La chiusura totale o parziale (stenosi) delle vie lacrimali spesso trova una soluzione chirurgica. All’IRCCS di Negrar viene praticata una tecnica endoscopica che, a differenza di quella applicata nella maggior parte dei centri, comporta l’approccio retrogrado e non anteriore alla via lacrimale: un intervento che vede la collaborazione in sala operatoria dell’otorino e dell’oculista e dura circa 10 minuti

Perché quando si piange si ricorre subito al fazzoletto per soffiarsi il naso? L’arcano è presto risolto: l’occhio e il naso sono collegati dalla via lacrimale che ha il compito di drenare le lacrime verso le cavità nasali. Questo piccolo “canale” può andare tuttavia incontro a chiusura (totale o parziale), provocando il ristagno di lacrime, un liquido che, in quanto nutriente, è preda prelibata della fauna batterica e quindi terreno fertile le infezionii. Le frequenti infezioni sono infatti uno dei sintomi più comuni della patologia delle vie lacrimali, la cui soluzione molto spesso è chirurgica.

NEGRAR CENTRO DI RIFERIMENTO PER LA CHIRURGIA DELLE VIE LACRIMALI
Dr. Sergio Albanese
Giuliano Stramare, oculistica IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dr. Giuliano Stramare

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è un centro di riferimento per la chirurgia delle vie lacrimali (Dacrocistorinostonia – DCR), sia perché annovera una delle maggiori casistiche italiane (800 casi in circa 15 anni) sia per la particolare tecnica chirurgica applicata, che vede fianco a fianco in sala operatoria l’otorino e l’oculista. Più precisamente il dottor Sergio Albanese, direttore dell’Otorinolaringoiatria, e il dottor Giuliano Stramare, specialista della chirurgia delle vie lacrimali, anche in ambito pediatrico.

“Si tratta sempre di una metodica endoscopica (cioè attraverso il naso, ndr), ma a differenza di quella applicata nella maggior parte dei centri, l’approccio alla via lacrimale occlusa è retrogrado e non anteriore”, spiegano i due chirurghi. “Questo ci consente di effettuare un intervento che ha esiti in linea con la letteratura, ma senza quelle complicanze che possono provocare l’uso del laser e delle frese. Inoltre vengono abbattuti i tempi dell’intervento: si passa da oltre un’ora a circa 10 minuti, senza intubare il paziente ma solo con una sedazione profonda”.

LE CAUSE DELLA STENOSI DELLE VIE LACRIMALI

La stenosi parziale o totale della via lacrimale può avere le più svariate cause, in parte sconosciute. “L’anatomia è un fattore predisponente – spiegano ancora i due specialisti -. La via lacrimale non ha una configurazione lineare in quanto è predisposta per far defluire le lacrime e nello stesso tempo per impedire che le secrezioni nasali risalgano verso l’occhio. Vie lacrimali particolarmente tortuose possono quindi andare incontro ad occlusione. A volte la causa dell’ostruzione sono lacrime particolarmente dense che faticano a defluire”.

I SINTOMI DELLA PATOLOGIA

In tutti i casi, i sintomi della patologia delle vie lacrimali sono lacrimazione abbondante e ricorrenti infezioni all’occhio. A volte si può formare una sacca purulenta e molto dolorosa alla radice del naso, segno di un’empiemia, una complicanza infettiva più evoluta, che necessita un intervento a breve termine (entro qualche settimana).

LA CHIRURGIA ENDOSCOPICA TRADIZIONALE

“Non molto tempo fa l’unica metodica chirurgica possibile era quella invasiva, con un taglio laterale alla radice del naso, che si rende però ancora necessaria di fronte a recidive”, proseguono il dottor Albanese e il dottor Stramare. “Poi è intervenuta la chirurgia endoscopica, meno invasiva ma non senza difficoltà. L’approccio anteriore alla via lacrimale deve fare i conti con una parete ossea consistente che per essere penetrata necessita del laser a Co2 e delle frese. La “bruciatura” violenta dell’osso provocata dal laser (il calore raggiunge i 400°) e aggravata dall’uso della fresa comporta l’alto rischio di complicanze e di recidive”.

LA NUOVA TECNICA: L’APPROCCIO POSTERIORE

Proprio di fronte agli esiti poco soddisfacenti della classica tecnica endoscopica, Albanese e Stramare hanno messo insieme le competenze, endoscopiche, il primo, e chirurgiche oftamologiche, il secondo. “Abbiamo tentato quindi un approccio posteriore alla via lacrimale, dove si incontra, invece, una parete facilmente penetrabile, senza laser né fresa”. A segnalare in punto preciso dove aprire è la sonda inserita dall’oculista attraverso l’occhio. In meno di dieci minuti l’intervento è concluso, un vantaggio enorme dal punto di vista anestesiologico visto che la gran parte dei pazienti sono anziani.

OTORINO E CHIRURGO OCULISTA ASSIEME IN SALA OPERATORIA

“Si tratta di un cosiddetto intervento di confine in quanto coinvolge due chirurghi di differente specialità, la cui presenza in contemporanea in sala operatoria consente anche di avere la massima competenza quando si verifica una complicanza o nel far diagnosi di varianti, come neoplasie nasali o anomalie oculari”, concludono il dottori Albanese e Stramare.

elena.zuppini@sacrocuore.it