Intervista a fratel Noivar Brustolin, direttore dell’ospedale Divina Providência di Marituba con cui da molti anni il Sacro Cuore ha avviato programmi di collaborazione

Siamo alle porte della foresta amazzonica, alla periferia della città di Belèm. Lo stato è quello del Parà, nel nord-est del Brasile. Qui sorge Marituba, un tempo colonia di lebbrosi e oggi città di centotrentamila abitanti in continua espansione, alle prese con gravi problemi di povertà e criminalità. A Marituba è presente una grande missione dell’Opera Don Calabria con scuole, attività pastorali e attività sanitarie. Tra queste ultime è da annoverare l’ospedale Divina Providência, fondato nel 1997, con cui da oltre dieci anni l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha avviato programmi di aiuto e collaborazione.

Nei giorni scorsi è stato a Negrar fratel Noivar Brustolin, da sei anni direttore del Divina Providência e religioso brasiliano dell’Opera Don Calabria. Lo abbiamo intervistato, chiedendogli di presentare il contesto nel quale si trova l’ospedale di Marituba e di parlarci della collaborazione con il Sacro Cuore Don Calabria.

 

Buongiorno fratel Noivar. Cosa può dirci della realtà in cui sorge l’ospedale?

L’ospedale sorge a Marituba, un comune a 20 km dalla capitale del Parà, cioè Belèm. All’inizio questo luogo era una colonia per lebbrosi e solo una ventina d’anni fa è diventato un vero e proprio comune. Oggi Marituba è in continua espansione ed è arrivata ad avere 130mila abitanti. La maggior parte di loro non sono nativi di qui, ma provengono dall’interno del Parà.

 

Com’è nato l’ospedale?

L’ospedale è nato soprattutto per iniziativa di mons. Aristide Pirovano, un vescovo italiano che ha donato la propria vita per i lebbrosi di questi luoghi. Mons. Pirovano, prima di morire, aveva fortemente voluto un ospedale per garantire l’accesso a cure di qualità ai lebbrosi e ai loro familiari, che erano sempre stati emarginati dalla società brasiliana. Poi il sogno è diventato realtà grazie alla collaborazione dell’Opera Don Calabria che fin dall’inizio degli anni Novanta era presente a Marituba in appoggio a mons. Pirovano. Una bella mano è arrivata poi, anche per la successiva crescita dell’ospedale, dall’associazione “Amici di mons. Pirovano” che ha sede a Erba (Como).

 

Ma oggi il Divina Providência offre cure a tutta la popolazione e non solo ai lebbrosi…

Certamente. È nato con un’attenzione particolare ai lebbrosi, ma oggi è punto di riferimento per tutta la popolazione del comune di Marituba e di altri 35 comuni che altrimenti non avrebbero un ospedale dove mandare i propri abitanti. Abbiamo 130 posti letto, di cui 90 sono convenzionati per il servizio pubblico brasiliano, mentre i restanti sono riservati a coloro che aderiscono ai piani di salute privati, che sono molto diffusi in Brasile. I collaboratori dell’ospedale sono 500, di cui 120 medici.

 

Com’è strutturato l’ospedale?

Ci sono quattro aree di base: pediatria, ostetricia e ginecologia, medicina, chirurgia generale. Poi ci sono alcuni reparti particolarmente sviluppati per rispondere ai bisogni del territorio. Ad esempio si fa un grosso lavoro per quel che riguarda la traumatologia, perché da noi arrivano moltissime vittime di incidenti stradali, in quanto Marituba si trova lungo l’unica grande autostrada che porta a Belèm. Gli interventi in questo campo sono 100-120 ogni mese.

 

Quali sono le altre aree sviluppate in base ai bisogni del territorio?

Per esempio è molto importante la maternità. Noi siamo l’unico ospedale della zona in cui sono sempre presenti un’ostetrica e un anestesista, per cui tantissime mamme della regione vengono a partorire da noi. Attualmente facciamo circa 250 parti al mese. Un altro servizio molto importante è quello di emodialisi, avviato grazie alla collaborazione dell’ospedale di Negrar, servizio che prima di noi mancava completamente nella regione. Attualmente abbiamo 132 pazienti, con 25 macchine. I pazienti vengono un giorno sì e un giorno no all’ospedale, arrivando anche da comuni molto lontani. In un caso c’è una corriera che viene ogni altro giorno da quasi 300 km con 15-20 pazienti. Poi ci sono molti altri servizi, dall’urologia all’oculistica, dalla neurochirurgia all’otorinolaringoiatria…

 

Può parlarci della collaborazione con l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar?

Sono più di 10 anni che l’ospedale Divina Providência vive un rapporto di collaborazione con Negrar, da quando un gruppo di medici si sono messi a disposizione per collaborare con Marituba. In particolare sono due i settori da cui è partita questa collaborazione, ovvero la pneumologia con il dott. Carlo Pomari e la neurologia con il dott. Claudio Bianconi, insieme ai rispettivi collaboratori. Sono venuti là, hanno visto i fabbisogni, hanno aiutato nell’aggiornamento delle attrezzature, nella formazione del personale, nella pianificazione delle attività…

 

Nel tempo la collaborazione è andata crescendo…

Sì, anche grazie all’aiuto dell’UMMI (Unione Medico Missionaria Italiana) e del Centro di Formazione e Solidarietà sorto nell’ospedale di Negrar. Ogni anno ci sono stati scambi di personale, con molti medici e infermieri che dall’Italia sono venuti ad aiutare da noi a Marituba, in varie aree. La collaborazione si è poi allargata alle università, ad esempio c’è una convenzione tra l’ateneo di Parma (attraverso il dott. Casalini) e l’università federale del Parà per favorire gli interscambi formativi.

 

Quali risultati sta portando questo rapporto tra Negrar e Marituba?

I risultati sono tanti, ma vorrei sottolineare soprattutto come questo rapporto sia stato e sia tuttora un grosso stimolo alla formazione e alla crescita per il nostro personale. Per questo negli ultimi anni l’ospedale Divina Providência ha potuto fare un grande salto nella qualità delle prestazioni sanitarie, allargando costantemente i servizi offerti in stretta relazione ai bisogni della regione.

 

E ora?

Naturalmente speriamo che questa collaborazione possa proseguire e rafforzarsi sempre di più per migliorare il servizio che offriamo qui alla popolazione. Riguardo ai nostri progetti, attualmente stiamo allargando il centro ostetrico e stiamo pensando di creare un centro di parto naturale, per garantire un trattamento sempre più umanizzato alle madri. E poi c’è il sogno della rianimazione neonatale. Inoltre è prevista la costruzione di un centro clinico e di formazione per chi viene qui a fare stage e a formarsi.