Anche i fisiatri e i fisioterapisti hanno avuto un ruolo importante nella cura dei pazienti Covid sia di quelli ricoverati in terapia intensiva sia di coloro che sono stati seguiti nell’area non critica. L’esperienza del team guidato dalla dottoressa Silvia Bonadiman

Non solo infettivologi, pneumologi, internisti o rianimatori. Anche i fisiatri e i fisioterapisti hanno avuto un ruolo importante nella cura dei pazienti affetti da Covid 19. Soprattutto nel prevenire i danni alla mobilità dovuti al lungo allettamento o alla capacità polmonare, messa alla dura prova sia dal virus che dalla respirazione assistita. L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria dai primi di marzo ha ricoverato circa 200 pazienti, una trentina dei quali sono stati valutati e trattati dal punto di vista fisiatrico. A coordinare il team la dottoressa Silvia Bonadiman, fisiatra del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione, diretto dal dottor Renato Avesani. Con lei i fisioterapisti Vito Rigo, Luca Vallisari, Silvia Corlevich e Alessandra Frapporti.

“Siamo stati coinvolti a fine marzo per i pazienti ricoverati sia in Terapia Intensiva sia nell’area non critica”, spiega la dottoressa Bonadiman. “A differenza di quanto si pensava all’inizio della pandemia, il virus SARS CoV2 non si localizza solo a livello polmonare, ma interagisce anche con altri organi – prosegue il medico -. I pazienti sviluppano inoltre delle miopatie e nervopatie, una sofferenza del tessuto muscolare e nervoso tale che sembra di essere di fronte a una paralisi. Una situazione aggravata anche dalla lunga immobilità. Soprattutto i pazienti passati dalla Terapia Intensiva hanno avuto ricoveri di oltre un mese”.

Per i pazienti intubati non responsivi, i fisioterapisti si sono limitati a un trattamento passivo al fine di mantenere libere le articolazioni e prevenire i danni da allettamento. Ridotta progressivamente la sedazione, il loro apporto è stato importante per il cosiddetto svezzamento, cioè il passaggio dalla respirazione assistita alla respirazione autonoma. “Una volta avvenuto il trasferimento nell’area non critica, proseguivamo con gli esercizi respiratori, soprattutto per preparare i pazienti con tracheotomia alla rimozione della cannula”, spiega ancora Bonadiman. Dopo le dimissioni, i pazienti più anziani, già istituzionalizzati, hanno proseguito la fisioterapia nelle strutture, quelli che sono tornati a casa continuano il trattamento da esterni presso il Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione.

“Il Covid ha portato con sé un grande carico emotivo – prosegue la fisiatra -. Sia per i pazienti che per tanto tempo sono stati in ospedale completamente isolati anche dagli affetti più cari. Sia per noi operatori: raramente ho visto malati rimanere così a lungo in una condizione precaria, tra la vita e la morte, e, una volta superata la fase critica, necessitare ancora di alcune settimane prima di riacquistare un minimo di autonomia. Abbiamo purtroppo avuto delle perdite, ma tanti pazienti, anche gravi, sono ritornati alle loro famiglie. Certo con qualche conseguenza, ma nulla a confronto con quello che hanno passato. E per noi che abbiamo vissuto il Covid “dall’altra parte” è un motivo di soddisfazione”.

Nella foto da sinistra: 
Alessandra Frapporti, Silvia Bonadiman, Vito Rigo, Silvia Corlevich e Luca Vallisari