Questa mattina in occasione della Festa di San Giovanni Calabria è stata annunciata solennemente l’apertura dell’Anno del Centenario. Era infatti il 1 novembre del 1922  quando don Angelo Sempreboni, parroco di Negrar, diede vita al ricovero per anziani Casa Sacro Cuore. Ma fu San Giovanni Calabria a vedere dove non c’era nulla che “La cara Casa del Sacro Cuore di Negrar, cellula divina, destinata a diventare grande”…

Fratel Gedovar Nazzari

In apertura della Messa per la Festa di San Giovanni Calabria che si è celebrata questa mattina, il presidente del “Sacro Cuore Don Calabria” e della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari,  ha annunciato l’apertura dell’Anno del Centenario dell’Ospedale di Negrar (vedi video dell’annuncio in fondo a questa pagina).

Era infatti il 1 novembre del 1922 quando don Angelo Sempreboni diede vita alla Casa Sacro Cuore, un ricovero per anziani collocato nell’area dell’attuale Pronto Soccorso. Grazie a San Giovanni Calabria, che lo prese in carico circa dieci anni dopo, il Ricovero divenne la “prima pietra” dell’attuale Cittadella della Carità di cui fa parte anche l’Ospedale insieme alle Case di Riposo e alle RSA. I

“Ma tutto questo non sarebbe successo se, circa 10 anni dopo, don Giovanni Calabria non avesse preso in carico un ospizio che nessuno voleva, ma in cui lui vide la culla della Cittadella della Carità. Una visione profetica, portata avanti fino ad oggi da fratelli, sorelle e laici illuminati dal Carisma dell’Opera”, ha detto il Presidente

Il Centenario “lo vivremo attraverso una serie di eventi rivolti anche alla popolazione”, ha proseguito fratel Gedovar. “Ma lo vivremo soprattutto all’interno della Cittadella della Carità, con momenti comunitari, di riflessione e di formazione. Vorremmo prenderci delle pause dalla frenesia delle giornate per ritornare all’origine. Per ritornare a quel nucleo centrale del Carisma grazie al quale si sono avverate le parole di San Giovanni Calabria: ‘La cara Casa del Sacro Cuore di Negrar, cellula divina, destinata a diventare grande’. Grande in termini di spazi e di eccellenza sanitaria, come lo è oggi. Ma soprattutto grande nella testimonianza che Dio è Padre e che la Paternità si manifesta nel prendersi cura del malato.

L’umanizzazione delle cure ha distinto la Cittadella della Carità anche quando questo termine non era così di moda. Ma perché il fuoco continui a diffondere la sua luce e il suo calore ha bisogno di ossigeno. E il nostro ossigeno è quel Vangelo di cui il nostro Fondatore si è nutrito”.

Prima di concludere fratel Gedovar ha ringraziato tutti coloro che operano presso la “Cittadella della Carità”:  “Se il sogno di don Calabria continua ad essere grande è grazie a tutti voi, alla vostra dedizione professionale e umana verso il malato”.