Alla vigilia della Giornata mondiale del diabete il dottor Luciano Zenari, responsabile del Centro diabetologico, fa il punto su una patologia che in Italia colpisce oltre 3 milioni di soggetti diagnosticati. L’importanza di stili di vita sani e degli esami periodici del glucosio, che, se elevato, deve essere mantenuto sotto controllo per non cadere in gravi complicazioni.

Una sete intesa (polidipsia) che provoca un costante bisogno di bere e la necessità di urinare frequentemente (poliuria), soprattutto nelle ore notturne. Spesso insorge anche una forte stanchezza (astenia), un calo ponderale importante e un’alterazione della vista.

Sono questi i sintomi con cui si presenta il diabete o l’iperglicemia e che dovrebbero mettere in guardia in particolare coloro che hanno una familiarità per la patologia e/o problemi di sovrappeso.

PERCHE’ IL GLUCOSIO ALTO PROVOCA SETE
Dottore Luciano Zenari, direttore Diabetologia Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria
Dr. Luciano Zenari

“A livello renale noi siamo dotati di una sorta di ‘sfioratore’ per cui quando la glicemia supera i 180 mg/dl (il livello ottimale è < 100 mg/dl a digiuno), lo zucchero passa nelle urine e trascina con sé l’acqua. Questo è il motivo per cui chi sta sviluppando la malattia lamenta bocca secca e impastata, bisogno frequente di urinare e un calo ponderale importante”, spiega il dottor Luciano Zenari, responsabile del Servizio diabetologico di Negrar. A questo si possono associare anche problemi alla vista con alterazione della capacità visiva e infezioni genito-urinarie.

ESAMI DEL SANGUE PERIODICI

“Tuttavia non si dovrebbe scoprire dai sintomi di avere il glucosio alto, perché è buona norma (non solo per il diabete) sottoporsi periodicamente alle analisi del sangue, almeno una volta ogni anno (a partire da 40 anni)”, sottolinea il dottor Zenari alla vigila della Giornata mondiale del diabete, che si celebra il 14 novembre

Nel 2015 si stimava che le persone affette da iperglicemia nel mondo fossero 415 milioni con una proiezione che toccava i 642 milioni nel 2040. In Italia ci sono oltre 3 milioni di soggetti alle prese con questa patologia, ma a questi si deve sommare un altro milione e mezzo di persone inconsapevoli di soffrire di eccesso di glucosio nel sangue.

DIABETE MELLITO DI TIPO 1 E 2

Si tratta nella grande maggioranza dei casi di diabete mellito di tipo 2, la forma di iperglicemia che insorge in età adulta (tra i 50 e i 60 anni), spesso dovuta alla combinazione di predisposizione genetica (per questo è importante la familiarità) che favorisce l’insulino-resistenza ed errati stili di vita (obesità, sedentarietà, alimentazione con eccesso di cereali e zuccheri semplici…). Circa il 10% dei casi, invece, riguarda il diabete mellito di tipo 1, o giovanile, una patologia autoimmune che vede il sistema immunitario aggredire e distruggere le isole pancreatiche, produttrici dell’insulina endogena.

“Oggi è meno frequente rispetto al passato per un diabetico di tipo 2 deve ricorrere alla somministrazione di insulina – sottolinea il dottor Zenari -. Questo grazie a farmaci efficaci e ormai consolidati, a regimi alimentari personalizzati e alla diffusione su territorio di Centri diabetici che prendono in carico i pazienti (a Negrar sono circa 5mila), curando la malattia, ma soprattutto prevenendo e/o ritardando le gravi complicazioni, la ragione principale per cui è essenziale tenere sono controllo la patologia.

LA GRAVITA’ DELLE COMPLICAZIONI SE IL DIABETE NON E’ SOTTO CONTROLLO

Il diabete è infatti la prima causa di cecità non traumatica; la prima causa di dialisi (l’80% dei dializzati è diabetico); chi soffre di iperglicemia ha un rischio da 2 a 4 volte maggiore di avere una cardiopatia ischemica e doppio di incorrere in un’ischemia cerebrale; infine l’eccesso di glucosio è la prima causa di amputazione degli arti inferiori non traumatica (piede diabetico). Non dimentichiamo inoltre che “per tutte queste ragioni e per un’immunodeficienza di fondo i diabetici sono malati cronici a rischio di incorrere in forme gravi di Covid-19 – sottolinea il medico -. Da qui l’enorme importanza della vaccinazione, a cui i nostri pazienti hanno risposto in massa”.

LE ARMI FARMACOLOGICHE CHE OGGI DISPONIAMO

La ricerca farmacologica negli ultimi vent’anni ha fatto passi da gigante nell’ambito della cura del diabete. Ci sono novità all’orizzonte? “Per il diabete di tipo 2 abbiamo già farmaci molto efficaci- risponde il dottor Zenari -. La forma di iperglicemia più diffusa riconosce la sua base più importante nel sovrappeso, in quanto, a differenza di un sentire diffuso, il tessuto adiposo, soprattutto quello addominale, favorisce la resistenza all’azione dell’ormone insulina. Infatti vengono usati farmaci cosiddetti GPL-1 agonisti, che oltre a ridurre la glicemia, hanno un effetto anoressante, cioè tolgono la sensazione della fame, e quindi aiutano il paziente ad aderire al programma dietetico ipocalorico. Invece i farmaci della classe SGLT-2 inibitori inducono la perdita del glucosio nelle urine e per questo favoriscono il miglioramento della glicemia e il calo ponderale. Inoltre, per queste due classi di farmaci, sono evidenti dati di protezione cardiovascolare e renale che confermano la riduzione della mortalità e della progressione di queste complicazioni.

INFUSIONE DI CELLULE STAMINALI: IL TRAGUARDO E’ VICINO

Sono invece prossime delle importanti novità terapeutiche per la cura del diabete mellito 1. “E’ in corso uno studio clinico presso l’Università di Padova che ha come obiettivo la sostituzione della capacità secretiva attraverso un sistema di infusione di cellule Beta pancreatiche incapsulate senza quindi bisogno del trapianto d’organo. Il progetto sponsorizzato dalla Regione Veneto vuole arrivare entro il 2024 a proporre una terapia sostitutiva della somministrazione quotidiana di insulina negli adulti e successivamente anche nei bambini, conclude il dottor Zenari.