La rottura dell’anaurisma dell’aorta addominale provoca ogni anno 6mila decessi che potrebbero essere evitati se la patologia venisse diagnosticata in tempo, come spiega il dottor Antonio Jannello, direttore della Chirurgia Vascolare
Ha compiuto 90 anni il primo paziente operato di aneurisma addominale dell’aorta dalla Chirurgia vascolare dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Sta bene e a dimostrarlo sono le immagini dell’EcoColorDoppler effettuato pochi giorni fa.
Dall’intervento sono passati 15 anni. Era infatti il 2002 quando il dottor Antonio Jannello (nella foto) debuttò come direttore dell’Unità operativa portando dal San Raffaele di Milano a Negrar un intervento allora innovativo, ma oggi ampiamente utilizzato per il trattamento della patologia dilatativa aortica.
“Si tratta della tecnica endovascolare – spiega il dottor Jannello – che consiste nell’esclusione dal flusso sanguigno del tratto di aorta dilatato inserendo una protesi all’interno del lume del vaso. Questo impedisce la rottura del vaso o l’embolizzazione di materiale trombotico proveniente dalla sacca formata dall’aneurisma. La particolarità di questo trattamento è che tutto avviene senza effettuare incisioni sull’addome ma entrando con dei fili guida nell’aorta addominale attraverso l’arteria femorale partendo dalla regione inguinale”.
Oggi l’80% degli interventi effettuati a Negrar (circa sessanta all’anno) avviene con questa tecnica, che non sempre è possibile, ma è praticabile in base alla conformazione morfologica dell’aneurisma e dell’aorta del paziente.
“L’alternativa è l’intervento chirurgico open o in laparascopia. Entrambi consistono nella sostituzione del segmento arterioso dilatato con un segmento protesico suturato all’arteria sana (a monte e a valle della dilatazione), ma differiscono per le tecniche di preparazione dei vasi. In pratica si esegue un ‘bypass'”, prosegue il chirurgo.
Con gli anni il trattamento endovascolare si è imposto su quello chirurgico innanzitutto per la rapida ripresa del paziente che pochissimi giorni dopo l’intervento può tornare a casa e riprendere da subito le sue normali attività quotidiane.
“Inoltre le protesi utilizzate, insieme alle procedure, si sono evolute – sottolinea il dottor Jannello – permettendoci di curare anche pazienti molto compromessi dal punto di vista generale, come le persone cardiopatiche, con difficoltà respiratorie o con alle spalle una storia di altri interventi”.
L’aneurisma dell’aorta addominale è una patologia spesso asintomatica che consiste nella dilatazione del vaso causata da alterazioni strutturali della parete arteriosa. “Il paziente non avverte disturbi se si eccettua uno strano pulsare in regione ombelicale solo quando l’aneurisma ha raggiunto dimensioni molto grandi, di circa 6-7 cm – spiega il direttore della Chirurgia Vascolare – E naturalmente quando l’arteria si rompe nel punto dilatato. Allora subentra un forte dolore, seguito da uno shock ipovolemico dovuto alla perdita di sangue”.
La rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale causa in Italia 6mila decessi all’anno: l’80% delle persone colpite muore prima di arrivare in ospedale, dove la mortalità degli interventi eseguiti in emergenza ha una percentuale del 50%. “Un rischio che si riduce al 3% quando il trattamento viene programmato”, sottolinea con forza Jannello.
Quindi diventa fondamentale la prevenzione in particolare nei confronti della popolazione più soggetta alla malattia. “Gli uomini con età superiore ai 65 anni hanno un rischio di sviluppare l’aneurisma dell’aorta addominale quattro volte superiore rispetto alle donne della stessa età e la familiarità incide con la medesima percentuale – prosegue il medico -. Fumo, ipertensione, ipercolesterolemia, obesità e una preesistente arteriopatia occlusiva sono tutti fattori che favoriscono la dilatazione del vaso”.
Lo strumento di più largo utilizzo per la diagnosi precoce è l’EcoColorDoppler, un esame ecografico rapido e non invasivo, ma, se eseguito in centri specialistici, di alta sensibilità e specificità. “Il trattamento dell’aneurisma è indicato solo se la dilatazione ha raggiunto una dimensione superiore ai 50mm – sottolinea Jannello – altrimenti, salvo casi particolari, si consiglia di tenere monitorato il vaso con controlli periodici. Purtroppo non esistono terapie mediche in grado di curare la patologia aneurismatica, anche se un adeguato trattamento dell’ipertensione potrebbe diminuire il rischio di crescita e rottura di aneurismi piccoli e non ancora ‘chirurgici'”.
Se l’EcoColorDoppler segnala la presenza di un aneurisma, si procede con l’AngioTC, che effettuata con mezzo di contrasto permette al chirurgo vascolare di definire la struttura e l’anatomia del tratto di aorta aneurismatico attraverso ricostruzioni tridimensionali in maniera tale da scegliere il trattamento più adatto (chirurgico o endovascolare) per ogni singolo paziente.
“Per esemplificare quanto sia importante la prevenzione – conclude il dottor Jannello – ricordo i dati di uno screening nazionale “Un minuto vale una vita” che abbiamo svolto anche nei comuni veronesi della Valpolicella nel 2012, promosso in collaborazione con la Società italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare. Sono stati sottoposti ad esame EcoColorDoppler 1.279 cittadini con età superiore ai 65 anni, di questi 15 avevano una dilatazione dell’aorta significativa ma non tale da indicare un immediato intervento, mentre 4 sono stati trattati repentinamente per alto rischio di rottura. Nessuno era al corrente di avere una piccola bomba ad orologeria nel proprio corpo”.
elena.zuppini@sacrocuore.it