In occasione della Giornata mondiale del diabete parliamo con la dottoressa Emilia Maggio di una delle complicanze delle malattia, prima causa di cecità legale nei Paesi industrializzati. Venerdì un convegno al “Sacro Cuore”
Più di 425 milioni di persone al mondo sono colpite da diabete, di cui il 14 novembre si celebra la Giornata mondiale. Secondo l’International Diabetes Federation (IDF) nel 2030 i diabetici saranno 522 milioni, in considerazione dell’aumento dei fattori di rischio predisponenti al diabete quali l’invecchiamento della popolazione, la sedentarietà e le scorrette abitudini alimentari. Una propria e vera pandemia che porta con sé tutte le conseguenze della malattia.
Tra queste la retinopatia, una complicanza oculare del diabete mellito che interessa la retina. Può essere una patologia invalidante, tanto da rappresentare, nei Paesi industrializzati, la prima causa di cecità legale per i pazienti in età lavorativa.
Sulla “Retinopatia diabetica e patologie vascolari retiniche: l’approccio nella pratica clinica”, venerdì 16 novembre l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ospiterà un convegno organizzato dall’Oculistica diretta della dottoressa Grazia Pertile. Lo scopo dell’incontro è di analizzare le diverse possibili manifestazioni cliniche dell’edema maculare associato a retinopatia diabetica e occlusioni venose retiniche, valutandone l’impatto funzionale e,soprattutto, il miglior indirizzo terapeutico (vedi programma).
Con l’oculista Emilia Maggio (nella foto Gallery) facciamo il punto sulla retinopatia, che colpisce il 30% dei pazienti diabetici.
Dottoressa, perché il diabete può determinare dei danni alla retina?
Come è noto, il diabete è una malattia caratterizzata da un aumento dei livelli ematici di glucosio (iperglicemia), causato da un’insufficienza assoluta o relativa dell’ormone insulina. L’iperglicemia causa un’alterazione dei vasi sanguigni di tutto il corpo, in particolare dei vasi di piccolo calibro (microangiopatia), come quelli localizzati nella retina, sebbene anche i vasi di calibro maggiore possano essere colpiti.
Tutti coloro che soffrono di diabete possono sviluppare una retinopatia diabetica o ci sono soggetti più a rischio?
Il rischio di sviluppare una retinopatia diabetica aumenta sensibilmente con la durata del diabete, il cattivo controllo glicemico e l’eventuale coesistenza di ipertensione arteriosa e dislipidemia. Tra i fattori di rischio modificabili, il controllo glicemico è sicuramente il più importante. E’ stato dimostrato che il corretto controllo glicemico e l’ottimizzazione di pressione arteriosa ed assetto lipidico possono ritardare la comparsa e rallentare il peggioramento della retinopatia.
Quali sono i sintomi?
La retinopatia diabetica può essere una patologia molto insidiosa, in quanto, anche negli stadi avanzati, può risultare asintomatica, pur in presenza di una microangiopatia severa e di alterazioni retiniche importanti. La riduzione della vista spesso compare tardivamente, quando le possibilità di trattamento risultano limitate. Pertanto, anche in assenza di sintomi, è importante che il paziente diabetico si sottoponga a visite oculistiche periodiche, ad intervalli prestabiliti in base allo stadio di severità della patologia.
Si parla di retinopatia non proliferante e proliferante: cosa significa?
Esistono diversi stadi di severità. In particolare, si possono distinguere una retinopatia diabetica non proliferante e proliferante. La retinopatia non proliferante è una forma più precoce e meno grave della patologia. In questo stadio l’iperglicemia danneggia i capillari retinici portando alla formazione di zone di “sfiancamento” della parete vasale (microaneurismi), emorragie ed anomalie della morfologia, decorso e calibro vascolare. Tali alterazioni possono causare la trasudazione di alcune componenti ematiche con conseguente formazione di edema retinico o essudati intraretinici. Inoltre, la microangiopatia può condurre ad una ridotta perfusione del tessuto retinico, fino alla ischemia retinica. Se la patologia non viene riconosciuta e controllata in questa fase, evolve progressivamente verso la forma proliferante, ovvero lo stadio più avanzato ed invalidante della malattia. In questa fase la presenza di aree retiniche ischemiche è lo stimolo per la formazione di neovasi retinici. I vasi sanguigni neoformati, in quanto anomali per sede e struttura, possono condurre a complicanze più gravi, come emorragie intraoculari, glaucoma neovascolare e distacco di retina.La prevenzione è importante, in quanto si stima che fino al 45% dei pazienti affetti da retinopatia diabetica non proliferante severa presenti il rischio di sviluppare una retinopatia proliferante entro un anno.
Come viene diagnosticata?
La diagnosi di retinopatia diabetica viene eseguita mediante la visita oculistica con esame del fondo oculare. Esistono, inoltre, numerosi esami diagnostici utili per perfezionare la diagnosi ed approfondire le caratteristiche della malattia. Tra questi si annoverano l’esame OCT (tomografia a coerenza ottica), utile soprattutto in caso di retinopatia associata ad edema maculare diabetico, e la fluorangiografia, esame che consente di definire l’esatta estensione delle aree di ischemia retinica e di identificare la presenza dei neovasi.
Quali sono i trattamenti?
I principali trattamenti dei quali disponiamo per affrontare la retinopatia diabetica sono la terapia laser retinica, le iniezioni intravitreali e, nei casi di retinopatia diabetica proliferante avanzata, la chirurgia.
E’ possibile prevenirla?
La diagnosi precoce e l’inquadramento della retinopatia diabetica sono essenziali per ostacolare l’instaurarsi di danni oculari irreversibili. Per prevenire o contrastare l’evoluzione della patologia è raccomandato eseguire visite oculistiche ad intervalli regolari, mantenere un corretto controllo della glicemia, della pressione arteriosa sistemica e dell’assetto lipidico.