Il numero delle donazioni rimane stabile, ma cresce l’attività chirurgica complessa in tutta la regione. A Negrar nel primi mesi del 2016 sono state trasfuse il 23% di unità di sangue in più rispetto allo stesso periodo del 2015

Lo chiamano l’oro rosso e diventa ancora più prezioso in estate, quando i donatori vanno in vacanza e tra le cose da fare prima di chiudere le valigie non sempre scrivono: “donare il sangue”.

Ma la disponibilità di sangue sta diventando un problema durante tutto l’arco dell’anno, anche in una regione da sempre virtuosa sul fronte delle donazioni come il Veneto.

Un esempio è la stessa provincia di Verona che vanta ben 59 donazioni ogni mille abitanti, ma nei primi cinque mesi dell’anno se da un lato le donazioni sono rimaste in linea con quelle del 2015 (22.749 ovvero +1,2%), le trasfusioni di sangue sono aumentate del 6,4.%. Una sofferenza registrata giornalmente da tutto il Dipartimento trasfusionale della provincia scaligera di cui fa parte anche l’ospedale di Negrar, insieme a quello di Bussolengo, Legnago, San Bonifacio e l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.

Raramente, ma è già capitato di dover posticipare un intervento chirurgico per carenza di sangue”, afferma il dottor Stefano Ciaffoni, direttore del Laboratorio di analisi cliniche e Medicina trasfusionale del ‘Sacro Cuore Don Calabria. “Il numero dei donatori e delle donazioni resta pressoché stabile – prosegue – ma ciò che è in continua espansione è l’attività sanitaria, soprattutto chirurgica. Come ospedale di Negrar nel primo semestre del 2016 abbiamo avuto un incremento di sangue trasfuso del 23% rispetto allo stesso periodo del 2015, anno in cui abbiamo utilizzato oltre 5.700 unità di sangue. Questo perché sono aumentati gli interventi, in particolare quelli ortopedici, urologici e oncologici. Nella nostra provincia poi si effettuano operazioni complesse come il trapianto di fegato, che richiede dalle 80 alle 100 unità di sangue, o a quello di midollo.Verona e Padova, dove l’alta specializzazione chirurgica è all’ordine del giorno, fanno fatica a rispondere al fabbisogno, relativo anche ad interventi di pazienti provenienti da fuori regione”.

A complicare ulteriormente la situazione in estate sono le febbri estive. “In particolare quella provocata dal virus West Nile – spiega il dottor Ciaffoni – trasmesso da zanzare infette presenti anche in molte zone italiane. Tramite un sistema di sorveglianza regionale, il ministero della Salute indica settimanalmente le zone pericolose eobbliga la sospensione del donatore per almeno 28 giorni se ha soggiornato anche per una sola notte in quei luoghi oppure, come sta accadendo nella nostra provincia dallo scorso 30 luglio poiché sono stati rilevati alcuni focolai di virus, tutti i donatori ad ogni donazione devono essere sottoposti obbligatoriamente ad un test di screening specifico per questo virus. Se risulta positivo, il sangue non viene utilizzato”.

A questi donatori ‘fuori gioco’ si aggiungono quelli che, durante tutto il tempo dell’anno, si recano per lavoro o turismo in Paesi dove è presente, per esempio, la malaria, il Dengue, il Chagas o il virus Zika, infezioni a causa delle quali il donatore viene fermato anche per sei mesi.

Diventa quindi sempre più importante diffondere la cultura della donazione di sangue, soprattutto tra le giovani generazioni, ambito in cui da sempre si concentrano gli sforzi delle associazioni dei donatori. A una di queste, precisamente alla Fidas, appartiene il Gruppo donatori Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, presieduto da Pietro Aldrighetti. Il Gruppo è nato nel luglio del 2008 e aderiscono ad esso oltre cento volontari, la quasi totalità dipendenti o familiari di dipendenti della struttura calabriana. Il Gruppo contribuisce con circa 200 donazioni, alle circa duemila che vengono effettuate presso al Centro trasfusionale di Negrar.

Ma chi può donare il sangue? “Tutti gli uomini e le donne in un età compresa tra i 18 e 65 anni – risponde il medico -. Naturalmente in buona salute e con uno stile di vita sano, che non contempla l’uso di stupefacenti e comportamenti sessuali a rischio. Prima di effettuare la sua prima donazione, il volontario viene sottoposto ad anamnesi, visita medica e una serie di esami. Se tutto risulta nella norma, il donatore viene ‘arruolato’. Se è un uomo può donare ogni tre mesi, se è un donna in età fertile ogni sei mesi per il sangue intero, ogni tre per il plasma, donazione che però non è possibile fare qui a Negrar”.

Il sistema trasfusionale di Verona è configurato in modo tale che il donatore può recarsi in qualsiasi punto di raccolta del Dipartimento, essendoci un unico sistema gestionale che contiene tutti i dati dei donatori.

Il Centro di raccolta del ‘Sacro Cuore Don Calabria’ effettua i prelievi dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 10.30 e ogni seconda domenica del mese con gli stessi orari. Da circa un anno è possibile – come in tutti i Centri del Dipartimento di Verona – prenotare il giorno e l’ora della donazione telefonando al numero verde gratuito 800 310611 oppure al cellulare a pagamento 339 3607451.

Il sangue una volta prelevato viene convogliato in un’unica sede, al Policlinico di Borgo Roma, dove viene lavorato e con esso realizzati tutti gli emoderivati.

“Ad ogni struttura sanitaria deve essere garantita una quantità minima stabilita in base al pregresso storico a cui si aggiunge una quota variabile a seconda delle necessità”, spiega ancora il medico. Ma il sangue in Italia è sicuro? “Assolutamente sì – risponde Ciaffoni – sebbene un margine di rischio esista sempre quando si tratta di prodotti biologici. Basti solo pensare che l‘autotrasfusione oggi è consentita per legge a pochissimi casi selezionati perché si ritiene che il rischio di questa procedura sia superiore a quello che il paziente potrebbe incorrere se trasfuso con sangue del donatore. Ancora oggi si sente di persone risarcite per avere contratto l’epatite C e l’HIV da trasfusione – conclude -. Ma si tratta di casi che risalgono prima degli anni Novanta quando non esistevano i test per individuare tali virus. Oggi si può stare tranquilli”.

elena.zuppini@sacrocuore.it