La gestione delle attività come strumento per aiutare il prossimo

Giovedì 8 e venerdì 9 giugno è in programma a Verona l’incontro formativo per tutti i “gestori” delle attività dell’Opera Don Calabria in Italia. Tra i relatori anche Stefano Zamagni, noto economista e co-fondatore della Scuola di Economia Civile.
Bene comune, gratuità e dono. Sono alcuni dei punti che saranno al centro della riflessione nell’incontro di gestione calabriana in programma giovedì 8 e venerdì 9 giugno a San Zeno in Monte (Vr), presso la Casa Madre dell’Opera Don Calabria. Si tratta di un evento formativo a cadenza annuale, al quale partecipano i collaboratori che ricoprono incarichi con responsabilità gestionale nelle varie case del Don Calabria in Italia, tra cui l’ospedale di Negrar (vedi programma incontro).
L’incontro dell’8-9 giugno si intitola “La gestione delle Opere calabriane, alla luce della Divina Provvidenza oggi” e tra i relatori vede la partecipazione del prof. Stefano Zamagni, noto economista co-fondatore della Scuola di Economia Civile e già presidente della Agenzia Nazionale per il Terzo Settore. Zamagni parlerà giovedì pomeriggio con un intervento sul principio della gratuità e la logica del dono. Altro relatore del giovedì, nella mattinata, sarà il monaco trappista don Guillaume Jedrejczak, con una riflessione su povertà e bene comune.
La seconda giornata dell’incontro, venerdì 9 giugno, prevede approfondimenti mirati sul modo di gestire le attività dell’Opera calabriana, con interventi di fratel Gedovar Nazzari, presidente dell’ospedale Sacro Cuore ed economo generale dell’Opera, e di Claudio Cracco, direttore amministrativo del Sacro Cuore.
“Viviamo in una società che cambia a una velocità mai vista prima, con organizzazioni che diventano sempre più complesse. Per questo, se vogliamo gestire bene le nostre attività, non dobbiamo stancarci di stare aggiornati anche sugli aspetti gestionali ed economici. Io credo che questo sia un punto fondamentale per poter prestare un servizio sempre migliore e all’altezza della nostra missione di aiuto al prossimo”, dice fratel Nazzari.
L’incontro è organizzato dalla Delegazione Europea dell’Opera Don Calabria, in collaborazione con l’amministrazione generale della Congregazione e con il Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana. Oltre ai rappresentanti del “Sacro Cuore”, ci saranno i gestori delle altre case italiane, sia di Verona sia di altre città: Roma, Ferrara, Brescia, Napoli, Termini Imerese, Lamezia Terme (vedi elenco delle case e attività della Delegazione Europea).
L’ingresso è su invito, ma per chi desidera sarà possibile seguire gli interventi in diretta sul canale youtube dell’Opera, al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=qx4FSJ9gt6M.
"Grazie, non fumo": la prima cura contro il cancro al polmone

Il 31 maggio è la Giornata mondiale senza tabacco, il cui consumo è responsabile dell’80% dei casi di tumore al polmone. La Chirurgia Toracica di Negrar è uno dei centri di riferimento veneti per la cura della neoplasia che interessa sempre più le donne
Il 31 maggio ricorre la Giornata senza tabacco, un appuntamento annuale indetto per la prima volta nel 1988 dall’Organizzazione mondiale della sanità per sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni causati dal tabagismo (in allegato il poster)
Molto è stato fatto per ridurre il consumo di sigarette, ma resta ancora tanto da fare visto che le malattie cardiovascolari rimangono la prima causa di morte nei Paesi industrializzati e che l’80% dei casi di cancro al polmone sono diagnosticati nei fumatori. Senza contare che in generale quattro casi di tumore su 10 possono essere evitati con un sano stile di vita, in cui non sono contemplate le “bionde”.
