Dall’inizio della primavera si registra una presenza  di zecche superiore agli scorsi anni e quindi un numero maggiore di persone che si rivolgono al Pronto Soccorso perché morsi da questo aracnide. Non tutti i morsi di zecca tuttavia possono comportare un’infezione: la zecca per infettare deve essere infetta. Ma quando lo è si può subire non banali conseguenze. Ecco come prevenire i morsi e come agire nel caso in cui, invece, si incorre in questo spiacevole evento.

Non c’è passeggiata in montagna in cui non si senta qualcuno escalamare allarmato: ci sono le zecche! Questi poco simpatici “animaletti” (precisamente aracnidi ematofagi, come i ragni) hanno sempre abitato le zone boschive e rurali con impennate nei mesi primaverili, ma quest’anno  la stagione delle zecche sembra sia iniziata prima e sia caratterizzata da “un’invasione”. Colpa della siccità, del caldo anomalo, qualcuno dice del lockdown che ha favorito la discesa dalle montagne di animali selvatici, sta di fatto che un certo aumento di presenza delle zecche è in atto. Il Pronto Soccorso dell’IRCCS di Negrar, infatti, ha registrato un accesso per morso di zecca sia in gennaio, febbraio e marzo, per poi schiazzare a 11 accessi in aprile e s 23 a maggio.

Questo  non significa che ad ogni morso corrisponda un’infezione. La zecca per infettare deve essere a sua volta infetta, ma se lo è, può trasmettere patogeni responsabili di gravi patologie come la malattia di Lyme (trasmessa dal batterio Borrelia Burgdorferi, infatti viene chiamata anche Borreliosi) e il virus della TBE (Tick-borne Encephalitis) che causa l’encefalite da zecche. Le zecche portatrici di queste patologie sono soprattutto nel nord-est dell’Italia (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto).

Nella maggior parte dei casi la malattia di Lyme può essere trattata con successo attraverso la somministrazione di antibiotici per due settimane. Tuttavia se non viene riconosciuta e curata in rari casi la malattia può arrivare a colpire il cuore, le articolazioni e il sistema nervoso nei mesi e negli anni successivi. Per la TBE non è disponibile nessuna terapia e di solito si risolve da sola, ma nella fase avanzata può colpire il sistema nervoso, con sintomi simili a quelli della meningite. La mortalità è inferiore al 2%, ma il rischio di complicanze neurologiche permanenti (da lievi tremori agli arti fino alla paralisi) a lungo termine è del 20%. L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, insieme all’ospedale di Belluno, è centro accreditato della Regione Veneto per le malattie rare infettive, tra cui quelle trasmesse dalle zecche.

COME PROTEGGERSI DAL MORSO DI ZECCA

Bastano piccoli e semplici accorgimenti per fare in modo di non incorrere in un morso di zecca, di per sé non doloroso, perché la zecca libera delle sostanze anestetizzanti al fine di rimanere più a lungo attaccata e nutrirsi con la maggiore quantità di sangue.

Abbigliamento e repellenti

Le zecche prosperano nei terreni boschivi ombrosi e umidi, sulle radure e sui prati, sui campi aperti e sui cespugli. Pertanto se si visita una zona dove la presenza di zecche infette è endemica, è consigliabile adottare un abbigliamento protettivo (pantaloni lunghi, scarponi) su cui spruzzare repellenti specifici.

Vaccino, ma solo le la TBE

Per la TBE è in commercio un vaccino, ad oggi somministrato gratuitamente solo in Friuli Venezia Giulia, zona endemica della malattia, ma consigliabile a tutti coloro che frequentano spesso anche le aree montane e rurali del Trentino Alto Adige e del Veneto.

Controlli dopo la passeggiata

Proprio per la mancanza di dolore, è facile non accorgersi di essere stati morsi. Per questo dopo essere stati in aree dove potrebbe registrarsi la presenza di zecche è importante controllare attentamente la propria persona, eventuali bambin,i e gli indumenti. La zecca può variare come dimensioni (dipende se adulta, ninfa o larva) dalla testa di uno spillo alla grandezza di una gomma applicata dalla matita. Il morso ha solitamente l’aspetto di una piccola lentiggine in rilievo che non si riesce a staccare.

COSA FARE SE SI E’ STATI MORSI
Togliere la zecca

Non è necessario recarsi al Pronto Soccorso ma è fondamentale togliere immediatamente la zecca: esistono in commercio delle apposite pinzette a punta fine, ma ciò che è importante è tirare verso l’alto senza schiacciare o stringere il corpo della zecca, provocare torsioni o strattoni. Non si devono applicare unguenti o somministrare calore in quanto questo indurrebbe un riflesso di rigurgito del sangue succhiato, con un forte aumento di rischio di infezioni.

Disinfettare la ferita

Se all’interno della ferita rimane il rostro, cioè il “gancio” con cui la zecca si attacca, non è pericoloso perché l’eventuale infezione è nel corpo della zecca. Lavare la ferita con acqua calda e sapone e applicare un antisettico come alcol o iodio sull’area interessata.

Attenzione all’insorgenza di sintomi entro 30 giorni

Segnare sul calendario il giorno del morso e recarsi in un Centro di malattie infettive se nell’arco di 30 giorni sorgono sintomi come rash cutaneo rossastro attorno alla sede del morso, febbre, mal di testa, male alle ossa, difficoltà di movimento. Se si è stati in area tropicale dove sono molto diffuse numerose malattie dovute alle zecche infette da vari batteri riconducibili alla famiglia delle rickettsie e sorgono sintomi di vario tipo è fondamentale rivolgersi a Centri che curano anche le malattie tropicali.

Come escludere l’infezione

Non tutte le zecche risultano infette per cui nella maggior parte dei casi non compare alcun disturbo. L’assenza di infezione può essere definitivamente documentata effettuando una sierologia per Borrelia burgdorferi e per TBE virus dopo almeno 6-8 settimane dal morso. Un esame sierologico effettuato prematuramente potrebbe risultare erroneamente negativo in quanto gli anticorpi non hanno avuto ancora il tempo di formarsi.