Il dottor Zeno Bisoffi interviene sulla tragica vicenda della piccola Sofia, deceduta a causa della malaria senza essere stata all’estero: “Forse una zanzara uscita dalla stiva di un aereo o da una valigia di ritorno da Paesi endemici”

E’ un vero e proprio caso di malaria “criptica”, quello che ha ucciso la piccola Sofia di Trento, deceduta la notte tra sabato e domenica scorsi nella Clinica di Malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Brescia. Criptica, infatti, è la definizione che usano gli specialisti quando si trovano di fronte a casi rarissimi di malaria non associata a viaggi in Paesi endemici, come quella, appunto, che ha colpito la bambina di soli 4 anni la cui ultima vacanza è stata al mare, ma a Bibione.

“Nei quasi trent’anni di attività del nostro Centro abbiamo trattato oltre 1.500 pazienti affetti da questa patologia, ma sono stati tutti casi di malaria ‘di importazione’, cioè contratta da viaggiatori o da migranti provenienti dai Paesi endemici e che dopo un periodo di incubazione si è manifestata in ItaliaMa non abbiamo mai visto casi di malaria criptica, rarissima anche nel nostro Paese“, spiega il dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro per le Malattie Tropicali dell’ospedale “Sacro Cuore Don Calabria“.

Ricordiamo infatti che la malaria è una malattia infettiva, ma non contagiosa provocata da un protozoo, il plasmodio. Ne esistono cinque specie umane, delle quali la più pericolosa è Plasmodium falciparum che ha colpito Sofia Le zanzare che trasmettono la malaria appartengono al genere Anophelesautoctono nei Paesi tropicali e sub-tropicaliLe specie di Anopheles in grado di trasmettere efficacemente il P. falciparum sono probabilmente inesistenti in ItaliaAllora come ha potuto la piccola Sofia contrarre la malattia? “Con gli elementi che abbiamo possiamo fare solo delle ipotesi”, risponde il dottor Bisoffi. Vediamo quali.

Trasmissione del parassita tramite una zanzara autoctona

“Di zanzare del genere Anopheles esistono varie specie. Alcune non sono più in grado di trasmettere la malaria. Altre sono adattate a trasmettere alcune forme di malaria benigna, cioè non mortale, come quella da Plasmodium vivaxL’ultimo caso registrato in Italia di malaria benigna sicuramente trasmessa da Anophelesautoctona risale al 1997 nella Maremma Toscana, in provincia di Grosseto, e si è risolto positivamente. Da allora qualche altro raro caso possibile o probabile, sempre della stessa specie “benigna”, si è sporadicamente manifestato. Ad oggi non siamo in grado di escludere con assoluta certezza che da noi esistano zanzare Anopheles capaci di essere veicoli anche della malaria da Plasmodium falciparum, la forma più grave che purtroppo ha colpito la bambina, ma lo riteniamo estremamente improbabile“.

Zanzare provenienti dall’estero con aerei o bagagli

E’ un’ipotesi plausibile, anche se negli ultimi 20 anni i casi di malaria dovuta a punture di zanzare uscite dalla stiva di un aereo proveniente dall’Africa o da un bagaglio possono essere stati al massimo una decina. Non conosco gli spostamenti della bambina nel periodo compatibile con l’incubazione della malattia (in genere due settimane), ma se fosse transitata nei pressi di uno scalo di aerei provenienti da Paesi malarici, potremmo essere di fronte a un caso di ‘malaria da aeroporto’ oppure contratta da una puntura di zanzara infetta uscita da qualche bagaglio”.

Ha contratto la malaria in ospedale

“Le cronache riportano che in un precedente ricovero della bambina, pochi giorni prima per diabete infantile, nel reparto di Trento fossero presenti due ragazzi ritornati dall’Africa con la malaria. Ripeto: la malattia non è contagiosa nemmeno se si fossero verificati dei contatti, anche molto stretti, tra i pazienti, cosa che può capitare tra i bambini. Il contagio può avvenire solo tramite via ematica, ma da un lato non risulta che sia stata praticata trasfusione, dall’altro mi pare poco plausibile che si sia verificata una puntura accidentale da ago infetto, grazie alle procedure di sicurezza che si applicano normalmente in ospedale. Tuttavia, suppongo che l’indagine interna preveda l’analisi del DNA del Plasmodium che ha infettato i bambini (che sono guariti) e di quello che ha causato la morte della piccola Sofia, per escludere ogni ipotesi di relazione tra i tre casi. Sulla possibilità della presenza in ospedale di una zanzara infetta arrivata con bagagli, credo che nessuno possa saperlo, ma è stata ordinata, come da procedura, la disinfezione del reparto”.

Ritardo diagnostico

Purtroppo quando si tratta di malaria il ritardo diagnostico trasforma una malattia curabile e banale in una malattia che può diventare mortale. Se la diagnosi viene effettuata nel primo o al massimo nel secondo giorno di febbre la probabilità di guarigione è pressoché totale. In questo caso la bambina sembra sia arrivata in ospedale dopo quasi una settimana di febbre. Ma nella tragica vicenda di Sofia, il ritardo diagnostico non è imputabile a nessuno. Io stesso con 35 anni di esperienza nell’ambito della malattie tropicali, e in particolare della malaria, di fronte a una bambina con la febbre alta ma non di ritorno dall’Africa, mai avrei pensato in prima istanza a una simile patologiaAnzi. mi sento di elogiare i colleghi dell’ospedale Santa Chiara di Trento che hanno fatto la diagnosi in tempi strettissimi. Purtroppo la malaria aveva già causato la complicanza cerebrale“.


elena.zuppini@sacrocuore.it