Grazie all’approccio mininvasivo e a tecniche ricostruttive, la chirurgia per la malattia di Crohn e la colite ulcerosa non fa più paura. Un congresso internazionale organizzato dal gruppo multispecialistico MICI di Negrar
La chirurgia non è più l’estrema opzione terapeutica nel trattamento delle patologie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn e Colite ulcerosa), ma una delle opzioni nel percorso di cura che hanno come obiettivo, assieme ai farmaci biologici di ultima generazione, di garantire la qualità di vita del paziente. Questo grazie a un approccio sempre meno invasivo e all’affinamento di tecniche ricostruttive che, come nel caso della Colite ulcerosa, consentono al paziente di condurre una vita normale anche dopo l’asportazione del colon e del retto.
Proprio la “Strategia chirurgica nell’era dei farmaci biologici” è il tema al centro del Focus On IBD 2018 che si terrà venerdì 14 settembre (dalle ore 9) all’hotel Leon D’Oro di Verona. L’appuntamento sulle Inflammatory Bowel Disease (in italiano MICI, Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino), giunto alla seconda edizione, è organizzato dai dottori Andrea Geccherle, Giacomo Ruffo, Paolo Bocus e dal professor Giuseppe Zamboni del gruppo multidisciplinare dell’IRCCS-Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (programma allegato)). Evidenze scientifiche, infatti, hanno dimostrato che la presa in carico del paziente da un team composto da gastroenterologi, endoscopisti, chirurghi e anatomopatologi consente risultati maggiori nella cura di patologie di cui in Italia sono affette circa 150mila persone (12.300 nel Veneto e oltre 3mila nell’Ulss 9 Scaligera). Il Centro per le Malattie infiammatorie croniche dell’intestino del “Sacro Cuore”, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle, segue circa 1.300 pazienti con 300 nuove visite all’anno.
Al Congresso internazionale sarà presentata un’esperienza di multidisciplinarietà allargata al personale infermieristico da parte del St. Mark’s Hospital di Londra. Ospedale dove 40 anni fa è stata effettuata la prima Pouch, cioè la ricostruzione dell’invaso del retto in pazienti con colite ulcerosa sottoposti a proctolectomia, cioè all’asportazione dell’ultimo tratto dell’intestino e/o del colon. L’intervento, grazie al quale viene evitata una stomia permanente viene effettuato in laparoscopia dalla Chirurgia generale di Negrar, diretta dal dottor Giacomo Ruffo.
Il ricorso alla chirurgia per i pazienti affetti da MICI è una complicanza frequente dovuta alle conseguenze dell’infiammazione (di origine autoimmune) che provoca ulcere e fistole intestinali. Si stima che circa il 70% delle persone colpite dal morbo di Crohn sia sottoposto nella vita ad almeno un intervento; il 20% per coloro che soffrono di Colite ulcerosa. “In particolare per il morbo di Crohn deve essere pianificata una strategia chirurgica al fine di evitare resezioni plurime dell’intestino che potrebbero sfociare nella complicanza del cosiddetto intestino corto, cioè la mancanza di tratti estesi dell’intestino deputati all’assorbimento di elementi nutrizionali fondamentali”, spiegano gli organizzatori.
Il ricorso alla chirurgia per la gran parte dei pazienti con morbo di Crohn è dovuto agli ascessi o alla fistole perianali, infezioni invalidanti a partenza dalla parete dell’ano-retto, che guadagnano i tessuti circostanti e tendono pian piano a farsi strada verso la cute perianale. La sessione conclusiva del congresso sarà dedicata alle ultime tecniche di trattamento di queste complicanze (tra cui l’utilizzo di cellule staminali). La chirurgia della malattia perianale è una peculiarità del Centro di Negrar che dispone di équipe specializzate sia in interventi ambulatoriali sia in sala operatoria.