The Sacro Cuore website is now available in English

Foreign users can easily enter clicking on “EN” link on the homepage upper right side, finding the description of the hospital services and activities

The Sacro Cuore Don Calabria hospital website is now available in English. Foreign users can easily enter it clicking on “En” link on the home page upper right side. The webpages of the medical, surgical, obstetric, pediatric wards, of the rehabilitation and their respective activities have been translated into English. Furthermore just clicking on the English version of www.sacrocuoredoncalabria you can also find the description of the hospital services and all the medical tests.

Il sito web dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria è ora anche in inglese. L’utente che vi accede dall’estero può così consultarlo più facilmente cliccando il link “En” che si trova in alto a destra della home page. In inglese sono state tradotte le presentazioni dei reparti dell’area medica, chirurgica, riabilitativa, materno-infantile e le rispettive attività. Inoltre cliccando la versione inglese di www.sacrocuoredoncalabria si può trovare anche la descrizione dei servizi ambulatoriali e degli esami diagnostici effettuati.


Certificazione europea per il Dipartimento di Oncologia

L’European Society of Medical Oncology ha rinnovato al Dipartimento di Oncologia la Certificazione di Centro integrato di oncologia e Cure palliative

In coincidenza dell’ultimo Congresso Europeo di Oncologia ECCO-ESMO, che si è tenuto a Vienna, è stata rinnovata ufficialmente al Dipartimento di Oncologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria la Certificazione di Centro integrato di Oncologia e Cure palliative .

ESMO (European Society of Medical Oncology) dal 2006 certifica i Servizi oncologici interdisciplinari che si distinguono nell’approccio a tutto campo al malato, prevedendo cure scientificamente adeguate per i singoli tumori, la miglior terapia di sollievo dei sintomi e delle complicazioni, l’aiuto psicologico continuo a pazienti e familiari ed il sostegno nel fine vita.

Sono circa 200 i Centri in tutto il mondo che hanno ricevuto la Certificazione ESMO dal 2006 ad oggi (validità triennale).

Il Dipartimento Oncologico dell’ospedale S Cuore Don Calabria ha ricevuto tale certificazione nel 2009, con successivo rinnovo nel 2012 e nel 2015, confermando un impegno di lunga durata nel concretizzare quotidianamente la filosofia del non abbandono del malato oncologico, in tutte le fasi di malattia.

(nella foto l’équipe de Dipartimento di oncologia)


Giovani e salute respiratoria: uno studio del Sacro Cuore e del CNR di Pisa

Coinvolgerà 1.200 studenti veronesi lo studio sulla salute respiratoria promosso dal Servizio di Fisiopatologia respiratoria in collaborazione con il CNR di Pisa

Il Servizio di Fisiopatologia respiratoria dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretto dal dottor Carlo Pomari, in collaborazione con Massimo Guerriero, docente di Statistica applicata all’Università di Verona, è impegnato dal 2005 in iniziative scientifiche mirate a prevenire lo sviluppo delle malattie respiratorie croniche ostruttive nella popolazione generale. Patologie in fortissimo incremento con un conseguente elevato onore socio-sanitario ed economico. L’Oms ha stimato che nel 2020 le malattie respiratorie croniche ostruttive saranno la terza causa di morte.

Il progetto “Scopri il tuo respiro” in dieci anni ha coinvolto circa 25mila veronesi, ma iniziative analoghe sono state “esportate” anche nelle città di Modena, Reggio Emilia e Venezia, interessando complessivamente 8mila persone. I risultati dell’ultima ricerca effettuata nel capoluogo scaligero nel 2010-2011 sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Respiratory Medicine. I dati emersi hanno rilevato che un veronese su dieci soffre di malattie respiratorie croniche, in linea con le altre città europee.

