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Esperti da tutta Europa a confronto sulle più moderne tecniche chirurgiche per intervenire in caso di rottura irreparabile del maggior tendine della spalla. Se ne parla il 7 e 8 luglio in un corso che vede tra gli organizzatori l’Ortopedia del Sacro Cuore

Tecniche chirurgiche innovative e mini-invasive, tra cui l’utilizzo di protesi biologiche, per intervenire sulle lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori della spalla. Il confronto tra queste tecniche, in relazione al tipo di lesione e al tipo di paziente, sarà al centro di un corso in programma il 7 luglio all’ospedale Sacro Cuore di Negrar e il giorno successivo all’ICLO Teaching Center di Verona, con la partecipazione dei maggiori esperti a livello italiano ed europeo (vedi programma).

 

La cuffia dei rotatori è un grosso tendine della spalla, formato in realtà dalla confluenza di quattro diversi muscoli, di fondamentale importanza per effettuare i vari movimenti dell’articolazione. In alcuni casi i tendini della cuffia sono soggetti a lesioni, dovute a eventi traumatici oppure di tipo degenerativo a causa dell’usura e dell’invecchiamento. Nelle situazioni più compromesse, tali lesioni sono definite irreparabili proprio perché la rottura è massiva, con dolori anche forti e crescente difficoltà nei movimenti (vedi foto)In questi casi il recupero della funzionalità della spalla è possibile attraverso particolari tecniche chirurgiche, alcune delle quali molto recenti e innovative, che possono rappresentare una valida alternativa alla protesi inversa della spalla, che è un intervento più invasivo per il paziente.

 

“Attualmente ci sono tre tecniche possibili per intervenire quando la lesione della cuffia è irreparabile: il transfer del gran dorsale, il balloon e la ricostruzione della capsula superiore”, dice il dottor Paolo Avanzi, presidente del corso in programma il 7 e 8 luglio e chirurgo in forza all’Unità di Ortopedia e Traumatologia del Sacro Cuore, diretta dal dottor Claudio Zorzi. Proprio il dottor Zorzi introdurrà il corso nella prima parte che si svolgerà a Negrar. “Metteremo a confronto queste tre tecniche – prosegue Avanzi – con l’obiettivo di chiarire in quali casi è preferibile usare l’una o l’altra. L’idea di fondo, infatti, è di arrivare ad una chirurgia che si adatta al paziente e non viceversa” (vedi foto con dottor Zorzi e dottor Avanzi).

 

Fra le tre tecniche citate, il transfer è quella meno recente e più usata. Consiste nel distacco del tendine del muscolo gran dorsale, che si trova sul tronco e si inserisce sull’omero, con successivo trasferimento del tendine stesso in artroscopia all’interno della spalla sulla testa omerale, in modo da sopperire alla lesione della cuffia. Viceversa la tecnica del balloon prevede l’inserimento all’interno della cuffia, sempre in artroscopia, di un palloncino riassorbibile che viene gonfiato con soluzione fisiologica. Tale dispositivo funge da spaziatore biologico e permette, in sede di fisioterapia, di ricentrare la testa dell’omero che spesso in caso di lesione importante risulta spostata dalla sua sede naturale. In questo modo si migliora la biomeccanica della spalla e si recupera la funzionalità del muscolo deltoide.

 

Infine la tecnica più recente e innovativa è rappresentata dalla ricostruzione della capsula superiore. La dinamica è simile a quella del balloon, solo che come spaziatore biologico viene usata una membrana di cute suina, inserita in artroscopia tra la glena e la testa dell’omero. Questa patch permette il ritensionamento del tendine e il recupero della funzionalità della cuffia, tra l’altro con un follow up che spesso risulta più breve.

 

Al Sacro Cuore pratichiamo da tempo tutte queste tecniche. In particolare per il balloon e la ricostruzione con cute suina siamo stati tra i primi a livello nazionale – dice il dottor Avanzi – Gli interventi con balloon sono stati un centinaio dal 2009 in avanti, mentre le ricostruzioni con materiale biologico sono state circa duecento, di cui una decina con la cute suina che è di recente introduzione, prima invece si usavano altre patch”. Un’attenzione al biologico, quella dell’Ortopedia del Sacro Cuore, che prosegue da tempo e vede il dottor Zorzi e la sua equipe tra i pionieri non solo per la spalla ma anche per il ginocchio (vedi articolo sulla chirurgia rigenerativa della cartilagine).

 

Ma le tre tecniche illustrate vanno bene per tutti i pazienti e per tutte le lesioni irreparabili della cuffia? “In realtà è fondamentale una valutazione caso per caso – conclude Paolo Avanzi – Ad esempio nel paziente giovane e attivo, con lesione superiore e postero-superiore della cuffia, è indicato il transfer del gran dorsale. Viceversa nell’anziano con un inizio di artrosi sono più indicati il balloon o la ricostruzione. Ma ogni caso fa storia a sé e da parte del chirurgo ci vuole uno sforzo di analisi personalizzata del paziente, con la disponibilità ad usare ognuna di queste tecniche. Proprio questo sarà il messaggio di fondo al centro del corso del 7-8 luglio. Tanto più che l’uso di una tecnica non esclude l’altra, e se una non ha dato i risultati sperati dopo qualche anno se ne può provare un’altra”.

 

La prima parte del corso, in programma al Sacro Cuore in Sala Perez, prevede una serie di interventi frontali e un collegamento in diretta con la sala operatoria dove verranno mostrati tre interventi, uno per ogni tecnica illustrata. Questa parte è rivolta non solo ai chirurghi della spalla ma anche a fisiatri, medici sportivi, fisioterapisti e in generale tutti coloro che possono aver a che fare con pazienti affetti da questa patologia anche in sede di riabilitazione. Infatti la riabilitazione è fondamentale e varia a seconda dell’intervento che viene fatto in sede chirurgica.

 

La seconda parte, a numero chiuso, si svolgerà presso la sede dell’Iclo a Verona, con una dimostrazione pratica di transfer del gran dorsale realizzata su un cadavere. Il corso ha il patrocinio dell’ESA (European Shoulder Associates) e dell’ESSKA (European Society for Sports Traumatology, Knee Surgery and Arthroscopy).

 

matteo.cavejari@sacrocuore.it