“Sono dati che rileviamo anche nella nostra esperienza clinica. La grandissima parte dei nostri pazienti sono forti fumatori o ex fumatori”. La conferma arriva dal dottor Alberto Terzi (nella foto Udali), responsabile della Chirurgia Toracica del Sacro Cuore Don Calabria, ospedale che con il numero di interventi all’anno per cancro al polmone è considerato dalla Regione uno dei quattro centri di riferimento veneti per la terapia chirurgica di questa neoplasia.
“Chi smette di fumare – riprende il chirurgo – riduce drasticamente il rischio di ammalarsi (che è di 14-20 volte superiore rispetto a chi non fuma), ma non lo riporta al livello della popolazione non fumatrice. Il fumo infatti danneggia i meccanismi di riparazione del DNA delle cellule dell’apparato respiratorio. Si formano così delle cellule geneticamente mutate responsabili delle neoplasie. Tutto questo però in soggetti predisposti. Infatti ci sono persone che pur fumando molto non si ammalano”.
Un 20% però contrae il cancro senza aver mai messo in bocca una sigaretta. Colpa del fumo passivo? “I cosiddetti fumatori passivi sono da collocare tra i consumatori di sigarette. Chi ha vissuto decine di anni accanto a un forte fumatore o ha lavorato in ambienti intrisi di fumo (come per esempio erano i locali pubblici prima dell’introduzione del divieto) ha probabilità di ammalarsi tanto quanto un fumatore. Le cause dei tumori al polmone in un non fumatore invece possono essere molteplici: genetiche o ambientali, come l’inquinamento“.
Nel 2016 sono stati registrati 41mila nuovi casi di carcinoma polmonare (oltre 4mila nel Veneto) con un aumento del numero di pazienti donne (circa il 33% dei casi). Tanto che questa neoplasia è diventata la prima causa di decesso per tumore anche nel sesso femminile, sorpassando il cancro alla mammella. La causa è ancora una volta il fumo. Mentre negli uomini si registra un calo del numero di fumatori, nella popolazione femminile avviene esattamente il contrario.
“Nonostante si siano fatti passi in avanti nella ricerca farmacologica e nell’ambito delle terapie chirurgiche – riprende Terzi – la sopravvivenza a cinque anni rimane fissa al 15%. Purtroppo questo è un tipo di tumore asintomatico soprattutto nelle sue forme periferiche e i primi sintomi che portano poi alla diagnosi si presentano tardivamente quando ci sono già metastasi. Su cento casi che afferiscono alla nostra Chirurgia, soltanto 20-25 sono candidati per l’intervento. Per questo è raccomandabile ai forti fumatori di sottoporsi dopo i 50 anni a una TC Spirale a basso dosaggio per un controllo preventivo”.
Le scelte terapeutiche per il carcinoma polmonare sono determinate dal tipo di tumore (a piccole cellule o non piccole cellule) e dallo stadio della malattie. Oggi le armi a disposizione sono la chirurgia, la radioterapia e le terapie mediche quali chemioterapia, farmaci a bersaglio molecolare e l’immuno-oncologia.
“L’obiettivo – sottolinea il chirurgo – è offrire al paziente una cura personalizzata tramite un approccio multispecialistico. Nel nostro ospedale ogni caso viene studiato da un team formato dall’oncologo, dal radioterapista oncologico, dall’anatomopatologo, dal chirurgo toracico, dal medico nucleare, dall’endoscopista, dal radiologo, dal geriatra e dal medico di medicina interna“.
L’intervento chirurgico è il trattamento di scelta quando i tumori sono a non piccole cellule e allo stadio iniziale. “Oltre il 70% degli interventi che effettuiamo avviene in videotoracoscopia – precisa Terzi – una metodica di chirurgia mininvasiva che prevede due piccoli incisioni (rispettivamente da 1 cm e da 3-4 cm) per l’inserimento della telecamera e degli strumenti chirurgici, senza divaricazione delle costole. Di conseguenza il recupero del paziente è molto più rapido e i giorni di degenza sono normalmente quattro, salvo complicazioni. L’intervento può essere risolutivo – conclude il chirurgo – ed è seguito da un follow up molto ravvicinato almeno nei primi due anni, in quanto è stato rilevato che la malattia tende a ripresentarsi più frequentemente in questo lasso di tempo”.
