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“La gestione clinica della paziente endometriosica in un Centro di III livello” è il tema del congresso organizzato dall’U.O. di Ginecologia e Ostretricia del Sacro Cuore il 21 maggio alla Cantina della Valpolicella

 

Lo stato dell’arte della diagnosi e dei trattamenti medico-chirurgici dell’endometriosi severa sarà al centro del meeting di esperti che si terrà questo sabato 21 maggio alla Cantina della Valpolicella di Negrar.

Il congresso è promosso dal “Dipartimento per la tutela della salute e della qualità della vita della donna” dell’Unità operativa di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni (foto 1), con la partecipazione della dottoressa Alessandra Graziottin (foto 2), nota ginecologa e sessuologa che interverrà nell’ultima parte della giornata sul ruolo della terapia medica nella gestione del dolore.

L’ospedale di Negrar è un centro di riferimento nazionale e internazionale per il trattamento di una patologia, di cui in Italia soffrono 3 milioni di donne ed è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale fuori dalla sua sede naturale, cioè negli organi vicino all’utero. Una condizione che comporta dolore invalidante durante il ciclo mestruale e i rapporti sessuali, all’intestino e a livello dell’apparato urologico .

Ogni anno sono oltre 1.500 le donne che si rivolgono al Centro del Sacro Cuore e sono 900 gli interventi chirurgici, con un’attrazione extraregionale del 70%.

La maggior parte degli interventi eseguiti in un Centro di III livello, come quello di Negrar, possono prevedere una chirurgia anche complessa come la resezione dell’intestino o parte dell’apparato uro-genitale e non sono rari quelli che coinvolgono anche il diaframma, il fegato e l’alto addome. “Sono interventi radicali con sofisticate metodologie laparoscopiche mini-invasive – spiega il dottor Ceccaroni – a cui si arriva dopo aver valutato attentamente se la patologia può essere in alternativa curata farmacologicamente. Essi hanno l’obiettivo di “estirpare” la malattia, conservando allo stesso tempo le funzionalità intestinali e urologiche, insieme al benessere sessuale della donna”.

L’approccio vincente alla patologia (che è la prima causa di infertilità) è quello multidisciplinare che al Sacro Cuore Don Calabria si realizza in sala operatoria con un’équipe formata dal ginecologo, supportato se è necessario dal chirurgo generale, dall’urologo e dal chirurgo vascolare. Molto importate è la fase diagnostica con radiologi specializzati e quella riabilitativa del pavimento pelvico dopo l’intervento affidando le pazienti alle cure di fisiatri, fisioterapisti e gastroenterologi. Tutte professionalità che interverranno durante il congresso. Ulteriori temi di dibattito all’interno del Convegno saranno relativi alle nuove tecniche chirurgiche “nerve sparing” di cui Negrar è centro di riferiemento internazionale per la prevenzione delle disfunzioni intestinali, vescicali, e sessuali nelle pazienti post-operate.

“Il meeting è rivolto in primo luogo ai ginecologi, ma anche i medici di base – prosegue il primario -. Con questi eventi vogliamo creare una “cultura dell’endometriosi”. Purtroppo i dati non solo italiani, ma anche europei e nordamericani ci dicono che in media le donne arrivano alla diagnosi dopo sette anni dall’insorgere della malattia, con risvolti pesanti sulla qualità della vita delle pazienti e sui trattamenti”.

Una situazione che si può migliorare “sensibilizzando le donne che un ciclo molto doloroso non è un male ineluttabile. Ma anche formando i ginecologi e i medici di base a leggere nei sintomi riferiti dalle loro pazienti la presenza di una patologia endometriosica, indirizzando le loro assistite a centri specializzati”.