Questa mattina l’Ospedale di Negrar ha celebrato la Festa patronale del Sacro Cuore, con la Messa presieduta dal Vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti. La dimissione dell’ultimo paziente Covid in terapia intensiva nei giorni scorsi, il numero dei pazienti ancora presenti nell’area non critica (ad oggi 9) e la campagna vaccinale ormai avviata, sono tutti elementi che accendono una concreta speranza.

Si è respirata un’aria di fiducia nel futuro alla Festa del Sacro Cuore che si è celebrata questa mattina all’IRCCS di Negrar. Dopo un anno e mezzo in cui l’emergenza Covid è stata al centro dell’attività dell’Ospedale, la festa patronale è stata connotata dal ricordo di quello che è stato, dai ringraziamenti per il grande lavoro svolto, ma pure dallo sguardo fiducioso verso ciò che sarà. La dimissione dell’ultimo paziente Covid in terapia intensiva nei giorni scorsi, il numero dei pazienti ancora presenti nell’area non critica (ad oggi 9) e la campagna vaccinale ormai avviata, sono tutti elementi che accendono una concreta speranza.

Il cuore della festa è stata la Messa all’aperto, presieduta dal Vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti, e concelebrata da padre Miguel Tofful e don Ivo Pasa, rispettivamente superiore generale e delegato per l’Europa dell’Opera Don Calabria. Con loro anche don Waldemar Longo, vicepresidente dell’Ospedale che ha introdotto la celebrazione con le parole scritte da San Giovanni Calabria nel suo diario il 30 novembre del 1944. ‘Sono qui, nella cara e benedetta Casa del Sacro Cuore di Negrar, Casa grande nel pensiero divino e che sarà lucerna di grande bene per la povera umanità sofferente, se i suoi membri vivranno e respireranno lo spirito puro e genuino dell’Opera.

“Il nostro Santo fondatore ha scritto questi pensieri a pochi mesi dall’avvio dell’ospedale – ha detto don Waldemar -. Quando era una piccola realtà con un medico sempre presente, fr. Antonio Consolaro, e uno che veniva due volte alla settimana, il dottor Bartolo Zanuso. Da queste parole possiamo trarre due considerazioni. Innanzitutto che la Cittadella della Carità è grande, non solo per lo sviluppo esterno ma soprattutto perché nel pensiero di Dio deve essere Lucerna per il modo di trattare l’ammalato. Inoltre la condizione per cui essere Lucerna è che cerchiamo di avvalerci delle migliori risorse umane, cioè le migliori professionalità e strumenti, senza tralasciare lo spirito puro e genuino dell’Opera che è il Vangelo messo in pratica nella vita quotidiana e nel nostro operato nei confronti dell’ammalato”

“La devozione al ‘Sacro Cuore’ si è un po’ persa nelle comunità parrocchiali – ha detto il Vescovo aprendo la celebrazione eucaristica -.  Fortunatamente non in questo Ospedale che è stato affidato da San Giovanni Calabria al Sacro Cuore di Gesù. Prego per tutti i degenti e per i sanitari, perché questa struttura brilli sempre come esempio di grande professionalità e di altissima umanità nel nome del Signore”.

A fine celebrazione ha preso la parola l’amministratore delegato Mario Piccinini. “La Festa del Sacro Cuore da sempre la nostra festa, la festa di tutti noi, nessuno escluso, che viviamo ogni giorno il nostro Ospedale – ha detto rivolgendosi agli operatori -. In ogni festa che si rispetti non può mancare il momento dei ringraziamenti: grazie per il vostro costante ed inesauribile impegno nel raggiungimento del nostro unico obiettivo: la salute e il benessere del paziente. Questo ospedale ha una forza unica e invidiabile: i collaboratori. Competenti e motivati, sempre, anche in situazioni drammatiche quali sono state le varie ondate della pandemia da Covid. Se si è potuto offrire ai quasi mille pazienti ricoverati a causa del virus l’assistenza migliore possibile, lo si deve agli operatori in prima linea – ha concluso – ma anche allo sforzo corale di tutti, senza il quale non sarebbe stato possibile affrontare un’emergenza senza precedenti”.

Ai ringraziamenti si è unito il Presidente del “Sacro Cuore Don Calabria”, fratel Gedovar Nazzari, presente insieme al direttore amministrativo, Claudio Cracco, e al dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario.

Nelle foto alcuni momenti della celebrazione