Il Centro per le Malattie tropicali coordina uno studio europeo sulla ivermectina, la cura per le malattie parassitarie premiata dal Nobel per la Medicina 2015
«Finalmente si accendono i riflettori dell’Accademia di Stoccolma su malattie che interessano i Paesi in via di sviluppo e provocano ogni anno centinaia di migliaia di vittime. Sono felicemente sorpreso della notizia».
È questo il commento a caldo del dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro per le Malattie tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, alla notizia del Nobel 2015 per la Medicina assegnato all’irlandese William C. Campbell, al giapponese Satoshi Omura, e alla cinese Youyou Tu per la scoperta di cure contro le patologie parassitarie e la malaria.
«Il Nobel potrebbe dare una significativa svolta alla ricerca sulle Malattie Tropicali Dimenticate, perché a lungo trascurate dalla ricerca e dalla sanità pubblica», prosegue il dottor Bisoffi a capo del Centro di riferimento per le Malattie tropicali della Regione Veneto e di una delle realtà più importanti d’Italia per questo tipo di patologie. Ma ci sono anche altre ragioni per “brindare alla notizia”, poiché le ricerche che hanno avuto il massimo riconoscimento della comunità scientifica internazionale interessano anche il Centro calabraiano.
L’avermectina, l’agente bioattivo frutto del lavoro di Omura e Campbell, è il precursore dell’ivermectina, un antiparassitario che ha avuto un impatto enorme su alcune malattie endemiche nei Paesi in via di sviluppo. Il Centro per le Malattie tropicali di Negrar coordina attualmente uno studio europeo multicentrico per stabilire il dosaggio appropriato di ivermectina per la cura della strongiloidosi, patologia parassitaria riemergente, presente anche in Italia, per la quale il Centro di Negrar è Centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In dieci anni il Centro per le Malattie tropicali ha diagnosticato e curato circa 600 pazienti, la casistica più alta in Italia.
Le persone colpiti da strongiloidosi non sono solo immigrati, ma anche soggetti anziani del nostro territorio, infettatisi, magari in gioventù o da bambini, camminando in campagna a piedi scalzi, o toccando con le mani terriccio infetto. Il sintomo più frequente è un prurito generalizzato e molto intenso, ma possono esserci anche lesioni varie sulla pelle (da grattamento e non), dolori addominali ricorrenti e a volte crisi asmatiche. In caso di immunodepressione (da altre malattie, soprattutto ematologiche, o anche indotta da farmaci) la parassitosi può svilupparsi nella forma nota come disseminata, quasi sempre mortale. Fondamentale quindi la diagnosi precoce, da proporre prima di tutto a soggetti sintomatici o con aumento dei globuli bianchi eosinofili nel sangue.
Lo stesso farmaco, l’ivermectina, ha anche consentito di combattere un’altra gravissima malattia tropicale, l’oncocercosi, diffusa in Africa e in America Latina. In alcuni Paesi, anche grazie a questo farmaco, la malattia (una delle principali cause di cecità nei Paesi tropicali) è stata addirittura eliminata, come nel caso dell’Equador, con il contributo determinante di un altro medico veronese, la dottoressa Mariella Anselmi, altra collaboratrice del Centro per le malattie tropicali di Negrar.
