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La Radioterapia Oncologica del Sacro Cuore firma su Lancet Oncology un importante studio sulla tollerabilità dei trattamenti radioterapici da parte di pazienti con Lupus o artrite reumatoide, molto spesso esclusi dalle cure

Anche le persone affette da malattie autoimmuni del connettivo possono essere sottoposte a radioterapia a condizione che il paziente sia accuratamente valutato e selezionato e che il trattamento sia opportunamente personalizzato per ogni paziente, grazie alle più moderne tecniche.

A dimostralo è uno studio su “La radioterapia in pazienti con malattie del connettivo” pubblicato sulla rivista Lancet Oncology a firma dall’équipe dell’Unità operativa complessa di Radioterapia oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria- Cancer Care Center, diretta dal dottor Filippo Alongi.

Un risultato molto importante perché potrebbe cambiare la decisione terapeutica dei paziente con malattie del tessuto connettivo, che ad oggi sono frequentemente esclusi dalla radioterapia per i timori di potenziali sequele.

La decisione di offrire il trattamento radioterapico nei pazienti affetti per esempio da artrite reumatoide o da Lupus eritematoso sistemico oppure da sclerodermia continua infatti ad essere una scelta clinica complessa e difficile.

La radioterapia, se da un lato efficace nel trattare il cancro, potrebbe innescare l’insorgenza di malattie del tessuto connettivo aumentando l’espressione di autoantigeni, diminuendo l’attività dei linfociti, attivando effettori dell’immunità intrinseca, meccanismi che da soli o insieme potenzialmente potrebbero portare a pause del corretto funzionamento del sistema immunitario.

Questo potenziale rischio ha sollevato un certo dibattito in oncologia e specificamente tra gli specialisti in radioterapia oncologica, sul fatto che i pazienti con malattie del tessuto connettivo possano tollerare meno le radiazioni rispetto alle persone senza malattie connettivali.

Poiché il numero di pazienti con tumore e malattie del tessuto connettivo che necessita di radioterapia probabilmente aumenterà a causa di miglioramenti diagnostici e terapeutici in medicina e vista l’aspettativa di vita più lunga, il problema delle interazioni tra radioterapia e malattie del tessuto connettivo necessita di essere chiarito al meglio.

In questo studio che ha revisionato tutti i casi della letteratura mondiale, vengono discussi i dati disponibili e le evidenze scientifiche per affrontare nel dettaglio il problema della radioterapia per i pazienti con malattie del tessuto connettivo.

Lo studio, il primo di questo tipo, ha preso in considerazione 569 pazientiaffetti da tumore e concomitanti malattie del connettivo, registrati nei centri mondiali con maggiore casistica – come la Mayo Clinic (Rochester), Ann Harbor (Michigan) e altre prestigiose strutture accademiche internazionali.

L’analisi dei dati raccolti, evidenzia sorprendentemente unminor rischio di sviluppare effetti collaterali rispetto a quanto atteso ad eccezione dei pazienti irradiati con tecniche obsolete e dosi non opportune.

Dal confronto di questi dati con quelli della Radioterapia del Sacro Cuore Don Calabria si conferma che i pazienti radiotrattati hanno tollerato ottimamente il trattamento nel gran parte dei casi. Questo a condizione che il paziente sia accuratamente valutato e selezionato e che il trattamento di radioterapia sia opportunamente personalizzato per ogni paziente, grazie alle più moderne tecniche.

Un esempio è la radioterapia a intensità modulata, che permettendo di irradiare precisamente il volume tumorale, riduce il coinvolgimento dei organi a rischio compreso il tessuto connettivo vicino alla neoplasia.

La personalizzazione del trattamento necessita anche una valutazione multidisciplinare dove la figura dell’immuno-reumatologo risulta cruciale così come quella del radioterapista oncologo.