Il 23% dei casi di violenza di genere da parte del partner avviene sotto l’effetto dell’alcol e un terzo delle donne maltrattate ha come primo riferimento il Pronto Soccorso. Venerdì 15 novembre un convegno a Negrar

L’immagine della locandina scelta per il convegno “Donna alcol e violenza”, in programma venerdì 15 novembre all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, sono delle porte. “Porte che devono essere aperte alla donna, vittima di violenza quando arriva in Pronto Soccorso e decide di dire basta. Ma anche le porte che hanno dato origine alla sua sofferenza e che la donna deve chiudere, per ricominciare a vivere” spiegano Egle Ceschi e Francesca Martinelli, rispettivamente educatrice del Servizio di Alcologia e assistente sociale dell’ospedale di Negrar, organizzatrici dell’incontro.

 

 

La giornata è aperta alla cittadinanza e vedrà il confronto tra gli attori della rete del territorio che si occupano di violenza di genere: medici di pronto soccorso, psichiatri, psicoterapeuti e, tra le associazioni, il Telefono Rosa e il Centro Petra del Comune di Verona. E’ prevista anche le testimonianze di una donna vittima di violenza e di un’altra che lo è stata da bambina. Inoltre racconterà la sua vicenda anche un uomo maltrattante, inserito in un percorso di recupero (il programma in allegato).

 

 

Il 23% dei casi di violenza sono sotto l’effetto dell’alcol

Sul binomio alcol e donna, le dottoresse Ceschi e Martinelli hanno già dedicato lo scorso anno un ciclo di tre incontri, focalizzati sull’abuso di alcol nell’età adolescenziale, adulta e nella vecchiaia. Quest’anno l’attenzione si sposta sul fatale legame tra alcol e violenza. I dati dell’ISTAT (2014) danno un’idea di quanto l’alcol abbia un ruolo nella violenza di genere. Nel 23% dei casi di violenza perpetrati dal partner, l’autore era sotto l’effetto dell’alcol. La percentuale scende al 17,1% quando l’artefice non è il marito, il fidanzato o il compagno. Ma la quota di non risposte è più elevata in quest’ultimo caso (13,1%).

 

L’alcol usato dalla donna per giustificare la violenza

“L’idea di questo convegno nasce dal nostro lavoro quotidiano, durante il quale non di rado incontriamo casi di violenza domestica in cui l’alcol è un fattore determinante”, spiegano Ceschi e Martinelli. “Ma – sottolineano – l’obiettivo di questa giornata non è quello di stigmatizzare i ruoli: la donna vittima e l’uomo carnefice. Bensì di identificare il senso di responsabilità di ciascuno. Perché è vero che l’alcol agevola un comportamento dannoso da parte dell’uomo, ma spesso è anche un elemento usato dalla donna per giustificare la violenza fisica e psicologica del partner”. “Beve, per questo mi picchia”, sono le parole di molte donne che arrivano al Pronto Soccorso o al Servizio di Alcologia con i segni della violenza.

 

 

Il futuro compromesso per i figli

Con questa giustificazione – proseguono – la donna non prende atto del problema, trascinando così nel baratro anche i figli. Figli che vedono non solo compromesso il loro presente, ma sono a rischio, in età adulta, di riprodurre nella loro relazione di coppia e nella loro famiglia le stesse problematiche. Solo prendendo in carico l’intera famiglia, come facciamo nel Servizio di Alcologia, si può spezzare questa catena di comportamenti sbagliati”.

 

Il ruolo del Pronto Soccorso

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è uno dei sottoscrittori del protocollo “per la segnalazione e la presa in carico urgente di donne vittime di violenza”. A firmarlo nel 2017 anche Ulss 9 Scaligera-Distretto Ovest Veronese, i Comuni della stessa zona, e la Clinica Pederzoli di Peschiera. L’obiettivo è quello di “assicurare interventi urgenti di presa in carico e inserimento in strutture protette delle donne vittime di violenza affinché possano determinarsi nella scelta di uscire dalle situazioni di violenza”. Una parte codifica la prassi operativa dei Pronto Soccorso, il primo riferimento, dicono i dati, per un terzo delle donne vittime di violenza in Italia.

 

Si può chiedere la protezione senza denuncia

“Nel biennio 2017/2018, il 18% delle richieste di intervento dell’assistente sociale da parte dei sanitari del Pronto Soccorso di Negrar ha riguardato la valutazione di un percorso di sostegno e tutela delle donne vittime di violenza – spiega la dottoressa Martinelli -. Purtroppo è solo la punta dell’iceberg. Abbiamo donne che arrivano in Pronto Soccorso con segni evidenti di percosse che magari durano da anni e dichiarano ancora di essere cadute dalle scale. E’fondamentale che la donna sappia che può avere accesso, insieme ai suoi figli, a un percorso di protezione indipendentemente da un eventuale denuncia all’autorità giudiziaria”.

 

 

Un percorso fatto di porte che si aprono, grazie a una rete di servizi e di istituzioni sul territorio che hanno l’obiettivo “non solo di accompagnare la donna a non essere più vittima di violenza, ma anche l’uomo a riabilitarsi dal ruolo di esecutore”.Non a caso al convegno interverrà Nicoletta Regonati della Casa per l’uomo di Montebelluna, una delle prime realtà volte alla riabilitazione del maltrattante. Inoltre la consigliera della Regione Veneto, Orietta Salemi, illustrerà l’orientamento normativo regionale in materia di “codice rosa”.

elena.zuppini@sacrocuore.it

(nella foto le dottoresse Egle Ceschi e Francesca Martinelli)