Nelle prossime settimane il progetto “Scopri il tuo respiro” entrerà nelle classi quinte degli Istituti superiori di Verona e provincia. Per realizzare l’indagine sarà istituito un gruppo di lavoro di 12 persone, dirette dal dottor Pomari, che inviteranno gli studenti a compilare un questionario sul loro stato di salute e sul loro stile di vita e a sottoporsi a controllo spirometrico.

Quindi avranno la possibilità di avere il responso dell’esame parlando direttamente e in tempo reale con uno pneumologo.

I 1.200 ragazzi scelti con criterio casuale andranno a comporre un campione statisticamente rappresentativo degli studenti di Verona e provincia.

Lo studio sulla popolazione giovanile si rende necessario sulla base delle evidenze scientifiche che indicano nell’età adolescenziale il momento dell’insorgere asintomatico delle patologie respiratorie. L’obiettivo è quindi quello di studiare i campanelli di allarme in grado di predire patologie come l’asma o la broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO). Ma anche di sensibilizzare i ragazzi circa i sintomi premonitori delle patologie respiratorie tramite la distribuzione di opuscoli informativi da portare in famiglia. Per un’ulteriore validazione scientifica, lo studio sarà sottoposto al vaglio del Comitato etico provinciale

L’indagine sarà condotta in collaborazione con il CNR di Pisa, il Comune di Verona, le Pneumologie ospedaliere e del territorio, l’Università scaligera, l’Ufficio scolastico provinciale, Agsm, VeronaFiere e Banca Popolare di Verona.

Grazie alla collaborazione con il CNR nelle scuole saranno collocate delle piccole centraline di rilevamento della qualità dell’aria, novità assoluta rispetto agli studi condotti precedentemente.


Pianificare nelle organizzazioni nate da un carisma

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Venerdì 16 e sabato 17 ottobre si svolge presso l’abbazia di Maguzzano (Brescia) un incontro di formazione per i gestori delle case e attività dell’Opera Don Calabria in Italia

Venerdì 16 e sabato 17 ottobre si riuniscono tutti i gestori delle case e delle attività dell’Opera Don Calabria in Italia. L’appuntamento è presso l’abbazia di Maguzzano (Brescia), dove circa sessanta tra religiosi e laici si incontreranno per approfondire il seguente tema: “La pianificazione nelle organizzazioni nate da un carisma“. L’incontro di formazione è organizzato dalla Delegazione Europea dell’Opera fondata da san Giovanni Calabria e prevede la partecipazione di rappresentanti provenienti dalle case calabriane di Verona, Ferrara, Roma, Napoli e Termini Imerese. Ci sarà inoltre un rappresentante dalla Romania, dove pure sono presenti attività dell’Opera. Per l’ospedale Sacro Cuore prenderanno parte all’evento i componenti del Consiglio di Direzione.

L’inizio del convegno è previsto per venerdì alle 9,00. Al mattino ci sarà l’intervento del Delegato, don Ivo Pasa, che parlerà di “gestione delle opere come mezzo di testimonianza del carisma“. Al pomeriggio sarà la volta dell’ing. Alberto Frassineti, co-fondatore della Scuola di Economia Civile, con una relazione su “pianificazione e verifica: l’importanza dei processi gestionali nelle organizzazioni nate da un carisma oggi“. Il sabato mattina sarà dedicato alla presentazione del “Piano della Delegazione“, seguita da lavori di gruppo dove i partecipanti saranno divisi per aree: educativa e socio-assistenziale; sanitaria e socio-sanitaria; pastorale parrocchiale; formazione e animazione vocazionale (vedi programma completo).


Dieci minuti per imparare a salvare una vita

Martedì 13 ottobre all’ospedale Sacro Cuore di Negrar saranno allestite due postazioni con medici e infermieri a disposizione per spiegare a tutti le manovre della rianimazione cardiopolmonare

Come comportarsi se una persona ha un arresto cardiaco? Cosa fare se un bambino rischia il soffocamento per l’ingerimento di un corpo estraneo? Saper rispondere a queste domande, spesso, può aiutare a salvare una vita. Per tale motivo, martedì 13 ottobre all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar gli istruttori dell’IRC (International Resuscitation Council) saranno a disposizione per insegnare a tutti le tecniche di rianimazione cardiopolmonare.

