Il 14 aprile si celebra la Giornata mondiale della malattia di Chagas, una patologia di cui soffrono nel mondo 6-7 milioni di persone, ma ancora troppo ignoranta sebbene sia un problema di salute pubblica anche per le zone non endemiche. L’IRCCS di Negrar è uno dei pochi centri in Italia che si occupa di diagnosi e cura di questa malattia: 600 i casi diagnosticati dal 1998

Il 14 aprile si celebra la Giornata mondiale della malattia di Chagas, una patologia parassitaria potenzialmente letale che colpisce al mondo 6-7 milioni persone, originarie dell’America Latina.

Il Dipartimento di Malattie Infettive Tropicali e Microbiologia (DITM) dell’IRCCS di Negrar, diretto dal professor Zeno Bisoffi, è un centro di riferimento per la diagnosi e la cura di questa malattia, avendo ad oggi diagnosticato la maggioranza dei casi conosciuti in Italia (circa 600 dal 1998) anche grazie a un lavoro decennale con le comunità di migranti latinoamericani e le associazioni di volontariato.

Per questa ragione anche il “Sacro Cuore Don Calabria” è coinvolto nelle varie iniziative di sensibilizzazione sulla patologia organizzate in occasione della Giornata del 14 aprile, istituita nel 2019 dall’Assemblea Mondiale della Sanità (https://www.who.int/news/item/24-05-2019-world-chagas-disease-day-raising-awareness-of-neglected-tropical-diseases).

Alle ore 18.00 il dottor Andrea Angheben, responsabile del reparto di malattie infettive e tropicali del DITM, sarà relatore in una diretta (in lingua inglese) sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/ComunitaVolontariMondo) della Comunità Volontari per il Mondo (vedi locandina allegata). Poche ore più tardi, alle 21, l’Associazione Italiana per la Lotta alla Malattia di Chagas (AILMAC), di cui vice-presidente lo stesso Angheben (nella foto), si fa promotrice di un’ulteriore diretta facebook sul tema “Chagas fattore di rischio COVID-19?” (https://www.facebook.com/Ailmac-Onlus-307489659439308/).

Che cos’è la malattia di Chagas

La malattia di Chagas è endemica in America Latina, dal Messico fino all’Argentina, in quanto in quelle zone è presente la cimice ematofaga capace, attraverso feci e urina, di trasmettere il protozoo parassita Trypanosoma cruzi, responsabile dell’infezione. Si tratta di una malattia per lo più cronica, che nel 30% dei casi può evolvere, se non diagnosticata e curata in tempo, in una forma complicata colpendo prevalentemente il cuore e/o l’esofago o il colon, organi nei quali può concentrarsi il protozoo ematico trasmesso dalla cimice infetta.

Diecimila morti all’anno e 6-7 milioni di infetti

Nei casi più gravi può condurre a morte. Sono infatti ancora 10mila gli uomini e le donne che ogni anno muoiono per la malattia di Chagas. Essedo inoltre una malattia cronica, in particolare a carico dell’adulto, costituisce fonte di povertà, stigma e sofferenza per oltre 70 milioni di persone che vivono nelle zone endemiche

Ma è una malattia tropicale dimenticata

Tuttavia quella di Chagas fa parte delle malattie tropicali dimenticate (NTD). La Global Chagas Coalition, l’organizzazione internazionale di cui fa parte anche il DITM di Negrar, stima che in tutto il mondo solo 1% delle persone affette abbia accesso alle cure sia perché non sanno di aver contratto la malattia sia perché sono pochi i centri che forniscono il trattamento e si occupano di ricerca attiva. La situazione in Italia è analoga: gli ospedali di riferimento per il Chagas sono solo lo “Spallanzani” di Roma, il “Careggi” di Firenze, il “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo e, appunto, il “Sacro Cuore Don Calabria”.

Perché è un problema di salute pubblica globale

E’ quindi importante mantenere alta l’attenzione sulla malattia di Chagas, che è sempre più problema di salute pubblica globale, dovuta alla migrazione nel Vecchio Continente di persone provenienti dalle aree endemiche. Il contagio infatti può avvenire anche per trasmissione da madre a neonato o attraverso trasfusioni oppure per trapianto di organi e tessuti. Nel 2009 in Europa sono stati diagnosticati 4.290 casi, nel 45% dei quali in migranti privi di documenti.

Le misure intraprese per arginare il contagio

Nei Paesi non endemici, dove sono presenti in grande numero migranti latino-americani (Spagna, Italia, Regno Unito, Giappone…), vengono attuate iniziative volte a far emergere i casi e impedire la trasmissione dell’infezione. In particolare, l’attenzione viene posta sulla trasmissione verticale, da mamma a bambino, poiché se la malattia è diagnosticata, in età pediatrica, può essere curata e guarita nel 100% dei casi. Inoltre se una donna affetta dalla malattia viene curata in età fertile, non trasmetterà in nessun modo l’infezione alla prole. Trasfusioni e trapianti di organi e tessuti sono sicuri grazie alla presenza di norme restrittive che abbattono il rischio per il ricevente.

La malattia di Chagas e il viaggiatore

Coloro che devono recarsi per vari motivi in area endemica (le zone rurali dell’America Latina o l’Amazzonia) è sufficiente tenere dei corretti comportamenti per evitare le punture dell’insetto vettore (dormire in strutture di muratura, possibilmente con una zanzariera che proteggerà anche da altre malattie infettive trasmesse da zanzara) e non consumare succhi di frutta o succo di canna da zucchero se questi non sono sottoposti a pasteurizzazione.

locandina