Un gruppo di trentacinque medici “neo-assunti” della Cittadella della Carità si è incontrato a San Zeno in Monte per condividere un’occasione di formazione su radici, valori e obiettivi dell’ospedale e dell’Opera calabriana

Sono trentacinque i giovani medici del Sacro Cuore Don Calabria che sabato 17 marzo hanno partecipato ad una giornata di formazione a San Zeno in Monte, presso la Casa Madre dell’Opera Don Calabria (vedi foto di gruppo). Un appuntamento utile per conoscersi e per sperimentare quello spirito di “famiglia calabriana” che tanto caro stava a San Giovanni Calabria, fondatore dell’omonima Opera e dell’ospedale di Negrar.

 

L’incontro era rivolto ad un primo gruppo di medici “neo-assunti” che hanno iniziato a collaborare con il Sacro Cuore dal 2014. Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta dalla direzione per promuovere la condivisione dei valori e degli obiettivi dell’ospedale, guardandoli anche alla luce delle sue radici e della “mission” dell’Opera calabriana.

 

“Competenza, umanità e spiritualità sono le tre caratteristiche fondamentali per un medico che lavora alla Cittadella della Carità di Negrar – ha detto il Casante dell’Opera padre Miguel Tofful, intervenuto durante la mattinata – quando trattiamo con i pazienti dobbiamo essere consapevoli che siamo chiamati a prenderci cura degli ultimi, dei sofferenti, dei poveri, proprio come don Calabria al suo tempo. L’umanità non toglie nulla alla competenza, anzi è un valore aggiunto”.

 

L’incontro, moderato dal direttore sanitario dottor Fabrizio Nicolis, ha visto il saluto dell’Amministratore Delegato Mario Piccinini, che ha illustrato le principali attività dell’ospedale sottolineando come la filosofia aziendale sia quella di dare grande importanza alla formazione professionale e umana. Nel suo intervento, il presidente fratel Gedovar Nazzari ha sottolineato come don Calabria avesse una grande considerazione per la professione medica. Tra gli altri testi, ha citato questa lettera del fondatore: «Quello del medico è ufficio non di semplice professione, ma di vera e propria missione. Il medico è chiamato da Dio a collaborare sia per il sorgere e l’affermarsi della vita, sia per il suo progresso e rinvigorimento come per curarne le infermità o almeno lenirne i dolori».

 

Nella parte finale della mattinata hanno portato una testimonianza alcuni primari dell’ospedale: la dottoressa Stefania Gori, il dottor Giacomo Ruffo e il dottor Matteo Salgarello hanno dato il quadro di un ospedale che guarda ai giovani e vuole lasciar loro ampio spazio per crescere, imparare e contribuire con le loro idee e la loro preparazione.

 

L’incontro si è chiuso con la visita alla tomba di san Giovanni Calabria e poi con un pranzo che ha permesso un momento di convivialità e fraternizzazione tra “colleghi”, un momento prezioso per conoscersi e sentirsi parte di una grande istituzione al servizio dei poveri e dei sofferenti.

matteo.cavejari@sacrocuore.it