Dalle 9 alle 17 saranno allestite due postazioni, una all’entrata del bar di Casa Nogarè e l’altra nell’androne dell’ingresso F al Sacro Cuore, con medici e infermieri che insegneranno come eseguire correttamente un massaggio cardiaco, usando degli appositi manichini per le prove pratiche. Chi è interessato potrà sperimentare anche altre manovre d’emergenza, come quelle necessarie per salvare un bambino che rischia il soffocamento. L’iniziativa è libera e aperta a tutti.

La giornata del 13 ottobre è organizzata nell’ambito di “Viva! La settimana per la rianimazione cardiopolmonare”, promossa dall’IRC a livello europeo. Le due stazioni di addestramento allestite al Sacro Cuore saranno coordinate dal Pronto Soccorso del nosocomio negrarese, che è Centro di riferimento didattico e formativo per IRC. “Sensibilizzare la gente su queste manovre d’emergenza può aiutare a salvare molte vite, anticipando i tempi della rianimazione cardiopolmonare in attesa che arrivi l’ambulanza”, dice Maurizio Pozzani, direttore del Pronto Soccorso del Sacro Cuore.

Si calcola che ogni anno in Italia circa 60mila persone siano colpite da arresto cardiaco, 400mila in Europa. Solo nel 15% dei casi qualcuno dei presenti è capace di iniziare la procedura di rianimazione, mentre in tutti gli altri bisogna attendere l’arrivo dei medici, perdendo tempo prezioso. Se questa percentuale aumentasse fino al 60%, ogni anno si potrebbero salvare 100mila vite in più a livello europeo.

Il lavoro di sensibilizzazione del Centro IRC del Sacro Cuore proseguirà nelle scuole. Il 17 ottobre i formatori del Pronto Soccorso saranno infatti alle scuole medie Pertini, al Saval, mentre il 24 ottobre andranno alle medie Zorzi di Parona.


Negrar in prima linea con le terapie da... Nobel

Il Centro per le Malattie tropicali coordina uno studio europeo sulla ivermectina, la cura per le malattie parassitarie premiata dal Nobel per la Medicina 2015

«Finalmente si accendono i riflettori dell’Accademia di Stoccolma su malattie che interessano i Paesi in via di sviluppo e provocano ogni anno centinaia di migliaia di vittime. Sono felicemente sorpreso della notizia».

È questo il commento a caldo del dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro per le Malattie tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, alla notizia del Nobel 2015 per la Medicina assegnato all’irlandese William C. Campbell, al giapponese Satoshi Omura, e alla cinese Youyou Tu per la scoperta di cure contro le patologie parassitarie e la malaria.

«Il Nobel potrebbe dare una significativa svolta alla ricerca sulle Malattie Tropicali Dimenticate, perché a lungo trascurate dalla ricerca e dalla sanità pubblica», prosegue il dottor Bisoffi a capo del Centro di riferimento per le Malattie tropicali della Regione Veneto e di una delle realtà più importanti d’Italia per questo tipo di patologie. Ma ci sono anche altre ragioni per “brindare alla notizia”, poiché le ricerche che hanno avuto il massimo riconoscimento della comunità scientifica internazionale interessano anche il Centro calabraiano.

L’avermectina, l’agente bioattivo frutto del lavoro di Omura e Campbell, è il precursore dell’ivermectina, un antiparassitario che ha avuto un impatto enorme su alcune malattie endemiche nei Paesi in via di sviluppo. Il Centro per le Malattie tropicali di Negrar coordina attualmente uno studio europeo multicentrico per stabilire il dosaggio appropriato di ivermectina per la cura della strongiloidosi, patologia parassitaria riemergente, presente anche in Italia, per la quale il Centro di Negrar è Centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In dieci anni il Centro per le Malattie tropicali ha diagnosticato e curato circa 600 pazienti, la casistica più alta in Italia.

