Cinque nonne della casa di riposo Nogarè sono state protagoniste del progetto “Gomitolorosa”: mercoledì 8 agosto hanno consegnato i loro lavori a maglia all’Unità Operativa di Oncologia. Coperte di lana dedicate ai pazienti che accedono al day hospital per sottoporsi alle terapie mediche. Non si tratta di semplici coperte, ma ma strumenti per esprimere il calore della vicinanza a chi vivendo la difficoltà della malattia.
La più giovane ha 79 anni, la meno giovane 95: Pierina Bonometti, Rosina Ligabò, Iones Maria Biondani, Rosa Pimazzoni e Silda Lorenzato. Sono le cinque nonne della casa di riposo Nogarè protagoniste del progetto “Gomitolorosa”, che lo scorso mercoledì 8 agosto hanno consegnato i loro lavori a maglia all’Unità Operativa di Oncologia. Coperte di lana dedicate ai pazienti che accedono al day hospital per sottoporsi alle terapie mediche. Ma basta leggere il biglietto con cui hanno accompagnato i loro doni per comprendere che quelle da loro create non sono delle semplici coperte, ma uno strumento per esprimere il calore della vicinanza a chi sta vivendo la difficoltà della malattia.
“Si dice che le cose fatte a mano siano fatte con il cuore… se poi è il cuore di una nonna vale il doppio. Le nonne della Casa di riposo Fr. Pietro Nogarè hanno realizzato queste coperte con impegno e amore per donare conforto e calore nei momenti un po’ più difficili… Ciascuno ha la propria croce da portare, ma se di tanto in tanto facessimo come il Cireneo il peso si farebbe più sopportabile”.
L’anima di questo progetto è l’educatrice professionale Laura Dall’Ora che ha trovato lo spunto per realizzarlo dall’attività di Gomitolorosa. Si tratta di un’Associazione nazionale che recuperando la lana in esubero, altrimenti destinata ad essere bruciata, non solo fa qualcosa di utile per l’ambiente, ma sostiene anche il lavoro a maglia come strumento terapeutico per il recupero individuale del benessere psico-fisico. Inoltre, collaborando con associazioni e gruppi amatoriali, produce manufatti rivolti al mondo della solidarietà sociale. Oltre ai propri, Gomitolorosa sostiene anche progetti proposti da enti esterni che rispettino tuttavia la sua mission, come appunto quello di Casa Nogarè per il quale l’Associazione ha donato 100 gomitoli di lana.
“Il lavoro a maglia è una forma di terapia occupazionale che è spesso inserita in veri e propri percorsi di cura alla luce dei tanti benefici che apporta a vari livelli”, spiega Dall’Ora.
E’ incredibile infatti come la realizzazione di una coperta o di una sciarpa possa ess,ere una terapia per la mente e il corpo. Per esempio, regala buonumore: i movimenti ripetuti tipici dello ‘sferruzzare’, aumentano la produzione di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello che sono alla base della sensazione di benessere; migliora la concentrazione e la memoria quindi rallenta i decadimento cognitivo. E infine combatte l’artrosi delle mani, aiutando le dita a rimanere agili e meno rigide con l’avanzare dell’età.
“Naturalmente il progetto non sarebbe stato possibile se le ospiti non avessero manifestato l’interesse, se non una vera passione, per il lavoro a maglia – sottolinea l’educatrice – Sono cinque le signore che hanno realizzato materialmente le coperte, ma attorno a loro si è creato un gruppo di altri ospiti che con la loro presenza hanno sostenuto il progetto e condiviso gli obiettivi. Conoscere la finalità della creazione delle coperte e il valore di esse come ponte di solidarietà tra la casa di riposo e l’ospedale hanno reso gli ospiti motivati e consapevoli di essere ancora utili, attivi e preziosi per la comunità”.
L’entusiasmo di certo non manca tra le cinque signore. Rosina racconta di aver imparato a lavorare a maglia in collegio dalle suore dove ha appreso anche l’arte del cucito, diventando così brava da realizzare da sola lenzuola e tovaglie ricamate per il suo corredo matrimoniale. Mentre per Pierina saper lavorare a maglia era una risorsa: quando da giovane c’era bisogno di indumenti caldi, ma c’erano pochi soldi per acquistarli. Per le altre è una passione che nutrono da sempre sottolineando che la loro capacità va ben al di là delle “semplici coperte”.
Nel pieno rispetto delle regole d’oro dell’ospitalità, oltre a ringraziare per quanto ricevuto, il direttore dell’Oncologia, dottoressa Stefania Gori, e il suo staff hanno voluto ricambiare il dono, regalando alle signore una borsa intrecciata a mano con dentro alcune delizie dolciarie. Come le coperte anche questa non è un “semplice” borsa, ma racconta una storia: quella di una signora che ha sviluppato una neuropatia periferica alle mani come effetto indesiderato della chemioterapia e che per non arrendersi al disturbo ha messo in moto la creatività e la manualità. Dalle quali sono nate alcune borse date poi in dono all’Oncologia. “Si dice che le cose fatte a mano siano fatte con il cuore…”.