“Anche se usi i guanti, lavati sempre le mani”. E’ lo slogan che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato per la Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani 2025 che si celebra ogni anno il 5 maggio.
Una ricorrenza che ha l’obiettivo di tenere accesi i riflettori sulla principale procedura di controllo delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria, cioè quelle infezioni che vengono acquisite in ambiente ospedaliero o nelle strutture residenziali (come le case di riposo), non dovute necessariamente alla malpractice. Si stima che la corretta igiene delle mani (con acqua e sapone o con la soluzione idroalcolica) riduca di circa il 40% questo tipo di patologie.
L’IRCCS di Negrar aderisce alla Giornata con una mostra fotografica
Il Comitato Infezioni Ospedaliere della Direzione ospedaleriera dell’IRCCS di Negrar ha aderito alla campagna OMS allestendo una mostra fotografica con le immagini fornite da vari reparti che testimoniano il loro impegno nella promozione dell’igiene delle mani. La mostra si trova al piano – 2 della palazzina d’ingresso, lungo il corridoio che porta ai poliambulatori.
I guanti non sono, di per sé, una barriera contro le infezioni
Lo slogan scelto quest’anno dall’OMS cancella una falsa certezza: che i guanti siano, di per sé, una barriera contro le infezioni e di conseguenza siano protettivi per il paziente. In realtà l’uso di questi dispositivi protegge sostanzialmente l’operatore sanitario, ma solo in determinati casi e solo se associato al lavaggio delle mani prima e dopo aver indossato i guanti. L’impiego non appropriato dei guanti, invece, contribuisce solamente ad aumentare l’enorme quantità di rifiuti ospedalieri: 1.600 tonnellate per un ospedale di grandi dimensioni con una crescita annua, secondo i dati OMS, del 2-3%.
Favoriscono il passaggio di infezioni da un paziente all’altro
“I guanti devono essere indossati di norma solo in un caso (esclusa la chirurgia): quando il medico, l’infermiere o l’operatore socio-sanitario possono venire in contatto con i liquidi biologici del paziente come sangue, vomito o altro”, spiega il dottor Andrea Angheben, responsabile clinico del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. “Negli altri casi sono inutili – sottolinea – . Anzi, favoriscono il passaggio di infezioni da un paziente all’altro perché essi stessi vengono contaminati dal contatto. Inoltre i batteri in minima parte penetrano lo strato di lattice/vinile/poliuretano e inoltre i guanti creano un ambiente umido che favorisce la replicazione dei patogeni. Per questo l’uso deve essere accompagnato sempre dall’igiene delle mani prima di indossare i guanti e dopo averli tolti”.
Il lavaggio delle mani: l’arma numero uno per prevenire le infezioni
Il lavaggio delle mani rimane quindi l’arma numero uno, tanto semplice quanto efficace, per prevenire le infezioni legate all’assistenza e le morti ad essa correlate, favorite anche dall’antibiotico-resistenza: circa 5 milioni ogni anno, a livello globale. Ad intuire per primo, alla metà dell’Ottocento, il collegamento tra le mani sporche e le infezioni è stato il medico ungherese Ignac Semmelweis. Egli osservò che i casi di mortalità materna dopo il parto erano significativamente inferiori dove a seguire la donna erano le ostetriche e non i medici che passavano dalle autopsie all’assistenza delle partorienti senza lavarsi le mani.
OMS: entro il 2026 igiene delle mani come paramentro di accreditamento delle strutture
“Oggi negli ospedali e nelle strutture residenziali l’igiene delle mani è prassi rispettata, ma esistono ancora margini di miglioramento” afferma il dottor Angheben. “Il medico piuttosto che l’infermiere al letto del paziente esegue molte azioni e può accadere che non vengano rispettati tutti i passaggi raccomandati. Secondo l’OMS, entro il 2026 quello dell’igiene delle mani sarà un parametro fondamentale per l’accreditamento delle strutture sanitarie, a partire da quelle di riferimento.
Per valutarne la frequenza e l’appropriatezza sono designati pertanto dei “controllori” interni al team dei sanitari, che tengono monitorata la situazione in ospedale, mentre per quanto riguarda la sanificazione delle mani con la soluzione idro-alcoolica viene richiesto alle strutture sanitarie di mantenersi al di sopra della soglia di consumo di 20 litri ogni 1000 giorni di degenza-paziente”.
Quando e come lavarsi le mani in corsia
Ma quando un operatore deve lavarsi le mani, secondo una determinata tecnica illustrata nei video presenti in questa pagina?Prima di entrare in contatto con il paziente; prima di una procedura asettica (come un prelievo di sangue o il cambio di catetere); dopo essere entrato in contatto con i liquidi biologici del paziente; dopo aver avuto contatto con il paziente e con ciò che lo circonda. “Poiché non sempre si può accedere ad un lavandino con acqua e sapone, la soluzione migliore, adottata anche dall’IRCCS Sacro Cuore -Don Calabria, è quella di dotare più punti nei reparti dove disporre di soluzione gel idro-alcoolica. Tale gel è a disposizione anche dei visitatori che devono usarlo prima di entrare in stanza e una volta usciti: “Tutti possiamo contribuire a proteggere il malato dalle infezioni”, sottolinea il dottor Angheben.
Igiene delle mani non solo in ospedale
Il rispetto dell’igiene delle mani è una regola aurea non solo in ospedale: “Si stima che in caso di infezione intestinale, la detersione a fondo delle mani ogni volta che si va in bagno e la pulizia dell’ambiente abbatte il rischio di trasmissione ai familiari del 25-40%” – conclude il dottor Angheben – “mentre nel periodo influenzale il contagio diminuisce del 50% se si evita di toccarsi il viso e soprattutto bocca e congiuntive senza lavarsi prima le mani. Questo è stato evidente durante la pandemia COVID-19, quando l’uso obbligatorio di mascherina e gel hanno arrestato quasi completamente l’epidemia influenzale”.