Inoltre, secondo gli studi più recenti, la presenza di questo farmaco nel sangue degli individui trattati “dà fastidio” alle zanzare che possono trasmettere malattie gravi e diffuse come la malaria e la dengue, e sta quindi diventando un’arma essenziale anche per il controllo di queste patologie. Non per caso, da qualcuno è stato battezzato “the wonder drug”. Attualmente l’ivermectina è donata dall’azienda farmaceutica Merck ma solo per il controllo dell’oncocercosi, per cui non è ancora disponibile per le altre malattie, compresa la strongiloidosi, nei Paesi dove ce ne sarebbe più necessità (compresa fra l’altro l’Italia, dove l’unico farmaco registrato, efficace per altre parassitosi, non lo è per questa malattia). Assieme all’Oms e a colleghi di molti centri europei il Centro per le Malattie tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria” si sta battendo per renderla disponibile, gratuitamente o a costi contenuti, per le popolazioni che la necessitano ma che per il momento non vi hanno accesso. «Finalmente si accendono i riflettori dell’Accademia di Stoccolma su malattie che interessano i Paesi in via di sviluppo e provocano ogni anno centinaia di migliaia di vittime. Sono felicemente sorpreso della notizia». È questo il commento a caldo del dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro per le Malattie tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, alla notizia del Nobel 2015 per la Medicina assegnato all’irlandese William C. Campbell, al giapponese Satoshi Omura, e alla cinese Youyou Tu per la scoperta di cure contro le patologie parassitarie e la malaria. «Il Nobel potrebbe dare una significativa svolta alla ricerca sulle Malattie Tropicali Dimenticate, perché a lungo trascurate dalla ricerca e dalla sanità pubblica», prosegue il dottor Bisoffi a capo del Centro di riferimento per le Malattie tropicali della Regione Veneto e di una delle realtà più importanti d’Italia per questo tipo di patologie. Ma ci sono anche altre ragioni per “brindare alla notizia”, poiché le ricerche che hanno avuto il massimo riconoscimento della comunità scientifica internazionale interessano anche il Centro calabraiano. L’avermectina, l’agente bioattivo frutto del lavoro di Omura e Campbell, è il precursore dell’ivermectina, un antiparassitario che ha avuto un impatto enorme su alcune malattie endemiche nei Paesi in via di sviluppo. Il Centro per le Malattie tropicali di Negrar coordina attualmente uno studio europeo multicentrico per stabilire il dosaggio appropriato di ivermectina per la cura della strongiloidosi, patologia parassitaria riemergente, presente anche in Italia, per la quale il Centro di Negrar è Centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In dieci anni il Centro per le Malattie tropicali ha diagnosticato e curato circa 600 pazienti, la casistica più alta in Italia. Le persone colpiti da strongiloidosi non sono solo immigrati, ma anche soggetti anziani del nostro territorio, infettatisi, magari in gioventù o da bambini, camminando in campagna a piedi scalzi, o toccando con le mani terriccio infetto. Il sintomo più frequente è un prurito generalizzato e molto intenso, ma possono esserci anche lesioni varie sulla pelle (da grattamento e non), dolori addominali ricorrenti e a volte crisi asmatiche. In caso di immunodepressione (da altre malattie, soprattutto ematologiche, o anche indotta da farmaci) la parassitosi può svilupparsi nella forma nota come disseminata, quasi sempre mortale. Fondamentale quindi la diagnosi precoce, da proporre prima di tutto a soggetti sintomatici o con aumento dei globuli bianchi eosinofili nel sangue. Lo stesso farmaco, l’ivermectina, ha anche consentito di combattere un’altra gravissima malattia tropicale, l’oncocercosi, diffusa in Africa e in America Latina. In alcuni Paesi, anche grazie a questo farmaco, la malattia (una delle principali cause di cecità nei Paesi tropicali) è stata addirittura eliminata, come nel caso dell’Equador, con il contributo determinante di un altro medico veronese, la dottoressa Mariella Anselmi, altra collaboratrice del Centro per le malattie tropicali di Negrar. Inoltre, secondo gli studi più recenti, la presenza di questo farmaco nel sangue degli individui trattati “dà fastidio” alle zanzare che possono trasmettere malattie gravi e diffuse come la malaria e la dengue, e sta quindi diventando un’arma essenziale anche per il controllo di queste patologie. Non per caso, da qualcuno è stato battezzato “the wonder drug”.
Attualmente l’ivermectina è donata dall’azienda farmaceutica Merck ma solo per il controllo dell’oncocercosi, per cui non è ancora disponibile per le altre malattie, compresa la strongiloidosi, nei Paesi dove ce ne sarebbe più necessità (compresa fra l’altro l’Italia, dove l’unico farmaco registrato, efficace per altre parassitosi, non lo è per questa malattia). Assieme all’Oms e a colleghi di molti centri europei il Centro per le Malattie tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria” si sta battendo per renderla disponibile, gratuitamente o a costi contenuti, per le popolazioni che la necessitano ma che per il momento non vi hanno accesso