adenoma paratiroideo
L’adenoma paratiroideo è un tumore benigno delle paratiroidi, le quattro ghiandole endocrine collocate dietro alla tiroide che hanno il compito di produrre e secernere l’ormone paratiroideo o paratormone (PTH), fondamentale per mantenere un livello adeguato di calcio nel sangue (calcemia), intervenendo quando tale livello si abbassa. L’adenoma, essendo causato da una proliferazione neoplastica di cellule delle paratiroidi, determina un aumento anomalo e incontrollato della calcemia.
L’adenoma nel 75% dei casi coinvolge una delle paratiroidi inferiori; nel 15% una delle paratiroidi superiori, mentre nel 10% dei casi circa vi è coinvolgimento di paratiroidi con localizzazione “anomala”, per esempio intratiroidea o intramediastinica.
Il caso della signora ricoverata al “Sacro Cuore Don Calabria” presentava un adenoma paratiroideo mediastinico, cioè situato nel torace, con un livello di calcemia persistentemente elevato e refrattario alla terapia medica.
L’intervento chirurgico
“L’intervento di asportazione di questi adenomi varia in base alla localizzazione anatomica”, spiega il dottor Gavezzoli. “In caso di sede mediastinica, l’adenoma può essere asportato sia con le tradizionali tecniche (con un’incisione a livello del torace o dello sterno), sia con le tecniche mininvasive come la toracoscopia. La localizzazione e l’asportazione radicale del tessuto paratiroideo ectopico iperfunzionante può essere una sfida, soprattutto quando le dimensioni della lesione sono esigue e il tumore è immerso in una zona anatomica ricca di tessuto adiposo, come può essere il mediastino”.
In questo caso i chirurghi toracici, in collaborazione con il professor Paolo Brazzarola, chirurgo endocrinologico sempre dell’IRCCS di Negrar, hanno utilizzato il verde di indocianina, un tracciante fluorescente che una volta iniettato nel sangue, è migrato velocemente verso l’adenoma, rendendolo così immediatamente visibile sul monitor della consolle del robot chirurgico. “L’impiego del tracciante e della tecnica robotica hanno permesso di ottenere un’asportazione dell’adenoma radicale e sicura con l’esecuzione di sole 3 piccole incisioni da 1 cm a livello del torace, favorendo il recupero molto rapido della paziente”, ha concluso il dottor Gavezzoli.
Nella foto da sinistra: i dottori Gianluca Perrone e il dottor Diego Gavezzoli, la dottoressa Rosalia Romano e il professor Paolo Brazzarola
Prevenzione e cura del tumore del colon-retto: il futuro sono i batteri del nostro intestino
Da tempo è noto che il microbioma intestinale svolge un ruolo attivo anche nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del colon-retto, la seconda neoplasia più diffusa in Italia, con circa 50mila nuovi casi all’anno. Nel prossimo futuro “la carta di identità genetica” della nostra flora batterica intestinale – diversa per ogni individuo – potrebbe diventare un elemento prezioso per la diagnosi precoce e predittivo per quanto riguarda l’efficacia delle terapie oncologiche.
L’ultima frontiera della prevenzione e della cura del tumore del colon-retto si chiama microbioma, ovvero la popolazione di batteri, virus e funghi che popola il nostro corpo – a partire dall’intestino dove si trova il 70% del totale – in continua simbiosi, fisiologica o patologica, con il nostro organismo.
Da tempo è noto che il microbioma intestinale svolge un ruolo attivo anche nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del colon-retto, la seconda neoplasia più diffusa in Italia, con circa 50mila nuovi casi all’anno. Nel prossimo futuro “la carta di identità genetica” della nostra flora batterica intestinale – diversa per ogni individuo – potrebbe diventare un elemento prezioso per la diagnosi precoce e predittivo per quanto riguarda l’efficacia delle terapie oncologiche.
