Presentata al “Sacro Cuore” la situazione oncologica nel Veneto: la sopravvivenza ha tassi elevati, il 60,7% degli uomini e il 66,3% delle donne sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Preoccupa l’aumento dei casi di cancro al polmone nelle donne
Il Veneto è una regione virtuosa nell’adesione agli esami di screening anticancro. Nel 2016, il 79% dei cittadini ha eseguito il test per individuare in fase precoce il tumore del colon-retto (esame del sangue occulto nelle feci), più del doppio rispetto alla media nazionale (36%). Il 63% delle donne venete si è sottoposto allo screening cervicale (fondamentale per la diagnosi precoce del tumore della cervice uterina), anche in questo caso più che raddoppiando il dato nazionale (30%), e il 64% delle cittadine ha eseguito la mammografia (44% Italia). Un’attenzione ai programmi di prevenzione secondaria che si traduce in percentuali di sopravvivenza particolarmente elevate: in Veneto il 60,7% degli uomini e il 66,3% delle donne sono vivi a 5 anni dalla diagnosi.
La fotografia dell’universo cancro in tempo reale nella regione è raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017″ realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM, e presentato oggi all”ospedale Sacro Cuore Don Calabria. In Veneto nel 2017 sono stati stimati 31.750 nuovi casi di tumore (16.550 uomini e 15.200 donne), con una tendenza che rispecchia quella nazionale: un andamento stabile delle nuove diagnosi fra gli uomini e un incremento fra le donne. Nella popolazione generale le cinque neoplasie più frequenti sono quelle del colon-retto (4.500), seno (4.450), polmone (3.400), prostata (2.950) e melanoma (1.500).
Facendo gli onori di casa, ha aperto la conferenza stampa il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato del “Sacro Cuore Don Calabria: “Questo Ospedale dal 2016 è un Cancer Care Center dotato di un numero verde (800 143 143) per la cura del tumore – ha affermato – Per noi è stato un approdo naturale, perché da tempo seguiamo con attenzione il percorso del paziente oncologico investendo sia in professionalità dedicate, nell’ambito di un approccio integrato e multidisciplinare, sia mettendo a disposizione le migliori tecnologie con importanti investimenti. Ricordiamo, ad esempio, la Radioterapia con 3 Acceleratori Lineari e un sistema di Radiochirugia per le metastasi cerebrali, utilizzato proprio dal “Sacro Cuore Don Calabria” per la prima volta nel mondo; una Medicina Nucleare con due PET-TAC (l’unica nel Veneto) e un Servizio di Terapia Radiometabolica; una Radiologia dotata di apparecchiature di ultima generazione; un Laboratorio di Biologia Molecolare, una chirurgia oncologica all’avanguardia che utilizza il Robot Da Vinci Xi. Il paziente oncologico trova all’interno del perimetro dell’ospedale tutte le specialità per la diagnosi e la cura delle neoplasie fino alla riabilitazione oncologica e alle cure palliative. Agli investimenti tecnologici si sta aggiungendo lo sviluppo nella ricerca testimoniato dal numero crescente di pubblicazioni scientifiche su importanti riviste internazionali. Come ci ha trasmesso il nostro fondatore, la nostra mission è servire il paziente. Oggi possiamo farlo grazie alla ricerca e alla tecnologia. Ma il nostro fine di cura resta la persona ammalata, con le sue fragilità che la mancanza di salute comporta“.
“Ogni giorno nel nostro territorio sono stimate circa 87 nuove diagnosi di cancro – è intervenuta Stefania Gori, presidente nazionale AIOM e Direttore del Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria -. Da un lato, il progressivo invecchiamento della popolazione determina un inevitabile aumento dei nuovi casi. Dall’altro, il cancro rappresenta la patologia cronica su cui le campagne di prevenzione mostrano i maggiori benefici. Ma serve più impegno in questa direzione. Preoccupa in particolare in Veneto il notevole aumento, pari al 43%, delle diagnosi di tumore del polmone fra le donne, passate da 871 casi ogni anno nel periodo 2008-2010 a 1.250 nel 2017. Il vizio del fumo è sempre più femminilee le conseguenze negative sono evidenti, come dimostrano i numeri”. E’ fondamentale pertanto la prevenzione primaria e secondaria (ambito in cui la spesa sanitaria in Italia è ancora bassa) “per ridurre il numero di nuovi casi di tumore e avere così più risorse disponibili per curare, che potrebbero essere utilizzate per migliorare l’accesso di tutti i pazienti alle terapie innovative – continua la presidente AIOM -. Oggi infatti ad armi efficaci come la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia si sono aggiunte le terapie mirate e l’immunoterapia, permettendo di migliorare la sopravvivenza e garantendo una buona qualità di vita”.