Le persone colpiti da strongiloidosi non sono solo immigrati, ma anche soggetti anziani del nostro territorio, infettatisi, magari in gioventù o da bambini, camminando in campagna a piedi scalzi, o toccando con le mani terriccio infetto. Il sintomo più frequente è un prurito generalizzato e molto intenso, ma possono esserci anche lesioni varie sulla pelle (da grattamento e non), dolori addominali ricorrenti e a volte crisi asmatiche. In caso di immunodepressione (da altre malattie, soprattutto ematologiche, o anche indotta da farmaci) la parassitosi può svilupparsi nella forma nota come disseminata, quasi sempre mortale. Fondamentale quindi la diagnosi precoce, da proporre prima di tutto a soggetti sintomatici o con aumento dei globuli bianchi eosinofili nel sangue.

Lo stesso farmaco, l’ivermectina, ha anche consentito di combattere un’altra gravissima malattia tropicale, l’oncocercosi, diffusa in Africa e in America Latina. In alcuni Paesi, anche grazie a questo farmaco, la malattia (una delle principali cause di cecità nei Paesi tropicali) è stata addirittura eliminata, come nel caso dell’Equador, con il contributo determinante di un altro medico veronese, la dottoressa Mariella Anselmi, altra collaboratrice del Centro per le malattie tropicali di Negrar.

Inoltre, secondo gli studi più recenti, la presenza di questo farmaco nel sangue degli individui trattati “dà fastidio” alle zanzare che possono trasmettere malattie gravi e diffuse come la malaria e la dengue, e sta quindi diventando un’arma essenziale anche per il controllo di queste patologie. Non per caso, da qualcuno è stato battezzato “the wonder drug”. Attualmente l’ivermectina è donata dall’azienda farmaceutica Merck ma solo per il controllo dell’oncocercosi, per cui non è ancora disponibile per le altre malattie, compresa la strongiloidosi, nei Paesi dove ce ne sarebbe più necessità (compresa fra l’altro l’Italia, dove l’unico farmaco registrato, efficace per altre parassitosi, non lo è per questa malattia). Assieme all’Oms e a colleghi di molti centri europei il Centro per le Malattie tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria” si sta battendo per renderla disponibile, gratuitamente o a costi contenuti, per le popolazioni che la necessitano ma che per il momento non vi hanno accesso. «Finalmente si accendono i riflettori dell’Accademia di Stoccolma su malattie che interessano i Paesi in via di sviluppo e provocano ogni anno centinaia di migliaia di vittime. Sono felicemente sorpreso della notizia». È questo il commento a caldo del dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro per le Malattie tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, alla notizia del Nobel 2015 per la Medicina assegnato all’irlandese William C. Campbell, al giapponese Satoshi Omura, e alla cinese Youyou Tu per la scoperta di cure contro le patologie parassitarie e la malaria. «Il Nobel potrebbe dare una significativa svolta alla ricerca sulle Malattie Tropicali Dimenticate, perché a lungo trascurate dalla ricerca e dalla sanità pubblica», prosegue il dottor Bisoffi a capo del Centro di riferimento per le Malattie tropicali della Regione Veneto e di una delle realtà più importanti d’Italia per questo tipo di patologie. Ma ci sono anche altre ragioni per “brindare alla notizia”, poiché le ricerche che hanno avuto il massimo riconoscimento della comunità scientifica internazionale interessano anche il Centro calabraiano. L’avermectina, l’agente bioattivo frutto del lavoro di Omura e Campbell, è il precursore dell’ivermectina, un antiparassitario che ha avuto un impatto enorme su alcune malattie endemiche nei Paesi in via di sviluppo. Il Centro per le Malattie tropicali di Negrar coordina attualmente uno studio europeo multicentrico per stabilire il dosaggio appropriato di ivermectina per la cura della strongiloidosi, patologia parassitaria riemergente, presente anche in Italia, per la quale il Centro di Negrar è Centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In dieci anni il Centro per le Malattie tropicali ha diagnosticato e curato circa 600 pazienti, la casistica più alta in Italia. Le persone colpiti da strongiloidosi non sono solo immigrati, ma anche soggetti anziani del nostro territorio, infettatisi, magari in gioventù o da bambini, camminando in campagna a piedi scalzi, o toccando con le mani terriccio infetto. Il sintomo più frequente è un prurito generalizzato e molto intenso, ma possono esserci anche lesioni varie sulla pelle (da grattamento e non), dolori addominali ricorrenti e a volte crisi asmatiche. In caso di immunodepressione (da altre malattie, soprattutto ematologiche, o anche indotta da farmaci) la parassitosi può svilupparsi nella forma nota come disseminata, quasi sempre mortale. Fondamentale quindi la diagnosi precoce, da proporre prima di tutto a soggetti sintomatici o con aumento dei globuli bianchi eosinofili nel sangue. Lo stesso farmaco, l’ivermectina, ha anche consentito di combattere un’altra gravissima malattia tropicale, l’oncocercosi, diffusa in Africa e in America Latina. In alcuni Paesi, anche grazie a questo farmaco, la malattia (una delle principali cause di cecità nei Paesi tropicali) è stata addirittura eliminata, come nel caso dell’Equador, con il contributo determinante di un altro medico veronese, la dottoressa Mariella Anselmi, altra collaboratrice del Centro per le malattie tropicali di Negrar. Inoltre, secondo gli studi più recenti, la presenza di questo farmaco nel sangue degli individui trattati “dà fastidio” alle zanzare che possono trasmettere malattie gravi e diffuse come la malaria e la dengue, e sta quindi diventando un’arma essenziale anche per il controllo di queste patologie. Non per caso, da qualcuno è stato battezzato “the wonder drug”.