Il microbioma come svolta nel trattamento del tumore del colon-retto è proprio il titolo di una delle sessioni del congresso di chirurgia che si è svolto lo scorso venerdì 13 dicembre presso la Biblioteca Capitolare di Verona . Giunto alla sesta edizione, il simposio è stato organizzato da Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale dell’IRCCS di Negrar, e Corrado Pedrazzani della Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e professore associato dell’Università scaligera. Tra i relatori anche Antonino Spinelli, presidente per l’anno in corso dell’ESCP- European Society of Coloproctology e Massimo Carlini, presidente SIC – Società italiana di Chirurgia.
“Diversi studi hanno dimostrato correlazioni tra determinate famiglie di batteri presenti nell’intestino e cancro del colon-retto”, ha sottolineato il dottor Ruffo. “Ma esistono anche interazioni tra altre famiglie di batteri e sistema immunitario umano che svolgono un ruolo protettivo rispetto al processo di nascita e sviluppo della neoplasia”. I principali fattori di rischio del tumore del colon-retto sono riconducibili allo stile di vita, in particolare all’alimentazione. “Per ridurre il rischio di tumore potrebbe essere utile modificare il microbioma agendo sulla dieta – ha ripreso il dottor Ruffo – senza dimenticare però che l’interazione tra microbioma e tumore è molto complessa ed è oggetto delle più recenti ricerche finalizzate proprio a definirne il ruolo per la diagnosi precoce e per le terapie mirate. Inoltre la modifica del mocrobioma intestinale prima dell’intervento chirurgico è sempre più un elemento importante per ridurre l’incidenza delle complicanze post-operatorie e migliorare gli esiti oncologici”.
Un altro focus importante del Congresso ha riguardato le innovazioni in chirurgia, in particolare l’utilizzo dei robot chirurgici in dotazione sia all’ospedale di Negrar sia al Policlinico di Borgo Roma. “Grazie alla piattaforma robotica disponibile presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e all’esperienza maturata nel corso degli anni, oggi possiamo eseguire interventi chirurgici molto complessi come i tumori del retto o quelli in cui è necessaria la resezione contemporanea di altri organi quali, per esempio, il fegato, con un altissimo grado di precisione e di sicurezza. La chirurgia mini-invasiva, e in particolare quella robotica, riduce le complicanze post-operatorie e accelera il recupero. Inoltre, permette di iniziare trattamenti post-operatori, come la chemioterapia, in tempi significativamente ridotti, migliorando ulteriormente gli esiti complessivi.” Al congresso è intervenuto Gyu-Seog Choi del Kyungpook National University Hospital di Daegu (Corea del Sud), uno dei massimi esperti di chirurgia robotica e detentore della più alta casistica di interventi effettuati con la piattaforma robotica “single port”, che consente di eseguire operazioni di chirurgia colon-rettale con alta precisione attraverso un’unica incisione di pochi centimetri.
L’incontro scientifico si è aperto con una sessione dedicata a ERAS, il protocollo chirurgico finalizzato a migliorare il recupero dopo l’intervento grazie al quale la Chirurgia Generale di Negrar – che all’anno effettua circa 400 interventi di resezione del colon, di cui 150 oncologici – ha abbattuto le complicanze post operatorie, con la conseguente riduzione dei giorni di degenza passati da una media di 8,5 a 4,6. Risultato che ha portato il reparto guidato dal dottor Ruffo ad essere certificato dall’organismo internazionale ERAS Society primo ed unico centro formatore in Italia per l’insegnamento del protocollo.
Nella foto gli organizzatori del Congresso; da sinistra: Corrado Pedrazzani, Corrado Pedrazzani della Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e professore associato dell’Università scaligera, e Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Diretta europea dalle sale dell'Endoscopia digestiva di Negrar: 800 specialisti in collegamento
Diretta live dalle sale dell’Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria per il settimo corso internazionale dell’EGEUS – European Group for Endoscopic Ultrasonography sull’uso combinato dell’Ecoedoscopia (EUS) e della colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ECRP).
