E’ indicato in particolare per coloro che assumono farmaci anticoagulanti o antiaggreganti in quanto il laser diminuisce notevolmente il rischio di sanguinamento, come spiega il direttore dell’Urologia, Stefano Cavalleri

Grazie al laser, l’ipertrofia prostatica benigna può essere trattata in piena sicurezza anche in pazienti che assumono anticoagulanti.

Finora sono una ventina gli uomini che si sono sottoposti a enucleazione endoscopica di prostata con laser presso l’Urologia, diretta dal professor Stefano Cavalleri. Un intervento eseguito in anestesia spinale con dimissioni entro le 24-48 ore.

“L‘ipertrofia prostatica benigna è di certo la malattia urologica più diffusa e lo sarà sempre di più visto l’aumento della vita media – prosegue il professor Cavalleri -. Colpisce l’80% degli uomini che hanno superato i 50 anni e consiste nell’ingrossamento (adenoma) della parte centrale della prostata a causa di modificazioni ormonali. Il paziente manifesta difficoltà a svuotare la vescica fino al blocco della minzione con il ricorso urgente all’applicazione del catetere“.

Proprio a causa dell’età, molti pazienti che soffrono di ipertrofia benigna sono affetti da malattie cardiovascolari, patologie del sangue o sono portatori di stent coronarici, quindi costretti ad assumere farmaci anticoagulanti o antiaggreganti. Essendo la prostata un organo molto vascolarizzato, l’intervento tradizionale, in laparoscopia o in endoscopia, comporta per queste persone il rischio di forte sanguinamento.

“Il laser al Tullio consente d’intervenire senza che il paziente debba sospendere la terapia – prosegue l’urologo – e sostituirla con farmaci in grado di migliorare il sanguinamento senza però garantire una completa copertura sul fronte cardiaco”.

Il trattamento con il laser avviene sempre per via endoscopica“risalendo attraverso il pene e l’uretra fino alla prostata – descrive l’urologo.- Qui vengono visualizzati i lobi prostatici ingrossati che possono essere enucleati e quindi asportati oppure vaporizzati grazie alla elevata energia del laser. Riducendo al massimo il sanguinamento. Infatti il laser ha una grande capacità di coagulare sia il tessuto che i vasi sanguigni”.

Il decorso post operatorio del trattamento con il laser è migliore rispetto alla resezione endoscopica: il paziente, che durante l’intervento è completamente sveglio, può lasciare l’ospedale dopo una sola notte di degenza, acquista immediatamente le normali funzioni urinarie e viene lasciato libero dal catetere dopo 12 ore anziché 48 come avviene per i trattamenti tradizionali.

elena.zuppini@sacrocuore.it