Attualmente l’ivermectina è donata dall’azienda farmaceutica Merck ma solo per il controllo dell’oncocercosi, per cui non è ancora disponibile per le altre malattie, compresa la strongiloidosi, nei Paesi dove ce ne sarebbe più necessità (compresa fra l’altro l’Italia, dove l’unico farmaco registrato, efficace per altre parassitosi, non lo è per questa malattia). Assieme all’Oms e a colleghi di molti centri europei il Centro per le Malattie tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria” si sta battendo per renderla disponibile, gratuitamente o a costi contenuti, per le popolazioni che la necessitano ma che per il momento non vi hanno accesso


Fratel Gedovar Nazzari è il nuovo presidente dell'ospedale

Fratel Nazzari ha assunto l’incarico “ad interim”, succedendo a fratel Carlo Toninello. I ringraziamenti del superiore generale dell’Opera Don Calabria, padre Miguel Tofful, al presidente uscente

L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha un nuovo presidente. È fratel Gedovar Nazzari, attualmente economo generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, la Congregazione veronese fondata da San Giovanni Calabria.

Fratel Nazzari ha assunto l’incarico di presidente “ad interim”, succedendo a fratel Carlo Toninello, che ha lasciato per motivi di salute.

“Ringrazio fratel Carlo per il lavoro svolto come presidente dell’ospedale e per il suo impegno nel portare avanti i valori del fondatore san Giovanni Calabria all’interno di quella che oggi è chiamata Cittadella della Carità – afferma padre Miguel Tofful, superiore generale dell’Opera Don Calabria -. Si tratta di un avvicendamento all’insegna della continuità, in quanto fratel Gedovar faceva già parte del consiglio di direzione dell’ospedale – aggiunge padre Tofful – e sono convinto che saprà gestire in modo collegiale e condiviso questa fase di transizione fino alla nomina di un nuovo presidente”.