Si è aperto ieri mattina con interventi in diretta dall’IRCCS di Negrar, il settimo corso internazionale “live” dell’EGEUS – European Group for Endoscopic Ultrasonography sull’uso combinato dell’Ecoedoscopia (EUS) e della colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ECRP). L’appuntamento scientifico (clicca qui per il programma), che termina domani 14 dicembre, è co-diretto dal dottor Paolo Bocus, direttore della Gastroenterologia e Endoscopia digestiva del Sacro Cuore Don Calabria, e vede la partecipazione di 640 iscritti.
La sede teorica del corso è a Novara, con interventi trasmessi dall’Ospedale Maggiore della Carità della città piemontese, dall’Ospedale Ordine Mauriziano Umberto I di Torino e, appunto, dall’Ospedale di Negrar. Più precisamente da una delle sale dell’Endoscopia digestiva, di cui è responsabile il dottor Marco Benini.
Il dottor Paolo Bocus ha condotto con la sua équipe otto interventi tra il primo e il secondo giorno di corso su altrettanti pazienti, che si sono sommati ai 24 interventi tra Novara e Torino. Circa 800 persone erano in collegamento da tutta Europa.
“Abbiamo effettuato un’ecoendoscopia operativa ed endobiliare e colangiopancreatografie e colangioscopie con biopsie e minisonde ecografiche intraduttali”, spiega il dottor Bocus. Per la lettura delle biopsie è intervento in live anche il professor Giuseppe Zamboni, direttore dell’Anatomia patologica, sempre dell’IRCCS di Negrar.
Il primo corso live dell’EGEUS si è tenuto nel 2012 con l’obiettivo, che poi è proseguito per altre sei edizioni, di evidenziare gli sviluppi più aggiornati in materia di EUS e di ERCP e il loro utilizzo combinato, riassunto nel nuovo concetto di EURCP, che comprende un nuovo modo di affrontare la patologia biopancreatica sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico.
E' di una farmacista dell'IRCCS di Negrar la migliore tesi europea di Dottorato nel campo delle scienze nucleari
La dottoressa Chiara Favaretto, farmacista dell’Officina Farmaceutica e Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, è la vincitrice del Best PhD Thesis Award in Europe 2024, il riconoscimento assegnato dall’European Nuclear Society (ENS) alla migliore tesi di Dottorato dell’anno nel campo delle scienze nucleari. Grazie a questa ricerca, due nuovi radiofarmaci (161Tb-DOTA-LM3 e 161Tb-SibuDAB) per la cura delle neoplasie neuroendocrine sono attualmente in fase I di sperimentazione clinica.
La dottoressa Chiara Favaretto, farmacista dell’Officina Farmaceutica e Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, è la vincitrice del Best PhD Thesis Award in Europe 2024, il riconoscimento assegnato dall’European Nuclear Society (ENS) alla migliore tesi di Dottorato dell’anno nel campo delle scienze nucleari.
La dottoressa Favaretto, 31 anni, originaria di Dolo (Venezia), lavora all’IRCCS di Negrar dal 9 Aprile 2024. Dal 2019 al 2022 ha svolto il Dottorato di ricerca sui radiofarmaci e la produzione di radioisotopi per la medicina nucleare al Politecnico Federale (ETH) di Zurigo. Lo studio documentato dalla tesi – dal titolo “Development of terbium radioisotopes towards clinical theragnostics applications in nuclear medicine”- si concentra sullo sviluppo di metodi per la produzione di isotopi radioattivi innovativi utilizzabili in medicina nucleare, sia per la diagnosi che per il trattamento di diversi tipi di tumore. Grazie a questa ricerca, due nuovi radiofarmaci (161Tb-DOTA-LM3 e 161Tb-SibuDAB) per la cura delle neoplasie neuroendocrine sono attualmente in fase I di sperimentazione clinica, cioè la prima fase di sperimentazione sull’uomo che ha l’obiettivo di testare la sicurezza e la tollerabilità del radiofarmaco.
Il Best PhD Thesis Award in Europe 2024 è un riconoscimento molto importante in quanto viene assegnato dalla più grande società scientifica (ENS) in Europa che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’uso pacifico dell’energia nucleare. I membri dell’ENS sono costituiti dai rappresentanti delle Società nucleari nazionali di 22 Paesi europei a cui si aggiunge quella di Israele. Le tesi in concorso erano una per ogni Paese membro della Società. Cinque i lavori finalisti, nell’ambito dei quali è stata scelta come vincitrice la tesi della dottoressa Favaretto.