Quando il tumore non è operabile una speranza arriva dall’immuno-oncologia, la terapia medica che “risveglia” il sistema immunitario in modo che torni a riconoscere le cellule tumorali come nemico da sconfiggere.
E’ proprio di questi giorni la notizia che l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha approvato l’uso di un farmaco immuno-oncologico, il pembrolizubab, in prima linea, cioè somministrabile prima di effettuare la chemioterapia. Uno studio su 300 casi ha dimostrato la sopravvivenza dopo un anno del 70% dei pazienti trattati con pembrolizubab rispetto al 50% dato dalla chemioterapia. Inoltre è stata osservata anche la riduzione del 50% dei rischio di progressione della malattia e la sopravvivenza libera da progressione a un anno è del 48% contro il 15% della chemioterapia. Senza contare che i farmaci immuno-oncologici si caratterizzano per una tollerabilità migliore rispetto ai chemioterapici.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Tumore al seno: la Radioterapia che ha a cuore... il cuore

Il protocollo innovativo della Radioterapia Oncologica di Negrar è in grado di colpire il tumore riducendo il rischio di malattie cardiovascolari che possono presentarsi con il tempo soprattutto nella donna giovane
La Radioterapia che cura il tumore al seno proteggendo il cuore. E’ il trattamento per il carcinoma alla mammella avviato da alcuni mesi dalla Radioterapia Oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), diretta da Filippo Alongi, professore associato di Radioterapia all’Università di Brescia (nella foto).
“La radioterapia nelle pazienti con tumore al seno – spiega il medico – ha l’obiettivo di eliminare le eventuali cellule cancerose rimaste dopo l’asportazione del tumore. Per questo intento solitamente è necessario irradiare ampi volumi anatomici che oltre al tessuto mammario residuo all’intervento possono coinvolgere organi sani limitrofi come il cuore e il polmone.
Recenti studi hanno inoltre dimostrato come con la radioterapia convenzionale possa esserci un rischio maggiore di eventi cardiovascolari anche dopo molti anni dal trattamento, sebbene in un sottogruppo di pazienti predisposte“.
Per ridurre o azzerare il rischio, il protocollo consente per le mammelle sinistre, anatomicamente più vicine all’organo cardiaco, di monitorare il movimento del respiro e irradiare la mammella solo quando il cuore è lontano dalla parete toracica, cioè in fase di massima inspirazione.
“Minimizzando la dose che riceve il cuore – sottolinea Alongi – proteggiamo soprattutto le donne più giovani quindi potenzialmente più lungo-sopravviventi dopo la guarigione dal tumore“.
Una percentuale, quella delle donne sotto i 50 anni, sempre più alta delle circa 400 pazienti affette da carcinoma al seno curate ogni anno dalla Radioterapia Oncologica di Negrar.
Il trattamento innovativo è reso possibile grazie alle conoscenze biologiche e cliniche del carcinoma al seno e allo sviluppo tecnologico in campo radioterapico, con l’acceleratore lineare Truebeam in dotazione all’ospedale veronese, che consente la massima irradiazione della sede tumorale in pochi secondi salvaguardando i tessuti sani.
“Ma la tecnologia non basta – sottolinea il professor Alongi – deve sempre essere accompagnata da una grande esperienza umana e professionale per ottimizzare i risultati per i nostri pazienti e quindi non solo guarire ma anche evitare strascichi dei trattamenti stessi negli anni successivi”.
