Sono 300 gli interventi chirurgici di tumore al seno eseguiti all’anno dall’Unità di Chirurgia Senologica, il 70% di tipo conservativo. Un traguardo numerico che è sinonimo di qualità. Ecco perché

Con circa 300 interventi oncologici annui, il “Sacro Cuore Don Calabria” si colloca al quinto posto tra gli ospedali veneti che trattano chirurgicamente il cancro alla mammellaUn risultato numerico che è sinonimo di qualità, raggiunto nonostante la struttura di Negrar non sia Centro di Screening, a differenza dell’Istituto oncologico veneto, dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e degli ospedali di Treviso e Vicenza che precedono il nosocomio calabriano per numero di interventi.

“Nella logica del Cancer Care Center, qual è l’ospedale di Negrar, l’approccio anche per il tumore al seno è quello multidisciplinare“, spiega il dottor Alberto Massocco, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgica Senologica. “Ogni paziente viene presa in carico da un team di specialisti, coordinati dal Dipartimento oncologico, di cui fanno parte radiologi, anatomopatologi, oncologi, chirurghi senologi, chirurghi plasticiradioterapisti e medici nucleariÈ scientificamente provato che i Centri dove viene praticata quotidianamente questa collaborazione registrano un numero superiore di guarigioni».

L’approccio multidisciplinare consente innanzitutto un percorso diagnostico-terapeutico molto rapido: dalla diagnosi all’intervento chirurgico passano nella maggioranza dei casi al massimo due settimane, con la possibilità di accedere al percorso anche tramite il Numero Verde per la cura del tumore 800 143 143. Inoltre sono possibili procedure che tengano conto anche della qualità della vita della paziente e dell’impatto che un intervento al seno può avere su una donna.

«Il 70% degli interventi che pratichiamo è di tipo conservativo – sottolinea Massocco – e quando si richiede la mastectomia quello di Negrar è uno dei pochi centri in Italia a praticare la ricostruzione definitiva della mammella nello stesso intervento in cui viene effettuata la mastectomia grazie all’uso di una membrana di derma rigenerato di origine animale. Un procedimento che viene eseguito in stretta collaborazione con i chirurghi plastici ed è indicato quando è possibile conservare il complesso areola-capezzolo”, spiega Massocco.

Inoltre, la collaborazione con gli anatomopatologi consente l’esame intraoperatorio del linfonodo sentinella, cioè il primo linfonodo dell’ascella che potrebbe ricevere le cellule cancerose. “Il prelievo del linfonodo sentinella è una procedura standard – spiega il chirurgo – ma non in tutti gli ospedali viene analizzato nell’arco di 40 minuti durante l’intervento. Questo permette nel caso di positività di togliere subito gli altri linfonodi senza sottoporre la paziente a un ulteriore intervento se fosse necessario“.

Quando è indicata la radioterapia intraoperatoria è prevista la presenza in sala operatoria anche dei radioterapisti.

La Chirurgia Senologica del Sacro Cuore Don Calabria esegue anche la mastectomia bilaterale profilattica nelle donne portatrici dei geni Brca1 e Brca2. L’accesso all’intervento avviene dopo consulenza genetica.

Il ritorno della paziente alle quotidiane attività dipende dal tipo di intervento. «Un intervento di quadrantectomia (l’asportazione di una porzione di ghiandola mammaria, la cute sovrastante ed una porzione della fascia del muscolo grande pettorale, ndr) con il prelievo del linfonodo sentinella richiede una degenza di uno o due giorni ed una settimana di convalescenza – conclude il dottor Massocco -. La mastectomia con ricostruzione prevede un ricovero di circa 6 giorni ed una convalescenza di circa un mese e mezzo».

La Chirurgia Senologica fa parte di Senonetwork, rete che comprende i centri italiani a maggior volume di attività.

elena.zuppini@sacrocuore.it