Fratel Gedovar Nazzari, 59 anni, di nazionalità brasiliana, prima di diventare economo generale della Congregazione calabriana ha lavorato per molti anni in ambito sanitario nelle Case dell’Opera Don Calabria in Brasile. In particolare ha trascorso più di 10 anni all’ospedale di Marituba, nel nord-est del Paese, contribuendo alla nascita e allo sviluppo del nosocomio situato nella regione amazzonica, alle porte della città di Belem.

Fratel Gedovar assume anche la carica di presidente della Cittadella della Carità che comprende oltre all’ospedale anche le strutture socio-sanitarie di Casa Nogarè, Casa Clero e Casa Perez.

Il “Sacro Cuore Don Calabria” conta circa duemila collaboratori ed è il quinto del Veneto per numero dei ricoveri (27.985 nel 2014) con un’attrazione extraregionale di oltre 24,6%.

L’Opera Don Calabria è un ente religioso fondato dal grande santo veronese Giovanni Calabria più di 100 anni fa. Attualmente è presente in dieci Paesi sparsi in quattro continenti, con attività educative, assistenziali, sanitarie e pastorali. La Casa Madre e gli uffici generali si trovano a San Zeno in Monte (Verona).


Non solo Everest: quando il turismo è in alta quota

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La salute di chi viaggia in montagna ai tropici sarà al centro del convegno di sabato 3 ottobre al Sacro Cuore, dove interverranno numerosi esperti del settore tra cui il dr. Sundeep Dhillon, specialista in adattamento del fisico umano ai climi estremi

Nella primavera del 1996, mentre sulla parete sud dell’Everest si consumava la tragedia raccontata nel kolossal di Baltasar Kormakur in questi giorni nelle sale cinematografiche, che costò la vita a 12 alpinisti, il giovane medico Sundeep Dhillon si trovava sulla parete nord della grande montagna, costretto a ripiegare quando mancavano poche centinaia di metri alla vetta. Prima e dopo quella terribile esperienza, il dottor Dhillon è stato sulle montagne più alte e nei luoghi più inospitali del pianeta, specializzandosi in medicina degli ambienti estremi. Proprio Dhillon sarà tra i protagonisti del convegno “In alta quota ai tropici”, in programma sabato 3 ottobre all’ospedale Sacro Cuore di Negrar (vedi programma).

L’incontro, organizzato dal Centro per le Malattie Tropicali diretto dal dott. Zeno Bisoffi, in collaborazione con la Società Italiana Medicina di Montagna, sarà l’occasione per fare il punto della situazione sul rapporto tra medicina e turismo d’alta quota. Tutto nasce dal fatto che sempre più viaggiatori scelgono per le proprie vacanze luoghi dal clima estremo, come attesta l’organizzazione mondiale del turismo. Magari non scalano un “ottomila”, ma nel loro viaggio si trovano a superare altitudini ragguardevoli, talvolta superiori ai quattromila metri. In queste situazioni il fisico è sottoposto a un grande stress, specialmente per chi non è abituato a certe altezze e non dedica un tempo adeguato all’acclimatamento. Se a questo aggiungiamo che alcune destinazioni d’alta quota molto gettonate si trovano in zone tropicali, il quadro dei possibili rischi e delle precauzioni da prendere si fa ancora più complesso.

Lo scopo del convegno è far dialogare la medicina dei viaggiatori con la medicina di montagna – dice il dott. Andrea Rossanese, responsabile scientifico dell’iniziativa – Infatti ci capita sempre più spesso di vedere che per alcune destinazioni i turisti non partono sufficientemente preparati, sottovalutando parte dei rischi. Ad esempio c’è chi va a fare trekking sul Kilimangiaro, alto quasi seimila metri, senza considerare che prima di arrivare in quota ci sarà da trascorrere un periodo molto più in basso, in zona equatoriale tra Tanzania e Kenya, con il rischio di contrarre la malaria o altre malattie endemiche. Oppure c’è chi va in Perù preoccupandosi delle malattie di quella zona tropicale, ma con poco riguardo al fatto che in alcuni punti del viaggio si potranno toccare quote davvero ragguardevoli, come i 4,500 metri del Passo del Condor, con gli annessi rischi di mal di montagna o di edema polmonare“.