La Radioterapia Oncologica del “Sacro Cuore Don Calabria” tratta ogni anno un migliaio di pazienti, il 20% dei quali proviene da altre regioni, anche da Lombardia e Emilia Romagna, realtà sanitarie qualificate. Poderosa è anche la produzione scientifica, con la pubblicazione all’anno di circa 50 studi con un Impact Factor di oltre 230, pari alle più importanti strutture di Radioterapia delle Università e degli istituti accreditati a livello internazionale.
Le parole che curano: il Premio Letterario Federica

Sabato 27 maggio alla Gran Guardia (Verona) si terranno le premiazioni della seconda edizione del concorso nazionale di medicina narrativa promosso dalla Fondazione AIOM e rivolto a pazienti oncologici, familiari e operatori sanitari
Sabato 27 maggio, alle 17, nell’Auditorium della Gran Guardia ospiterà le premiazioni della seconda edizione del “Premio Letterario Federica – Le Parole della Vita”, concorso nazionale di medicina narrativa rivolto a pazienti oncologici, familiari e operatori sanitari (in allegato la locandina).
Il concorso è organizzato dalla Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) di cui è presidente il dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in collaborazione con il Comune di Verona e la Fondazione Verona per l’Arena.
Un’iniziativa che vuole dare parola ai “protagonisti” della malattia oncologica e offrire a loro l’opportunità di “aderire” a una terapia, che non è fatta di atti medici, ma del racconto del proprio vissuto, delle proprie emozioni.
Il concorso è dedicato a Federica Troisi, giovane donna veronese, scomparsa di recente a causa di un tumore, che ha combattuto la malattia con determinazione, continuando a scrivere, sognare , lavorare, amare e progettare.
La cerimonia di consegna dei premi vedrà momenti di spettacolo a cui parteciperanno il pianista Roberto Corlianò, la violinista Kaori Ogasawara, i ballerini di tango Valentina Bertanzon e Marco Morari, il soprano Dimitra Theodossiou e il tenore Fabio Armiliato, il chitarrista Francesco Buzzurro, il fisarmonicista Pietro Adragna, l’armonicista Giuseppe Milici e il coro A.Li.Ve. diretto da Paolo Facincani.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per maggiori informazioni Fondazione per l’Arena, tel. 045.592544, email info@veronaperlarena.it.
Questi i vincitori delle diverse sezioni: Pazienti (sezione A) e Familiari e medici (sezione B), suddivisi nelle categorie “racconti” e “poesie”.
Racconti sezione A: 1° Cecilia Maria Tollot (Torino), 2° Rita Menta (Brescia), 3° Daria Passacantando (Roma); segnalati dalla Giuria per una menzione speciale: Daniela Orsini e Piero Lorenzi (Gorizia). Poesie sezione A: 1° Alina Rizzi (Castelmarte – Como), 2° Alessio Del Ry (Buti-Pisa), 3° Graziella Trentini (Valsamoggia- Bologna).
Racconti sezione B: 1° Paola Librizzi (Palermo), 2° Veronica Coltro (Fumane – Verona), 3° Monica Vaccaretti (Vicenza). Poesie sezione B: 1° Gisella Colombo (Palermo), 2° Enzo Melari (Terni), 3° ex equo Lea Petrella (Roma) e Vincenzo Marra (San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno).
Passi avanti sull'Alzheimer, ma la strada è ancora lunga

Gli esperti fanno il punto della situazione sulle terapie disponibili e sugli esami per la diagnosi precoce della malattia nelle video-interviste raccolte a margine di un recente convegno sul decadimento cognitivo realizzato al “Sacro Cuore”
Quali sono le terapie a disposizione per la malattia di Alzheimer? Quanto è importante la diagnosi precoce e quali esami la rendono possibile? E quali sono le frontiere della ricerca sulle cause e sui nuovi farmaci con l’obiettivo di bloccare la malattia o di prevenirla? Di tutto questo si è parlato al Sacro Cuore nel recente convegno intitolato “Decadimento cognitivo: aspetti clinici e radiologici”.
