La dottoressa Concetta Castilletti, biologa e ricercatrice del “Sacro Cuore”, spiega in un’intervista al giornale L’Arena cos’è il virus monkeypox, il cosiddetto vaiolo delle scimmie per il quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. “C’è una nuova variante e bisogna monitorare con attenzione – dice Castilletti – ma la situazione è ampiamente sotto controllo e non c’è alcun allarme”.
Nei giorni scorsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che l’aumento dei casi di monkeypox, il cosiddetto vaiolo delle scimmie, costituisce un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. Il problema riguarda in primis alcuni Paesi africani dove il virus è endemico, ma l’emergere di una nuova variante particolarmente contagiosa e in apparenza più grave ha spinto l’OMS ad alzare il livello di attenzione. Tuttavia gli esperti sottolineano che la situazione è ampiamente sotto controllo ed anzi la dichiarazione dell’emergenza permetterà di avere tutti gli strumenti per limitare ulteriormente la diffusione del Mpox.
Qui sotto riportiamo un’intervista alla dott.ssa Concetta Castilletti, biologa e ricercatrice, responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Virologia e patogeni emergenti dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, che spiega cos’è il virus Mpox, come si manifesta, come si trasmette e quali armi abbiamo a disposizione per combatterlo.
L’intervista è stata pubblicata sul quotidiano “L’Arena” il 19 agosto 2024.
È stata la doccia fredda della viglia di Ferragosto: una nuova emergenza sanitaria globale, dichiarata dall’Organizzazione mondiale della Sanità non più tardi di mercoledì 14. Oggetto delle preoccupazioni della sanità di tutto il mondo è l’epidemia di Mpox, il vaiolo delle scimmie. Il virus, inizialmente trasmesso da animale a uomo, che ora si sposta e prolifera però quasi esclusivamente da uomo a uomo, gira già da parecchi anni e non è nuovo a focolai, anche importanti. In precedenza, lo aveva fatto nel luglio 2022 quando l’epidemia aveva colpito quasi 100mila persone, principalmente uomini gay e bisessuali, in 116 paesi tra cui anche l’Italia e il veronese, e ha ucciso circa 200 persone.
Ora, però, la nuova variante – la clade 1, di cui è stato recentemente accertato il primo caso in Europa, in Svezia – si presenta come maggiormente virulenta, in grado di diffondersi da uomo ad uomo attraverso contatti stretti, tanto che in Africa un’alta percentuale di ammalati è composta proprio da bimbi e neonati. Tuttavia, al di fuori delle aree africane maggiormente colpite, non c’è alcun motivo di allarmarsi. E, paradossalmente, il fatto che l’Oms abbia designato quest’epidemia di mpox come un’emergenza globale, è una buona notizia. Innanzitutto per l’Africa e per i territori colpiti, che riusciranno così a ricevere maggiori e migliori strumenti per combattere il proliferare dei contagi; dai vaccini agli antivirali specifici realizzati in questi anni. Inoltre per la popolazione mondiale e dunque per tutti noi: un virus lasciato a briglie sciolte, senza le opportune misure di contenimento, è sempre un rischio che è bene contrastare. A ribadirlo, e a rassicurare i veronesi sul rischio attualmente bassissimo sul territorio, è Concetta Castilletti, biologa e ricercatrice, responsabile Unità Operativa Semplice di Virologia e patogeni emergenti dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. La sua Uos dipende dal Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali diretto dal professor Federico Gobbi. E Castilletti si sta occupando proprio dello studio del vaiolo delle scimmie anche per mettere a punto dei farmaci specifici.
“È davvero un segnale positivo e che non deve necessariamente allarmarci che l’Oms abbia dichiarato lo stato di emergenza non solo nel continente africano ma nel resto del mondo perché ciò consente a loro di far arrivare adeguati strumenti sanitari e i vaccini per contrastare l’epidemia e a noi di essere pronti a riconoscere e affrontare adeguatamente e con tempistiche ridotte eventuali casi”, spiega Castilletti. “Nei territori colpiti effettivamente la popolazione sta correndo dei rischi anche perché questa nuova variante pare si stia diffondendo con estrema velocità. Da noi, ad oggi, il rischio è estremamente basso e non sono ancora arrivate disposizioni a livello regionale ma siamo pronti e questo è un bene: i laboratori sono pronti ad analizzare campioni che dovessero arrivare, i medici sia del pronto soccorso che dei reparti specifici sono pronti a fare diagnosi”, sottolinea Castilletti che nel 2022 era a capo del laboratorio centro di riferimento regionale insieme al laboratorio di Padova per l’epidemia di vaiolo delle scimmie. Due anni fa, i casi diagnosticati nel Veronese erano stati circa una ventina, non tutti di importazione ma anche con trasmissione in loco. Con questo nuovo ceppo, il contatto con la persona ammalata deve comunque essere stretto ma bastano poche particelle virali per ammalarsi “ed è dunque ancora più importante fare sorveglianza. Fondamentale è anche la ricerca: abbiamo in corso indagini genetiche per conoscere di più sul virus e su ciò che provoca nei suoi ospiti, che di fatto ora sembra essere praticamente quasi esclusivamente l’uomo”, riassume la biologa ricercatrice.
Le armi a disposizione di scienza e medicina contro questo nuovo ceppo di mpox, comunque, ci sono e non sono spuntate. “I vaccini, quelli che io e il resto del personale sanitario a rischio abbiamo già fatto, sono efficaci nel proteggere dalle forme più gravi, che comunque rimangono una percentuale molto bassa. Inoltre, ci sono antivirali specifici”, conclude Castilletti.
Il virus che causa mpox, il vaiolo delle scimmie, nella nuova variante clade 1si manifesta spesso con una sintomatologia simile al vaiolo ma molto meno grave. C’è una prima fase in cui la persona affetta manifesta sintomi respiratori lievi e febbre dopodiché compaiono pustole tendenzialmente dolorose che possono rimanere localizzate in alcune aree del corpo, come le zone genitali e intorno all’ano, oppure diffondersi capillarmente a tutto il corpo. Basta pochissimo virus per trasmettere l’infezione e dunque per non essere ritenuto più contagioso, nel soggetto devono essersi rimarginate tutte le lesioni cutanee. In alcuni casi, si possono sviluppare forme gravi di malattia, come sepsi e broncopolmonite; a più alto rischio sono i bambini, le donne in gravidanza e le persone con Hiv. È allo studio attualmente anche il tasso di mortalità di questa variante, che sembra nettamente maggiore rispetto al 2022. Due anni fa, infatti, la letalità era vicina allo zero, inferiore a 1 su 100. Ora invece sembra assestarsi a numeri più elevati che vanno dal 4 al 10 per cento. Si tratta di dati rilevati in un Paese come l’Africa dove il tasso di letalità anche per patologie comuni è circa 6 volte superiore rispetto a territori più evoluti sotto il profilo sanitario. C’è un vaccino a disposizione a cui però non è attualmente necessario e nemmeno consigliato sottoporsi in Italia se non per soggetti a rischio di contrarre l’infezione, mentre la campagna vaccinale va eseguita nelle aree interessate dai focolai di vaiolo: attualmente, in Africa, stanno circolando contemporaneamente tutte e due le varianti del virus. “Abbiamo un vaccino che funziona discretamente bene mettendo al riparo dalle forme più gravi. Rispetto al vecchio vaccino antivaiolo, che aveva però parecchi effetti collaterali, è realizzato con un virus diverso e molto attenuato che non è in grado di moltiplicarsi”, sottolinea Castilletti.
(Articolo di Ilaria Noro)