70 anni fa moriva San Giovanni Calabria: il video con la testimonianza di chi era presente
Virus della bronchiolite: anche all'IRCCS di Negrar la campagna di prevenzione per i nuovi nati
Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla campagna regionale di prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), offrendo la somministrazione gratuita del nuovo anticorpo monoclonale Nirsevimab a tutti i nuovi nati del Punto nascita dell’Ospedale. L’RSV è la causa principale di bronchioliti e polmoniti nei bambini: nei neonati può portare a forme gravi che richiedono l’ospedalizzazione e, nel 20% dei casi, il ricovero in terapia intensiva,
Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla campagna regionale di prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), offrendo la somministrazione gratuita del nuovo anticorpo monoclonale Nirsevimab a tutti i nuovi nati del Punto nascita dell’Ospedale. La somministrazione è iniziata a novembre e proseguirà fino a marzo/aprile, quando conclude il periodo dell’anno durante il quale è più diffuso il virus. Per i bimbi nati da gennaio a novembre, la profilassi viene effettuata dai pediatri di libera scelta.
L’RSV è una delle principali cause di infezione delle vie respiratorie nei bambini più piccoli, causando bronchioliti (infezioni delle piccole vie respiratorie) e polmoniti (infezione dei polmoni).
E’ un virus molto diffuso, tanto che si stima che tutti i bambini, entro i due anni di vita, si infettino almeno una volta e, nella maggior parte dei casi, entro l’anno di età. I quadri più severi di bronchiolite e polmonite con febbre, tosse e difficoltà respiratoria da richiedere l’assistenza ospedaliera si verificano nei bimbi di età inferiore a un anno e in particolare sotto ai 6 mesi. Nel 20% dei casi è necessario il ricovero in terapia intensiva,
Purtroppo non esistono farmaci specifici per la cura delle infezioni da RSV e la terapia della bronchiolite si limita a trattamenti sintomatici e a misure di supporto (idratazione e ossigeno). Pertanto la prevenzione è l’unica strategia disponibile per contenere questa infezione.
Profilassi con gli anticorpi monoclonali
L’anticorpo monoclonale Nirsevimab rappresenta una grande risorsa per la prevenzione delle infezioni da virus RSV: diversi studi scientifici hanno dimostrato che la sua somministrazione è associata a una riduzione dell’80% delle infezioni respiratorie che richiedono assistenza medica, ma anche a una diminuzione di ricoveri, compresa tra il 77 e il 90%. Diversi Paesi europei, fra cui Francia e Spagna, hanno già introdotto, a partire dalla scorsa stagione 2023-2024, la profilassi universale dei neonati e dei bambini nel primo anno di vita, raggiungendo ottimi risultati, con una riduzione notevole dei ricoveri legati all’infezione da RSV.
Fino ad alcuni mesi fa era a disposizione un altro anticorpo monoclonale, il Palivizumab, che però è indicato solo per i bambini appartenenti alle categorie a maggior rischio di infezioni severe (grave prematurità, cardiopatie congenite e altre patologie). Il Nirsevimab è indicato invece per tutti i neonati e viene somministrato in un’unica iniezione (sulla coscia), a differenza del Palivizumab che richiede un’iniezione al mese per 5 mesi.
Effetti indesiderati
Meno di un bambino su 100 sottoposto a profilassi con Nirsevimab ha manifestato:
- eruzione cutanea
- reazione in sede di iniezione (ovvero arrossamento, gonfiore e dolore nel sito in cui viene somministrata l’iniezione),
- febbre (entro 7 giorni).
Eccezionalmente, come per tutti i farmaci, possono manifestarsi reazioni allergiche immediate come le reazioni anafilattiche; per tale motivo, al pari delle vaccinazioni, il bambino deve attendere 15 minuti prima di lasciare il luogo dove viene somministrato l’anticorpo.