Nella video-gallery sono raccolte le interviste ad alcuni esperti che hanno partecipato ai lavori. Tra loro il professor Giovanni Frisoni, uno dei maggiori esperti di Alzheimer a livello internazionale, che parla dei più recenti studi sulle cause e sui possibili fattori di rischio per lo sviluppo della malattia. Intervengono poi la dottoressa Zaira Esposito, responsabile del Centro Decadimento Cognitivo del Sacro Cuore, e la dottoressa Paola Poiese, psicologa e psicoterapeuta del medesimo Centro, che parlano delle terapie farmacologiche e comportamentali attualmente in uso.
Infine il dottor Giovanni Carbognin, direttore della Radiologia, e il dottor Alberto Beltramello, consulente scientifico di Neuroradiologia del Sacro Cuore, fanno il punto sul ruolo degli esami radiologici nella diagnosi precoce della malattia. Con loro il dottor Matteo Salgarello, direttore della Medicina Nucleare, disciplina che riveste un ruolo sempre più importante sia a livello diagnostico sia terapeutico in questo campo.
Settimana della tiroide: gli specialisti incontrano la popolazione

Mercoledì 24 maggio i medici del gruppo multidisciplinare sulle patologie della tiroide incontreranno i cittadini al Centro di via San Marco (Verona): si parlerà di prevenzione e cura delle malattie tiroidee
In occasione della Settimana mondiale della tiroide, che si tiene dal 21 al 27 maggio, e che quest’anno avrà per tema “Tiroide e Benessere”, mercoledì 24 maggio gli specialisti dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar incontrano la popolazione al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 a Verona.
Un’occasione per conoscere meglio una ghiandola fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo, per prevenirne le malattie e per informarsi su qual è il percorso di cura quando la tiroide si ammala.
Il programma della giornata inizia alle 10 con un incontro aperto al pubblico a cui interverranno il dottor Lino Furlani, responsabile del Servizio di Endocrinologia, il dottor Stefano Rodella, esperto nella procedura diagnostica dell’Agoaspirato, il dottor Alessandro Sandrini, responsabile della Chirurgia endocrina, e il dottor Matteo Salgarello, direttore della Medicina Nucleare e del Servizio di Terapia Radiometabolica.
Gli specialisti saranno poi a disposizione fino alle 16.30 per ulteriori informazioni. A tutti i presenti sarà donato un gadget “amico della tiroide”.
“Controllare la salute della nostra della tiroide è molto importante – spiega il dottor Lino Furlani – . Questa ghiandola endocrina ha il compito di produrre gli ormoni tiroidei che svolgono un ruolo essenziale nella regolazione del metabolismo basale, sull’apparato cardiovascolare, sul metabolismo dei grassi e degli zuccheri e su quello osseo ed inoltre rivestono un ruolo centrale nello sviluppo nervoso e scheletrico del feto e del bambino“.
Circa il 15% della popolazione italiana (6 milioni di persone) è affetto da una malattia della tiroide (ipotiroidismo, ipertiroidismo e patologie nodulari), un numero che è aumentato rapidamente negli ultimi 20 anni. Inoltre se sottoposto ad ecografia, circa il 35-40% della popolazione presenterebbe dei noduli. Tuttavia solo il 4-5% sono neoplasie, generalmente curabili in modo efficace purché diagnosticate precocemente.
Nella logica del Cancer Care Center (Numero Verde per la cura del tumore 800143143), al “Sacro Cuore-Don Calabria” il paziente con patologia tiroidea oncologica viene preso in carico da un’équipe multidisciplinare composta dall’endocrinologo, dal radiologo, dall’anatomopatologo, dal medico nucleare, dal chirurgo endocrino e dall’oncologo.
Un’offerta terapeutica a 360° grazie alla presenza di professionalità di rilievo e di dotazioni tecnologiche fondamentali per il trattamento completo delle patologie tiroidee.
