Grazie soprattutto al dono da parte degli operatori di alcune ore lavorative, sono stati raccolti 30mila euro in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Quando don Calabria intervenne nel Polesine alluvionato…

Anche in occasione del terremoto che ha colpito l’Italia Centrale, la generosità degli operatori della Cittadella della Carità di Negrar non si è fatta attendereGrazie in particolare alle ore lavorative donate dai dipendenti sono stati raccolti 30mila euro. Tale somma sarà consegnata alla Caritas diocesana in contatto costante con le Caritas dei luoghi terremotati, impegnate a provvedere alle necessità più urgenti della gente locale privata di tutto a causa di uno sciame sismico iniziato lo scorso 24 agosto e che continua tuttora.

Questa è solo l’ultima delle iniziative di solidarietà a cui hanno aderito i collaboratori dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, di Casa Perez, di Casa Nogarè e di Casa Clero. E’ infatti una consuetudine che si ripete ogni volta che una catastrofe naturale colpisce l’Italia o altri Paesi del mondo. Inoltre nei momenti forti dell’Anno Liturgico (Avvento e Quaresima) vengono raccolte le offerte per le tante missioni dell’Opera Calabriana, in particolare per gli ospedali “gemellati” con quello di Negrar che si trovano a Marituba (Brasile) e a Luanda (Angola).

Una consuetudine con radici lontante, nell’eredità del Santo fondatoreAnche nel novembre del 1951 l’Italia venne sconvolta da un evento catastrofico: l’alluvione del Polesine le cui acque si portarono via la vita di oltre cento persone, lasciandone altre centinaia di migliaia senza una casa. In quell’occasione San Giovanni Calabria non si tirò indietro di fronte alla sofferenza di tanti italiani. Infatti aprì le porte della Casa per bambini poveri di Ferrara che aveva fondato solo nell’agosto dello stesso anno su invito dell’arcivescovo Ruggero Bovelli. Tra quelle mura ospitò per diversi mesi 150 minori sfollati, di età compresa tra i 6 e i 14 anni. Molti religiosi e novizi furono mandati dal sacerdote veronese ad aiutare chi aveva perso tutto, unendosi allo sforzo di solidarietà intrapreso da tutto il Paese.

Da allora l’Opera calabriana entrò nel cuore dei ferraresi, molti dei quali ricordano ancora oggi quell’atto di amore verso i più giovani.

(nella Gallery due foto pubblicate sulla rivista calabriana L’Amico nel 1952 e che ritraggono i ragazzi ospitati nella struttura di Ferrara)