I carboidrati sono il nutriente che influenza maggiormente la glicemia dopo i pasti. Il Servizio di diabetologia propone dei corsi teorico-pratici per imparare a contarli e regolare di conseguenza l’assunzione di insulina
Quanti grammi di carboidrati contiene un etto di pasta con le verdure? Una fetta di pane oppure una brioche? È una domandainteressante per una dieta equilibrata, ma che diventa fondamentale per coloro che sono affetti da diabete di tipo 1, il cosiddetto diabete mellito che colpisce anche i bambini, e sono costretti ad assumere insulina. Perché i carboidrati risultano essere il nutriente che maggiormente influenza la glicemia nelle due ore che seguono il pasto.
Ma come si “contano” i carboidrati? Lo hanno illustrato nel primo corso teorico-pratico che si è tenuto lo scorso 1° luglio, il dottor Luciano Zenari, responsabile del Servizio di diabetologia del “Sacro Cuore Don Calabria” affiancato dalle dietisteChiara Anselmi e Giselle Flores che hanno coordinato la parte relativa al laboratorio. Il gruppo di lavoro, a cui hanno partecipato una decina di pazienti con i loro familiari, sarà ripetuto il prossimo 30 settembre per chi fosse interessato.
“La conta dei carboidrati – spiega la dottoressa Anselmi – è una strategia utilizzata in ambito diabetologico per una gestione più flessibile dell’insulina. Essa supera i vecchi schemi a dose fissa del farmaco che obbligavano il paziente all’assunzione di una quantità costante di carboidrati che si andava ad adattare all’insulina in uso”.
L’obiettivo della conta dei carboidrati è proprio quello di portare il paziente insulino-dipendente a capire cosa sono i carboidrati, quali alimenti li contengono, a saperli quantificare “nel piatto” e di conseguenza a variare la dose di insulina in relazione ai carboidrati contenuti nel singolo pasto. Si va quindi ad identificare il “rapporto insulina-carboidrati” che permette di stabilire quanti grammi di carboidrati vengono “metabolizzati” da un’unità di insulina. Un valore che viene fornito inizialmente dal diabetologo e poi rivalutato nel corso della terapia dalla dietista. Esso varia in relazione all’età, al peso corporeo e alla sensibilità personale all’insulina.
Per facilitare la “conta”, viene fornito ai pazienti del materiale informativo tra cui un dietometro, in versione anche etnica per i cittadini stranieri. Qui l’interessato trova il tipo di alimento, la porzione di riferimento e i grammi di carboidrati contenuti in essa. Per esempio 60 grammi di pasta all’ortolana condita con 100 grammi di verdure contiene 52 grammi di carboidrati.
Quindi se il “rapporto insulina-carboidrati” ha stabilito che per quel paziente è necessaria un’unità di insulina per metabolizzare 10 grammi di carboidrati significa che dopo 60 grammi di pasta all’ortolana lo stesso paziente deve assumere cinque unità di farmaco.
Per gli alimenti confezionati tutto è molto più semplice, perché il quantitativo di carboidrati viene indicato sulla scatola insieme agli altri componenti del prodotto.
Un po’ più complicato è invece quando il pasto viene consumato fuori casa. “Per questo durante il corso invitiamo il paziente ad allenare l’occhio e toccare con mano gli alimenti per capire senza l’aiuto della bilancia quanto consiste una porzione di pasta o una fetta di pane. Con un po’ di impegno e attraverso delle strategie che mostriamo, il calcolo diventa poi una semplice abitudine”, sottolinea Anselmi.
La soluzione fuori casa potrebbe essere quella di limitarsi a della carne ai ferri e a un po’ di insalata… “Non è una soluzione, perché il nostro corpo può estrarre zuccheri anche dalle proteine e dai grassi – conclude la dietista -. Se il pasto non è bilanciato il 60% delle proteine può trasformarsi in zuccheri, facendo salire la glicemia. È un meccanismo di difesa che il nostro organismo mette in atto, perché il cervello e i globuli rossi traggono alimento dal glucosio.Un po’ quello che succede nelle diete ipocaloriche: privandolo degli zuccheri, il nostro corpo va ad acquistarli nel tessuto adiposo o nella parte magra, cioè nel muscolo, dove ci sono molte proteine. Anche per i diabetici, come per tutti del resto, una dieta equilibrata resta fondamentale”.
elena.zuppini@sacrocuore.it