Quello di Negrar è infatti il solo Centro nel Veronese e uno dei pochi nel Veneto a disporre di un Servizio di Terapia radiometabolica a cui il paziente oncologico accede, se è necessario, dopo l’intervento. La terapia con radio-iodio è anche un’alternativa all’operazione chirurgica in casi selezionati di ipertiroidismo, una disfunzione della tiroide caratterizzata da un’eccessiva produzione di ormoni.
La Chirurgia endocrina di Negrar esegue circa 200 interventi all’anno, nel 25-30% dei casi si tratta di tumori, di cui il 20% maligni. L’intervento viene effettuato con tecniche mininvasive e il tasso di complicanze, il più delle volte transitorie, è raro ed in linea con gli standard dei Centri chirurgici maggiormente competenti in patologia tiroidea.
Morbo di Crohn e Colite Ulcerosa: i pazienti si incontrano al "Sacro Cuore"

Sabato 13 maggio l’incontro primaverile dell’Associazione AMICI in collaborazione con il Centro multispecialistico per le Malattie retto-intestinali di Negrar
In prossimità della Giornata mondiale delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), che si celebra il 19 maggio, il “Sacro Cuore Don Calabria” (Sala Perez) ospita il tradizionale incontro primaverile dedicato ai pazienti affetti da queste patologie.
L’appuntamento è in programma sabato 13 maggio, con inizio alle 9.30, ed è promosso dall’associazione A.M.I.C.I in collaborazione con i medici del Centro multispecialistico Malattie retto-intestinali dell’ospedale di Negrar, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle. Saranno presenti anche il presidente nazionale dell’Associazione, Salvo Leone, e la responsabile provinciale, Nadia Lippa.
Durante la mattinata si parlerà di diritto alle cure in un momento di difficoltà economica del Servizio sanitario nazionale, con l’intervento del dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario dell’ospedale di Negrar. Ma anche dell’importanza di una corretta alimentazione e dell’attività fisica per i pazienti affetti dal morbo di Crohn o dalla Colite ulcerosa. Interverranno in proposito le dottoresse Manuela Fortuna ed Emanuela Capoferro sempre del “Sacro Cuore Don Calabria”,
Psicologi a confronto sull'accoglienza del dolore

Accogliere il dolore altrui destabilizza anche coloro che svolgono una professione di aiuto. Una risorsa arriva dalla “fusione” di due modelli della psicologia cognitivo-comportamentale come spiegherà l’esperto Martin Brock al “Sacro Cuore”
La perdita e il lutto sono esperienze destabilizzanti non solo per coloro che le vivono, ma anche per chi svolge una professione di aiuto, come gli psicologi e gli psicoterapeuti.
Immergersi in un’esperienza di dolore risveglia paure comuni a tutti gli esseri umani, che possono essere sottoposti alla tentazione di allontanarle, ergendo barriere emotive, quando invece è fondamentale per accogliere la sofferenza altrui accettare i propri “demoni”.
Di perdita e lutto dalla prospettiva degli psicologi e psicoterapeuti si parlerà venerdì 12 maggio in un workshop esperenziale promosso all’ospedale di Negrar dal Servizio di Psicologia clinicadel “Sacro Cuore Don Calabria”, diretto dal dottor Giuseppe Deledda (in allegato il programma).
Per la prima volta in Italia vengono proposti come complementari due modelli terapeutici della Psicologia cognitivo-comportamentale: l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e e l’CFT (Compassion Focused Therapy) grazie alla presenza come relatore del dottor Martin Brock, dell’Università di Derby (Inghilterra).