Il convegno, che si apre alle ore 9.00 ed è aperto a tutti, prevede la partecipazione di numerosi esperti del settore. Nella prima parte della mattinata, un gruppo di medici della Società Italiana Medicina di Montagna, esperti di fisiopatologia, faranno un approfondimento sui problemi dovuti all’alta quota: mal di montagna, edema cerebrale ed edema polmonare. A seguire, saranno i medici del Centro per le Malattie Tropicali del Sacro Cuore a parlare di alcune patologie tipiche dell’ambiente tropicale e dei loro risvolti in contesti di montagna. In particolare si parlerà di malaria, dengue e infezioni gastrointestinali. Nel pomeriggio ci sarà l’intervento del dott. Sundeep Dhillon, dello University College di Londra, che parlerà di adattamento del fisico umano alle temperature estreme.

L’iniziativa del 3 ottobre si pone all’interno di un più ampio contesto di formazione dei professionisti della sanità all’interno della medicina dei viaggi, portato avanti dall’ospedale Sacro Cuore. Infatti se da una parte la medicina dei viaggi tratta ampiamente tutte le pratiche mediche necessarie a garantire il più alto livello di sicurezza per coloro che vogliono intraprendere viaggi in Paesi con rischi sanitari più elevati del nostro, spesso l’ambiente montano presenta delle peculiarità sia fisiologiche (come la scarsità di ossigeno) che ambientali (come le ridotte temperature) che rendono necessarie delle integrazioni teoriche e pratiche al bagaglio scientifico di un operatore sanitario. E tali integrazioni possono arrivare proprio dall’incontro e dal confronto con la medicina di montagna.


Morbo di Crohn e colite ulcerosa: incontro tra medici e pazienti

Sabato 3 ottobre il Centro di Formazione e solidarietà ospita un incontro promosso dal Centro multispecialistico malattie retto-intestinali e l’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino

Colpiscono in Italia dalle 150 alle 200mila persone, 2mila solo nel Veronese, con un’incidenza di circa 80 nuovi casi all’anno per milione di abitanti. Sono le malattie infiammatorie croniche – colite ulcerosa e Morbo di Crohn – patologie che si manifestano prevalentemente in età giovanile e creano difficoltà gravi nella vita quotidiana, nel lavoro e anche nelle relazioni affettive. Spesso gli invalidanti sintomi addominali (diarrea persistente) vengono sottovalutati per anni, mentre una diagnosi precoce è fondamentale per iniziare in tempi rapidi il trattamento con i farmaci biologici ed evitare le complicanze chirurgiche.

Sulle malattie infiammatorie croniche intestinali sabato 3 ottobre al Centro di formazione e solidarietà dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar si terrà l’annuale incontro dedicato ai pazienti e promosso dall’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino (Amici) e il Centro multispecialistico malattie retto-intestinali del nosocomio calabriano, diretto dal dottor Andrea Geccherle.

L’incontro, che ha inizio alle 9.30, vedrà gli interventi della dottoressa Manuela Fortuna, che parlerà dell’importanza dell’alimentazione in presenza di queste patologie. Sugli aspetti psicologi invece interverrà la dottoressa Eleonora Geccherle, che presenterà un’iniziativa dell’Associazione Amici: alcuni incontri per i soci con una psicologa dedicata per l’apprendimento di tecniche di rilassamento e di superamento dell’ansia provocata da queste malattie. Seguirà l’intervento della gastroenterologa Angela Variola e di Elena Tadiotto del Centro Stomizzati del Sacro Cuore Don Calabria.

