Vaccinarsi è un atto di responsabilità verso noi stessi e verso la comunità: il vaccino è l’arma migliore per prevenire e combattere l’influenza e una misura formidabile per bloccarne la diffusione

L’influenza è già tra noi. Secondo il primo bollettino di InfluNet (Rete Italiana Sorveglianza Influenza) del Ministero della salute i casi stimati sono già 125mila. E’ tempo quindi di pensare al vaccino. In questi giorni tutte le Ulss del Paese inizieranno la campagna vaccinale contro l’influenza. I vaccini poi sono già disponibili da alcune settimane nelle farmacie, per chi volesse vaccinarsi, ma non ha i requisiti per farlo gratuitamente.

 

Perché vaccinarsi? In fondo si tratta solo di influenza

E’ un’affermazione che sentiamo ripetere frequentemente in questa stagione. La risposta è nella realtà dei fatti. L’influenza è una patologia che può dare incontro a complicanze gravi e ha una mortalità che raggiunge qualche punto percentuale: si stima che ogni anno decine di migliaia di morti nel mondo siano attribuibili a questa patologia. Complicanze e decessi colpiscono soprattutto alcune categorie di soggetti: bambini, anziani, donne in gravidanza, persone con morbidità e malattie croniche, come asma, patolgie cardiologiche, diabete ed obesità. Il vaccino è quindi un atto di resposabilità verso noi stessi – si riduce notevolmente la probabilità di contrarre la malattia e, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi – e verso coloro che sono più deboli. Senza contare che grazie al controllo dell’infezione tramite il vaccino, si ridurrebbero i costi economici in termini di ore di lavoro perse e di spesa sanitaria.

 

Ma che cos’è l’influenza?

L’influenza è una malattia respiratoria acuta, stagionale, causata sostanzialmente da due tipi di virus: il virus A e il virus B. Il C è di scarsa rilevanza clinica e il D non ancora chiaramente legato a patologia umana. I virus dell’influenza A sono ulteriormente suddivisi in sottotipi sulla base di differenze molecolari nelle due glicoproteine di superficie: emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N). Da qui deriva il nome, per fare un esempio a molti noto, dell’influenza H1N1, che nel 2009 aveva messo in allarme il mondo intero. In effetti i virus influenzali sono in grado con intervalli di tempo non ben prevedibili di provocare pandemie, ovvero epidemie a carattere planetario. Avvenne con la cosiddetta Spagnola nel 1918 (si trattò di H1N1) che provocò 20 milioni di morti; con l’Asiatica del 1957 (H2N2), con la pandemia del 1968 (Hong Kong, H3N2) e poi con quella del 2009 (suina).

 

Perché si verificano pandemie?

La causa è nei riarrangiamenti degli antigeni di superficie del virus A (dovuti alla circolazione degli stessi anche negli animali), se i virus mantengono una capacità di trasmissione da uomo ad uomo. Quando avvengono riarrangiamenti che danno origine a virus che non si trasmettono o sono a bassa strasmettibilità, la pandemia non si verifica. E questo fortunatamente accade quasi ogni anno.Ora, al di là del carattere pandemico di un’epidemia influenzale, che costituisce un grande problema di sanità pubblica, ognuno di noi dovrebbe preoccuparsi dei rischi che comporta la classica influenza stagionale. Proprio per la variabilità antigenica del virus influenzale, siamo tutti generalmente suscettibili a sviluppare l’influenza sebbene siamo stati colpiti l’anno prima in quanto gli anticorpi prodotti non sono sempre capaci di neutralizzare il nuovo virus.

Come si trasmette l’influenza?
I virus influenzali si trasmettono prevalentemente per via aerea e si diffondono molto facilmente attraverso le goccioline di saliva che il malato produce tossendo, starnutendo o semplicemente parlando, soprattutto negli ambienti affollati e chiusi. La trasmissione avviene anche per contatto diretto con persone infette o attraverso oggetti, dato che il virus dell’influenza può persistere molto a lungo e penetrare nell’organismo tramite le mucose.

 

I sintomi

L’influenza compare in modo brusco, dopo un’incubazione in genere abbastanza breve (circa 1-2 giorni) e dura almeno 3-4 giorni se non 10-14. I sintomi all’inizio sono solo respiratori, con febbre elevata accompagnata da dolori ossei e muscolari. Può esservi tosse, mal di testa, stanchezza e prostrazione; nausea e vomito di solito non sono presenti nella classica influenza.

 

Come prevenirla

Vaccinarsi è la misura migliore per prevenire e combattere l’influenza e una misura formidabile per bloccarne la diffusione. Per questo chi lavora in ambito sanitario – medici, infermieri, operatori – ha il dovere morale di vaccinarsi preservando in tal modo il proprio ruolo di servizio per la comunità e contemporaneamente impedendo alla malattia di diffondersi ulteriormente. Accanto al vaccino rimane sempre la vecchia e buona abitudine di lavarsi le mani frequentemente con acqua e sapone (o in assenza con gel idro-alcoolico) e la copertura della bocca con un fazzoletto quando si starnutisce o tossisce.

 

I farmaci da assumere in caso di infezione

Il farmaco migliore è il riposo in luogo caldo. Andare a scuola o al lavoro con l’influenza non è un atto eroico, ma una decisione che mette a rischio se stessi, aumentando le possibilità di complicanze, e gli altri, diffondendo il contagio. Per alleviare i sintomi sono indicati gli antipiretici e gli antinfiammatori e solo in caso di complicanze a livello respiratorio e su prescrizione medica è consigliabile assumere antibiotici. L’influenza è causata da virus e non da batteri, pertanto gli antibiotici sono inutili se non dannosi.

 

Per chi è indicata la vaccinazione

La vaccinazione è fortemente raccomandata e fornita gratuitamente dal medico di medicina generale e dal centro vaccinale della Asl:

•alle persone di età pari o superiore a 65 anni e a coloro che sono in stretto contatto con anziani;

• a tutte le persone che hanno patologie croniche,

• alle donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza;

• al personale sanitario.

 

Quando vaccinarsi

Il periodo più indicato per vaccinarsi va da metà ottobre a fine dicembre. L’immunità indotta dal vaccino inizia circa due settimane dopo la somministrazione e declina nell’arco di 6-8 mesi e, quindi, potrebbe esserci il rischio di essere solo parzialmente protetti nel periodo più rischioso (ottobre-febbraio). Per questi motivi, e anche perché i virus influenzali possono variare da stagione a stagione, è necessario vaccinarsi ad ogni inizio di stagione influenzale.

 

Le fake news sulla vaccinazione

•vaccinarsi non espone a una influenza “da vaccino” (i virus sono frammentati…) né tantomeno si rischia di essere colpiti da un’influenza più grave;

• vaccinarsi non protegge in modo assoluto, ma aiuta a controllare la malattia sia per il singolo individuo che per la comunità. Quindi chi pensa “ho fatto la vaccinazione e ho preso comunque l’influenza”, probabilmente non è stato colpito dalla vera influenza A, ma da un’influenza di tipo C o da una parainfluenza;

• la vaccinazione non è controindicata in soggetti allergici alle proteine dell’uovo a meno che questi non abbiano avuto uno shock anafilattico

• l’allattamento non è una controindicazione né tantomeno la gravidanza (anzi è vi è qui raccomandazione) purché nel II e III trimestre

• alla vaccinazione possono essere sottoposte anche le persone immunodepresse che ne hanno beneficio.

 

 

Ha collaborato il dottor Andrea Angheben infettivologo dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria per le malattie infettive e tropicali.