Con più di 40 anni di esperienza clinica, Broke è docente del Post-Laurea Compassion Focused Therapy e del Master in psicoterapia cognitivo comportamentale. La giornata formativa alternerà momenti teorici ad esercizi esperienziali. Interverrà oltre al dottor Deledda, presidente del Gruppo di interesse speciale “ACT for Health”per ACT Italia e Association for Contextual Behavioral Science (ACBS), anche la dottoressa Lisa Rabitti, che si occupa di cure palliative presso l’Auls Reggio Emilia e di ricerca presso l’Unità di Psico-oncologia dell’IRCCS Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
“L’approccio cognitivo-comportamentale ACT – spiega il dottor Deledda, coordinatore veneto della Società italiana di Psico-Oncologia – è basato sull’incremento della flessibilità psicologica, partendo da un atteggiamento di accettazione e sulla messa in atto di comportamenti coerenti con i propri (e del paziente) obiettivi e valori. Tale metodo – sottolinea lo psicologo – si è mostrato efficace per la gestione della relazione con il paziente e per fornire risposte coerenti con la domanda del paziente e in sintonia con gli obiettivi di cura. Inoltre l’approccio ACT è applicato con buoni risultati per la prevenzione del burn-out degli operatori che lavorano in ambito sanitario”.
All’interno del modello della Terapia Focalizzata sulla Compassione CFT, le condizioni per il cambiamento non possono prescindere da una sensibilità verso la propria sofferenza e quella degli altri, accettandola senza averne paura e senza respingerla. “All’interno dei modelli dell’ACT e del CFT – conclude Deledda – il dolore viene visto come esperienza umana universale che, se da un lato rappresenta una sfida emotiva, dall’altro offre l’opportunità di familiarizzare con le proprie emozioni difficili, a servizio di ciò che si considera importante nella propria vita”.
Gli esami che "fotografano" la malattia di Alzheimer

La diagnosi precoce è un fattore determinante per l’efficacia delle terapie che rallentano il decorso di questa malattia: il ruolo della Radiologia e della Medicina Nucleare in un convegno al “Sacro Cuore” venerdì 12 maggio
Oggi circa 50milioni di persone nel mondo soffrono di demenza (un milione in Italia, 600mila sono colpiti da Alzheimer), un numero che è destinato a salire con l’invecchiamento della popolazione. Si stima che nel 2015 le persone ammalate saranno 131 milioni, con un aggravio sulla qualità di vita delle famiglie, della spesa sanitaria e sociale.
Nonostante l’importante impegno della ricerca internazionale, ad oggi non esistono terapie farmacologiche che possano guarire la malattia di Alzheimer, la forma più diffusa di demenza.
I pochi farmaci disponibili – in particolare gli inibitori dell’acetilcolinesterasi che hanno lo scopo di mantenere la disponibilità di acetilcolina, un neurotrasmettitore che invia messaggi da una cellula all’altra – rallentano solamente la progressione della malattia. Come del resto la terapia comportamentale che ha l’obiettivo di conservare le abilità residue del paziente. Entrambe le “cure” sono efficaci nella misura in cui vengano intraprese all’esordio della patologia.
Da qui l’importanza di una diagnosi precoce a cui contribuiscono le nuove tecniche radiologiche e la Medicina Nucleare.
Di “Decadimento cognitivo: aspetti clinici e radiologici” si parlerà venerdì 12 maggio nella sala “Fr. Perez” del “Sacro Cuore Don Calabria” in un convegno (in allegato il programma) promosso dal dottori Giovanni Carbognin e Alberto Beltramello, rispettivamente direttore del Servizio di Radiologia e consulente scientifico di Neuroradiologia dell’ospedale di Negrar (nella foto)
L’incontro, che ha inizio alle 14.30, vedrà una prima parte sull’aspetto clinico della malattia che sarà trattato da geriatri, neurologi e psicologi. Mentre la seconda parte sarà dedicata alle metodiche di diagnosi strumentale e conclusa dal professor Giovanni Frisoni, dell’Università di Ginevra, uno dei maggiori esperti mondiali sulla malattia di Alzheimer.
