Sono 11 i pazienti sottoposti alla somministrazione all’interno di uno studio scientifico internazionale che ha lo scopo di sperimentare un vaccino per prevenire le pericolose riacutizzazioni in pazienti affetti da BPCO
Sono unidici i pazienti dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria che partecipano volontariamente alla sperimentazione di un vaccino che, se si dimostrerà efficace, cambierà radicalmente la qualità di vita, aumentandone anche la sopravvivenza, a circa il 10% della popolazione mondiale. Tante infatti sono le persone affette da Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva (BPCO), una patologia caratterizzata da un’ostruzione bronchiale, quindi da difficoltà respiratoria più o meno grave.
Nella sperimentazione sono coinvolti centri spagnoli, belgi, canadesi, francesi, tedeschi, inglesi e statunitensi. Per quanto riguarda l’Italia, il centro coordinatore è il Policlinico di Milano, ma hanno aderito anche l’Azienda ospedaliera di Parma e l’ospedale San Gerardo di Monza. La Pneumologia, diretta dal dottor Carlo Pomari, è il Centro che finora ha sottoposto il maggior numero di pazienti al vaccino e la sperimentazione non è ancora conclusa. Finora non sono state registrate reazioni avverse.
Il vaccino – prodotto dalla Glaxo Smith Kline – ha l’obiettivo finale di rendere immuni i soggetti affetti da BPCO dai vari ceppi di Haemophilus Influenzae e di Moraxella catarrhalis, i batteri responsabili delle frequenti riacutizzazioni, cioè delle infezioni alle vie aeree nelle persone colpite dalla patologica cronica. Sono proprio le riacutizzazioni (in genere bronchiti) la causa principale della cattiva qualità di vita del paziente e la maggiore voce della spesa sanitaria e sociale per quanto riguarda la BPCO.
Spesa stimata in Europa intono al 56% (38,6 miliardi di euro) del costo totale delle malattie respiratorie, dovuta soprattutto a costi diretti (farmaci, ospedalizzazioni…) e a costi indiretti (numero di giornate lavorative perse). Senza contare che la BPCO, anche a causa dell’inquinamento e di scorretti stili di vita, è in fortissimo incremento: l’Oms ha stimato che nel 2020 le malattie respiratorie croniche ostruttive saranno la terza causa di morte, dopo le patologie cardio-vascolari e i tumori.
Possono partecipare alla sperimentazione uomini e donne con BPCO da moderato (stadio 2) a grave (stadio 4), secondo il grado di ostruzione rilevato dalla spirometria. Inoltre devono essere pazienti che nel corso dell’ultimo anno siano stati sottoposti ad almeno un ciclo di antibiotico e cortisone a causa della riacutizzazione dei sintomi della BPCO, cioè tosse, dispnea, peggioramento della espettorazione (da mucosa a purulenta) accompagnata, ma non sempre, da febbre. A volte possono comparire anche bronchiti e polmoniti radiologicamente dimostrate.
Ai pazienti idonei viene consegnato un diario elettronico (una sorta di smartphone) attraverso il quale ogni giorno vengono somministrate delle domande per comprendere se la patologia è stabile. Dopo almeno due cinque giorni di corretta compilazione (la capacità di saper usare il dispositivo elettronico è uno dei criteri di inclusione nello studio) viene somministrata la prima dose di vaccino. Segue la seconda somministrazione a distanza di due mesi. Poi il paziente verrà seguito per un anno.
Se questa prima fase di sperimentazione – che ha lo scopo di testare la non tossicità del farmaco e la sua capacità di indurre la risposta immunitaria in soggetti affetti dalla malattia cronica – produrrà risultati positivi, il vaccino sarà testato con studi che coinvolgeranno un numero più rilevante di pazienti.
La Pneumologia del “Sacro Cuore Don Calabria” ha effettuato nel 2017 circa 5mila visite ambulatoriali, il 70% delle quali ha riguardato pazienti con BPCO di cui circa la metà nuovi casi. Inoltre è impegnata dal 2005 in iniziative scientifiche mirate a prevenire lo sviluppo delle malattie respiratorie croniche ostruttive nella popolazione generale.