I “clown-dottori” sono presenti al Sacro Cuore tutte le sere dal lunedì al venerdì, principalmente nei reparti dove ci sono bambini, come otorinolaringoiatria e pediatria, ma talvolta anche in Medicina generale e Gastroenterologia
“Entro nella stanza dove è ricoverato un bambino nuovo che non conosco. Mi avvicino e mi inginocchio di fianco a lui. Solo allora scopro che è cieco. Inizia a toccarmi con allegria, partendo dalla parrucca e dal naso finto. Quando arriva agli occhialoni, me li toglie e se li mette. Si gira verso la mamma e dice convinto: ʽEcco mamma, adesso ci vedoʼ. Mi hanno detto che si è tenuto gli occhiali addosso per un’intera settimana”.
Il clown si commuove mentre racconta questa storia che ha vissuto tempo fa durante il suo turno di servizio in Pediatria. I clown sono ormai da 15 anni una presenza colorata e rassicurante nelle corsie del Sacro Cuore. Vanno a trovare i pazienti, soprattutto bambini ma non solo, tengono loro compagnia e cercano di donare un sorriso pur nella malattia. Sempre con discrezione e in punta di piedi.
Attualmente i clown sono presenti in ospedale tutte le sere dal lunedì al venerdì, generalmente in sei per turno dalle 19.30 alle 21. Due di loro visitano i bambini ricoverati nel reparto di Otorinolaringoiatria (ORL) e quattro vanno in Pediatria. L’unica eccezione è il martedì, quando i clown prestano servizio in Medicina generale e Gastroenterologia con gli adulti. Inoltre una o due volte a settimana alcuni vengono al mattino, sempre nel reparto di ORL dove fanno compagnia ai bambini in attesa di operazione, e in Pediatria dove accompagnano i nuovi arrivati in attesa di ricovero.
Sono diverse le associazioni di clown presenti sul territorio che di tanto in tanto prestano servizio al Sacro Cuore, ma quella più consolidata all’interno del nosocomio è l’associazione “InVita un Sorriso – clown dottori onlus”. “Quando abbiamo iniziato nel 2001 eravamo in 11. Oggi siamo in 167 e operiamo in varie realtà sociali e sanitarie – dice Daniela Brunaccini, alias dottoressa Spumiglia, presidente dell’associazione -. Il nostro servizio è totalmente volontario. Ci sono medici, infermieri, impiegati, professionisti, pensionati, studenti… anche persone che ci hanno conosciuto mentre erano ricoverate e poi hanno deciso di diventare clown-dottori”.
Cosa fanno in concreto i clown in corsia? “La discrezione è una parte fondamentale del nostro lavoro – dice la “dottoressa Spumiglia” -. Parliamo con il personale ospedaliero che ci indica in quali stanze possiamo entrare, ovviamente solo se i pazienti e i loro familiari sono d’accordo. Con i bambini stiamo in stanza una ventina di minuti. Si scherza, si fanno piccole magie, magari si regala un palloncino o un giochetto. Non entriamo mai nello specifico della malattia. Con gli adulti invece è diverso. Con loro parliamo molto e soprattutto ascoltiamo”.
Per diventare “clown-dottore” si frequenta un corso (l’associazione ne organizza due all’anno). Dieci incontri dove gli aspiranti clown vengono formati su vari aspetti, primo fra tutti la relazione con il paziente. Un’altra parte fondamentale del percorso formativo è l’affiancamento in corsia a un collega clown, assolutamente indispensabile prima di potersi muovere in autonomia.
Racconta un altro clown: “Entriamo in una stanza dov’è ricoverata una signora di una certa età. Siamo in due. Vicino a lei c’è la figlia che ci saluta. La signora si gira verso di noi tutta seria e ci apostrofa con una frase di Charlie Chaplin: ʻUn giorno senza sorriso è un giorno persoʼ. Io guardo la mia collega. ʻSì è vero – dico – comunque in fatto di sorrisi per oggi siamo a buon puntoʼ. La signora ci guarda e il suo volto serio si addolcisce. A questo punto interviene la figlia. ʻVoi siete a buon punto– dice – ma per mia madre questo è il primo sorriso della giornataʼ“.