Fino al 27 maggio si tiene in tutto il mondo la Settimana della tiroide: al “Sacro Cuore” un team multispecialistico per la presa in carico del paziente tiroideo in particolare quello oncologico
E’ in corso in tutto il mondo fino 27 maggio la Settimana della tiroide, sei giorni dedicati all’informazione e alla prevenzione sulle più diffuse patologie che colpiscono la piccola ghiandola endocrina alla base del collo. Piccola, ma fondamentale per il nostro benessere e la nostra salute. Infatti quando non svolge appieno la sua funzione a risentirne è tutto l’organismo. Non a caso lo slogan coniato per la Settimana mondiale di quest’anno – promossa dalle principali società scientifiche che si occupano di patologie tiroidee con il patrocinio dell’Istituto Superiore della Sanità – recita: “Tiroide è energia”.
“La tiroide è fondamentale per il buon funzionamento del muscolo cardiaco e scheletrico, per il metabolismo osseo, lipidico e glucidico”, spiega il dottor Lino Furlani, responsabile del Servizio di Endocrinologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. “E’ infatti a capo dell’omeostasi energetica, cioè del mantenimento del giusto apporto di energia affinché tutta ‘la macchina-organismo’ possa lavorare al meglio. Infatti quando si verifica una condizione di carenza dell’ormone tiroideo (ipotiroidismo) tutti i processi vengono rallentati, al contrario nel momento in cui siamo in presenza di un eccesso di ormone (ipertiroidismo) tutto subisce un’accelerazione. Una conseguenza in questo caso sono le aritmie cardiache o un aggravarsi dell’osteoporosi “.
Ma quali sono le malattie della tiroide? Le più diffuse sono le patologie nodulari a cui seguono quelle funzionali (ipertiroidismo e ipotiroidismo) di origine autoimmune (morbo di Basedow e morbo di Hashimoto) e non (noduli autonomi più tipici dell’anziano). I noduli tiroidei sono riscontrati ecograficamente nel 50-60% della popolazione dopo i quarant’anni, ma solo nel 3% – 5% dei casi si tratta di tumori.
“Quelle tiroidee sono patologie complesse – prosegue il dottor Furlani – che richiedono una presa in carico del paziente da parte di un team multispecialistico. Nel nostro ospedale è composto dall’endocrinologo, dal radiologo, dal chirurgo endocrino, dall’anatomopatologo, dall’oncologo e dal medico nucleare”. Con la presenza al ‘Sacro Cuore Don Calabria’ di un Servizio di Terapia Radiometabolica, riservata al trattamento post operatorio delle neoplasie, il paziente “tiroideo oncologico”, trova nella stessa struttura tutti i trattamenti necessari”. La chirurgia endocrina, di cui è responsabile il dottor Alessandro Sandrini, esegue all’anno circa 200 interventi sulla tiroide, per patologie meccaniche, i cosiddetti “gozzi nodulari e non”, per ipertiroidismo e nel 25%. Le tecniche impiegate sono mininvasive, con un tasso di complicanze il più delle volte transitorie
nella foto allegata il team multidisciplinare della tiroide: da sinistra i dottori Alberto Dellera (endocrinologo), Roberto Magarotto (oncologo) Alessandro Sandrini (chirurgo), Stefania Gori (oncologa) Giuseppe Bogina (anatomopatologo), Lino Furlani (endocrinologo), Matteo Salgarello (medico nucleare), Maria Pia Iagulli (endocrinologo), Stefano Rodella (radiologo), Andrea Guerriero (endocrinologo)
Come si prevengono le malattie della tiroide? Molto importante per la salute della ghiandola endocrina è l’assunzione del giusto apporto giornaliero di iodio. Questo è possibile consumando sale iodiato (in commercio anche nei supermercati), ma solo crudo, perché quello per esempio aggiunto all’acqua della pasta o della verdura perde il contenuto di iodio. Contengono iodio, inoltre, alimenti come il pesce, il latte e i suoi derivati. Per il sale e i latticini il consumo deve essere sempre moderato per non incorrere ad un aumento del colesterolo.
“L’assunzione di iodio è fondamentale in tutte le fasi della vita – sottolinea l’endocrinologo – ma in particolare in gravidanza, quando la madre, attraverso le urine, perde una quantità maggiore del minerale di quanto ne assuma. La carenza di iodio in gravidanza può provocare una condizione di ipotiroidismo materno o materno-fetale con conseguenti alterazioni dello sviluppo intellettivo e cognitivo del nascituro. Per questo è necessario che durante i nove mesi l’apporto di iodio avvenga tramite specifici integratori”.
Quando far controllare la propria tiroide? “In condizioni asintomatiche non è necessario un controllo sistematico della funzionalità tiroidea – risponde il dottor Furlani -. E’ invece raccomandabile farlo se in famiglia ci sono consanguinei affetti da ipertiroidismo, da ipotiroidismo, da Tiroiditi croniche o che hanno avuto una storia oncologica tiroidea. Inoltre se si è sottoposti a trattamenti oncologici o si assumono farmaci come l’amiodarone, per le aritmie cardiache. In questi casi, per una valutazione di screening, è sufficiente un solo esame del sangue: il TSH. Stanchezza eccessiva, ipersudorazione, tachicardia, disturbi del sonno, disturbi della funzione sessuale (in entrambi i sessi) o del ciclo mestruale, nelle donne, sono invece campanelli d’allarme di un possibile malfunzionamento della tiroide e richiedono un approfondimento”.
Un capitolo diverso sono i noduli tiroidei. Nella maggior parte dei casi vengono diagnosticati accidentalmente, il più delle volte in occasione dell’ecocolordoppler ai vasi del collo. “Un controllo ecografico è raccomandabile sempre quando c’è familiarità per le neoplasie tiroidee – sottolinea il medico -. L’esame ecografico è in primo step anche in presenza di noduli visibili o palpabili e se si hanno all’altezza della gola sensazioni di compressione. Se l’ecografia rileva un nodulo sospetto, il completamento della diagnosi avviene con l’agoaspirato, un’indagine minimamente invasiva che consente di analizzare la natura cellulare della formazione nodulare”.