Una nuova tecnica che grazie a una membrana di origine animale consente la mastectomia e la ricostruzione della mammella nello stesso intervento
La ricostruzione definitiva del seno contemporaneamente all’intervento di mastectomia, grazie a una membrana di derma rigenerato di origine suina o bovina. È la tecnica chirurgica usata da più di un anno dalla Chirurgia Plastica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dottor Cesare Cristofoli, in collaborazione con la Chirurgia Senologica, coordinata dal dottor Alberto Massocco (rispettivamente a destra e sinistra nella Photo Gallery). Quello calabriano è uno dei primi centri in Italia ad adottare e perfezionare questo tipo di intervento.
Un vantaggio enorme per la paziente dal punto di vista psicologico che in una sola seduta operatoria viene sottoposta ad un intervento radicale per l’asportazione del tumore e nello stesso tempo non sperimenta la privazione della sua integrità fisica ed estetica.
La tecnica classica prevede che dopo la mastectomia, alla paziente sia inserito un espansore per rendere la tasca dove troverà alloggio la protesi futura al di sotto della cute della mammella – formata dal muscolo pettorale, dalla fascia del muscolo obliquo esterno e da una parte del piccolo pettorale – abbastanza ampia e stabile nel tempo. Quest’ultima viene inserita in un secondo intervento, a distanza di un tempo variabile dai 3 ai 6 mesi a seconda che siano necessari o meno cicli di radio e/o di chemioterapia. “La membrana invece – spiega il dottor Cristofoli – ci permette di creare, agganciandola al muscolo pettorale, una tasca idonea alla protesi nello stesso intervento in cui avviene l’asportazione del tumore”.
Una soluzione che consente alla paziente, dopo quindici giorni dall’intervento, di tornare alla vita precedente alla diagnosi del tumore, con una buona resa estetica, senza cicatrici evidenti. La membrana inoltre è completamente compatibile ed integrabile con l’organismo umano, in quanto si tratta sì di un derma che deriva dai feti suini o bovini, ma totalmente decellularizzato.
“È un intervento a cui per ora possono essere sottoposte solo le pazienti che hanno un seno di piccole o medie dimensione – sottolinea il chirurgo – e che non necessitano di radioterapia. Anche se non escludiamo che in futuro ormai prossimo con membrane più ampie e con il perfezionamento della procedura chirurgica possiamo venire incontro anche a quelle donne che hanno un seno più abbondante o che si debbano sottoporre alla radioterapia”.
La nuova tecnica si è dimostrata un’arma in più anche in quei casi in cui si sono verificate delle complicanze dopo l’intervento di ricostruzione con espansore o protesi o dei danni causati all’impianto dalla radioterapia. «La ricostruzione mammaria con il derma rigenerato si integra in modo particolare con l’intervento di mastectomia con conservazione del complesso areola-capezzolo» sottolinea il dottor Massocco. Questa tecnica consente, in caso di mammelle dalla dimensione contenuta e quando la neoplasia non è situata in stretta vicinanza del capezzolo, di conservare quest’ultimo raggiungendo così risultati ottimi sia dal punto di vista oncologico che da quello estetico.