Carità, professionalità e percezione del futuro sono i cardini della storia centenaria dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar raccontata nel libro “Guarite i malati”. Il volume, ricco di testimonianze e immagini, è stato presentato in un evento a Verona che si può rivedere cliccando sul link www.youtube.com/c/OspedaleSacroCuoreNegrar

Una storia centenaria, risultato di intuizioni, di visioni profetiche, di amore per i più fragili e di una fede granitica nella Provvidenza. Fede vissuta da un Santo – don Giovanni Calabria – e tramandata come testamento spirituale a coloro che nei decenni hanno raccolto il suo testimone.

Questa è la storia straordinaria dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar raccontata nel libro Guarite i malati, edito da Trifolio, in occasione del Centenario (1922-2022) e presentato ieri alla Gran Guardia attraverso le parole dei vertici della struttura – il presidente fratel Gedovar Nazzari, l’amministratore delegato Mario Piccinini e il direttore sanitario Fabrizio Nicolis -, di quelli dell’Opera Don Calabria – don Miguel Tofful –  e del curatore, il giornalista e scrittore Stefano Lorenzetto.  Alla tavola rotonda, coordinata da Mario Puliero, direttore di Telearena, sono intervenuti anche il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, e la vicepresidente della Regione Veneto, Elisa De Berti.

Sullo schermo, dietro ai relatori, le fotografie di Lou Embo Roiter, vedova del grande fotografo veneziano Fulvio Roiter, e i ritratti di Maurizio Don che arricchiscono le 272 pagine del volume, accompagnando le 28 testimonianze scritte da religiosi della Congregazione calabriana, dirigenti, medici, infermieri, tecnici ospedalieri, imprenditori, scrittori, pazienti. Tutti in qualche modo legati alla figura del santo veronese e all’ospedale che ha le sue radici in un ricovero per anziani (Casa del Sacro Cuore) fondato nel 1922 dal parroco di Negrar, don Angelo Sempreboni, e acquisito dai Poveri Servi della Divina Provvidenza – la Congregazione fondata da San Calabria – nel 1933. Oggi quella Casa del Sacro Cuore è diventata Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (in Italia gli Irccs, nelle diverse discipline, sono solo 51), ospedale classificato (quindi equiparato al pubblico), presidio ospedaliero della Regione Veneto e no profit, cioè tutti gli utili di bilancio vengono reinvestiti per lo sviluppo dell’ospedale stesso.

Guarite i malati si apre con “uno speciale pensiero augurale” di papa Francesco, che esprime il “vivo apprezzamento per la generosa e amorevole dedizione manifestata verso il prossimo ammalato e bisognoso di cure” e “incoraggia a perseverare in un lodevole atteggiamento di carità”. A seguire anche gli interventi del presidente del Consiglio Mario Draghi (“La storia dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria testimonia il progresso dell’assistenza sanitaria in Italia. Ne illustra la graduale professionalizzazione, il miglioramento delle cure, la vocazione all’innovazione”), del presidente della Regione Veneto Luca Zaia (Negrar è “un presidio ospedaliero della Regione del Veneto dal 2013, all’avanguardia per tecnologie, laboratori di ricerca e prestazioni”)

DON CALABRIA: IL SANTO DELLA PROVVIDENZA E DELLA CARITA’ VERSO I PIU’ FRAGILI

Anche il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, ha voluto dare la sua testimonianza nel libro e come alla Gran Guardia ha esaltato la figura del Santo veronese che “ha saputo diffondere la carità verso i più poveri e abbandonati, verso i giovani, spesso gli smarriti, e specialmente verso gli ammalati, di cui condivise le sofferenze nell’ultimo tribolato tratto della propria vita”.

UN OSPEDALE NATO DAL CARISMA DI UN SACERDOTE VERONESE

Sull’eredità di don Calabria è ritornato il superiore generale dell’Opera e sesto successore del Santo veronese, padre Miguel Tofful. “Fede nella Provvidenza e attenzione ai più poveri. Sono questi i pilastri della spiritualità di don Calabria e l’ospedale è un luogo privilegiato dove esprimerli, in quanto anche il più ricco di noi quando perde la salute diventa povero. Ogni qualvolta un medico, un infermiere, un operatore sanitario si avvicinano a un malato curando non solo la malattia ma prendendosi cura di lui come persona, con la sua fragilità emotiva e con i suoi bisogni spirituali, dimostrano nel loro suo agire che Dio è Padre, è Provvidenza”.

TRASFORMARE OGNI GIORNO LA PROFESSIONE IN MISSIONE

“Chi lavora a Negrar deve fare una fatica in più: trasformare ogni giorno la propria professione in una missione”, ha detto il direttore sanitario, Fabrizio Nicolis. “Questo è possibile perché è dovuto alla particolarità della nostra realtà, realtà che ci insegna a vivere il senso di appartenenza, di corresponsabilità, di accoglienza, di accettazione. Ricordiamoci che San Giovanni Calabria ha chiamato questa realtà quando non era nulla, solo un ricovero, Cittadella della Carità. La nostra fatica è quindi trasmettere ai pazienti con il nostro agire che in questo luogo c’è la carità, la paternità di Dio. Sempre non a caso, seguendo l’eredità del Santo fondatore, chi lavora al Sacro Cuore viene definito collaboratore, perché collabora a vari livelli alla missione dell’Opera. Quindi devo ringraziare la Congregazione perché ha dato spazio al ruolo dei laici, affidando a loro una propria struttura e il compito di portare avanti una missione carismatica”.

