L’ernia addominale è una patologia benigna, ma l’unico trattamento è quello chirurgico, che oggi si avvale di tecniche tradizionali e mini-invasive come illustra la dottoressa Elisa Bertocchi della Chirurgia generale
All’occhio inesperto si presenta come una tumefazione, un rigonfiamento a livello dell’inguine, del femore o dell’ombelico – quasi sempre fastidioso e spesso doloroso – che all’inizio rientra con una lieve pressione o semplicemente quando ci si distende. Stiamo parlando dell’ernia, la situazione in cui un viscere fuoriesce dalla parete del muscolo o del tessuto che normalmente lo contiene. Nella maggioranza dei casi le ernie riguardano la parete addominale e si sviluppano attraverso un canale naturale, come l’ernia inguinale e l’ernia crurale, oppure attraverso un’area di debolezza della parete addominale. L’ernia è una patologia benigna che richiede tuttavia, per essere risolta, un trattamento chirurgico.
Quella inguinale è l’ernia più frequente, con un’incidenza di circa il 3% nelle donne e del 27% negli uomini. L’ernia femorale (o curale) è invece meno comune di quella inguinale ed interessa soprattutto il sesso femminile. Sia l’ernia inguinale che l’ernia femorale sono causate da una debolezza muscolare che può essere presente fin dalla nascita (ernie congenite, non necessariamente diagnosticate in età pediatrica) oppure può essere dovuta a ripetuti sforzi fisici ed all’indebolimento della parete addominale dovuto all’età (ernia acquisite). Altre cause includono l’obesità e la gravidanza.
Tra le ernie addominali ci sono anche quelle ombelicali (localizzate nella zona dell’ombelico), le ernie epigastriche (situate nell’area addominale tra il margine inferiore dello sterno e l’ombelico) ed i laparoceli ovvero ernie che si manifestano in corrispondenza di una cicatrice chirurgica.
La diagnosi delle ernie della parete addominale è clinica, avviene mediante visita medica. Lo studio pre-operatorio dei laparoceli può prevedere l’esecuzione di un’ecografia della parete addominale o di una TC addome senza mezzo di contrasto per definire il contenuto erniario e in modo preciso le dimensioni del difetto erniario stesso, elementi essenziali per la successiva scelta di approccio chirurgico.
Per l’ernia addominale è sempre indicato l’intervento chirurgico?
“L’ernia addominale è una patologia benigna trattabile però solamente con l’intervento chirurgico. Si può decidere di non intervenire e di tenerla sotto controllo solo quando è molto piccola e completamente asintomatica e riducibile. In presenza di fastidio e soprattutto di dolore è necessario ripararla per non incorrere in complicanze”, risponde la dottoressa Elisa Bertocchi, medico chirurgo della Chirurgia generale dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, diretta dal dottor Giacomo Ruffo.
Quali sono queste complicanze?
Le complicanze più rilevanti sono l’incarceramento e lo strozzamento. In entrambe queste situazioni il contenuto erniario, generalmente rappresentato dall’intestino, viene intrappolato nell’ernia e non è più riducibile in addome. Ciò provoca dapprima un quadro di occlusione intestinale fino al vero e proprio strozzamento, quando l’intestino bloccato nell’orifizio erniario dal quale è fuoriuscito, non riceve più apporto di sangue andando incontro ad una sofferenza ischemica a volte non reversibile. Queste situazioni richiedono un intervento chirurgico in urgenza. Maggiormente soggette alla complicanza dello strozzamento sono le ernie crurali.
Che tipo di intervento chirurgico viene effettuato?
Le ernie della parete addominale posso essere riparate con un approccio tradizionale, per via laparotomica, oppure mediante la chirurgia laparoscopica. L’ernia inguinale monolaterale viene generalmente riparata mediante procedura tradizionale. L’intervento prevede una piccola incisione nella regione inguinale interessata dall’ernia, la ricollocazione del viscere erniato nella sua sede naturale, ovvero l’addome, e la riparazione del difetto erniario mediante l’apposizione di una rete in materiale sintetico (non riassorbibile o solo parzialmente riassorbibile) che serve a rinforzare la parete addominale nel punto in cui si era indebolita. L’ernia crurale, a seconda delle dimensioni del difetto erniario, può essere riparata per via diretta con dei punti di sutura oppure mediante l’apposizione di una rete appositamente sagomata “a tappo” che prende il nome di “plug”. Si tratta di un intervento ambulatoriale di day surgery, in anestesia generale o spinale, con esecuzione di blocchi nervosi selettivi nella sede operatoria che permettono un buon controllo del dolore post-chirurgico. L’intervento può essere eseguito anche in anestesia locale. Anche per le ernia ombelicale viene utilizzato un intervento di plastica protesica che prevede l’esecuzione di una piccola incisione peri-ombelicale.
Quando si procede per via laparascopica?
La plastica laparoscopica è indicata per le ernie inguinali bilaterali e le ernie recidive. Nel primo caso perché la chirurgia tradizionale (per via laparotomica) obbligherebbe ad effettuare due incisioni chirurgiche di dimensioni più grandi in entrambe le regioni inguinali con una ripresa post operatoria meno rapida oppure a procedere alla riparazione del difetto bilaterale attraverso due interventi chirurgici. La laparoscopia rappresenta un trattamento mininvasivo di accesso alla cavità addominale mediante tre piccole incisioni chirurgiche (1 cm e 0,5 cm) che permette la riparazione contemporanea del difetto erniario bilaterale con un minimo insulto alla parete addominale ed una più rapida ripresa post-operatoria. Nel caso delle ernie inguinali recidive la laparoscopia è indicata perché permette di procedere alla riparazione del difetto erniario tramite una via chirurgica che non è stata precedentemente percorsa e quindi con il rischio di minori complicanze. La plastica laparoscopica è un intervento in day hospital ed in anestesia generale che prevede il ricovero di una notte. La laparoscopia rappresenta anche l’approccio di scelta per la riparazione dei laparoceli, salvo nei casi in cui questi presentino voluminose dimensioni.
Dopo l’intervento quando il paziente può tornare alle normali attività quotidiane?
Si raccomanda al paziente di non fare sforzi fisici e di sollevare pesi per circa tre settimane dall’intervento chirurgico pur potendo condurre una vita attiva e dinamica.