Venerdì 26 giugno in Sala Perez il dottor Renato Avesani presenta il suo libro di medicina narrativa, nato dai colloqui con i pazienti e i loro familiari
Una pila di cartelle cliniche, l’obiettivo di realizzare uno studio scientifico per dimostrare se, come e quando recuperano le persone dopo uno stato di coma. Numeri impersonali e glaciali statistiche. Ma lo sfogliare e il toccare quei dossier, diventano per il dottor Renato Avesani, direttore del Dipartimento di riabilitazione, il momento di ricordare e raccontare le vite nascoste dietro quei faldoni, molto spesso corposi, testimonianze di lunghe degenze. “Un viaggio nell’umano, tralasciando, per questa volta, i numeri e le statistiche”.
Nasce così Martedì ore 15.30 colloqui (Edizioni Smart), il libro di medicina narrativa del dottor Avesani che sarà presentato venerdì 26 giugno alle 17.30 nella sala convegni Perez dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Interverranno, oltre all’autore, il presidente dell’ospedale di Negrar, fratel Carlo Toninello, e Giovanni Falcone, presidente di Fase 3, l’associazione veronese dei traumatizzati cranici.
Il titolo del libro ricorda un appuntamento fisso per uno dei reparti di riferimento nazionale per la riabilitazione dei gravi cerebrolesi e dei traumatizzati midollari. I colloqui del martedì pomeriggio, i cui resoconti venivano poi scritti su un foglio giallo da inserire in cartella.
L’iniziale “doveroso obbligo istituzionale”, scrive il dottor Avesani nella prefazione, per parlare con le famiglie di pazienti impossibilitati a comunicare è diventato in seguito “l’apprezzamento per la profonda umanità di quanti andavamo incontrando… Imparavamo che non esiste quasi mai un giudizio valoriale sulle persone e che tutte indistintamente provavano ad affrontare con i loro strumenti difficoltà improvvisamente insorte, in grado di spaventare chiunque”.
Questo libro parla con estrema delicatezza e senza retorica di loro e delle loro famiglie. Ma anche dei medici messi alla prova ogni giorno dalla sofferenza, dai limiti della scienza e dall’imponderabilità della vita.