“Il compito della diagnostica per immagini è innanzitutto quello di escludere patologie trattabili – spiega il dottor Carbognin -. Gli stessi sintomi dell’Alzheimer (perdita di memoria, disorientamento spazio-temporale, difficoltà di linguaggio…) possono essere causati per esempio da neoplasie cerebrali o da ematomi subdurali dovuti anche a piccoli traumi. Ma anche da carenza di vitamina B12 o di acido folico, segnalata dagli esami di laboratorio che vengono prescritti in genere dalle Unità di Valutazione Alzheimer quando si presentano pazienti con sintomi che potrebbero essere ricondotti alla malattia”.
“La diagnosi radiologica dell’Alzheimer – prosegue il dottor Beltramello – viene effettuata con la Tac e soprattutto con la Risonanza Magnetica per indagare tutto l’encefalo, ma in particolare per verificare l’esistenza di atrofia dell’Ippocampo, quella parte del cervello situata nel lobo temporale che ha un ruolo importante nella memoria a lungo termine e nelle funzioni cognitive. Atrofia causata dalla deposizione sui neuroni della proteina beta-amiloide, considerata ad oggi la responsabile della morte dei neuroni e quindi della demenza“.
Un apporto importante per la diagnosi precoce viene dato dalla Medicina Nucleare, come spiegherà il dottor Matteo Salgarello, direttore del Servizio a Negrar. “Con la Pet si può studiare non solo il metabolismo neuronale nell’area temporo-parietale, ma grazie a nuovi radiofarmaci oggi siamo in grado di rilevare i depositi di beta-amiloide al loro esordio e di conseguenza di intervenire con le terapie disponibili per rallentare la malattia”, conclude il dottor Beltramello.
Anziani e carenze alimentari: un problema da gestire

Si svolge mercoledì 10 maggio al “Sacro Cuore” il convegno intitolato “La gestione della malnutrizione nel paziente anziano”. L’organizzazione è a cura del network geriatrico veronese con il patrocinio dell’Health Aging Center dell’Università scaligera
Ridotta autonomia nei movimenti, problemi di masticazione, patologie croniche, malesseri intestinali, decadimento cognitivo; ma anche difficoltà di deglutizione, riduzione delle abilità sensoriali, depressione… sono davvero tante le situazioni che possono influire negativamente sulla corretta alimentazione di una persona anziana. La conseguenza è che nella terza età si riscontra con maggior frequenza il problema della malnutrizione per difetto, cioè molti anziani hanno delle carenze alimentari che si riflettono sul loro stato di salute e sulla loro capacità di rispondere ai percorsi di cura e recupero in caso di malattia.
Proprio la gestione della malnutrizione nel paziente anziano sarà al centro di un convegno in programma mercoledì 10 maggio al Centro di Formazione dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria. In particolare si parlerà di valutazione dello stato nutrizionale dell’anziano e di linee guida da seguire per intervenire su questo problema che se non trattato rischia di avere pesanti ripercussioni sulla qualità della vita del paziente e anche sulla qualità delle cure che gli sono fornite. L’appuntamento è promosso dal Network Geriatrico Veronese, con il patrocinio dell’Healthy Aging Center, ovvero il centro di ricerca e cura dell’invecchiamento in salute dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata e dell’Università di Verona, diretto dal prof. Mauro Zamboni (vedi programma).
“E’ fondamentale che ogni struttura geriatrica sia in grado di fare una corretta valutazione dello stato nutrizionale dei propri pazienti in modo da intervenire tempestivamente sulle eventuali carenze e limitare così ulteriori complicanze – spiega la dottoressa Emanuela Turcato, responsabile della Geriatria del Sacro Cuore e componente del Network Geriatrico Veronese – per questo motivo è importante promuovere momenti di confronto tra le strutture e tra i professionisti chiamati a prendersi carico di questi pazienti”.
L’incontro del 10 maggio è un vero e proprio corso itinerante che si rivolge a medici, infermieri e dietisti. Una prima edizione si è già tenuta in aprile presso l’Azienda ospedaliera di Verona, mentre altre repliche saranno fatte nei prossimi mesi nei vari ospedali della provincia veronese.