“Un tumore cambia la vita delle persone, ma è fondamentale sapere che oggi, grazie alla diagnosi precoce e ad armi sempre più efficaci, circa il 60% dei pazienti italiani sconfigge la malattia – ha affermato Fabrizio Nicolis, presidente di Fondazione AIOM –. L’Italia, infatti, si colloca nei primi posti in Europa come percentuali di persone sopravviventi a 5 anni dalla diagnosi nelle varie patologie neoplastiche”. La prima forma di prevenzione è uno stile di vita sano, perché non dimentichiamo infatti “che il 40% dei tumori potrebbe essere evitato abolendo il fumo, l’alcol, l’obesità e la sedentarietà. Queste semplici regole possono essere riassunte in un numero: 30.5.0.1, ad indicare 30 minuti di attività fisica quotidiana, 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, 0 fumo, 1 bicchiere di vino a pasto. Il Veneto – ha concluso il dottor Nicolis – si colloca tra le migliori Regioni italiane per gli stili di vita, con uno spazio di miglioramento comunque per il consumo di alcol: risulta infatti che in Veneto il consumo sia superiore alla media nazionale (63,8% vs 55,1%, dati PASSI-Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia)”.
Si stima che nella Regione vivano più di 277.000 cittadini dopo la diagnosi di tumore, una cifra in costante crescita. Oltre alle nuove terapie, anche gli screening svolgono un ruolo fondamentale nel miglioramento dei tassi di guarigione. “Rispetto ai Registri Tumori Regionali, quello del Veneto è il primo con 4 milioni 700 mila persone di copertura, seguito da Friuli Venezia Giulia (1 milione 219 mila), Umbria (890 mila), Basilicata (580 mila) e Valle d’Aosta (131 mila) – ha afferma Lucia Mangone, presidente AIRTUM (Associazione italiana dei registri tumori) – Due fra le neoplasie più frequenti, quelle del colon-retto e della mammella, risentono fortemente dell’efficacia dei programmi di screening. L’andamento dell’incidenza del tumore del colon-retto dipende dell’introduzione dello screening nella popolazione di età 50-69 anni (avviato nelle ASL in anni diversi, tra il 2002 e il 2009), che comporta in una prima fase un aumento del numero dei casi, dovuto all’anticipo diagnostico di neoplasie che altrimenti sarebbero comparse successivamente. L’incidenza del cancro della mammella, dopo la crescita registrata negli anni ’90, si è stabilizzata a partire dal 2002, momento in cui si è esaurito l’incremento diagnostico associato all’introduzione dei programmi di screening mammografico, che in Veneto sono stati avviati a partire dal 1998“.
Ha chiuso l’incontro l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto: “In Veneto non esiste un tetto alla spesa oncologica – ha spiegato Luca Coletto, assessore alla Sanità della Regione Veneto e Presidente Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) -. È una scelta che rivendichiamo con orgoglio e che ci permette di rendere disponibili i farmaci anticancro innovativi a tutti i pazienti. La lotta ai tumori nel nostro territorio raggiunge i livelli più alti a livello nazionale. Da molti anni si parla di Reti Oncologiche Regionali, ma solo poche Regioni, tra cui il Veneto, hanno intrapreso un reale percorso di attivazione. La Rete Oncologica Veneta (ROV) permette a tutte le Oncologie della Regione di lavorare insieme in un unico team che assicura a tutte le persone colpite da tumore la stessa qualità di prestazioni, diagnosi e cura. In caso di necessità, il paziente viene indirizzato al centro più adatto in base alla specifica neoplasia. Nella Regione inoltre sono attive le Breast Unit per le donne colpite da cancro al seno. E, dei 47 Registri Tumori operativi in Italia, quello del Veneto è il più grande: ad oggi, è riuscito a censire e studiare il 96% dell’intera popolazione del territorio (la media nazionale si ferma al 62%)”.
In Veneto nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile) sono stati 13.974 i decessi attribuibili a tumore. Nella Regione la neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone (2.512), seguita da colon retto (1.352), pancreas (1.089), seno (991) e fegato (801).
In allegato alcune schede con i dati principali