Si stima che il 45% dei pazienti ha impiegato un tempo variabile da 1 a 10 anni per avere una diagnosi appropriata e il 22% più di 10 anni. Questo comporta un ritardo del trattamento con i farmaci biologici, in grado di controllare la malattie e in molti casi di portare alla guarigione. Ottenuti da processi biochimici e non da sintesi chimica, questi farmaci sono però molto costosi per il Servizio sanitario nazionale, e ancora poco diffusi in Italia. Sul loro utilizzo pesano i tagli sulle spese della Sanità e anche una nuova organizzazione territoriale delle terapie di questo tipo a livello nazionale.

Il Centro multispecialistico malattie retto-intestinali si avvale di un team di specialisti – dai chirurghi agli oculistici – per il trattamento delle complicanze su più organi e apparati che derivano dalla colite ulcerosa e dal morbo di Crohn. Il Centro ha in cura circa 800 pazienti, con un centinaio di nuovi casi all’anno.


Se le gambe non vogliono dormire

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Martedì 22 settembre il Centro di Medicina del sonno in collaborazione con “InFormaSonno” organizza un incontro aperto al pubblico sulla Sindrome delle gambe senza riposo

“Dottore, non riesco a dormire perché quando vado a letto le gambe mi fanno male, sento un forte fastidio e devo continuare a muoverle nella speranza di trovare sollievo”.

A descrivere così il loro “incubo” notturno sono in particolare le donne, dai 35 ai 50 anni, che il più delle volte aspettano molto tempo prima di rivolgersi a un medico, ignare di essere affette dalla Sindrome delle gambe senza riposo.

Si tratta di un vero e proprio disturbo del sonno che si stima colpisca in Italia circa 3 milioni di persone e sia, dopo l’insonnia, il maggior nemico del buon riposo. Tuttavia è ancora oggi largamente sottovalutato.

Per saperne di più martedì 22 settembre il “Sacro Cuore Don Calabria” ospiterà sul tema un incontro aperto al pubblico, organizzato dal Centro di Medicina del sonno dello stesso ospedale in collaborazione con l’associazione nazionale “InformaSonno” (www.informasonno.it).

L’iniziativa si terrà in contemporanea con la giornata di sensibilizzazione promossa dalla Fondazione americana RSL (Restless Legs Syndrome) e avrà inizio alle 16 nella sala Azzurra, che si trova al secondo piano, lo stesso del reparto di Neurologia.

L’incontro prevede la distribuzione di materiale didattico e la somministrazione dei questionari ai partecipanti, i cui risultati saranno discussi con la proiezione video dei test. Medici del Centro di medicina del sonno procederanno poi alla presentazione della patologia e delle possibili terapie. Per partecipare non è necessaria la prenotazione.

“E’ una malattia che colpisce il più delle volte le donne, in particolare con l’avanzare dell’età e in gravidanza. Tuttavia è molto diffusa anche tra gli uomini, soprattutto anziani” spiega Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del sonno e presidente di “InFormaSonno”.

I sintomi in genere sono formicolio agli arti inferiori, prurito, crampi, scosse e una minoranza di soggetti lamenta anche dolore. “Può essere associata al diabete mellito e all’anemia e può scatenarsi con l’assunzione di alcuni farmaci – prosegue Rossato -. È stato inoltre riscontrato che la sindrome spesso colpisce persone della stessa famiglia. Infatti i ricercatori stanno cercando di identificare il gene o i geni che possono essere responsabili de problema”.

Camminare, fare stretching, procedere con un bagno caldo o freddo, massaggiare l’arto interessato, applicare impacchi caldi o freddi, ricorrere a vibrazione, agopuntura e tecniche di rilassamento sono tutti accorgimenti che possono aiutare a ridurre o ad alleviare, temporaneamente, i sintomi.

“Se il dolore non dovesse attenuarsi – conclude Rossato – è bene rivolgersi al proprio medico o a un specialista di Medicina del sonno. Una volta diagnosticata la RLS si può procedere con un trattamento farmacologico che può consistere nell’assunzione di Dopamino-agonisti (Pramipexolo), Benzodiazepine e Ferro”.