UNO STILE DI ASSISTENZA PRESENTE ANCHE NELLE ALTRE REALTA’ SANITARIE DELL’OPERA ALL’ESTERO

Uno stile di assistenza ispirato al carisma che è presente, secondo il presidente dell’Ospedale, fratel Gedovar Nazzari, non solo a Negrar ma anche nelle altre realtà sanitarie dell’Opera, quelle in Angola, Brasile e Filippine. “Il carisma è elemento fondativo delle strutture stesse. Se in esse non fosse vissuto il carisma, non potrebbero essere opere calabriane”. Discorso diverso è il modello di assistenza sanitaria vista dal punto di vista tecnico e tecnologico. “In questo caso l’Irccs di Negrar è un esempio da esportare – ha sottolineato – Per questo abbiamo creato il sistema sanitario calabriano, una rete dove il Sacro Cuore per ovvi motivi è punto di riferimento. Penso per esempio a quanto è successo per la pandemia da Covid19, durante la quale il Sacro Cuore ha indicato le linee guida alle altre strutture per affrontare l’emergenza, essendo anche un Irccs per le malattie infettive e tropicali”

PERCEZIONE DEL FUTURO E FORTE SENSO DI COMUNITA’:  IL ‘SEGRETO’ DI UN GRANDE SVILUPPO

L’amministratore delegato Mario Piccinini è uno dei testimoni diretti dell’enorme sviluppo che l’Ospedale di Negrar ha raggiunto nell’ultimo decennio, in quanto entrò per la prima volta al Sacro Cuore nel 1975, come impiegato d’ordine, diventando Ad nel 2015, dopo aver percorso tutti i gradi della gerarchia interna. “Se oggi l’Ospedale è un’eccellenza il merito va a qualcosa che viene da lontano e che a Negrar ho sempre respirato: si chiama percezione del futuro unita a un forte senso di comunità. San Giovanni Calabria creando la Casa Buoni Fanciulli ha guardato lontano perché ha investito sul bene di quei ragazzi bisognosi. In un contesto ospedaliero percepire il futuro significa avere come obiettivo il bene del paziente. Quando un nostro medico propone l’acquisto di un macchinario naturalmente viene analizzata la sostenibilità economica di una simile spesa, ma la prima domanda che ci poniamo è questa: qual è il valore aggiunto per il malato? Impossibile dare una risposta senza un continuo dialogo con i nostri medici, sempre attenti alle innovazioni scientifiche e tecnologiche, e con il resto del personale sanitario che lavora accanto ai pazienti”. Piccinini nel suo intervento ha rilevato alcune criticità del presente: “Oggi, come tutti gli ospedali, stiamo vivendo una grande carenza di infermieri. Ma l’altro enorme problema è la crisi energetica. Le strutture ospedaliere sono divoratrici di energia per le alte tecnologie di cui dispongono: acceleratori lineari, risonanze magnetiche, Tac… Se i costi resteranno gli stessi di oggi, la nostra previsione è che nel 2023 spenderemo dai 6 ai 7 milioni di euro in più sul fronte energetico. Questo necessariamente avrà una ricaduta sulla contrazione dell’assistenza ospedaliera. La politica nazionale e regionale dovrà far fronte a tutto questo”.

PAZIENTI DA FUORI REGIONE E L’ANNOSO PROBLEMA DELLA VIABILITA’

La vicepresidente della Regione Veneto, Elisa De Berti, si è soffermata a sua volta sull’origine caritatevole dell’Ospedale e ha sottolineato quanto “l’integrazione tra pubblico e privato nella sanità veneta, avendo come obiettivo il bene del cittadino, sia diventata un modello di efficienza in Italia”. Da assessore ai Lavori Pubblici, Infrastrutture e Trasporti, De Berti ha affrontato un problema annoso che riguarda l’accesso all’Ospedale: l’unica strada che collega Verona con il paese della Valpolicella. “L’Ospedale è un’eccellenza in vari ambiti perché di fatto copre tutte le specialità ed è una struttura tanto efficiente, tanto benvoluta e soprattutto credibile che è stata capace di attrarre un numero sempre più numeroso di utenti anche da fuori regione (il 27% dei ricoveri). Da qui il problema della viabilità, di cui la Regione è consapevole tanto che abbiamo già fatto degli incontri con il Comune di Negrar e con l’Ospedale. Il problema non è ‘fare la strada’, ma trovare una alternativa alla situazione attuale che non sia eccessivamente impattante sul territorio”.

GUARITE I MALATI: UN TITOLO ISPIRATO AL VANGELO

L’incontro è stato chiuso dall’intervento di Stefano Lorenzetto, giornalista e scrittore, che ha curato il volume Guarite i malati. “Ho accettato di scrivere questo libro sul centenario dell’Ospedale perché non potevo dire no a don Calabria… Inoltre per varie vicende personali, che racconto nel libro, ho potuto vedere da vicino come funziona il Sacro Cuore, pur non essendo mai stato ricoverato nelle sue corsie. Tuttavia scrivere un libro presenta due problemi iniziali che fanno perdere il sonno. Il primo è la potenzialità del mercato di un libro, ma qui l’ostacolo è stato superato immediatamente perché il volume non è in vendita. Il secondo è il titolo. Ma anche su questo fronte si è presentata subito la soluzione. Doveva essere un’opera su don Calabria quindi solo dal Vangelo potevo trarre il titolo. Guarite i malati è il compito che Gesù affida ai suoi ministri (capitolo 10, versetto 8 del Vangelo di Luca) ancora prima della predicazione della Buona Novella. Cosa che ho sempre trovato sorprendente”.

E’ possibile rivedere la presentazione cliccando sul seguente link: https://www.youtube.com/c/OspedaleSacroCuoreNegrar