Quello multidisciplinare è l’unico approccio per dare una risposta efficace a un problema così complesso come quello del dolore oncologico nelle persone anziane. Se ne parla in un convegno giovedì 27 aprile al “Sacro Cuore Don Calabria”
Quella del controllo del dolore è sempre una sfida difficile, qualsiasi età abbia il paziente sofferente. Ma lo è ancora di più quando si tratta di una persona anziana e la questione diventa ulteriormente complessa nel momento in cui l’anziano è un paziente colpito da tumore.
Proprio di terapia del dolore nell’anziano oncologico si parlerà giovedì 27 aprile all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, nell’ambito degli incontri di aggiornamento del Dipartimento Oncologico (vedi Cancer Care Center), diretto dalla dottoressa Stefania Gori. (vedi programma allegato).
Un tema che interessa una grande fetta di popolazione in quanto con l’aumento della vita media la maggior parte dei pazienti affetti da tumore fanno parte della cosiddetta terza età.
“L’argomento sarà affrontato in maniera multidisciplinare con il contributo di medici geriatri, oncologi, esperti in cure palliative, radioterapisti e algologi – spiega la dottoressa Gori -. Conoscere la fisiopatologia dei differenti tipi di dolore, i metodi di valutazione in tipologie diverse di popolazione, le terapie antalgiche attualmente disponibili (farmacologiche e non farmacologiche) è condizione essenziale per poter assistere al meglio i malati con dolore in ogni momento della loro storia di malattia”.
Ma perché la terapia dei dolore nei pazienti anziani oncologici è particolarmente complessa? “Per le comorbidità e la fragilità che spesso condizionano il quadro clinico; ogni fase del percorso diagnostico-terapeutico è resa difficile dalla scarsità di elementi obiettivi e talora da situazioni di inaffidabilità descrittiva del paziente, che rendono incerta l’interpretazione del tutto”, risponde la dottoressa Emanuela Turcato, responsabile della Geriatria, che aprirà e concluderà l’incontro.
“Nell’anziano il dolore acuto è accompagnato da aspetti fisici ed emozionali disturbanti perché fortemente intrisi di ansia, depressione, alterazioni del sonno che si influenzano e si esacerbano scambievolmente – prosegue – In altri casi esiste un dolore negato, quello scontato, quello misconosciuto, talora accompagnato da un’esagerata riluttanza a somministrare antidolorifici maggiori, una sorta di ‘oppio-fobia’. Infine, l’anziano con decadimento cognitivo può convivere con il dolore manifestandolo solo indirettamente”.
A tutto questo va aggiunto, sottolinea la geriatra, che “una volta definita la presenza di dolore, di una sede precisa e di una diagnosi clinica, la decisione di trattamento è subordinata ad una valutazione globale del rischio di effetti collaterali, che nei pazienti con rilevanti comorbidità e pluritrattati è sempre presente. Per questo l’approccio multidisciplinare può essere di grande aiuto nello sconfiggere una sintomatologia così complessa ed invalidante”.
“Il sollievo del dolore nel paziente oncologico, anziano e giovane, è un compito che spetta a tutta l’équipe curante – afferma il dottor Roberto Magarotto, responsabile dell’Unità cure palliative e di supporto del Dipartimento Oncologico -. Esso inizia dall’operatore, che mobilizza e accudisce il paziente, nell’evidenziare il dolore da movimento o da procedura; continua con l’infermiere che aiuta il malato a precisare l’intensità del suo dolore, superando resistenze e paure e lo tiene monitorato nel tempo; infine l’intervento antalgico si concretizza col medico che sulla base del quadro clinico e della sua conoscenza della psicologia del paziente imposta una terapia del dolore la più facile da gestire e la meno gravata da effetti collaterali. La filosofia dell'”Ospedale senza dolore” vuol dire proprio questo: che in qualsiasi reparto il paziente oncologico sofferente venga accolto, il suo dolore sia trattato con la medesima professionalità”.